MISCELLANEA [ 1 ]
Quando in un discorso s’incontrano parole ripetute e cercando di correggerle le si trova così appropriate che si sciuperebbe il discorso, è segno che bisogna lasciarle. È l’invidia che parla, la quale è cieca e non sa che in quel punto la ripetizione non è uno sbaglio. Perché non c’è una regola generale.
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Ci piace la sicurezza; ci piace che il papa sia infallibile nella fede, e che i gravi dottori lo siano nei costumi, per sentirci sicuri.
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Se sant’Agostino venisse oggi e fosse così poco autorevole come lo sono i suoi difensori, non potrebbe far nulla. Dio conduce bene la sua Chiesa, avendolo mandato prima con autorità.
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Pirronismo
L’estrema intelligenza è accusata di follia, come l’estrema deficienza. Soltanto la mediocrità è buona: è la maggioranza che ha stabilito questo, e che morde chiunque ne sfugga da un estremo o dall’altro. Non sarò ostinato, acconsento a farmi mettere in essa, e mi rifiuto di stare all’estremo inferiore, non perché è inferiore, ma perché è estremo, e infatti rifiuterei ugualmente che mi si mettesse in quello superiore. Uscire dal mezzo è uscire dall’umanità.
La grandezza dell’anima umana consiste nel saperci stare. Ben lungi dal consistere nell’uscirne, la grandezza è nel non uscirne affatto. [452]
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(Natura non p...
La natura ci ha così ben messi nel mezzo che se spostiamo un lato della bilancia, spostiamo anche l’altro: JE FAISONS, ZOA TREKEI [ 2 ].
Ciò mi fa credere che ci siano dei meccanismi nella nostra testa, disposti in modo tale che chi tocca l’uno tocca anche quello contrario.
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Ho passato gran parte della mia vita convinto che vi fosse una giustizia, e in questo non mi sbagliavo, perché c’è, come è piaciuto a Dio di rivelarci. Ma non la capivo così, e in questo mi sbagliavo, perché credevo che la nostra giustizia fosse essenzialmente giusta e che fosse in mio potere conoscerla e giudicarla. Ma mi sono trovato tante volte privo di retto giudizio, che finalmente ho diffidato di me, e poi degli altri. Ho visto la mutevolezza dei paesi e degli uomini. E così, dopo parecchi cambiamenti di giudizio riguardo alla vera giustizia, mi sono reso conto che la nostra natura non è che continuo mutamento, e da allora non ho cambiato più. E se cambiassi, confermerei la mia opinione. Il pirroniano Arcesilao, che ridiventa dogmatico [ 3 ].
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Può essere che ci siano vere dimostrazioni, ma non è sicuro. Così ciò non dimostra altro se non che non è certo che tutto sia incerto. Per la gloria del pirronismo.
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Quell’uomo così afflitto per la morte di sua moglie e dell’unico figlio, tormentato da quella grande lite, come mai in questo momento non è triste e lo si vede così libero da tutti quei pensieri penosi e inquietanti? Non c’è da stupirsene, gli hanno servito or ora una palla e bisogna che la respinga al suo compagno, è occupato a prenderla allo spiovente del tetto per vincere una caccia [ 4 ]. Come volete che pensi ai suoi affari, avendo per le mani quest’altra faccenda? Ecco un’attenzione degna di occupare quella grande anima e di togliergli ogni altro pensiero dalla mente. Quest’uomo nato per conoscere l’universo, per giudicare di tutto, per regolare un intero Stato, eccolo occupato e tutto assorto nella preoccupazione di prendere una lepre. E se non si abbassa a tanto, e vuole rimanere sempre in tensione, sarà solo più sciocco, perché vorrà elevarsi sopra l’umanità, mentre in fin dei conti è solo un uomo, cioè capace di poco e di molto, di tutto e di nulla. Non è né angelo né bestia, ma uomo.
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Un solo pensiero ci occupa. Non possiamo pensare due cose alla volta. Ben ce ne incoglie, secondo il mondo; non secondo Dio.
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Bisogna giudicare sobriamente delle disposizioni divine [ 5 ], reverendo. San Paolo sull’isola di Malta [ 6 ]). [453]
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Montaigne ha torto: l’usanza dev’essere seguita solo perché è usanza, e non perché sia ragionevole o giusta. Ma il popolo la segue unicamente perché la crede giusta. Altrimenti non la seguirebbe, per quanto sia usanza. Perché si accetta di sottomettersi solo alla ragione o alla giustizia. Senza, l’usanza passerebbe per tirannia; ma l’impero della ragione e della giustizia non è più tirannico di quello del piacere. Sono i princìpi naturali per l’uomo.
Sarebbe bene dunque obbedire alle leggi e alle usanze perché sono leggi, sapendo che non ce n’è nessuna vera e giusta da introdurre, che non ci capiamo nulla e dunque bisogna semplicemente seguire quelle accettate: in questo modo non le lasceremmo mai. Ma il popolo non è capace di far sua questa dottrina. E così, siccome è convinto che la verità si può trovare e che la si trova nelle leggi e nelle usanze, crede in esse e prende la loro antichità come una prova della loro verità (e non semplicemente della loro autorità, senza verità). Obbedisce dunque ad esse, ma è soggetto a rivoltarsi non appena gli viene mostrato che esse non valgono nulla, cosa che si può fare con tutte se si guardano da un certo punto di vista.
Il male è facile, ce n’è un’infinità, il bene è quasi unico. Ma un certo genere di male è raro quanto ciò che si chiama bene, e spesso, in forza di questa caratteristica, si fa passare per bene quel particolare male. Addirittura ci vuole una straordinaria grandezza d’animo per arrivarci, come al bene.
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Si portano esempi a riprova di altre cose; se si volessero provare gli esempi, si ricorrerebbe a quelle altre cose come esempio.
Infatti, siccome siamo sempre convinti che la difficoltà sia nella cosa che si vuole provare, si trovano più chiari e più convincenti gli esempi. Così quando si vuole dimostrare una cosa generale, bisogna farne l’applicazione a un caso particolare. Ma se si vuole dimostrare un caso particolare, bisogna cominciare dalla regola particolare. Perché troviamo sempre oscura la cosa che si vuole dimostrare e chiara quella che si utilizza per la dimostrazione. Quando proponiamo una cosa da dimostrare, in primo luogo ci riempiamo di questa convinzione immaginaria che sia oscura, mentre quella che deve dimostrarla ci sembra chiara, e facile da capire.
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Quei complimenti: «Quanto fastidio ti ho dato. Temo di annoiarti. Temo di esser troppo lungo, ecc.». O si suggestiona, o si irrita.
Com’è difficile proporre una cosa al giudizio di un altro senza corrompere il suo giudizio con la maniera di porgergliela. Se si dice: «Lo trovo bello, lo trovo oscuro», o qualcosa di simile, si suggestiona l’immaginazione a giudicare nello stesso modo o la si provoca a giudicare il contrario. È meglio non dire nulla, e allora l’altro giudica per come è, cioè secondo il suo attuale modo di essere e secondo l’influsso di altre circostanze che non dipendono da noi. Ma almeno non avremo influito in niente. A meno che questo silenzio non faccia anch’esso il suo effetto, secondo il senso e l’interpretazione che a lui piacerà di dargli, o secondo le congetture che deriverà dai movimenti e dall’espressione del viso, o dal tono di voce, se sarà fisionomista. Tanto è difficile non spostare un giudizio dalla sua posizione naturale, o meglio, tanto pochi ce ne sono di fermi e di stabili. [454]
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Tutto il nostro ragionamento si riduce a cedere al sentimento.
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Ma la fantasia somiglia al sentimento ed è il suo contrario, in modo che non si può distinguere tra questi due contrari. Uno dice che il mio sentimento è fantasia, l’altro che la sua fantasia è sentimento. Bisognerebbe avere una regola. La ragione si offre, ma è flessibile in tutti i sensi.
E così non ci sono regole. [455]
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Le cose a cui diamo più importanza, come nascondere i pochi beni che abbiamo, spesso non contano pressoché nulla. È un niente di cui la nostra immaginazione si fa una montagna: basta che l’immaginazione giri in modo diverso e lo scopriamo facilmente. [456]
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Pirronismo
Scriverò qui i miei pensieri senza ordine, ma non forse in una confusione senza intenzione. È il vero ordine, che indicherà sempre il mio obiettivo, col disordine stesso.
Farei troppo onore al mio argomento, se lo trattassi con ordine, poiché voglio dimostrare che ne è incapace.
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Ci immaginiamo Platone e Aristotele con grandi paludamenti da pedanti. Erano persone di mondo e come gli altri, pronti a ridere con i loro amici. E quando si sono divertiti a fare le loro Leggi e le loro Politiche, l’hanno fatto per gioco. Era la parte meno filosofica e meno seria della loro vita, la più filosofica essendo di vivere semplicemente e tranquillamente. Se hanno scritto di politica, era come per mettere ordine in un manicomio. E se hanno fatto finta di parlarne come di una cosa seria, è perché sapevano che i pazzi a cui parlavano credevano di essere re e imperatori. Entrano nei loro princìpi, per moderare la loro follia alla meno peggio.
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Chi giudica un’opera senza regole di riferimento è, rispetto agli altri, come chi ha un orologio rispetto a chi non ce l’ha. Uno dice: «Due ore fa». L’altro dice: «Sono solo tre quarti d’ora». Guardo il mio orologio, e dico al primo: «Ti stai annoiando», e all’altro: «Il tempo non ti pesa, perché è un’ora e mezzo». E prendo in giro quelli che mi dicono che sono io a non sentire il passare del tempo e ne giudico a mia fantasia.
Non sanno che ne giudico col mio orologio.
Ci sono vizi che ci dominano solo attraverso altri, e che, se si toglie il tronco, vengono rimossi come rami. [457]
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Dio e gli apostoli, prevedendo che i semi dell’orgoglio avrebbero fatto nascere le eresie e non volendo dar loro occasione di nascere con termini propri, hanno messo nella Scrittura e nelle preghiere della Chiesa parole e germi contrari perché producessero nel tempo i loro frutti.
Così nella morale introduce la carità, che produce frutti contro la concupiscenza.
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Quando la malignità ha la ragione dalla sua parte, s’imbaldanzisce e ostenta la ragione in tutto il suo lustro.
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Quando l’austerità o la scelta severa non hanno prodotto il vero bene e occorre tornare a seguire la natura, essa s’imbaldanzisce di questo ritorno.
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Chi conosce la volontà del padrone sarà battuto con più percosse, a causa del potere datogli dalla conoscenza [ 7 ]. Qui justus est justificetur adhuc [ 8 ], a causa del potere datogli dalla giustizia.
A chi ha ricevuto di più sarà chiesto in conto di più, a causa del potere datogli dal soccorso ricevuto.
C’è una differenza universale e essenziale fra le azioni della volontà e tutte le altre.
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La volontà è uno dei principali organi della credenza, non che essa formi la credenza, ma in quanto le cose sono vere o false secondo il lato da cui si considerano. La volontà, compiacendosi in un aspetto piuttosto che nell’altro, distoglie la mente dal considerare le qualità dell’aspetto che non le piace vedere. E così la mente, che cammina al passo della volontà, si ferma a guardare il lato che piace a lei, e ne giudica in base a quello che vede in esso.
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Nel mondo le buone massime ci sono tutte: non manca che di applicarle.
Per esempio, nessuno mette in dubbio che occorre esporre la vita per difendere il bene pubblico, e molti lo fanno, ma per la religione no.
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È necessario che vi sia disuguaglianza tra gli uomini. È vero, ma una volta concesso questo, ecco aperta la porta non solo alla dominazione più alta, ma anche alla più alta tirannia.
È necessario rilassare un po’ la mente, ma questo apre la porta ai più grandi eccessi.
Si traccino i confini. Non ci sono limiti nelle cose: le leggi vogliono metterceli, e la mente non le può sopportare. [458]
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(La natura diversifica e imita. L’artificio imita e diversifica.
Il caso dà i pensieri, e il caso li porta via: non ci sono arti per conservarli né per acquistarli.
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Pensiero sfuggito, volevo scriverlo: scrivo invece che mi è sfuggito). [459]
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Omnis judaea regio, et Jerosolymatae universi, et baptisabantur [ 9 ]. A causa degli uomini di tutte le condizioni che vi venivano.
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Delle pietre POSSONO essere figli di Abramo [ 10 ].
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Tutto ciò che è al mondo è concupiscenza della carne o concupiscenza degli occhi o orgoglio della vita [ 11 ]. Libido sentiendi, libido sciendi, libido dominandi [ 12 ]. Sventurata la terra di maledizione che quei tre fiumi di fuoco arroventano invece di irrigarla! Felici coloro che, stando lungo quei fiumi, non immersi, non travolti, ma immobilmente saldi lungo quei fiumi – non in piedi, ma seduti, in una posizione bassa e sicura, da cui non si rialzano prima del giorno, ma dopo esservisi riposati in pace – tendono la mano a colui che deve sollevarli per farli stare fermamente in piedi sotto i portici della santa Gerusalemme, ove l’orgoglio non potrà più combatterli né abbatterli! E tuttavia piangono, non perché vedono scorrere tutte le cose periture, travolte da quei torrenti, ma nel ricordo della loro cara patria, la Gerusalemme celeste, di cui si ricordano incessantemente per tutta la durata del loro esilio [ 13 ].
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Gli eletti non conosceranno le loro virtù, né i reprobi la grandezza dei loro crimini: Signore, quando ti abbiamo visto affamato, assetato [ 14 ], ecc.
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Gesù Cristo non ha voluto saperne della testimonianza dei demoni né di quelli che non avevano vocazione, ma di Dio e di Giovanni Battista.
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Se ci si convertisse Dio guarirebbe e perdonerebbe: ne convertantur et sanem eos, Isaia [ 15 ]. Et dimittantur eis peccata, Marco 3 [ 16 ].
Gesù Cristo non ha mai condannato senza ascoltare.
A Giuda: Amice, ad quid venisti [ 17 ]? Lo stesso, a colui che non aveva l’abito nuziale. [460]
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Pregare, per non entrare in tentazione [ 18 ]. È pericoloso essere tentati. E quelli che lo sono, è perché non pregano.
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Et tu conversus confirma fratres tuos. Ma prima, conversus Jesus respexit Petrum [ 19 ].
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San Pietro domanda il permesso di colpire Malco, e colpisce prima di udire la risposta. E Gesù Cristo risponde dopo [ 20 ].
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La parola GALILEO che la folla degli Ebrei pronuncia come per caso accusando Gesù Cristo davanti a Pilato dà motivo a Pilato di mandare Gesù Cristo da Erode. Si adempì così il mistero che egli doveva essere giudicato dagli Ebrei e dai gentili. Apparentemente il caso fu causa del compimento del mistero [ 21 ].
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L’immaginazione ingigantisce le piccole cose fino a riempircene l’anima con una valutazione fantasiosa, e con un’insolenza temeraria riduce le grandi fino alla propria misura, come quando parla di Dio.
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Lustravit lampade terras [ 22 ]. Il tempo e il mio umore hanno poco a che fare: ho le mie nebbie e il mio sereno dentro di me. Il bene e il male dei miei stessi affari vi influisce poco. Qualche volta mi animo da solo a lottare contro l’avversità: la gloria di domarla me la fa domare allegramente, mentre qualche volta mi lascio andare al disgusto nella buona fortuna. [461]
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Scrivere contro quelli che approfondiscono troppo le scienze. Descartes. [462]
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La forza è la regina del mondo, e non l’opinione. Ma l’opinione è quella che strumentalizza la forza.
È la forza che fa l’opinione. La mollezza è bella, secondo la nostra opinione. Perché? Perché chi vorrà danzare sulla corda rimarrà solo [ 23 ]. E io metterò insieme un gruppo d’opinione più forte che dirà che ciò non è bello. [463]
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C’è chi parla bene e non scrive bene. È perché l’ambiente, il pubblico lo riscalda e gli tira fuori dalla mente più di quanto non trovi in essa senza quel calore. [464]
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Le lingue sono linguaggi cifrati, in cui non le lettere sono cambiate in lettere, ma le parole in parole. In modo che una lingua sconosciuta è decifrabile.
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La diversità è così ampia che tutti i toni di voce, tutti i passi, tutti i modi di tossire, starnutire, soffiarsi il naso sono diversi. In mezzo ai frutti si distingue l’uva, e fra queste il moscato, e poi Condrieux, e poi Desargues [ 24 ], e poi quel particolare innesto. È tutto? Sono stati mai prodotti due grappoli uguali? E un grappolo ha forse due acini uguali? ecc.
Non ho mai giudicato una stessa cosa esattamente nello stesso modo. Non posso giudicare un’opera mentre la faccio: bisogna che faccia come i pittori e che mi allontani, ma non troppo. Quanto dunque? Indovinatelo. [465]
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Miscellanea
Linguaggio
Quelli che fanno antitesi forzando le parole sono come quelli che fanno false finestre per la simmetria.
La loro regola non è parlare giusto, ma fare figure giuste. [466]
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Sepolcro di Gesù Cristo.
Gesù Cristo era morto, ma visibile, sulla croce. È morto e nascosto nel sepolcro.
Gesù Cristo è stato sepolto solo da santi.
Gesù Cristo nel sepolcro non ha compiuto alcun miracolo.
Solo dei santi vi entrano.
Là Gesù Cristo prende una vita nuova, non sulla croce.
È il mistero ultimo della Passione e della Redenzione.
(Gesù Cristo è maestro, vivo e morto, sepolto e risorto).
Gesù Cristo non ha avuto dove riposarsi sulla terra se non nel sepolcro.
Solo nel sepolcro i suoi nemici hanno cessato di tormentarlo. [467]
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Dicono che le eclissi sono presagio di sventura perché le sventure sono ordinarie. Le disgrazie succedono così spesso che hanno buon gioco a indovinarle, mentre se dicessero che sono presagio di felicità, spesso mentirebbero. Attribuiscono la felicità solo a rare congiunture del cielo. Così sarà raro che manchino di indovinare. [468]
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Non ci sono che due specie di uomini: gli uni, giusti, che si credono peccatori; gli altri, peccatori, che si credono giusti. [469]
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Eretici
Ezechiele.
Tutti i pagani dicevano male di Israele, e il profeta anche. E gli Israeliti avevano così poco diritto di dirgli: «Parli come i pagani», che egli traeva anzi la sua maggior forza dal fatto che i pagani parlassero come lui [ 25 ]. [470]
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La vera e unica virtù consiste dunque nell’odiare se stessi, perché siamo odiosi a causa della nostra concupiscenza, e nel cercare un essere veramente degno di amore per amarlo. Ma siccome non possiamo amare ciò che è fuori di noi, bisogna amare un essere che sia in noi, e che non sia noi. E questo è vero per ogni uomo. Ora, solo l’essere universale è tale. Il regno di Dio è dentro di noi. Il bene universale è in noi, è noi stessi, e non è noi.
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[471]
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Tutto si volge in bene per gli eletti [ 26 ].
Perfino le oscurità della Scrittura, perché essi le onorano a causa della divina chiarezza. E tutto si volge in male per gli altri, perfino la chiarezza, perché essi la bestemmiano, a causa delle oscurità che non capiscono. [472]
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Non bisogna giudicare che cosa sia il papa da alcune parole dei Padri (come dicevano i Greci in un Concilio, Regole importanti), ma dalle azioni della Chiesa e dei Padri e dai canoni.
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L’unità e la molteplicità: Duo aut tres/in unum [ 27 ]. È errore escludere uno dei due, come fanno i papisti, che escludono la molteplicità, o gli ugonotti, che escludono l’unità.
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Non è possibile credere ragionevolmente contro i miracoli.
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Il papa è primo. Chi altri è conosciuto da tutti? A chi altri è riconosciuto da tutti il potere di raggiungere tutto il corpo, perché tiene il ramo principale che s’insinua dappertutto?
Com’era facile far degenerare ciò in tirannia! È per questo che Gesù Cristo ha dato loro questo precetto: Vos autem non sic [ 28 ]. [473]
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Gesù Cristo prefigurato da Giuseppe [ 29 ].
Prediletto dal padre, inviato dal padre a trovare i suoi fratelli, innocente, è venduto dai suoi fratelli per venti denari, e diventa così loro signore, loro salvatore e salvatore degli stranieri e salvatore del mondo. Ciò che non sarebbe accaduto senza l’intenzione di perderlo, la vendita e il rigetto che ne fecero.
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In prigione, Giuseppe innocente tra due criminali; Gesù Cristo in croce tra due ladroni. Predice la salvezza all’uno e la morte all’altro in base alle stesse apparenze; Gesù Cristo salva gli eletti e condanna i reprobi in base agli stessi crimini. Giuseppe non fa che predire, Gesù Cristo opera. Giuseppe domanda a colui che sarà salvato che si ricordi di lui quando verrà nella sua gloria; e colui che Gesù Cristo salva gli domanda che si ricordi di lui quando sarà nel suo regno.
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C’è eresia a interpretare sempre omnes come tutti, e eresia a non intepretarlo talvolta come tutti. Bibite ex hoc omnes [ 30 ]: gli ugonotti sono eretici interpretandolo come tutti. In quo omnes peccaverunt [ 31 ]: gli ugonotti sono eretici eccettuando i figli dei fedeli. Bisogna dunque seguire i Padri e la tradizione per sapere quando, perché c’è da temere l’eresia da una parte e dall’altra. [474]
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Miscellanea.
Modo di dire.
Mi ero voluto applicare a questo. [475]
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La Sinagoga non periva, perché era figura. Ma siccome era solo figura, è caduta in servitù. La figura è sussistita fino alla verità, affinché la Chiesa fosse sempre visibile, o nell’immagine che la prometteva o nella realtà. [476]
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Un miracolo, dicono, rafforzerebbe la mia fede. Lo si dice quando non lo si vede. Viste da lontano, certe ragioni sembrano limitare il nostro sguardo, ma quando vi si è giunti si comincia a vedere ancora oltre: niente ferma la volubilità della nostra mente. Non c’è, dicono, regola senza qualche eccezione, né verità così generale che non abbia qualche lato da cui viene meno. Basta che non sia assolutamente universale per autorizzarci ad applicare l’eccezione all’argomento presente e a dire: non è sempre vero, dunque ci sono dei casi in cui non è così. Rimane solo da dimostrare che il caso presente è uno di quelli. E bisogna essere ben maldestri o ben sfortunati per non trovare qualche appiglio in questo senso. [477]
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Stravaganze degli apocalittici e preadamiti, millenaristi [ 32 ], ecc.
Chi vorrà fondare delle opinioni stravaganti sulla Scrittura le fonderà, per esempio, su questo passo:
È detto che QUESTA GENERAZIONE NON PASSERÀ PRIMA CHE TUTTO QUESTO AVVENGA [ 33 ]. Al che dirò che dopo questa generazione verrà un’altra generazione, e via di seguito. [478]
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Nel 2 Paralipomeni [ 34 ] si parla di Salomone e del re come se fossero due persone diverse: dirò che erano due.
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Le due ragioni opposte [ 35 ]. Bisogna cominciare di là: altrimenti non si capisce niente, e tutto è eretico. E addirittura, alla fine della presentazione di ogni verità, bisogna aggiungere che ci si ricorda della verità opposta. [479]
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Se si dovesse agire solo per il certo, non si dovrebbe fare nulla per la religione, perché essa non è certa. Ma quante cose si fanno per l’incerto: viaggi in mare, battaglie! Io dico che allora non bisognerebbe fare proprio niente, perché niente è certo, e vi è più certezza nella religione che non che vedremo il giorno di domani.
Non è certo, infatti, che domani vedremo il giorno, ma è certamente possibile che non lo vediamo. Ora, della religione non si può dire altrettanto. Non è certo che essa sia, ma chi oserà dire che è certamente possibile che essa non sia? Ebbene, quando si lavora per il domani e per l’incerto, si agisce secondo ragione.
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Si deve infatti lavorare per l’incerto, secondo la regola delle probabilità [ 36 ], che è dimostrata.
Sant’Agostino ha ben visto che si lavora per l’incerto: per mare, in battaglia [ 37 ], ecc., ma non ha visto la regola delle probabilità, che dimostra che lo si deve fare. Montaigne ha visto che una mente claudicante ci offende e che l’abitudine può tutto [ 38 ], ma non ha visto la ragione di questo fatto.
Tutte queste persone hanno visto le conseguenze, ma non hanno visto le cause. Rispetto a quelli che hanno scoperto le cause, sono come chi ha solo gli occhi rispetto a chi ha la mente: perché gli effetti sono come sensibili, e le cause sono visibili solo alla mente. E per quanto tali effetti si vedano con la mente, pure codesta mente è, rispetto alla mente che vede le cause, ciò che sono i sensi corporei rispetto alla mente. [480]
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L’eloquenza è un’effigie del pensiero. E così quelli che, fatta l’effigie, continuano ad aggiungere, invece di un ritratto fanno un intero quadro. [481]
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Carrozza rovesciata o capovolta, secondo l’intenzione.
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Diffondere o versare, secondo l’intenzione.
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Arringa di M. Le Maître sul francescano per forza [ 39 ].
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Simmetria,
in ciò che si vede con un’occhiata,
fondata sul fatto che non c’è ragione di fare altrimenti.
E fondata anche sulla figura dell’uomo.
Donde viene che si cerca la simmetria solo in larghezza, non in altezza o in profondità. [482]
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Scaramuccia [ 40 ] che pensa a una cosa sola.
Il dottore [ 41 ] che parla un quarto d’ora quando ha già detto tutto. Tanto è pieno del desiderio di dire. [483]
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Cambiare volto, a causa della nostra debolezza. [484]
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Indovinare / La parte che prendo al vostro dispiacere [ 42 ].
Il signor Cardinale non voleva che lo si indovinasse.
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Ho l’animo pieno d’inquietudine. Sono pieno d’inquietudine suona meglio.
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Eloquenza che persuade con dolcezza, non imperiosamente, da tiranno, non da re. [485]
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Vi è un certo modello di attrattiva e di bellezza che consiste in un certo rapporto fra la nostra natura, debole o forte che sia, e la cosa che ci piace.
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Tutto quello che è formato su quel modello ci piace: che sia casa, canzone, discorso, versi, prosa, donna, uccelli, fiumi, alberi, camere, abiti, ecc.
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Tutto ciò che non è fatto su quel modello dispiace a chi ha buon gusto.
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E, come c’è un rapporto perfetto tra una canzone e una casa che siano fatte su quel buon modello, perché entrambe somigliano all’unico modello pur se ognuna secondo il proprio genere, così c’è un rapporto perfetto tra le cose fatte sul cattivo modello. Non che il modello cattivo sia unico, perché ce ne sono un’infinità. Ma ogni cattivo sonetto, per esempio, su qualunque falso modello sia fatto, somiglia perfettamente a una donna vestita secondo lo stesso modello.
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Niente ci fa capire meglio quanto è ridicolo un falso sonetto, che considerarne la natura e il modello, e poi immaginarsi una donna o una casa fatte su quel modello là.
Bellezza poetica
Come si dice bellezza poetica, bisognerebbe dire anche bellezza geometrica e bellezza medicinale. Ma non si dice, perché si sa bene qual è l’obiettivo della geometria, ossia le dimostrazioni, e qual è l’obiettivo della medicina, ossia la guarigione. Però non si sa in che consista l’attrattiva, che è l’obiettivo della poesia. Non si sa qual è il modello naturale che bisogna imitare, e in mancanza di tale conoscenza si sono inventati certi termini bizzarri: «secolo d’oro», «meraviglia dei nostri giorni», «fatale», ecc. E questo gergo, lo si chiama bellezza poetica.
Ma chi si immaginerà una donna secondo quel modello là, che consiste nel dire piccole cose con grandi parole, vedrà una bella signorina tutta piena di specchietti e di catenelle, e ne riderà, perché sappiamo meglio in che consista l’attrattiva di una donna che l’attrattiva dei versi. Però uno che non se ne intende, l’ammirerà così combinata, e in molti villaggi la prenderebbero per la regina. E per questo, i sonetti fatti su quel modello là li chiamiamo le regine del villaggio.
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Nel mondo non si acquista la fama di intenditore di versi se non si è brandita l’insegna di poeta, di matematico, ecc. Ma le persone universali non vogliono insegne, e non fanno differenza tra il mestiere del poeta e quello del ricamatore.
Le persone universali non si fanno chiamare né poeti, né geometri, ecc. Ma sono tutto ciò, e giudicano tutti costoro. Non si indovina chi sono. Parleranno di ciò di cui si parlava quando sono entrati. In loro non ci si accorge di una qualità piuttosto che di un’altra, fino al momento in cui è necessario metterla in uso. Ma allora ce ne ricordiamo. Perché corrisponde ugualmente a tale carattere che non si dica di loro che parlano bene, quando il linguaggio non è in questione, e che si dica di loro che parlano bene, quando è in questione il linguaggio.
È dunque una falsa lode quella che si dà a qualcuno, allorché si dice di lui, quando entra, che è bravissimo in poesia. Ed è brutto segno, quando non si ricorre a qualcuno se si tratta di giudicare di versi. [486]
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La fede è un dono di Dio, non crediate che noi diciamo che è un frutto del ragionamento. Le altre religioni non dicono questo della loro fede; mostravano solo la strada del ragionamento per arrivarci; e invece non ci si arriva così. [487]
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Il diavolo ha turbato lo zelo degli Ebrei prima di Gesù Cristo perché quello zelo sarebbe stato loro salutare, ma non dopo.
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Il popolo ebraico, deriso dai gentili; il popolo cristiano, perseguitato. [488]
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Adam forma futuri [ 43 ]. Sei giorni per formare l’uno, sei età per formare l’altro. I sei giorni descritti da Mosè per la creazione di Adamo non sono che la prefigurazione delle sei età per formare Gesù Cristo e la Chiesa. Se Adamo non avesse peccato e Gesù Cristo non fosse venuto, vi sarebbe stata una sola alleanza, una sola età degli uomini, e la Creazione sarebbe stata rappresentata come avvenuta in un tempo solo. [489]
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Ne si terrentur et non docerentur improba quasi dominatio videretur. Agostino, Epistula 48 o 49 [ 44 ].
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Quarto tomo: Contra mendacium, ad Consentium [ 45 ]. [490]
[ 1 ] Pensieri mescolati.
[ 2 ] «[Gli] animali corre»: il greco mette al singolare i verbi il cui soggetto è un plurale neutro. In modo simile, i contadini francesi usano la prima persona del plurale per il verbo, con un soggetto alla prima persona singolare.
[ 3 ] Opposizione agostiniana tra la vera giustizia (justitia) e le convenzioni giuridiche degli uomini (la giustizia, nel senso del latino jus). Poiché la vera giustizia suppone la fede, gli Stati pagani non hanno che «delle specie di diritti», fantasiosi, mutevoli... (La Città di Dio, XIX, 21). Su questa opposizione s’innestano dei ricordi degli Essais.
[ 4 ] Vocabolario del gioco della pallacorda.
[ 5 ] Allusione al titolo dell’essai I, 32: «Bisogna sobriamente immischiarsi di giudicare delle disposizioni divine».
[ 6 ] Atti degli apostoli 28, 1-10: essendo san Paolo stato morso da un serpente, i Maltesi cominciano per vedere in questo una punizione divina. Ma, poiché all’apostolo non sopraggiunge alcun male, cominciano a dire che è un dio.
[ 7 ] Luca 12, 47: «Il servo che, pur avendo conosciuto la volontà del suo padrone, non si sarà tenuto pronto [...] riceverà molte percosse». Questo paragrafo e il seguente sono un appunto per gli Scritti sulla grazia, in cui è ripreso questo tema.
[ 8 ] Apocalisse 22, 11: «Chi è giusto si giustifichi ancora!».
[ 9 ] Marco 1, 5: «Tutto il paese della Giudea, e tutti gli abitanti di Gerusalemme venivano a lui [Giovanni il Battista] , e confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui».
[ 10 ] Matteo 3, 9. Giovanni il Battista dice agli Ebrei: «Non pensate di dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per padre, perché vi dichiaro che Dio può far nascere da queste stesse pietre dei figli di Abramo».
[ 11 ] Prima lettera di Giovanni 2, 16.
[ 12 ] «Desiderio di sensazioni, desiderio di sapere, desiderio di dominare». Si tratta delle formule che riassumono i commenti di sant’Agostino e di Giansenio sul testo di san Giovanni.
[ 13 ] Ricordi di sant’Agostino, In Psalmum 136 e In Ps. 126. In questa vita, bisogna rimanere umili («seduti»), attendendo il giorno eterno.
[ 14 ] Matteo 25, 37.
[ 15 ] Isaia 6, 10, secondo Matteo 13, 15: «Hanno chiuso gli occhi [...] per non convertirsi e perché io non li risani».
[ 16 ] Di fatto, Marco 4, 12: «perché non vengano a convertirsi e i loro peccati non siano loro perdonati».
[ 17 ] Matteo 26, 50: «Amico, che cosa sei venuto a fare qui?».
[ 18 ] Luca 22, 40 e 46.
[ 19 ] Luca 22, 32, in cui Gesù dice a Pietro: «Quando dunque sarai convertito, abbi cura di confermare i tuoi fratelli». Luca 22, 61: «Allora il Signore, voltandosi, guardò Pietro». Gesù si è voltato verso Pietro, perché Pietro potesse volgersi verso di lui: l’iniziativa è di Dio!
[ 20 ] Luca 22, 48-51.
[ 21 ] Luca 23, 5-7.
[ 22 ] Essais, II, 12, p. 564: «L’aria stessa, e la serenità del cielo, provoca in noi qualche mutamento, come dice questo verso greco in Cicerone: Tales sunt hominum mentes, quali pater ipse / Juppiter, auctifera lustravit lampade terras». È un verso dell’Odissea, XVIII, 135: «I pensieri degli uomini cambiano con i raggi del sole, di cui Giove li inonda». Pascal ribalta l’affermazione di Montaigne, ritrovando così un altro passaggio degli Essais (III, 9, p. 974): «Il cambiamento d’aria e di clima non mi tocca. [...] Non sono colpito se non dalle alterazioni interne che produco in me...».
[ 23 ] Epitteto, Conversazioni, III, 12: «Danzare sulla corda è difficile e pericoloso. Occorre che io danzi sulla corda?».
[ 24 ] Il geometra Desargues aveva una proprietà a Condrieux, le cui vigne erano rinomate. La diversità è un tema favorito degli Essais: II, 3, p. 786; III, 13, pp. 1065-1067.
[ 25 ] Cap. 22.
[ 26 ] Romani 8, 28.
[ 27 ] Matteo 18, 20. Gesù dice: «Dovunque si trovino due o tre persone riunite nel mio nome, io sono in mezzo a loro».
[ 28 ] Luca 22, 25-26: «I re delle nazioni le dominano [...] tra voi non sia così!».
[ 29 ] Genesi 37-50. Pascal decifra nella storia del patriarca tutto lo svolgimento dell’Incarnazione: dalla vita trinitaria e la missione del Verbo, fino alla Passione.
[ 30 ] Matteo 26, 27. Durante la Cena, prendendo il calice, Gesù dice: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue».
[ 31 ] Romani 5, 12: «Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e a causa del peccato la morte; così la morte ha raggiunto tutti gli uomini, attraverso quel solo uomo, nel quale tutti hanno peccato».
[ 32 ] Per gli apocalittici, vedi p. 140. I preadamiti si appoggiavano sulla Lettera ai Romani 5, 12-14, per sostenere che erano esistiti uomini prima di Adamo (I. de La Peyrère, Les Préadamites, 1635). I millenaristi prendevano spunto dal cap. 20 dell’Apocalisse per annunciare che il Cristo avrebbe regnato mille anni sulla terra con i suoi eletti, prima del Giudizio finale.
[ 33 ] Matteo 24, 34.
[ 34 ] 1, 14: «E [Salomone] raccolse per sé dei carri [...] e li mise [...] con il re in Gerusalemme» (cf. trad. di Lovanio).
[ 35 ] Allusione agli Essais, II, 15, p. 612: «Non v’è ragione che non ve ne sia una contraria…».
[ 36 ] In virtù del calcolo delle probabilità di guadagno e di perdita.
[ 37 ] Sermone 170, in cui sant’Agostino evoca i soldati, che si espongono alle barbarie della guerra nella speranza, pur debole e incerta, di ritirarsi; poi gli armatori, che si arrischiano nelle tempeste per acquistare ricchezze che sono solo vento (divitias ventosas). L’ecc. di Pascal rimanda ad altri due esempi di Agostino: i cacciatori; gli scolari, che sopportano un’educazione carceraria, nella speranza di una riuscita futura. Il sermone espone a prezzo di quali sofferenze l’apostolo Paolo ha trovato la vita eterna. Vedendo il perché delle agitazioni degli uomini, i cristiani non accetteranno di rischiare tutto per Dio?
[ 38 ] Essais, III, 8, p. 929 e I, 23, p. 115.
[ 39 ] Nei Plaidoyers et Harangues dell’avvocato Antoine Le Maître, il sesto è: «Per un figlio forzato a entrare in religione». Tourneur ne cita questa frase: «Dio che diffonde cecità...», ove il verbo répandre sottolinea un effetto più esteso. Un Recueil de choses diverses indica a proposito di questi Plaidoyers che «M. Pascal se ne faceva gioco e diceva a M. Le Maître che aveva scritto proprio bene per i pezzi grossi del Palazzo, che non ci capiscono nulla». Questo Recueil è stato pubblicato da Jean Lesaulnier col titolo Port-Royal insolite. Le «Recueil de choses diverses (1670-1671)», Klincksieck, Paris 1992.
[ 40 ] Tiberio Fiorilli, vedette dei Comici italiani, che recitò dal 1653 al 1659 al Petit-Bourbon.
[ 41 ] Il dottor Graziano, personaggio della commedia italiana.
[ 42 ] Méré vedeva in questa formula una banalità ridicola (Discours de la conversation, 1677).
[ 43 ] Romani 5, 14: «Adamo, che è figura di colui che doveva venire [il Cristo] ».
[ 44 ] Lettera a Vincenzo (48 nell’edizione di Lovanio, 93 oggi): «Se si usasse il terrore senza praticare l’insegnamento, ciò si presenterebbe come una tirannia». Pascal, che respinge qualunque ricorso al terrore, ha potuto appuntarsi questo testo per sviluppare la sua teoria della tirannia (vedi l’inizio del dossier «Miseria»).
[ 45 ] Nel quarto tomo delle Opere complete di sant’Agostino (ed. di Lovanio) figura il Contro la menzogna: il vescovo spagnolo Consenzio considerava la possibilità di inviare agli eretici priscillianisti dei cattolici che avrebbero finto di adottare l’eresia. Agostino respinge violentemente questi metodi di spionaggio e di menzogna: lo splendore della verità deve bastare per la conversione! Così Pascal contava di mettere Agostino in contraddizione con se stesso, per quanto riguarda il ricorso alla costrizione.