CONTRO LA FAVOLA DI ESDRA [ 1 ]
Contro la favola di Esdra
2 Maccabei 2.
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Giuseppe, Antichità, 2, 1. Ciro prese spunto dalla profezia di Isaia per liberare il popolo.
Gli Ebrei avevano possedimenti pacifici sotto Ciro in Babilonia. Dunque potevano ben avere la Legge.
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Giuseppe in tutta la storia di Esdra non dice una parola di questo ristabilimento.
4 Re 17, 27. [415]
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Se la favola di Esdra è credibile, allora bisogna credere che la Scrittura è Scrittura sacra, perché questa favola è fondata soltanto sull’autorità di chi afferma quella dei Settanta [ 2 ], che mostra che la Scrittura è sacra.
Dunque se questo racconto è vero, abbiamo per questa via il nostro tornaconto. Se no, lo abbiamo in altro modo. E così quelli che vorrebbero demolire la verità della nostra religione, fondata su Mosè, la stabiliscono mediante la stessa autorità in base a cui l’attaccano. Così provvidenzialmente essa sussiste sempre. [416]
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Su Esdra
Favola: i Libri sono stati bruciati con il tempio. Falso secondo i Maccabei: GEREMIA DIEDE LORO LA LEGGE.
Favola, che recitasse tutto a memoria.
Giuseppe e Esdra rilevano CHE EGLI LESSE IL LIBRO [ 3 ].
Baronius, Ann. 180: Nullus penitus Haebraeorum antiquorum reperitur qui tradiderit Libros periisse et per Esdram esse restitutos nisi in 4 ESDRAS [ 4 ].
Favola, che cambiasse i caratteri.
Philo, in VITA MOYSI: Illa lingua ac caracter quo antiquitus scripta est Lex permansit usque ad SEPTUAGINTA [ 5 ]. Giuseppe dice che la Legge era in ebraico quando fu tradotta dai Settanta.
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Sotto Antioco e Vespasiano, quando si sono voluti abolire i Libri e non c’era alcun profeta, non lo si è potuto fare. E sotto i Babilonesi, quando non era in corso nessuna persecuzione e c’erano tanti profeti, lo avrebbero lasciato bruciare?
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Giuseppe si fa gioco dei Greci che non sopporterebbero… [417]
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Tertulliano: Perinde potuit abolefactam eam violentia cataclysmi, in spiritu rursus reformare: quemadmodum et hierosolymis babylonia expugnatioe eletis, est omne instrumentum judaicae litteraturae per Esdram constat restauratum. Tert. libro I, De cultu feminarum, cap. 3.
Dice che Noè ha potuto altrettanto ben ristabilire in spirito il libro di Enoch perduto nel Diluvio, quanto Esdra ha potuto ristabilire le Scritture perdute durante la cattività.
Θεὸς ὲν τῆ ἑπὶ Ναβουχοδὀνοσορ αἰχμαλωσίᾳ τοῦ λαοῦ, διαφθαρεισῶν τῶν γραφῶν, ἐωέπωευσε Ἐσδρᾷ τῶ ἱερεῖ ἐκ τῆς φυλῆς Λευὶ τοῦς τῶν προγεγονότων προφητῶν πάντας ἀνατάξασθαι λόγους, καὶ ἀποκαταστῆσαι τῶ λαῶ τὴν διὰ Μωσέως νομοθεσίαν [ 6 ].
Allega questo per provare che non è incredibile che i Settanta abbiano spiegato le sacre Scritture con quella uniformità che si ammira in loro. Euse. libro 5. Hist. cap. 8. E ha preso questo da sant’Ireneo, libro 3, cap. 25.
Sant’Ilario nella prefazione sui salmi dice che Esdra ha messo i salmi in ordine.
L’origine di questa tradizione viene dal 14° capitolo del 4° libro di Esdra.
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Deus glorificatus est, et Scripturae verae divinae creditae sunt, omnibus eamdem et eisdem verbis et eisdem nominibus recitantibus ad initio usque ad finem, uti et praesentes gentes cognoscerent quoniam per inspirationem Dei interpretatae sunt Scripturae, et non esset mirabile Deum hoc in eis operatum quando in ea captivitate populi quae facta est a Nabuchodonosor corruptis Scripturis et post 70 annos Judaeis descendentibus in regionem suam, et post deinde temporibus Artaxerxis Persarum regis inspiravit Esdrae sacerdoti tribus Levi praeteritorum prophetarum omnes rememorare semones et restituere populo eam legem quae data est per Moysen. [418]
[ 1 ] Un’opera apocrifa, il Quarto libro di Esdra, racconta che il testo della Scrittura sarebbe stato bruciato durante l’Esilio e che Esdra, sotto dettatura di Dio, lo avrebbe poi interamente ricostituito (14, 22). Una tale favola faceva vacillare l’autorità della Scrittura. Pascal aveva messo insieme degli appunti per denunciarne la falsità. Questo dossier ha dunque lo stesso obiettivo di «Prove di Mosè». Il suo estremo tecnicismo e soprattutto il carattere periferico dell’obiezione contribuiscono a spiegare che la prima Copia non lo abbia riprodotto.
[ 2 ] Verso la metà del III secolo a.C. gli Ebrei di Alessandria, già ellenizzati, intrapresero la traduzione della Bibbia in greco. La leggenda dice che questa traduzione fu opera di settanta saggi (i Settanta). La Bibbia dei Settanta gode presso i cattolici di un’autorità paragonabile a quella della Bibbia ebraica, per il fatto che il Nuovo Testamento poggia su di essa come su una parola divina.
[ 3 ] Neemia 8, 3. Giuseppe, Antichità giudaiche, XI, 5.
[ 4 ] Assolutamente nessuno tra gli antichi Ebrei ha raccontato che i Libri siano stati distrutti e che Esdra li abbia ricostituiti, se non nel Quarto libro di Esdra (par. 12).
[ 5 ] Vita di Mosè, II: «La lingua e i caratteri nei quali un tempo la Legge fu scritta rimasero fino ai Settanta». Giuseppe, Antichità giudaiche, XII, 2 e sotto: 14.
[ 6 ] Questo passo della Storia ecclesiastica di Eusebio costituisce una parte del testo latino della fine del frammento: «Dio è stato glorificato, e le vere Scritture divine sono state credute: tutti recitavano la stessa [Rivelazione] con le stesse parole, gli stessi termini, dall’inizio alla fine, affinché le nazioni d’oggi si rendessero conto anch’esse che le Scritture sono state interpretate grazie all’ispirazione di Dio, e non era sorprendente che Dio avesse operato questo in loro. Infatti, al momento in cui il popolo era prigioniero di Nabucodonosor, le Scritture furono distrutte; in capo a settant’anni gli Ebrei tornarono nel loro paese, e più tardi, al tempo del re persiano Artaserse, grazie all’ispirazione divina, il sacerdote Esdra, della tribù di Levi, restituì a memoria tutti i discorsi dei profeti passati e rese al popolo la legge data un tempo da Mosè».