[MISCELLANEA 4]
CC. Homo existens te Deum facis.
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CC. Scriptum est: Dii estis... et non potest solvi Scriptura [ 1 ].
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CC. Haec infirmitas non est ad mortem [ 2 ].
Et est ad mortem.
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Lazarus dormit. Et deinde manifeste dixit: Lazarus mortuus est [ 3 ]. [612]
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Questa gente manca di cuore.
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Non lo vorremmo per amico.
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Poeta, e non uomo universale. [613]
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La Chiesa è stata sempre combattuta da errori opposti. Ma forse mai contemporaneamente, come adesso. E se ne soffre di più a causa della molteplicità di errori, ne riceve il vantaggio che si distruggono reciprocamente.
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Si lamenta di tutti e due, ma assai più dei calvinisti, a causa dello scisma.
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È certo che molti adepti dei due partiti contrari sono ingannati. Bisogna disingannarli.
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La fede abbraccia molte verità che sembrano contraddirsi: Tempo di ridere, di piangere [ 4 ], ecc. Responde, ne respondeas [ 5 ], ecc.
La sorgente di questo è l’unione delle due nature in Gesù Cristo.
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E anche i due mondi, la creazione di un nuovo cielo e una nuova terra, nuova vita, nuova morte. Tutto duplicato, e perdurano gli stessi nomi.
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E infine i due uomini che sono nei giusti, perché sono loro i due mondi, e un membro e immagine di Gesù Cristo. E così convengono loro tutti i nomi di giusti peccatori, morto vivente, vivo morto, eletto reprobo, ecc.
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Vi è dunque un gran numero di verità, di fede e di morale, che sembrano tra loro in conflitto e che sussistono tutte in un mirabile ordine.
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La fonte di tutte le eresie è l’esclusione di alcune di queste verità.
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E la fonte di tutte le obiezioni che ci muovono gli eretici è l’ignoranza di alcune delle nostre verità.
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E di solito accade che, non potendo concepire la relazione tra due verità opposte e credendo che il riconoscimento di una comporti l’esclusione dell’altra, si attaccano a una, escludono l’altra, e pensano che noi facciamo il contrario. Ora, l’esclusione è la causa della loro eresia, e il non sapere che noi teniamo insieme entrambe causa le loro obiezioni.
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Primo esempio: Gesù Cristo è Dio e uomo. Gli ariani, non potendo alleare tra loro queste cose che credono incompatibili, dicono che è uomo: in questo sono cattolici. Ma negano che sia Dio: in questo sono eretici. Pretendono che noi neghiamo la sua umanità: in questo sono ignoranti.
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Secondo esempio: riguardo al SS. Sacramento. Noi crediamo che, la sostanza del pane essendo cambiata e transustanziata in quella del corpo di Nostro Signore, Gesù Cristo vi è realmente presente: ecco una delle verità. Un’altra è che questo sacramento è anche figura di quello della croce e della gloria, e commemorazione di entrambi. Ecco la fede cattolica, che comprende le due verità che sembrano opposte.
L’eresia d’oggi, non potendo concepire che il sacramento contenga insieme la presenza di Gesù Cristo e la sua figura, e che sia sacrificio e commemorazione del sacrificio, crede che non si possa ammettere una di queste verità senza escludere di conseguenza l’altra.
Si fermano solo al fatto che questo sacramento è figurativo: e in questo non sono eretici. Pensano che noi escludiamo questa verità: donde viene che ci muovono tante obiezioni sui passi dei Padri che lo affermano. Infine negano la presenza: in questo sono eretici.
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Terzo esempio: le indulgenze.
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Perciò la via più breve per impedire le eresie è istruire intorno a tutte le verità. E la via più sicura per confutarle è dichiarare tutte le verità.
Che cosa diranno infatti gli eretici?
Per sapere se un’opinione è di un Padre… [614]
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Donde viene che si presta fede a tanti
mentitori che dicono di aver
visto dei miracoli e non si
presta fede a nessuno che dica
di aver dei segreti per
rendere l’uomo immortale o per
ringiovanirlo.
Considerando donde viene che si presta fede a tanti impostori che dicono di avere dei rimedi, fino a mettere spesso la propria vita nelle loro mani, mi è sembrato che la vera causa sia che ce ne sono di veri. Infatti non sarebbe possibile che ce ne fossero tanti falsi e si desse loro tanto credito, se non ce ne fossero di veri. Se non ci fosse mai stato alcun rimedio ad alcun male e tutti i mali fossero stati incurabili, sarebbe impossibile che agli uomini venisse in mente di poter offrire rimedi; e ancor più, che tanti altri prestassero credito a chi si vantasse di averne: per esempio, se un uomo si vantasse di impedire la morte, nessuno gli crederebbe, perché di questo non esistono precedenti. Ma siccome c’è una quantità di rimedi che si sono rivelati veri, per riconoscimento stesso dei più grandi uomini, la credenza degli uomini ha preso questa piega. E verificato che era possibile, si è concluso che era così. Perché di solito il popolo ragiona in questo modo: una cosa è possibile, dunque è; dato che la cosa non può essere negata in termini generali, essendoci degli effetti particolari che sono veri, il popolo, che non sa discernere quali effetti particolari siano quelli veri, crede a tutti. Allo stesso modo, se si crede a tanti effetti falsi attribuiti alla luna, è perché ce ne sono di veri, come la marea.
Lo stesso accade per le profezie, i miracoli, le divinazioni tramite i sogni, i sortilegi, ecc. Perché se niente di tutto ciò fosse mai stato vero, niente sarebbe stato mai creduto: e così, invece di concludere che non ci sono veri miracoli perché ce ne sono tanti falsi, bisogna dire invece che ci sono certamente dei miracoli veri, poiché ce ne sono tanti di falsi, e ce ne sono di falsi proprio per la ragione che ce ne sono di veri. Bisogna ragionare allo stesso modo per la religione, perché non sarebbe possibile che gli uomini si fossero immaginati tante religioni false, se non ce ne fosse stata una vera. L’obiezione è che i selvaggi hanno una religione. Ma a questo rispondiamo che è perché ne hanno sentito parlare, come appare dal diluvio, la circoncisione, la croce di sant’Andrea [ 6 ], ecc. [615]
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Considerando donde viene che ci sono tanti falsi miracoli, false rivelazioni, sortilegi, ecc., mi è parso che la vera causa sia che ce ne sono di veri. Non sarebbe possibile che vi fossero tanti falsi miracoli se non ce ne fossero di veri, né tante false rivelazioni se non ce ne fossero di vere, né tante false religioni se non ce ne fosse una vera. Se infatti non ci fosse mai stato niente di tutto questo, è come impossibile che gli uomini se lo siano immaginato, e ancora più impossibile che tanti altri l’abbiano creduto. Ma siccome ci sono state grandissime cose vere, e dunque grandi uomini le hanno credute, questa impressione ha fatto sì che quasi tutti si sono messi in condizione di credere anche a quelle false. E così, invece di concludere che non ci sono veri miracoli, visto che ce ne sono tanti falsi, bisogna dire invece che ci sono veri miracoli visto che ce ne sono tanti falsi, e ce ne sono di falsi solo per la ragione che ce ne sono di veri, e, ugualmente, non ci sono false religioni se non perché ce n’è una vera.
Obiezione: i selvaggi hanno una religione. Ma è perché hanno sentito parlare di quella vera, come appare dalla croce di sant’Andrea, il diluvio, la circoncisione, ecc.
La mente dell’uomo, inclinata in quella direzione dalla verità, diviene pertanto suscettibile di tutte le falsità di questa… [616]
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Quando si è abituati a servirsi di cattive ragioni per provare certi effetti della natura, non si vogliono più accogliere quelle buone, allorché vengono scoperte. Fu dato come esempio la circolazione del sangue, per spiegare perché la vena si gonfia al di sotto del laccio [ 7 ].
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Di solito ci si persuade meglio per le ragioni che abbiamo trovato da soli, che per quelle che sono venute in mente ad altri.
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La storia del luccio e della rana di Liancourt: lo fanno sempre, e mai diversamente, né mai altro d’intelligente [ 8 ].
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La verità è oggi così ottenebrata, e la menzogna così ben affermata, che a meno di amare la verità, non si saprebbe riconoscerla.
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I meschini sono persone che conoscono la verità, ma non la sostengono se non in quanto vi trovano il loro interesse. Oltre quei limiti, l’abbandonano.
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La macchina calcolatrice produce effetti che si avvicinano al pensiero, più di tutto quello che fanno gli animali. Ma non fa niente che possa indurre a dire che essa ha una volontà, come gli animali.
Per quanto le persone possano non avere un proprio interesse in ciò che dicono, non per questo bisogna concludere in modo assoluto che non mentono. Perché c’è gente che mente semplicemente per mentire.
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Piace stare su un vascello sbattuto dalla tempesta, quando si è sicuri di non perire: le persecuzioni che travagliano la Chiesa sono di questa natura. [617]
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Quando su una cosa non si conosce la verità, è bene che ci sia un errore comune che fissi la mente degli uomini, come per esempio la luna, a cui si attribuisce il cambiamento delle stagioni, il progresso delle malattie, ecc. Perché la malattia principale dell’uomo è la curiosità inquieta delle cose che non può sapere. E non gli fa tanto male essere nell’errore, quanto quella curiosità inutile.
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La maniera di scrivere di Epitteto, di Montaigne e di Salomon de Tultie [ 9 ] è la più utile, quella che s’insinua meglio, che rimane di più nella memoria e si fa citare di più, perché è tutta composta di pensieri nati sui conversari della vita ordinaria; per esempio, quando si parlerà dell’errore comune diffuso fra la gente che la luna sia causa di tutto, non si mancherà mai di dire che Salomon de Tultie dice che, quando non si sa la verità su una cosa, è bene che ci sia un errore comune, ecc., cioè il pensiero sull’altro lato del foglio. [618]
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Sul fatto che Giuseppe, Tacito e gli altri storici
non hanno parlato di Gesù Cristo
Lungi dall’essere un argomento contrario, invece è un argomento a favore. Perché è certo che Gesù Cristo c’è stato e la sua religione ha fatto un grande scalpore e costoro non l’ignoravano, e dunque è evidente che l’hanno nascosto di proposito, oppure ne hanno parlato ed è stato o soppresso o modificato. [619]
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Sul fatto che la religione
cristiana non è l’unica
Lungi dall’essere una ragione per credere che non sia la religione vera, invece proprio questo dimostra che lo è. [620]
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Obiezione: Quelli che sperano la loro salvezza sono felici per questo, ma hanno per contrappeso il timore dell’inferno. Risposta: Chi ha più motivo di temere l’inferno, colui che non sa nemmeno se vi sia un inferno, ed è certo di essere dannato, qualora l’inferno ci sia; o colui che ha una certa persuasione che l’inferno ci sia, e la speranza di esserne salvato, se c’è? [621]
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Quale aberrazione di giudizio, per cui non c’è nessuno che non si metta al di sopra di tutti gli altri, e non anteponga il proprio bene e la durata della propria felicità e della propria vita a quella di tutti gli altri!
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Cromwell era sul punto di devastare tutta la cristianità, la famiglia reale era perduta, e la sua definitivamente al potere, senza un granellino di sabbia che s’infilò nel suo uretere. Roma stessa avrebbe tremato sotto di lui. Ma siccome quel sassolino si era messo là, lui è morto, la sua famiglia è caduta in basso, tutto è tornato in pace, e il re ristabilito [ 10 ].
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Chi è abituato a giudicare col sentimento non capisce nulla nelle cose del ragionamento. Perché vuole subito penetrare con un’occhiata e non è abituato a cercare i princìpi. E gli altri, invece, abituati a ragionare per princìpi, non capiscono niente nelle cose del sentimento, perché vi cercano dei princìpi e non sono capaci di vedere con uno sguardo d’insieme.
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Due tipi di persone vedono le cose tutte uguali, feste e giorni feriali, cristiani e preti, tutti i peccati fra loro, ecc. Gli uni, per concluderne che quello che è male per i preti lo è anche per i cristiani; gli altri, che quello che non è male per i cristiani è permesso ai preti. [622]
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Quando Augusto seppe che tra i bambini che Erode aveva fatto morire sotto l’età di due anni c’era il suo stesso figlio, disse che era meglio essere il porcello di Erode che suo figlio. Macrobio, libro 2, Saturnales, c. 4. [623]
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Primo grado: essere biasimati quando si fa del male e lodati quando si fa del bene.
Secondo grado: non essere né lodati né biasimati. [624]
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Unusquisque sibi deum fingit [ 11 ].
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Il disgusto. [625]
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Pensiero
Tutta la dignità dell’uomo è nel pensiero. Ma che cos’è questo pensiero? Quant’è sciocco?
Il pensiero è dunque per sua natura una cosa mirabile e incomparabile. Doveva avere singolari difetti per giungere a essere degno di disprezzo. Ma ne ha, al punto che niente è più ridicolo. Com’è grande per sua natura, com’è basso per i suoi difetti!
Il trascorrere
È una cosa orribile sentir scorrere via tutto ciò che possediamo. [626]
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Chiarezza,
oscurità
Ci sarebbe troppa oscurità, se la verità non avesse contrassegni visibili. Uno, mirabile, consiste nell’essere sempre in una Chiesa e in un’assemblea visibile. Ci sarebbe troppa chiarezza, se in quella Chiesa vi fosse un unico modo di sentire. Quello che c’è stato sempre è quello vero. Perché il vero c’è stato sempre, e nessun modo di sentire falso vi è sempre durato. [627]
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Pensare fa la grandezza dell’uomo. [628]
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Obiezione: la Scrittura è visibilmente piena di cose non dettate dallo Spirito Santo.
Risposta: Dunque esse non nuocciono alla fede.
Obiezione: Ma la Chiesa ha stabilito che tutto viene dallo Spirito Santo.
Risposta: Rispondo due cose, una, che questo la Chiesa non lo ha mai stabilito; l’altra che, quando lo avesse sabilito, sarebbe sostenibile.
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Ci sono molti spiriti falsi.
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Dionigi ha la carità [ 12 ], era a posto.
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Le profezie citate nel Vangelo, credete che siano riportate per farvi credere? No, è per allontanarvi dal credere. [629]
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Tutti i grandi divertimenti [ 13 ] sono pericolosi per la vita cristiana. Ma fra quanti il mondo ne ha inventati, nessuno è da temere più del teatro. È una rappresentazione delle passioni così naturale e così delicata che le smuove e le fa nascere nel nostro cuore e soprattutto quella dell’amore, specialmente quando viene rappresentato castissimo e onestissimo, perché più sembra innocente alle anime innocenti, più queste sono suscettibili di esserne commosse. La sua violenza piace al nostro amor proprio, che subito concepisce il desiderio di provocare quegli stessi effetti che vediamo così ben rappresentati. E al tempo stesso ci si crea una coscienza fondata sull’onestà dei sentimenti che si vedono: le anime pure perdono ogni timore e s’immaginano che la purezza non è ferita se si ama di un amore apparentemente così savio.
Così si esce da teatro col cuore così pieno di tutte le bellezze e le dolcezze dell’amore, e l’anima e la mente così persuasi della sua innocenza, che si è ben preparati a riceverne le prime impressioni, o meglio a cercare l’occasione di farle nascere nel cuore di qualcuno per ricevere gli stessi piaceri e gli stessi sacrifici che si sono visti così ben ritratti a teatro. [630]
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Se il fulmine cadesse sui luoghi bassi, ecc.
I poeti e quelli che sanno ragionare solo su cose di questa natura mancherebbero di prove.
Ci sono molte persone che ascoltano il sermone allo stesso modo in cui ascoltano vespri. [631]
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I ducati e i regni e le magistrature sono reali e necessari (in quanto la forza regola tutto), per questo ve ne sono ovunque e sempre. Ma siccome solo il capriccio decide a chi spettano, il tutto è incostante, è soggetto a variazioni, ecc. [632]
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La ragione ci dà ordini ben più imperiosi di quelli di un padrone, perché disobbedendo all’uno si è infelici, e disobbedendo all’altra si è sciocchi. [633]
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(State super vias et interrogate de semitis antiquis et ambulate in eis. Et dixerunt: Non ambulabimus, sed post cogitationem nostram ibimus [ 14 ]. Hanno detto ai popoli: Venite con noi. Seguiamo le opinioni dei nuovi autori. La ragione naturale sarà la nostra guida. Saremo come gli altri popoli, che seguono ciascuno i propri lumi naturali. I filosofi hanno...).
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Tutte le religioni e le dottrine del mondo hanno avuto per guida la ragione naturale. Solo i cristiani sono stati costretti a prendere le loro regole fuori da se stessi, e ad informarsi di quelle che Gesù Cristo ha lasciate agli antichi perché fossero trasmesse ai fedeli. Questa costrizione stanca i bravi Padri: vogliono avere come gli altri popoli la libertà di seguire le loro immaginazioni. Invano gridiamo loro, come i profeti dicevano un tempo agli Ebrei: Andate in mezzo alla Chiesa. Informatevi delle vie che gli antichi le hanno lasciate e seguite quei sentieri. Hanno risposto come gli Ebrei: Non cammineremo per quelle vie, ma seguiremo i pensieri del nostro cuore. E hanno detto: saremo come gli altri popoli [ 15 ]. [634]
[ 1 ] Giovanni 10, 33-35. Gli Ebrei dicono a Gesù: vogliamo lapidarti «perché essendo uomo, ti fai Dio. Gesù replicò loro: Non è scritto nella vostra Legge: Ho detto che voi siete dèi? [...] E la Scrittura non può essere distrutta».
[ 2 ] Giovanni 11, 4. Gesù dice di Lazzaro malato: «Questa malattia non conduce alla morte». Pascal aggiunge: «E [tuttavia] conduce alla morte».
[ 3 ] Giovanni 11, 11.14: «Lazzaro dorme [...] . Allora Gesù disse loro apertamente: Lazzaro è morto».
[ 4 ] Siracide 3, 4.
[ 5 ] Proverbi 26, 4-5: «Non rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza per non divenire anche tu simile a lui. Rispondi allo stolto secondo la sua stoltezza perché egli non s’immagini di essere saggio».
[ 6 ] Gli Essais (II, 12, pp. 573-574) sottolineano che presso gli Indiani d’America «la circoncisione godeva considerazione [...] le nostre croci erano in vario modo in considerazione [...] e soprattutto quella di sant’Andrea [...] , un tempo erano stati sommersi dall’inondazione delle acque celesti, non se ne salvarono se non poche famiglie». Ma Montaigne considera che quei popoli «non abbiano mai (per quanto ne sappiamo noi) udito notizie di noi».
[ 7 ] Harvey aveva recentemente scoperto la circolazione del sangue. I suoi avversari spiegavano il gonfiarsi della vena col dolore, il calore o l’orrore del vuoto.
[ 8 ] Pascal e Arnauld, sulla scia di Descartes, pensavano che gli animali fossero pure macchine, orologi. Il duca di Liancourt era del parere contrario. Dovette citare un aneddoto, raccontato da Isaac Walton nel suo celebre The Compleat Angler (1655), secondo cui, nelle loro battaglie contro i lucci, le rane sono solite cavare gli occhi ai loro avversari (A. McKenna).
[ 9 ] Anagramma di Louis de Montalte, pseudonimo di Pascal.
[ 10 ] Cromwell morì il 3 settembre 1658, e il re (Carlo II) fu ristabilito il 29 maggio 1660.
[ 11 ] «Ognuno si forgia il proprio Dio» (secondo Sapienza 15, 8.16).
[ 12 ] Autore mistico del V-VI secolo, che si credeva fosse Dionigi Areopagita, discepolo di san Paolo.
[ 13 ] Questo frammento, di cui non abbiamo l’autografo, è all’interno di un riquadro nella «Seconda copia». Apparve nel 1678 in mezzo alle Massime della marchesa di Sablé, amica di Pascal, e diverse testimonianze di contemporanei confermano che questo «Scritto contro la commedia» (nel senso generale di teatro) apparteneva a lei. Come dunque spiegare la sua presenza in mezzo alle carte di Pascal nel 1662? Si può ipotizzare che la marchesa ne avesse trasmesso una copia allo scrittore sollecitando consigli e suggerimenti. Trovando questo testo arricchito di correzioni autografe di Pascal, il copista lo ha trascritto, pur indicando la sua perplessità col metterlo in un riquadro. Così si spiegherebbero alcune differenze tra questo frammento e la massima 81 di Madame de Sablé, pubblicata nei Moralistes français du XVIIe siècle, Robert-Laffont, «Bouquins», Paris 1992.
[ 14 ] Geremia 6, 16; 18, 12, tradotto da Pascal.
[ 15 ] 1 Re 8, 19-20.