[MISCELLANEA 7]
Genesi 17: Statuam pactum meum inter me et te foedere sempiterno, ut sim Deus tuus.
Et tu ergo custodies pactum meum [ 1 ]. [651]
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La Scrittura ha provveduto dei brani per consolare tutte le condizioni, e per intimorire tutte le condizioni.
La natura sembra aver fatto la stessa cosa con quei due infiniti, naturali e morali: perché avremo sempre qualcuno sopra e sotto di noi, più bravo e meno bravo, più in alto e più miserabile, per abbassare il nostro orgoglio e risollevare la nostra abiezione. [652]
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Fascinatio [ 2 ].
Somnum suum [ 3 ].
Figura hujus mundi [ 4 ].
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L’Eucarestia.
Comedes panem TUUM / panem NOSTRUM [ 5 ].
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Inimici Dei terram lingent [ 6 ]: i peccatori leccano la terra, cioè amano i piaceri terrestri.
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L’Antico Testamento conteneva le figure della gioia futura e il Nuovo contiene i mezzi per conseguirla.
Le figure erano di gioia, i mezzi di penitenza; e tuttavia l’agnello pasquale era mangiato con erbe selvatiche [ 7 ], cum amaritudinibus.
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Singularis sum ego donec transeam [ 8 ]. Gesù Cristo prima della sua morte era quasi il solo martire.
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Il tempo guarisce i dolori e le liti, perché si cambia: non si è più la stessa persona; né l’offensore, né l’offeso sono più gli stessi. È come un popolo che si è provocato e che si riveda dopo due generazioni: sono ancora i Francesi, ma non gli stessi.
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Se sognassimo tutte le notti la stessa cosa, questa ci impressionerebbe quanto gli oggetti che vediamo ogni giorno. E se un artigiano fosse sicuro di sognare tutte le notti, per dodici ore, di essere re, credo che sarebbe felice quasi quanto un re che sognasse tutte le notti, per dodici ore, di essere artigiano.
Se sognassimo tutte le notti di essere inseguiti da nemici, e agitati da questi penosi fantasmi, e trascorressimo le intere giornate in diverse occupazioni come accade in viaggio, soffriremmo quasi come se tutto ciò fosse vero, e avremmo paura di dormire, come si ha paura del risveglio quando si teme di ricadere realmente in tali disgrazie. Ed effettivamente [il sogno] farebbe più o meno lo stesso male della realtà.
Ma siccome i sogni sono tutti diversi, e anche uno stesso sogno si diversifica, le sue visioni impressionano molto meno di ciò che vediamo da svegli, a causa di una continuità che pure non è così continua e uguale da non cambiare anch’essa, ma meno bruscamente, se non in rari casi, per esempio quando si viaggia, e allora si dice: Mi sembra di sognare. Perché la vita è un sogno, un po’ meno incostante.
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Si può dire che, per aver detto che la giustizia se ne è andata dalla terra, gli uomini abbiano conosciuto il peccato originale? Nemo ante obitum beatus [ 9 ]: vuol dire che hanno riconosciuto che con la morte comincia la beatitudine eterna ed essenziale?
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Conoscendo la passione dominante di ciascuno, si è sicuri di piacergli. E tuttavia ognuno ha le proprie fantasie contrarie al suo stesso bene perfino nell’idea che ha del bene. Ed è una bizzarria che ci spiazza.
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Non ci contentiamo della vita che abbiamo in noi e nel nostro stesso essere: vogliamo vivere nell’idea degli altri una vita immaginaria, e perciò ci sforziamo di apparire. Lavoriamo incessantemente ad abbellire e conservare il nostro essere immaginario, e trascuriamo quello vero. E se abbiamo dato prova di tranquillità, o di generosità, o di fedeltà, ci affrettiamo a farlo sapere, in modo da associare quelle virtù all’altro nostro essere, e piuttosto le staccheremmo da noi per unirle all’altro. Ben volentieri saremmo poltroni se con questo acquistassimo la reputazione di essere valorosi. Grande segno del niente del nostro essere, non essere soddisfatti dell’uno senza l’altro, e scambiare spesso l’uno per l’altro! Giacché uno che non fosse disposto a morire per conservare il proprio onore, sarebbe un infame. [653]
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Giovanni 8
MULTI CREDIDERUNT IN EUM. Dicebat ergo Jesus: Si manseritis... VERE mei discipuli eritis... ET VERITAS LIBERABIT VOS.
Responderunt: Semen Abrahae sumus, et nemini servivimus unquam [ 10 ].
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C’è una bella differenza fra i discepoli e i VERI discepoli. Li si riconosce quando si dice loro che la verità li farà liberi. Perché se rispondono che sono liberi e che sta in loro uscire dalla schiavitù del diavolo, sono, certo, discepoli, ma non veri discepoli. [654]
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Ci sono tre vie per giungere alla fede: la ragione, l’abitudine, l’ispirazione. La religione cristiana, che è la sola ad avere dalla sua la ragione, non ammette come suoi veri figli quelli che credono senza ispirazione. Non che essa escluda la ragione e l’abitudine, tutt’altro; bisogna aprire la mente alle prove, confermarsi in esse con l’abitudine, ma offrirsi umiliandosi alle ispirazioni, che sole possono fare l’effetto vero e salutare: Ne evacuetur crux Christi [ 11 ]. [655]
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Incomprensibile che Dio sia, e incomprensibile che non sia; che l’anima sia unita al corpo, che non abbiamo affatto anima; che il mondo sia creato, e non lo sia, ecc.; che il peccato originale sia e che non sia. [656]
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Quid fiet hominibus qui minima contemnunt, majora non credunt [ 12 ]? [657]
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I due più antichi libri del mondo sono Mosè [ 13 ] e Giobbe, l’uno ebreo, l’altro pagano, entrambi orientati a Gesù Cristo come al loro comune centro e oggetto: Mosè riportando le promesse di Dio ad Abramo, Giacobbe, ecc., e le sue profezie; e Giobbe: Quis mihi det ut, ecc. Scio enim quod Redemptor meus vivit [ 14 ], ecc.
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Lo stile del Vangelo è ammirevole per tante ragioni, e tra l’altro in quanto non riporta mai nessuna invettiva contro i carnefici e nemici di Gesù Cristo. Infatti non ce n’è alcuna da parte degli storici contro Giuda, Pilato, né alcuno degli Ebrei.
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Se questa modestia degli storici evangelici fosse stata affettata, così come tanti altri tratti di un così bel carattere, e l’avessero ostentata solo per farla notare, pur senza osare di rilevarla loro stessi non avrebbero mancato di procurarsi amici che avrebbero fatto queste osservazioni a loro vantaggio. Ma siccome hanno agito così senza affettazione e con un moto del tutto disinteressato, non l’hanno fatto notare a nessuno, e credo che molte di queste cose non siano state rilevate affatto finora. Ciò testimonia il distacco con cui la cosa è stata fatta.
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Non si fa mai il male così pienamente e allegramente come quando lo si fa per coscienza.
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Come ci si guasta l’intelligenza, ci si guasta anche il sentimento.
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L’intelligenza e il sentimento si formano grazie alle conversazioni, l’intelligenza e il sentimento si guastano a causa delle conversazioni. Così, a seconda se esse sono buone o cattive, li formano o li guastano. È dunque della massima importanza saper scegliere bene, per formarseli e non guastarseli. E questa scelta non si può fare, se già non sono formati e per niente guasti. Beati quelli che riescono a uscire da questo cerchio. [658]
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La gente di solito ha il potere di non pensare a quello cui non vuole pensare: «Non pensare ai brani sul Messia», diceva l’ebreo a suo figlio. Così fanno spesso i nostri. Così si conservano le false religioni, e perfino la vera, per molta gente.
Ma c’è chi non ha il potere di impedirsi di pensare, e che tanto più pensa quanto più gli è proibito. Chi fa così si disfa delle false religioni, e persino della vera, se non s’imbatte in discorsi solidi.
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Avrei ben presto rinunciato ai piaceri, dicono, se avessi la fede. E io ti dico: Avresti ben presto la fede, se avessi rinunciato ai piaceri. Tocca a te cominciare. Se potessi, ti darei la fede; non lo posso fare, e per conseguenza non posso provare la verità di quello che tu dici. Ma tu puoi ben rinunciare ai piaceri e provare se è vero quello che dico io.
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Si ha un bel dire, bisogna ammettere che la religione cristiana ha qualcosa di sorprendente. È perché ci sei nato dentro, diranno. Tutt’altro: mi irrigidisco contro, proprio per questa ragione, per paura che questa prevenzione non sia fuorviante per me. Ma per quanto ci sia nato, non posso fare a meno di trovarla tale. [659]
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La vittoria sulla morte [ 15 ].
Che serve all’uomo guadagnare il mondo intero, se perde la propria anima?
Chi vuole conservare la propria anima la perderà [ 16 ].
Non sono venuto a distruggere la Legge, ma a darle compimento [ 17 ].
Gli agnelli non toglievano i peccati dal mondo, ma io sono l’agnello che toglie i peccati [ 18 ].
Mosè non vi ha dato il pane del cielo.
Mosè non vi ha fatti uscire dalla cattività e non vi ha resi veramente liberi [ 19 ].
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Le profezie, miste di cose particolari e di quelle riguardanti il Messia, affinché le profezie del Messia non fossero senza prova, e le profezie particolari non fossero senza frutto.
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Vi sono due maniere di convincere delle verità della nostra religione: una, con la forza della ragione, l’altra, per l’autorità di colui che parla.
Non ci si serve dell’ultima, ma della prima. Non si dice: Bisogna credere questo, perché la Scrittura, che lo dice, è divina. Ma si dice che bisogna credere per una ragione o per l’altra, e sono argomenti deboli, perché la ragione è flessibile a tutto. [660]
[ 1 ] Versetti 7.9: Dio dice ad Abramo: «Stabilirò la mia alleanza con te [...] con un patto eterno; affinché io sia il tuo Dio [...] . Custodirai dunque la mia alleanza».
[ 2 ] Sapienza 4, 12: «L’incantesimo delle vanità oscura il bene».
[ 3 ] Salmo 75, 6. Gli stolti «si sono addormentati del sonno della morte».
[ 4 ] Prima lettera ai Corinzi 7, 31: «Passa la figura di questo mondo».
[ 5 ] Deuteronomio 8, 9: la Terra promessa «in cui mangerai il tuo pane, senza mancarne mai»; e Luca 11, 3: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano».
[ 6 ] Salmo 71, 9 (letteralmente): «I nemici di Dio leccheranno la terra».
[ 7 ] Esodo 12, 8. «Cum lactucis agrestibus» (Volgata). Dalla Bibbia di Vatable Pascal ha ricavato un’altra traduzione: «cum amaritudinibus» (lett. «con amarezze»).
[ 8 ] Salmo 140, 10: «Quanto a me, sono solo, finché io passi» (secondo la vetus itala). Si tratta di un appunto di lettura di sant’Agostino, Sul salmo 140, nn. 25-26: «Perché solo? È che nella tua passione sei solo a soffrire [...] . E che vuol dire finché io passi? Se non da questo mondo al Padre [...] Così il Cristo era solo, prima di essere ucciso [...] . Effettivamente nessuno, prima di Cristo, era morto per Cristo».
[ 9 ] «Nessuno [può essere detto] felice prima del giorno della sua morte»: Ovidio, Metamorfosi, III, 135, citato nell’Essai «Non bisogna giudicare della nostra felicità se non dopo la morte» (I, 18).
[ 10 ] Versetti 30-33: «Molti credettero in lui. Gesù disse dunque ai Giudei che credevano in lui: Se rimanete nell’osservanza della mia parola, sarete veramente miei discepoli [...] . E la verità vi renderà liberi. Risposero: Siamo della stirpe di Abramo, e non siamo mai stati schiavi di nessuno».
[ 11 ] Prima lettera ai Corinzi 1, 17 (vetus itala): «Per non annientare la virtù della croce».
[ 12 ] Agostino, Lettera 137, 4, n. 14: «Che bisogna fare degli uomini che disprezzano le cose minime, e non credono alle più grandi?». Tali grandi azioni sono la nascita miracolosa, la Resurrezione e l’Ascensione di Cristo.
[ 13 ] Il Pentateuco.
[ 14 ] 19, 23-25: «Chi mi concederà che le mie parole siano scritte? [...] Perché so che il mio Redentore è vivo, e che risorgerò dalla terra l’ultimo giorno». Primo responsorio di mattutino, nell’ufficio dei morti.
[ 15 ] Prefazio del Tempo liturgico di Pasqua: il Cristo «ha distrutto la nostra morte con la sua morte».
[ 16 ] Luca 9, 24-25.
[ 17 ] Matteo 5, 17.
[ 18 ] Prefazio del tempo pasquale (da Giovanni 1, 29).
[ 19 ] Giovanni 6, 32-35 e 8, 36.