[MISCELLANEA 2]
Comportamento generale del mondo nei riguardi della Chiesa.
Dio che vuole accecare e illuminare.
Poiché l’evento ha provato la divinità di quelle profezie, il resto bisogna crederlo. E perciò noi vediamo in questo modo l’ordine del mondo.
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Al momento in cui cadevano in oblio i miracoli della Creazione e del Diluvio, Dio mandò la legge e i miracoli di Mosè. I profeti che profetizzano cose particolari [ 1 ]: e per preparare un miracolo sussistente, prepara le profezie e il compimento. Ma, siccome le profezie potevano essere sospette, vuole renderle non sospette, ecc.
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Se non riconosciamo di essere pieni di superbia, di ambizione, di concupiscenza, di debolezza, di miseria e ingiustzia, siamo ben ciechi. E se, conoscendolo, non desideriamo esserne liberati, che si può dire di un uomo…?
Che altro si può provare se non stima verso una religione che conosce così bene i difetti dell’uomo, e desiderio della verità di una religione che promette ad essi dei rimedi così desiderabili? [491]
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Se gli Ebrei fossero stati tutti convertiti da Gesù Cristo, non avremmo più che testimoni sospetti. E se fossero stati sterminati, non ne avremmo affatto. [492]
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Gli Ebrei lo rifiutano, ma non tutti: lo accolgono i santi, e non i carnali. E lungi dall’essere contro la sua gloria, questo è il tratto finale che la porta a compimento. La ragione che ne danno, l’unica che si trovi in tutti i loro scritti, nel Talmud e nei rabbini, è solo perché Gesù Cristo non ha sconfitto le nazioni a mano armata, Gladium tuum, potentissime [ 2 ]: hanno da dire solo questo? Gesù Cristo è stato ucciso, dicono, è stato sconfitto, non ha domato i pagani con la sua forza, non ci ha presentato le loro spoglie, non offre ricchezze: solo questo hanno da dire? È questo che me lo rende degno di amore. Quello che loro s’immaginano, io non lo vorrei. È evidente che solo il vizio ha impedito loro di accoglierlo. E grazie a questo rifiuto sono dei testimoni irreprensibili e, per di più, in questo modo portano a compimento le profezie.
(Per il fatto che questo popolo non lo ha accolto è avvenuta la seguente meraviglia:
Le profezie sono i soli miracoli sussistenti, ma sono soggette a essere contraddette).
(Guardando a coloro che si rammaricano di essere senza fede, si vede che Dio non li illumina. Ma gli altri, si vede che c’è un Dio che li accieca). [493]
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L’io [ 3 ] è odioso. Voi, Miton, lo occultate, ma non per questo lo eliminate: continuate dunque a essere odioso.
«Niente affatto. Perché agendo, come facciamo, con riguardo verso tutti, non c’è più ragione di odiarci».
È vero, se nell’io si odiassero solo le conseguenze spiacevoli per noi.
Ma se lo odio perché è ingiusto, perché si fa centro di tutto, lo odierò sempre.
In una parola, l’io ha due qualità: è ingiusto in sé, in quanto si fa centro di tutto; è scomodo per gli altri, in quanto li vuole asservire, perché ogni io è il nemico e vorrebbe essere il tiranno di tutti gli altri. Voi ne eliminate la scomodità, ma non l’ingiustizia.
E così non lo rendete amabile a coloro che odiano la sua ingiustizia. Lo rendete amabile solo agli ingiusti, che non vi trovano più il loro nemico. E così rimanete ingiusto, e solo agli ingiusti potete piacere. [494]
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Quello che ci disturba nel paragonare gli avvenimenti della Chiesa di un tempo agli avvenimenti di oggi è che di solito si guarda a sant’Atanasio, a santa Teresa e agli altri come coronati di gloria, e [...] giudicati prima di noi come degli dèi. Ora che il tempo ha chiarito le cose, sembra così. Ma al tempo in cui lo perseguitavano, quel grande santo era un uomo, che si chiamava Atanasio, e santa Teresa una pazza [ 4 ]. Elia era un uomo come noi e soggetto alle stesse nostre passioni, dice san Pietro [ 5 ] per disingannare i cristiani dall’idea falsa che ci fa respingere l’esempio dei santi come sproporzionato al nostro stato: erano santi, diciamo, non come noi. Che cosa accadeva dunque allora? Sant’Atanasio era un uomo di nome Atanasio, accusato di molti crimini, condannato da questo e quel concilio per questo e quel crimine: tutti i vescovi sono d’accordo, e infine anche il papa. Che si dice a chi fa resistenza? Che turba la pace, che provoca lo scisma, ecc.
Zelo, luce. Quattro tipi di persone: zelo senza scienza, scienza senza zelo, né scienza né zelo, e zelo e scienza.
I primi tre lo condannano, gli ultimi lo assolvono e sono scomunicati dalla Chiesa, e tuttavia salvano la Chiesa. [495]
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Ma è probabile che la probabilità dia sicurezza?
Differenza fra tranquillità e sicurezza di coscienza. Niente dà la sicurezza, se non la verità. Niente dà la tranquillità, se non la ricerca sincera della verità. [496]
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La corruzione della ragione si manifesta attraverso tanti diversi e stravaganti costumi. C’è voluto che venisse la verità perché l’uomo non vivesse più per se stesso. [497]
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I casisti sottomettono la decisione alla ragione corrotta e la scelta delle decisioni alla volontà corrotta, affinché tutto quanto è corrotto nella natura dell’uomo abbia parte nella sua condotta. [498]
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Volete che la Chiesa non giudichi né dell’interno, perché appartiene solo a Dio, né dell’esterno, perché Dio tiene solo all’interno. E così, togliendole ogni diritto di cernita sugli uomini, trattenete nella Chiesa i più intemperanti e quelli che la disonorano tanto che le sinagoghe degli Ebrei e le scuole dei filosofi li avrebbero esiliati come indegni e aborriti come empi. [499]
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È fatto sacerdote chi vuole esserlo, come sotto Geroboamo [ 6 ].
È orribile che ci propongano la disciplina della Chiesa d’oggi come talmente buona, che volerla cambiare sia considerato un crimine. Un tempo era infallibilmente buona, eppure risulta che si è potuto cambiarla senza peccato. E adesso, così com’è, non si potrà desiderare che sia cambiata?
È stato permesso, eccome, di cambiare la consuetudine di non fare sacerdoti se non con estrema prudenza, tanto che quasi nessuno ne era considerato degno. E non sarà permesso di lamentarsi della consuetudine che ne fa tanti indegni?
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Abramo non prese niente per sé, ma soltanto per i suoi servi [ 7 ]. Così il giusto non prende niente per sé del mondo né degli applausi del mondo, ma soltanto per le sue passioni, di cui si serve come padrone, dicendo all’una: Va e vieni [ 8 ]. Sub te erit appetitus tuus [ 9 ]. Le sue passioni così dominate sono virtù: l’avarizia, la gelosia, la collera, Dio stesso se le attribuisce [ 10 ]: e sono virtù tanto quanto la clemenza, la pietà, la costanza, le quali a loro volta sono anche passioni. Bisogna servirsene come fossero schiave e, lasciando ad esse il loro alimento, impedire che l’anima lo riceva da loro. Perché quando le passioni fanno da padrone, diventano vizi, e allora danno all’anima il loro alimento, e l’anima se ne nutre e si intossica. [500]
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Chiesa, papa.
Unità / Molteplicità.
Se si considera la Chiesa come unità, il papa, che è il suo capo, è come il tutto. Se la si considera come molteplicità, il papa è solo una parte. I Padri l’hanno considerata ora in una maniera ora in un’altra, e così hanno parlato del papa in modo diverso.
San Cipriano, SACERDOS DEI [ 11 ].
Ma affermando una di queste due verità, non hanno escluso l’altra.
La molteplicità che non si riduce all’unità è confusione [ 12 ]. L’unità che non dipende dalla molteplicità è tirannia.
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Non c’è quasi più che la Francia ove sia permesso di dire che il concilio è al di sopra del papa. [501]
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L’uomo è pieno di bisogni. Ama solo chi può soddisfarli tutti. È un buon matematico, diranno, ma non so che farmene di un matematico: mi prenderebbe per una proposizione. È un buon guerriero: mi prenderebbe per una fortezza assediata. Ci vuole dunque un uomo universale, che possa adattarsi in generale a tutti i miei bisogni.
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Un vero amico è una cosa così vantaggiosa, perfino per i più grandi signori, per dir bene di loro e supportarli anche nella loro assenza, che devono far di tutto per averne. Ma scelgano bene! Perché se concentrano i loro sforzi su degli sciocchi, non servirà loro a niente, anche se quelli diranno bene di loro; e addirittura, non diranno affatto bene se si troveranno in posizione di debolezza, perché non hanno autorità, e così diverranno maldicenti, per adeguarsi alla compagnia. [502]
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(Si vedano i discorsi della 2ª, 4ª e 5ª del giansenista: sono alti e seri).
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(Odio altrettanto il buffone e il tronfio). Non prenderemmo per amico né l’uno né l’altro.
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Si consulta solo l’orecchio perché si manca di cuore.
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La regola è l’universalità.
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Poeta, e non uomo universale [ 13 ].
Bellezze di omissione, di giudizio. [503]
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Figure.
Salvatore, padre, sacrificatore, ostia, cibo, re, saggio, legislatore, afflitto, povero, incaricato di formare un popolo, che doveva guidare e nutrire, e introdurre nella sua terra.
Gesù Cristo. Uffici.
Doveva da solo formare un grande popolo eletto, santo e scelto, guidarlo, nurirlo, introdurlo nel luogo di riposo e di santità, renderlo santo per Dio, formarne il tempio di Dio, riconciliarlo con Dio, salvarlo dall’ira di Dio, liberarlo dalla schiavitù del peccato che regna visibilmente nell’uomo, dare leggi a questo popolo, imprimere queste leggi nel suo cuore, offrirsi a Dio per loro, sacrificarsi per loro, essere un’ostia immacolata, e al tempo stesso sacrificatore, dovendo offrire il proprio corpo e il proprio sangue, e nondimeno offrire pane e vino a Dio.
Ingrediens mundum [ 14 ].
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Pietra su pietra [ 15 ].
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Ciò che ha preceduto, ciò che è seguito. Tutti gli Ebrei sussistenti ed erranti.
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Transfixerunt: Zaccaria 12, 10 [ 16 ].
Profezie.
Doveva venire un liberatore che avrebbe schiacciato la testa al demonio, e liberato il popolo dai suoi peccati, ex omnibus iniquitatibus [ 17 ]. Doveva esserci un nuovo Testamento che sarebbe stato eterno, doveva esserci un nuovo sacerdozio secondo l’ordine di Melchisedec [ 18 ], e sarebbe stato eterno; il Cristo doveva essere glorioso, potente, forte e tuttavia così miserabile che non lo avrebbero riconosciuto, non lo avrebbero affatto preso per ciò che è, lo avrebbero rigettato, ucciso, il suo popolo l’avrebbe rinnegato e non sarebbe stato più suo popolo, gli idolatri lo avrebbero accolto e sarebbero ricorsi a lui; avrebbe lasciato Sion per regnare al centro del paganesimo, e tuttavia gli Ebrei sarebbero sussistiti sempre; doveva essere re di Giudea quando non vi fosse più re. [504]
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Se l’anima è mortale o immortale, non c’è dubbio che ne consegue una morale totalmente diversa. E tuttavia ci sono filosofi che hanno regolato la loro morale indipendemente da questo!
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Deliberano di passare un’ora.
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Platone, per disporre al cristianesimo. [505]
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Grandezza, miseria
Più lumi si hanno, più si va scoprendo grandezza e bassezza nell’uomo.
Gli uomini comuni.
Quelli che sono più in alto.
I filosofi.
Si meravigliano degli uomini comuni.
I cristiani. Si meravigliano dei filosofi.
Chi si stupirà dunque nel vedere che la religione non fa che conoscere a fondo ciò che più si riconosce, quanto più si ha luce? [506]
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Figurativo
Dio si è servito della concupiscenza degli Ebrei per farli servire a Gesù Cristo (che portava il rimedio alla concupiscenza). [507]
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Figurativo
Niente somiglia tanto alla carità come la cupidigia, e niente le è così opposto. Gli Ebrei, ricolmi dei beni che lusingavano la loro cupidigia, erano del tutto conformi ai cristiani, e del tutto opposti. E in tal modo avevano le due qualità che erano necessarie, cioè una conformità assoluta al Messia, per figurarlo, e un’assoluta contrapposizione, per non essere testimoni sospetti. [508]
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La concupiscenza ci è divenuta naturale e ha costituito la nostra seconda natura. Così ci sono due nature in noi: una buona, l’altra cattiva. Dov’è Dio? Dove non siete voi. E il regno di Dio è dentro di voi. Rabbini [ 19 ]. [509]
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Chi non odia in sé il suo amor proprio e l’istinto che lo porta a farsi Dio, è davvero cieco. Chi non vede che non c’è niente di così opposto alla giustizia e alla verità? È falso che lo meritiamo, ed è ingiusto e impossibile arrivarci, poiché tutti pretendono la stessa cosa. È dunque una patente ingiustizia in cui siamo nati, di cui non possiamo disfarci e di cui pure bisogna disfarsi.
Tuttavia nessuna religione ha sottolineato che fosse un peccato, né che ci fossimo nati dentro, né che avessimo l’obbligo di resistervi, né ha pensato a darcene i rimedi. [510]
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Se c’è un Dio, bisogna amare solo lui, e non le creature transitorie. Il ragionamento degli empi nella Sapienza [ 20 ] è fondato solo sul presupposto che non ci sia Dio. «Posto questo, dice, godiamo dunque delle creature».
È il meno peggio. Ma se ci fosse un Dio da amare, non avrebbe tratto questa conclusione, ma quella opposta. Ed è la conclusione dei saggi: «C’è un Dio, dunque non godiamo delle creature».
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Dunque tutto ciò che ci stimola ad attaccarci alle creature è cattivo, poiché ci impedisce di servire Dio, se lo conosciamo, o di cercarlo, se lo ignoriamo. Ora, siamo pieni di concupiscenza, dunque di male, dunque dobbiamo odiare noi stessi e tutto quanto ci stimola ad attaccarci a qualcosa che non è Dio. [511]
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Tutti i loro princìpi sono veri, quelli dei pirroniani, degli stoici, degli atei, ecc. Ma le loro conclusioni sono false, perché anche i princìpi opposti sono veri. [512]
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L’uomo è visibilmente fatto per pensare. È tutta la sua dignità e tutto il suo merito; e il suo dovere è tutto nel pensare come si deve. Ora, l’ordine del pensiero è cominciare da se stessi, e dal proprio autore, e dal proprio fine.
E la gente a che pensa? Mai a questo! Bensì a danzare, a suonare il liuto, a cantare, a comporre versi, a correr l’anello [ 21 ], ecc., a battersi, a farsi re, senza pensare a che significa esser re, e che significa esser uomo. [513]
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Guerra intestina dell’uomo tra la ragione e le passioni.
Se non ci fosse che la ragione senza passioni.
Se non ci fossero che le passioni senza ragione.
Ma avendo l’una e le altre non può stare senza guerra, poiché non può aver pace con l’una se non facendo guerra con le altre.
Così è sempre diviso e contrario a se stesso. [514]
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Noia
Niente è così insopportabile all’uomo come essere in completo riposo, senza passioni, senza affari, senza distrazione, senza applicazione. Allora sente il suo nulla, il suo stato d’abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto. Immediatamente usciranno dal fondo della sua anima la noia, la depressione, la tristezza, il dolore, la rabbia, la disperazione. [515]
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Se è un accecamento soprannaturale vivere senza cercar di conoscere che cosa siamo, è uno terribile, vivere male quando si crede in Dio. [516]
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Profezie
Gesù Cristo sederà alla destra mentre Dio gli sottometterà i suoi nemici [ 22 ].
Dunque non sarà lui stesso a sottometterli. [517]
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L’ingiustizia
La presunzione congiunta alla miseria è un’estrema ingiustizia. [518]
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Ricerca del vero bene
Gli uomini comuni pongono il bene nella ricchezza e nei beni esteriori, o almeno nel divertimento.
I filosofi hanno dimostrato la vanità di tutto ciò, e l’hanno posto dove hanno potuto. [519]
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La vanità è così ancorata nel cuore dell’uomo che un soldato, un garzone, un cuoco, un facchino si vanta e può avere i suoi ammiratori, e anche i filosofi ne vogliono, e chi scrive per denunciare questo vuole aver la gloria di aver scritto bene, e chi lo legge vuole aver la gloria di averlo letto, e io che scrivo ho forse questa voglia, e forse chi leggerà… [520]
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Desiderio di essere stimati da coloro con cui stiamo.
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L’orgoglio ci possiede con tanta naturalezza in mezzo alle nostre miserie, errori, ecc., che siamo disposti a perdere anche la vita con gioia, purché se ne parli.
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Vanità: gioco, caccia, visite, spettacoli, falsa perpetuità del nome. [521]
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Questa duplicità dell’uomo è così visibile che c’è chi ha pensato che avessimo due anime.
Un soggetto semplice infatti sembrava loro incapace di tali e così improvvise variazioni: da una presunzione smisurata a un orribile abbattimento di cuore [ 23 ]. [522]
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La natura dell’uomo è: tutto è natura. Omne animal [ 24 ].
Non c’è niente che non possa divenir naturale. Non c’è niente di naturale che non si possa perdere. [523]
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È bene essere stanchi e sfiniti dall’inutile ricerca del vero bene, per tendere le braccia al Liberatore. [524]
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La sensibilità dell’uomo alle piccole cose e l’insensibilità alle cose più grandi: segno di uno strano capovolgimento. [525]
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Nonostante lo spettacolo di tutte le nostre miserie, che ci toccano, che ci stringono alla gola, abbiamo un istinto che ci innalza, impossibile da reprimere. [526]
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La cosa più importante di tutta la vita è la scelta del mestiere: il caso ne dispone. La consuetudine crea i muratori, i soldati, i conciatetti. È un eccellente conciatetti, dicono. E parlando dei soldati: Sono proprio pazzi, dicono. E altri invece: niente è grande se non la guerra, il resto degli uomini sono bricconi. A forza di sentir lodare nell’infanzia questi mestieri e disprezzare tutti gli altri, si sceglie. È naturale infatti amare la virtù e odiare la follia. Bastano queste parole a commuoverci, si sbaglia solo ad applicarle. Tanto è grande la forza della consuetudine che, da coloro che la natura ha fatto semplicemente uomini, si creano tutte le condizioni degli uomini.
Ci sono infatti dei paesi tutti di muratori, altri tutti di soldati, ecc. Di sicuro la natura non è così uniforme. È dunque la consuetudine che fa questo, perché è lei a costringere la natura. E talvolta la natura la vince e trattiene l’uomo nel suo istinto, contro qualsiasi consuetudine, buona o cattiva. [527]
[ 1 ] Vedi il dossier «Figure particolari».
[ 2 ] Salmo 44, 4: «Tu che sei il Potente, cingi la tua spada».
[ 3 ] L’edizione di Port-Royal fa precedere questo frammento dalla spiegazione seguente: «La parola IO di cui l’autore si serve nel pensiero seguente non significa che l’amor proprio. È un termine di cui aveva l’abitudine di servirsi con alcuni suoi amici». La Logique de Port-Royal (III, 19) indica: «Il compianto M. Pascal, che sapeva di vera retorica quanto nessun altro mai, spingeva questa regola [di non parlare di sé] fino a pretendere che una persona civile dovrebbe evitare di nominarsi e addirittura di servirsi delle parole io e me, ed era solito dire a questo riguardo che la pietà cristiana annienta l’io umano, e che l’urbanità umana lo nasconde e lo sopprime».
[ 4 ] Teresa d’Avila, Vita, cap. 32. Le parentesi corrispondono a una parola finora non decifrata.
[ 5 ] In realtà, Lettera di san Giacomo 5, 17.
[ 6 ] 3 Re 12, 31. Il re Geroboamo, per distogliere i suoi sudditi dall’andare in pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme, fece innalzare vitelli d’oro e reclutò sacerdoti che non appartenevano alla tribù di Levi. Impregnato della lettera di Saint-Cyran De la vocation (1648), Pascal ha la più alta idea del ministero sacerdotale.
[ 7 ] Genesi 14, 12-14.
[ 8 ] Luca 7, 8, ove un centurione dice a Gesù: «Avendo soldati sotto di me, dico a uno: Vai, ed egli va; e all’altro: Vieni, ed egli viene».
[ 9 ] Genesi 4, 7. Dio dice a Caino: «Il tuo appetito sarà sotto di te» (cf. trad. di Lovanio).
[ 10 ] Per esempio, Esodo 20, 5.
[ 11 ] Lettera 63: «Gesù Cristo [...] è in persona il Sacerdote di Dio Padre».
[ 12 ] Lafuma rinvia ad Abra de Raconis, La primauté et souveraineté particulière de S. Pierre, 1645: «Eliminate da una moltitudine il rapporto di unità, non resta che confusione...».
[ 13 ] In francese «honnête homme» [N.d.T.] . Dopo questa osservazione, l’autografo porta un testo cancellato che la Copia non ha trascritto: «(Dopo la mia 8a, credevo di aver risposto abbastanza)».
[ 14 ] Ebrei 10, 5-7: «Il Figlio di Dio, entrando nel mondo [...] dice: eccomi, io vengo [...] per fare, o Dio, la tua volontà».
[ 15 ] Marco 13, 2: Gesù annuncia la distruzione del tempio, di cui non resterà «pietra su pietra».
[ 16 ] Citato secondo Giovanni 19, 37: «Ancora in un altro punto della Scittura si dice: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
[ 17 ] Salmo 129, 8: «Egli stesso [Dio] riscatterà Israele da tutte le sue iniquità».
[ 18 ] Salmo 109, 4 (riferito a Genesi 14, 18).
[ 19 ] Luca 17, 21: «Il regno di Dio è dentro di voi» (cf. trad. di Lovanio).
[ 20 ] 2, 6.
[ 21 ] Gioco che consisteva, per un cavaliere, nell’afferrare un anello al galoppo.
[ 22 ] Salmo 109, 1-2.
[ 23 ] Essais, II, 1, p. 335: «Questa variazione e contraddizione che si vede in noi, così duttile, ha fatto sì che alcuni pensassero che abbiamo due anime [...] , poiché una così brusca diversità non può ben corrispondere a un soggetto semplice». Si tratta dei manichei, attaccati da sant’Agostino nel trattato Le due anime.
[ 24 ] Malleabile, l’uomo può recitare la parte di ciascuno degli esseri animati: agnello o lupo... La formula sembra calcata sulla celebre affermazione: Jesuita omnis homo, il gesuita impersona tutte le parti. Omne animal è l’inizio di un versetto dell’Ecclesiastico (13, 19): «Ogni animale ama il suo simile, così ogni uomo ama chi gli è vicino». Ma questo versetto sembra senza rapporto con il contesto.