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Maggie, dopo
Maggie si aggrappò alla maniglia di plastica sul sedile posteriore mentre la volante della polizia sfrecciava fra gli alberi di notte. Gli agenti in divisa con indosso i giubbetti antiproiettile sedevano davanti in silenzio, fatta eccezione per i momenti in cui comunicavano via radio. Maggie si trovava nel mezzo di un’operazione paramilitare di agenti, volanti della polizia, veicoli della swat e ambulanze. Gli agenti convergevano da tutte le direzioni, riempiendo le strade che portavano a una fattoria isolata di Tipton, vicino all’uscita dell’autostrada e due stazioni di servizio.
Maggie teneva il viso incollato al finestrino, cercando di vedere nella neve che cadeva fitta e nell’oscurità. Il cuore le batteva all’impazzata. Ogni muscolo del suo corpo era teso. Avevano attraversato la foresta e finalmente avevano raggiunto dei campi aperti. A ogni chilometro era sempre più vicina ad Anna. Sentiva che si stavano avvicinando, percorrendo a tutta velocità una tortuosa strada di campagna. Accelerarono dietro ad altre cinque volanti della polizia, come il vagone di un treno in corsa.
La volante svoltò bruscamente a una curva, seguendo le altre. I poliziotti sui sedili davanti parlavano in tono più concitato nella radio. Maggie intravide una fattoria in lontananza, un punto luminoso nell’oscurità. La volante accelerò e altrettanto fecero le altre che precedevano, i loro fanali rossi perforavano l’oscurità. Le sirene e i lampeggianti erano spenti.
La fattoria era sempre più vicina. La veranda anteriore e ogni stanza erano illuminate, e il davanti della fattoria era identica a quella dei Tenderly, ma sul retro c’erano quattro caravan, anch’essi con le luci accese.
Maggie deglutì a fatica. Stava male al pensiero che Anna e le altre ragazze fossero costrette a prostituirsi in quei caravan. Era terrorizzata all’idea che Anna fosse lì dentro, ma pregava che fosse viva. Dove c’era vita, c’era speranza.
La volante della polizia arrivò a grande velocità alla fattoria dietro alle altre. All’improvviso tutte le volanti rallentarono fino a fermarsi contemporaneamente, quindi parcheggiarono in un angolo sulla destra, spruzzando neve. Quella di Maggie si trovava alla fine della coda, a un centinaio di metri dalla fattoria.
I poliziotti che sedevano davanti afferrarono i fucili, balzarono fuori dalla volante e si inginocchiarono dietro la portiera aperta, puntando le armi verso la fattoria nella neve che sbuffava. I poliziotti nelle altre macchine stavano facendo la stessa cosa e gli agenti della swat uscivano da veicoli squadrati e neri in prima fila, più vicini alla fattoria.
Maggie aveva il cuore in gola. Non riusciva a vedere bene la fattoria. Era troppo lontana ed era troppo buio. Gli sbuffi della neve restavano attaccati ai finestrini della volante. Maggie aprì il finestrino. I fiocchi di neve le sferzavano il viso.
Anche con il finestrino aperto, la fattoria era troppo lontana perché Maggie vedesse qualcosa. Era troppo buio. La neve turbinava ovunque. La luce sulla veranda era molto fioca. Maggie pregava in silenzio. Di lì a qualche minuto, Anna poteva essere salvata, presa in ostaggio o uccisa.
Maggie osservava immobile mentre la swat si dirigeva velocemente verso la fattoria, dividendosi in tre gruppi. Uno di essi fece irruzione dalla porta d’ingresso principale con uno sperone di metallo e caricò all’interno. Un secondo e un terzo gruppo affiancarono la fattoria, corsero alle finestre e le mandarono in frantumi con i fucili.
All’improvviso, dalla fattoria si sentì una serie di colpi di arma da fuoco. Gli spari riecheggiarono nella notte nevosa. Dalle finestre si videro dei bagliori.
A Maggie si fermò il cuore. Anna era dentro la casa. Poteva essere stata colpita.
Maggie scese dalla volante, accovacciandosi dietro gli agenti della polizia nella neve che cadeva fitta. Furono esplosi altri colpi dentro la fattoria. Dalle finestre si videro altri bagliori.
Maggie doveva vedere che cosa stava succedendo. Cominciò a correre verso la fattoria. Avanzava a fatica nella neve alta. I fiocchi ghiacciati le colpivano il volto. Ignorò la polizia che le diceva di fermarsi.
Un gruppo di agenti della swat uscì dalla fattoria con due uomini in manette, spingendoli sulla veranda. Poliziotti e agenti dell’fbi in divisa portarono gli uomini in manette verso le volanti in attesa.
Maggie inciampò nella neve ma continuò a correre. Il suo viso era nella morsa del ghiaccio, il respiro sempre più affannoso. Sentì delle donne gridare nella fattoria. Il suono le lacerò il cuore, facendole riempire gli occhi di lacrime. Doveva andare a prendere Anna.
Maggie continuò a correre, la neve turbinava intorno a lei. Un altro gruppo di teste di cuoio portò fuori altri uomini in manette, a testa bassa. I poliziotti e gli agenti dell’fbi li circondarono e li portarono verso le volanti.
Maggie arrivò davanti alla fattoria, dove c’erano poliziotti che correvano a destra e sinistra. La urtavano, mentre davano istruzioni a gran voce.
«Signora, si fermi, torni indietro, è pericoloso!» gridò uno di loro, e un gruppo di poliziotti le bloccò il passo.
«C’è mia figlia là dentro!» replicò Maggie, ma la polizia fece un cordone.
Maggie guardò la veranda alle loro spalle. Uscì un altro gruppo di agenti della swat con due ragazze che indossavano una giacca a vento.
Il cuore di Maggie esplose di speranza. Ma nessuna delle due ragazze era Anna. Si disse che non doveva arrendersi. Ricordò che il comandante Vogel le aveva detto che le vittime erano sette. Ne mancavano ancora cinque.
Le teste di cuoio uscirono con altre due ragazze con indosso dei giacconi. In Maggie si riaccese la speranza. Si era messa in punta di piedi dietro i poliziotti per vedere meglio. Nessuna delle due ragazze era Anna. Ne mancavano tre.
Maggie iniziò ad andare nel panico. Ormai sarebbe dovuta uscire Anna. Non era possibile che Anna fosse stata colpita. Anna doveva essere viva.
Le teste di cuoio portarono fuori altre due ragazze. Maggie saltava su e giù. Le sembrò di vedere un viso familiare. Conosceva una delle due ragazze. Era Samantha Silas.
«Samantha!» gridò Maggie, ma Samantha non la vide nella confusione e nell’oscurità prima di essere portata via dalla veranda.
Maggie cominciò a pregare. Anna doveva essere la prossima. Non poteva essere morta. Doveva essere viva.
La swat emerse dalla casa con una ragazzina che indossava un giaccone e che il cuore di Maggie riconobbe all’istante, come era giusto che fosse, persino dopo tanto tempo. Un cuore di madre, dopotutto.
«Anna! Anna!» gridò Maggie, con gli occhi pieni di lacrime. Premette contro i poliziotti, ma non la lasciarono passare. «Quella è mia figlia!»
Anna si girò al suono della sua voce, vedendo finalmente Maggie mentre la polizia la portava via dalla veranda. «Quella è mia mamma!»
Maggie spinse via i poliziotti per raggiungere Anna, che si liberò della swat per andare incontro a sua madre. Si corsero incontro, cadendo l’una nelle braccia dell’altra, aggrappandosi l’una all’altra nel turbinio della neve.
Maggie strinse forte a sé Anna, abbracciando finalmente la sua meravigliosa bambina.
E giurando che non l’avrebbe mai più lasciata andare.
iTalia