55
Noah, dopo
Processo, terzo giorno
Noah si raddrizzò mentre
Linda chiamava la sua prossima testimone al banco, un’affascinante
donna afroamericana sui trentacinque anni in un tailleur pantalone
largo di colore nero. Aveva un bel viso dominato da grandi occhiali
con la montatura in metallo, e capelli corti, con dei piccoli
orecchini d’oro a cerchio. Sorrise al cancelliere che l’aveva fatta
giurare.
Linda era in piedi davanti al
banco dei testimoni. «Dica il suo
nome e cognome per la messa agli atti.»
«Patricia Evans.»
«Grazie, e qual è la sua occupazione?»
«Sono una criminologa dell’unità Servizi forensi
nella contea di Montgomery.»
«E lei ha una laurea in criminologia?»
«Sì, sono laureata in Scienze per l’investigazione
criminale all’Università di Drexel.»
«Da quanto tempo lavora come
criminologa?»
«Circa quattro anni.»
«Signora Evans, la prego di dire alla giuria, in
parole semplici, che cosa fa un criminologo per la contea di
Montgomery.»
«Raccogliamo, documentiamo, preserviamo e
interpretiamo le prove fisiche usando tecniche scientifiche al fine
di supportare le autorità nelle indagini su un
crimine.»
«E lei ha raccolto prove relative all’omicidio di
Anna Desroches?»
«Sì, quella sera sono stata chiamata sulla scena del
crimine.»
«Descriva alla giuria le tracce di fibre che ha
raccolto sulla scena.»
«Certamente, per prima cosa...» Evans si addentrò nella sua testimonianza, ma Noah
conosceva già quelle informazioni. Avevano trovato due fili bianchi
della sua camicia sul vestito di Anna e un filo blu del prendisole
a scacchi di Anna sui suoi pantaloni cachi. Noah ricordava quel
prendisole, che Anna aveva indossato al barbecue poi trasformatosi
in un incubo. Le cose erano solo peggiorate quando Maggie era scesa
dopo avere ascoltato la versione di Anna.
«Noah!» Maggie era
corsa di sotto nel seminterrato. Era rossa in viso, gli occhi
lucidi, traboccanti di lacrime di rabbia. Brandiva il suo cellulare
in aria come una torcia fiammeggiante. «Che diamine è questo?»
«Non so a che cosa ti riferisci» Noah non era riuscito a vedere che cosa ci fosse
sul telefono.
È un
messaggio che ho appena ricevuto. Sembra una foto di te in una
stanza d’albergo. Questo sei tu, vero? Maggie gli aveva
messo il telefono davanti al naso.
«Maggie, aspetta» Noah
aveva alzato le mani, riflessivo. Sembrava che fosse lui nella
foto, stava uscendo da una porta. Ma non sapeva chi gliel’avesse
fatta né quando.
«Chi è che ha scattato questa foto?»
«Non lo so.»
«Ma come no? Questa è una stanza d’albergo. Ho
ingrandito la foto. Si vede il cartello affisso sul retro della
porta. Dice che bisogna lasciare la stanza a mezzogiorno. Tu a che
ora hai lasciato la stanza, Noah?»
«Non lo so» aveva
cominciato a dire Noah, poi aveva visto il numero di telefono dal
quale era stato inviato il messaggio, un numero che conosceva.
Quello di Jordan. Doveva essere stata lei a scattare la foto mentre
lui usciva dalla sua camera, a Miami. Ricordava che lei aveva il
telefono in mano, ma non si era accorto che gli avesse fatto una
foto.
«Noah, questa è una foto recente? Quando è stata
fatta? Chi è che l’ha fatta?»
«Tesoro, posso spiegare...»
«Allora comincia a spiegare. Perché inizio a
sospettare che questa foto sia di Miami e che sia stata fatta da tu
sai chi.» Gli occhi di Maggie
avvampavano d’ira. «Come fa lei a
sapere della nostra festa di stasera? Come fa a saperlo se non sei
stato tu a dirglielo? Che cavolo ci facevi nella sua stanza
d’albergo? Hai appena finito di dirmi che non vi siete visti al
convegno!»
«Maggie, ascolta, ti chiedo scusa, ma non è successo
niente.» Noah aveva cercato di
prenderle il braccio, ma lei l’aveva allontanato con impeto.
«Mi hai appena detto che non l’avevi
vista.»
«Scusa...»
«Quindi l’hai vista? Quindi mi hai mentito? L’hai
fatto veramente? »Maggie aveva gli
occhi spalancati, le sue paure peggiori trovavano conferma.
«Io ti ho creduto, Noah! Ti ho
creduto e ho pensato che mi fossi fedele! Mi avevi detto che non vi
eravate visti al convegno, e invece non era vero!»
«Sì, ma...»
«Che cosa dovrei pensare di tutta questa storia, eh?
Che cosa avete fatto?»
«Non sono andato a letto con lei, non l’ho neanche
baciata.»
«Stronzate! Tu eri in una stanza d’albergo! Lei ti
ha fatto una foto mentre uscivi dalla stanza!»
«Ma perché non sono rimasto! Non volevo rimanere e
lei l’ha presa male...»
«Noah, ma che ci facevi nella sua stanza d’albergo?
E perché mi hai mentito? Come faccio a crederti? E si può sapere
che ti succede?»
«Maggie aspetta...»
Noah aveva sollevato di nuovo le braccia, vedendo che lei stava
perdendo il controllo. Le lacrime le scendevano copiose, il muco
ribolliva nel suo naso.
«Noah, mia figlia ha pianto fino a addormentarsi! Mi
ha detto che stavi cercando di molestarla! Tu mi dici che non è
vero! Come faccio a crederti?»
«Maggie, adesso che cosa c’entra Anna? Le due cose
non sono collegate...»
«Sì, invece! Ma pensi che sia stupida? Non hai
alcuna credibilità ai miei occhi! Tu sei un
predatore!»
«Ma non è vero!»
«Hai un debole per le ragazzine! Jordan è sempre
stata troppo giovane per te! È disgustoso!»
«Lo so, è stato uno sbaglio, è successo dopo
Karen...»
«Smettila di usare Karen come scusa! Sono stufa di
sentir parlare del tuo dolore! Di quanto eri inconsolabile! Sono io
quella che ha raccolto i cocci! E ora, quando finalmente ottengo
quello che ho sempre desiderato, mia figlia torna a casa, è così
che mi ripaghi? È questo che fai? Metterle le mani addosso in
bagno?»
«No, te l’ho già detto, le due cose non sono
legate...»
«Ma come no, Noah? Ho pensato che non mi avresti mai
mentito e invece stasera mi hai mentito. E quel messaggio ne è la
prova!»
«Ti ho mentito su quello, ma non sto mentendo su
Anna...»
«I bugiardi mentono, Noah, è questo che fanno! Non
so che cosa ti sia successo. Non so se stai avendo una crisi di
mezz’età. Non so se sia stato il fatto che io abbia portato a casa
Anna a farti andare fuori di testa, forse la cosa ti ha fatto di
pensare di nuovo alle ragazzine. Le labbra di Maggie si erano
arricciate in una smorfia di repulsione. Noah, hai quarantatré
anni! Sei un padre. Un patrigno. È disgustoso! Anna è una
minorenne! Dovrei denunciarti alla polizia, lo sai
questo?»
«Maggie, aspetta!»
aveva detto Noah, nel panico. Aveva fatto un passo verso di lei, ma
Maggie era indietreggiata nel corridoio. «Maggie, ascolta, hai capito male. Non ti ho mai
mentito prima...»
«Prima di cosa? Prima di stasera? Prima di Jordan?
Prima di Anna?»
«Tesoro, non fare così, mi devi
credere...»
«Col cavolo che ti credo!» Maggie gli aveva puntato contro un dito tremante,
piangendo più forte. «Vattene da
questa casa stasera stessa, Noah! Non m’importa dove vai! Vattene
da Jordan! Portale un qualche dolcetto del cavolo!»
«Maggie, no, ti prego...»
«Non ti voglio più in questa casa! Ho bisogno di
pensare e di parlare con mia figlia!»
«Maggie, ti prego, lascia che ti
spieghi...»
«Non c’è nient’altro da spiegare. Tanto non hai più
niente da dire!» Maggie si era messa
le mani sulle labbra, gli occhi fissi su di lui. Lei lo guardava
come se non l’avesse mai visto prima.
«Maggie, ferma, rallenta, non sono quello che
pensi...»
È proprio questo che mi
preoccupa. Adesso vattene!
«Non ho altre domande, grazie, signora
Evans.» Linda si rivolse al giudice
Gardner e Thomas si alzò in piedi.
«Vostro onore, chiedo il controesame.»
«Proceda.» Il giudice
Gardner fece un gesto e Linda tornò al suo posto, mentre Thomas si
faceva avanti.
«Signora Evans, lei ha dichiarato di aver trovato
alcune fibre della vittima sul dottor Alderman e, viceversa, ha
trovato alcune fibre del dottor Alderman sulla vittima, è
corretto?»
«Sì.»
«È vero o no che la sua
esperienza e le sue competenze non le rivelano in che modo sono
state scambiate quelle fibre, è corretto?»
«Corretto» rispose
Evans, dopo un momento.
«E secondo la sua perizia, non è possibile che
quelle fibre siano state scambiate mentre il dottor Alderman stava
cercando di rianimare Anna?»
«Sì.»
«Lei ha anche dichiarato di avere trovato alcuni
capelli di Anna sul dottor Alderman e, viceversa, alcuni capelli
del dottor Alderman sono stati trovati sul corpo di Anna, è
corretto?»
«Sì.»
«E, di nuovo, secondo la sua perizia, non è
possibile che quelle fibre siano state scambiate mentre il dottor
Alderman stava cercando di rianimare Anna?»
«Sì» rispose Evans,
dopo un momento.
«Vostro onore, non ho altre domande» disse Thomas, dando le spalle al banco dei
testimoni.
Noah avrebbe voluto gioire,
ma si contenne. Thomas aveva avuto la meglio su una testimone
importante.
Ma Noah non sapeva se quello
sarebbe stato sufficiente a salvarlo.