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Maggie, dopo
Maggie si sedette accanto a Kathy sul divano, terrorizzata. Connie era in piedi con la pistola puntata contro di loro. Era una montagna d’uomo, alto quasi due metri con un torace enorme e indossava una giacca da motociclista sopra a un paio di jeans.
Maggie pregava che Caleb si fosse nascosto. Non era uscito dalla cucina. Non aveva idea di dove fosse andato. La casa era piccolissima. Il suo cuore batteva all’impazzata per la paura. Si disse che doveva restare calma. In qualche modo, doveva portare Kathy e Caleb fuori da quella situazione.
«Connie, perché hai preso a calci quella porta del cavolo?» Roy stava tenendo su la porta, cercando di rimetterla sui cardini rotti. Era più basso di Connie, con un viso lungo e stretto e un sudicio berretto arancione. Era magro al punto da fare sembrare che il giubbotto gli stesse appeso sulle spalle.
«Chiudi quella boccaccia, Roy.» Connie lo guardò in cagnesco. I suoi occhi scuri erano distanti su un viso largo con una mandibola pronunciata. I capelli erano neri e unti.
Elma sedeva sulla sua poltrona, agitata. «Connie, metti via quella roba. Roy, che sta succedendo? Si può sapere che state facendo voi due?»
«Merda.» Roy stava armeggiando con la porta. «Connie, saremmo dovuti entrare come fanno tutti e non come se fossimo due maledetti agenti della swat.»
«È tutta colpa tua, Roy.» L’espressione di Connie si indurì e divenne una maschera di risentimento «Se queste stronzette sono qui, a fare domande, a creare problemi, è tutta colpa tua.»
Elma scosse la testa, impaurita. «Roy, fallo smettere. Non c’è nessun motivo.»
«Finalmente!» Roy si girò verso Connie dando le spalle alla porta. «Tutto quello che sai fare è procurarmi altro lavoro. Dopo la dovrò sistemare. A mia nonna si geleranno le chiappe.»
«No, non succederà.» Connie si girò su sé stesso verso Elma, puntandole contro la pistola, e premette il grilletto. La pistola fece fuoco. Il colpo riempì la stanza, assordante. Sul petto di Elma si aprì un foro rosso vivo. Emise un gemito, poi la testa le cadde in avanti.
Maggie cercò di non urlare, i suoi occhi si riempirono di lacrime di terrore. Pregò che Caleb restasse nascosto. Kathy si portò la mano alla bocca.
«No, no!» Roy corse al fianco di Elma. «È morta! L’hai ammazzata!»
«E dài, Roy.» Connie scosse la testa. «Era una questione in sospeso.»
«No, no, no!» gemette Roy, cullando il corpo senza vita di Elma. «No che non lo era! Lei non sapeva nulla!»
«Ma conosce queste stronzette. Pensi che non gli avrebbe detto niente di loro?» Connie indicò Maggie e Kathy con la pisola. Dal tamburo usciva il fumo, che penetrava l’aria fredda.
«Glielo spiegavo io a lei, no? Lei mi avrebbe ascoltato di sicuro!» Roy si alzò lentamente, iniziando a singhiozzare. Fissava il sangue di Elma sulle sue mani. «Perché l’hai uccisa, Connie? Prima pg, adesso lei? È l’unica famiglia che mi era rimasta, hai capito?»
Maggie ascoltava, terrorizzata. Quindi era stato Connie a uccidere pg. Noah diceva la verità. Le lacrime solcavano il viso di Kathy. Maggie doveva fare qualcosa. Raccolse le idee. Riusciva a sentire il bollitore che iniziava a fischiare. Pregava che quello non facesse pensare a Connie che in cucina ci fosse Caleb.
«Roy, e su, non fare la femminuccia!» disse Connie, parlando fra i denti.
«Lei era mia nonna!» urlò Roy, singhiozzando. All’improvviso corse verso Connie, cercando di prenderlo per il collo, le sue mani insanguinate afferrarono l’aria.
Connie alzò la pistola ed esplose un colpo. Il proiettile colpì Roy al collo, che esplose in sangue e tessuto. Lo sparo riecheggiò così forte da rompere i timpani. La sua forza fece girare Roy su sé stesso, prima che si accasciasse a terra.
Maggie si sforzava di pensare senza farsi prendere dal terrore. Connie stava per sparare di nuovo.
Questo le dava una possibilità. Non avrebbe avuto un’altra occasione.
Il bollitore stava fischiando forte. Il suo sguardo frenetico le cadde sul posacenere pieno. Lo prese e lo scagliò con forza sul viso di Connie.
Connie, di riflesso, alzò le mani. La pistola esplose un colpo in aria.
Kathy si avventò a testa bassa sulle gambe di Connie, facendogli perdere l’equilibrio. Connie cadde su un fianco contro il pavimento duro. La pistola gli sfuggì di mano e scivolò in cucina.
Maggie si buttò per prenderla e proprio in quel momento si aprì la porta sul retro.
Caleb era in piedi sulla soglia, teneva il telefono sollevato. «Ho chiamato il 911! Ho detto che era un’emergenza!»
«Piccolo bastardo!» inveì Connie, cercando di rimettersi in piedi. «Ti ammazzo!»
«No!» Maggie premette il grilletto proprio mentre Connie si lanciava su Caleb.
«Brutta stronza!» Connie cadde, afferrandosi la gamba dolorante. La coscia destra era zuppa di sangue.
«Vai, vai, vai!» Maggie afferrò Caleb per la spalla e corse con lui nel soggiorno. Kathy tirò con violenza la manopola. La porta cadde di lato.
Maggie, Caleb e Kathy uscirono di corsa sulla veranda, scesero gli scalini innevati e si allontanarono di corsa dalla casa.
All’improvviso, il suono delle sirene perforò l’aria gelida. Le volanti della polizia accelerarono verso di loro, con le luci rosse lampeggianti.
«Aiuto! Polizia!» Maggie fece cadere la pistola mentre correva. Tutti e tre corsero verso le volanti.
«Lui è dentro!» gridò Maggie, mentre le volanti della polizia inchiodavano, spruzzando neve dalle ruote. Le portiere si spalancarono e ne uscirono dei poliziotti in divisa, diretti verso la casa.
Connie correva zoppicante verso il suo furgone.
Un’altra volante della polizia sbucò dalla parte opposta, con le sirene a tutto volume e i lampeggianti accesi. Si fermò, il fascio di luce dei fari squarciava l’oscurità, illuminando Connie nel turbinio della neve.
Agenti in divisa scesero dalla macchina con la pistola in mano accerchiandolo.
«Fermo!» urlò la polizia, mentre si avvicinava alle sue spalle. «Mani in alto!»
Connie si fermò, in trappola. Poi si lasciò cadere in ginocchio nella neve vorticante, alzando le mani.