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Noah, dopo
Noah fu rilasciato nel braccio C, dove c’erano altri detenuti che stavano parlando o giocando a carte seduti intorno a tavolini con scacchiere su sgabelli di acciaio inossidabile fissati al pavimento di cemento. Sotto il primo livello di celle era montata una vecchia tv, accesa senza audio, e i detenuti la stavano guardando seguendo i sottotitoli o con delle vecchie cuffie. Altri detenuti erano in fila vicino a due telefoni che aspettavano il proprio turno. C’erano più guardie carcerarie di quante si sarebbe aspettato Noah, il quale alzò lo sguardo e vide le guardie e i funzionari raggruppati davanti alla sua cella al secondo livello.
Noah osservò i detenuti per vedere se ci fosse Drover, che però non era in vista. Forse era nella sua cella, dal momento che i detenuti non erano obbligati a uscire durante l’ora d’aria. Dopo la prima notte, Noah non riusciva a credere che gli agenti penitenziari lasciassero lui e Drover nello stesso braccio, ma cambiare cella in prigione era un problema amministrativo come tutti gli altri e richiedeva tempo.
Noah vide Peach e gli andò incontro, guardandosi intorno. Pensò che non sarebbe successo nulla finché c’erano così tante guardie al secondo livello, ma era comunque meglio restare in allerta. Raggiunse Peach e si strinsero la mano. «Stai bene? Ti hanno fatto rapporto?»
«No.» Peach abbozzò un sorriso. «Sono in debito con te, dottor Kildare.»
«Nessun problema.»
«Dove l’hai messo?»
«L’ho buttato fuori in corridoio. Prima o poi lo troveranno, ma non possono ricollegarlo al braccio C.» Noah si guardò alle spalle. «Dov’è la cella di John Drover?»
Peach esitò. «205. Il livello più in alto, in diagonale rispetto a noi, sull’altro lato. Non guardare adesso.»
«È lì ora?»
«No. Non è ancora tornato.»
Noah si chiese se avessero già assegnato un’altra cella a Drover. «Dimmi di lui.»
«È a capo di una gang di Coatesville. Comunque non importa dov’è. I suoi sono ovunque.»
«Perché pensa che sia stato io a lasciar morire Jeremy?»
«Perché alla fine è morto. Si coprono le spalle a vicenda.» Peach arricciò le labbra sottili. «Jeremy passava quasi tutto il tempo in isolamento. Era un ragazzino, cavolo. Chiacchierone, irrispettoso, sempre coinvolto in qualche rissa, e l’ultima volta, ha fatto incazzare la persona sbagliata. È stato Drover a farti avere il kit di primo soccorso per aiutarti.»
«Chi è che ha ucciso Jeremy?»
Peach aggrottò la fronte. «Questo non posso dirtelo.»
«Sì che puoi.» Noah doveva sapere quante più cose possibili per proteggersi. Non aveva un’arma, quindi le informazioni erano l’alternativa migliore. «Dimmelo. Oppure dirò dell’ago.»
«Stai imparando le basi.» Peach sorrise, con ammirazione. «Jimmy Williams.»
«Anche Williams è nel braccio C?»
«Sì, 207.» Peach lanciò un’occhiata alle spalle di Noah. «Dottor Kildare, sei nei guai. Drover darà la colpa a te in ogni caso.»
«Allora che cosa faccio?»
«Guardati le spalle. Sei da solo. Ci divideranno.»
«Eh già.» Noah aveva capito che Peach non ne era affatto dispiaciuto, ed era comprensibile. Se era un obiettivo, il suo compagno di cella ne avrebbe pagato le spese.
«Pensi che potrei riuscire a convincerli a spostarmi in un altro braccio?» Noah stava pensando a tutte le possibilità che gli venivano in mente.
«Non farebbe alcuna differenza. Gli uomini di Drover ti troveranno ovunque.»
«Non ovunque» disse Noah, guardandosi intorno alla ricerca di una guardia carceraria.