73
Noah, dopo
Noah fu rilasciato nel
braccio C, dove c’erano altri detenuti che stavano parlando o
giocando a carte seduti intorno a tavolini con scacchiere su
sgabelli di acciaio inossidabile fissati al pavimento di cemento.
Sotto il primo livello di celle era montata una vecchia tv, accesa
senza audio, e i detenuti la stavano guardando seguendo i
sottotitoli o con delle vecchie cuffie. Altri detenuti erano in
fila vicino a due telefoni che aspettavano il proprio turno.
C’erano più guardie carcerarie di quante si sarebbe aspettato Noah,
il quale alzò lo sguardo e vide le guardie e i funzionari
raggruppati davanti alla sua cella al secondo livello.
Noah osservò i detenuti per
vedere se ci fosse Drover, che però non era in vista. Forse era
nella sua cella, dal momento che i detenuti non erano obbligati a
uscire durante l’ora d’aria. Dopo la prima notte, Noah non riusciva
a credere che gli agenti penitenziari lasciassero lui e Drover
nello stesso braccio, ma cambiare cella in prigione era un problema
amministrativo come tutti gli altri e richiedeva tempo.
Noah vide Peach e gli andò
incontro, guardandosi intorno. Pensò che non sarebbe successo nulla
finché c’erano così tante guardie al secondo livello, ma era
comunque meglio restare in allerta. Raggiunse Peach e si strinsero
la mano. «Stai bene? Ti hanno fatto
rapporto?»
«No.» Peach abbozzò un
sorriso. «Sono in debito con te,
dottor Kildare.»
«Nessun problema.»
«Dove l’hai messo?»
«L’ho buttato fuori in corridoio. Prima o poi lo
troveranno, ma non possono ricollegarlo al braccio
C.» Noah si guardò alle spalle.
«Dov’è la cella di John
Drover?»
Peach esitò. «205. Il livello più in alto, in diagonale rispetto
a noi, sull’altro lato. Non guardare adesso.»
«È
lì ora?»
«No. Non è ancora tornato.»
Noah si chiese se avessero
già assegnato un’altra cella a Drover. «Dimmi di lui.»
«È a capo di una gang di
Coatesville. Comunque non importa dov’è. I suoi sono
ovunque.»
«Perché pensa che sia stato io a lasciar morire
Jeremy?»
«Perché alla fine è morto. Si coprono le spalle a
vicenda.» Peach arricciò le labbra
sottili. «Jeremy passava quasi tutto
il tempo in isolamento. Era un ragazzino, cavolo. Chiacchierone,
irrispettoso, sempre coinvolto in qualche rissa, e l’ultima volta,
ha fatto incazzare la persona sbagliata. È stato Drover a farti
avere il kit di primo soccorso per aiutarti.»
«Chi è che ha ucciso
Jeremy?»
Peach aggrottò la fronte.
«Questo non posso
dirtelo.»
«Sì che puoi.» Noah
doveva sapere quante più cose possibili per proteggersi. Non aveva
un’arma, quindi le informazioni erano l’alternativa migliore.
«Dimmelo. Oppure dirò
dell’ago.»
«Stai imparando le basi.» Peach sorrise, con ammirazione. «Jimmy Williams.»
«Anche Williams è nel braccio C?»
«Sì, 207.» Peach
lanciò un’occhiata alle spalle di Noah. «Dottor Kildare, sei nei guai. Drover darà la colpa
a te in ogni caso.»
«Allora che cosa faccio?»
«Guardati le spalle. Sei da solo. Ci
divideranno.»
«Eh già.» Noah aveva
capito che Peach non ne era affatto dispiaciuto, ed era
comprensibile. Se era un obiettivo, il suo compagno di cella ne
avrebbe pagato le spese.
«Pensi che potrei riuscire a convincerli a spostarmi
in un altro braccio?» Noah stava
pensando a tutte le possibilità che gli venivano in mente.
«Non farebbe alcuna differenza. Gli uomini di Drover
ti troveranno ovunque.»
«Non ovunque» disse
Noah, guardandosi intorno alla ricerca di una guardia
carceraria.