17
Noah, dopo
Processo, quinto giorno
Lo sguardo di Noah si spostò da un estremo all’altro della galleria, ma Maggie ancora non c’era. Si sentiva sollevato all’idea che si sarebbe risparmiata la sua deposizione.
Linda era in piedi di fronte al banco dei testimoni, con le gambe piantate come se fosse la versione umana di un cavalletto da falegname.
«Dottor Alderman, torniamo alla sera in cui è stata uccisa Anna. Nell’esame diretto, lei ha dichiarato di essere uscito dal lavoro alle 18:30, non è vero?»
«Sì.»
«Ed è andato direttamente in palestra, non è vero?»
«Sì.»
«Ha impiegato circa venti minuti ad arrivare in palestra, è corretto?»
«Sì, è corretto.»
«E aveva con sé il suo cellulare, non è vero?»
«Sì.»
«Mentre andava in palestra, non ha avuto alcuna conversazione al telefono, giusto?»
«No, nessuna conversazione.»
«Ha provato a effettuare qualche chiamata mentre andava in palestra?»
«Sì, ho provato a chiamare mia moglie. O meglio, l’ho chiamata, nel tentativo di parlare con lei.»
Linda abbozzò un sorriso. «Lei è un uomo preciso, non è vero?»
Noah pensò che quella fosse una domanda retorica. Era un allergologo pediatrico, ovvio che fosse preciso. Non conosceva un medico che puntasse a essere negligente.
«Ma sua moglie non ha risposto alla sua chiamata, giusto, dottor Alderman?»
«Sì.»
«Lei non ha lasciato un messaggio a sua moglie, giusto?»
«Sì.»
«Lei non viveva più con sua moglie in quel momento, giusto?»
«Sì.»
«Lei se n’è andato di casa su richiesta di sua moglie, non è vero?»
«Sì.» Noah ricordava ogni singolo minuto, ma persino mentre succedeva, aveva pensato che sarebbe riuscito a sistemare tutto. Sapeva che Maggie lo amava tanto quanto lui amava lei, nel profondo. Noah sapeva che l’amore di Maggie era ancora lì, offuscato da un sortilegio, come succede nelle coppie sposate. Un amore radicato, che penetra nelle tue stesse ossa. Cambiandoti per sempre, riconfigurando il tuo stesso dna. Noah era un uomo diverso, dopo Maggie.
Linda alzò la testa perfettamente pettinata. «Quindi lei è arrivato in palestra all’incirca alle 18:50, è corretto?»
«Sì, esatto.»
«E lei ha lasciato l’auto nel parcheggio dietro la palestra, è corretto?»
«Sì.» Noah aveva affrontato questo punto con Thomas, il quale l’aveva avvertito che si trattava di un terreno insidioso.
«Dottor Alderman, lasci che le mostri un elemento classificato come reperto dell’accusa numero 42.» Linda gli mise davanti il suo iPhone, che la polizia aveva sequestrato la sera dell’omicidio di Anna. Da allora non l’aveva più visto e ora era turbato nel trovarsi davanti un oggetto della sua vita precedente, con i suoi calendari, le foto, i rilevatori di polline e le playlist piene di musica classica.
Linda indicò il telefono. «La prego di esaminarlo per accertarsi che sia proprio il suo. È completamente carico.»
Noah prese il telefono e premette il pulsante Home, che fece illuminare lo schermo con una foto che ritraeva Maggie e Caleb che sorridevano felici. La logopedista aveva dato a Caleb un diploma e un tocco per premiare i suoi progressi.
«Non è il suo telefono quello?»
«Sì.» Noah lo posò. Era la sua vecchia vita, scomparsa come i dinosauri. Estinta.
«Vada nei messaggi, mentre apro il reperto dell’accusa numero 43 sullo schermo.»
Thomas scattò in piedi. «Obiezione, Vostro onore. Rinnovo la mia obiezione, fatta durante il caso dell’accusa; il messaggio di testo è inammissibile in quanto non è adeguatamente autenticato secondo la sentenza Stato contro Koch e costituisce una testimonianza indiretta.»
Linda si rivolse al giudice Gardner. «Vostro onore, come già detto, Koch non preclude l’ammissione di questo messaggio. La Corte Suprema e Koch chiariscono che i messaggi possono essere autenticati dalle circostanze, come quelle presenti, dove altri non utilizzano abitualmente il telefono e il cellulare non era stato messo in un luogo accessibile. E non costituisce una testimonianza indiretta in quanto non viene ammessa a provare la verità del fatto asserito.»
Il giudice Gardner guardò in basso verso Noah. «Dottor Alderman, altre persone usano abitualmente il suo telefono senza il suo permesso?»
«No, Vostro onore.»
«Grazie.» Il giudice Gardner annuì. «Obiezione respinta, e il messaggio è ammissibile.»
Thomas si lasciò cadere sulla sedia e Linda fece un cenno al suo assistente. Sullo schermo apparve un messaggio, ingrandito in modo vistoso.
Ciao Anna! Ti va di venire a casa mia alle 21:15 stasera? Mi dispiace e voglio sistemare le cose. Non dirlo a tua madre.
«Dottor Alderman, questo non è l’ultimo messaggio sul suo telefono?»
«Sì, esatto.»
«E quel messaggio è stato inviato il 10 maggio, la sera in cui è stata uccisa Anna, non è vero?»
«Sì.»
«Il messaggio è stato inviato alle 18:55, la sera in cui è stata uccisa Anna, non è vero?»
«Sì.»
«E il nome in alto sullo schermo è ‘Anna’, a indicare che il messaggio è stato inviato ad Anna, non è così?»
«Sì.»
«Non ha ricevuto risposta al messaggio, giusto?»
«No.»
«Lasci che le mostri il reperto dell’accusa numero 44, che è già stato ammesso ed è una copia dei dati dell’iPhone di Anna.» Linda fece un cenno al suo assistente e la schermata mostrò la cronologia dei messaggi di Anna. «Dottor Alderman, riesce a vedere che Anna ha ricevuto il messaggio partito dal suo telefono all’incirca un minuto dopo l’invio?»
«Sì.»
Linda fece un cenno al suo assistente, che tornò alla schermata precedente mostrando il messaggio. «Dottor Alderman, lei non ha inviato questo messaggio ad Anna per farla venire a casa sua in modo che lei potesse farle altre avances sessuali?»
«No.»
«Ma nel messaggio non c’è scritto ‘Ciao Anna! Ti va di venire a casa mia alle 21:15 stasera’?»
«Sì.»
Linda aggrottò la fronte. «Glielo chiedo ancora una volta, lei non ha inviato un messaggio ad Anna per farla venire a casa sua?»
«No.» Noah sbatté le palpebre, aspettando la domanda successiva. Non riusciva a vedere Thomas perché Linda gli stava precisamente davanti, bloccando la visuale. Noah sospettava che lo stesse facendo apposta.
«Allora che cosa voleva dire ad Anna quando le ha scritto ‘Ciao Anna! Ti va di venire a casa mia alle 21:15’?»
«Non sono stato io a inviare quel messaggio. È stato inviato dal mio telefono, ma non sono stato io a mandarlo.»
«Come, scusi?» Linda rimase a bocca aperta. Gli spettatori nella galleria erano sorpresi e la disegnatrice in aula cominciò a scribacchiare. Thomas non voleva che Noah parlasse di questo, ma non aveva altra scelta.
Maggie ancora non si vedeva.