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Noah, dopo
Processo, quinto giorno
Lo sguardo di Noah si spostò
da un estremo all’altro della galleria, ma Maggie ancora non c’era.
Si sentiva sollevato all’idea che si sarebbe risparmiata la sua
deposizione.
Linda era in piedi di fronte
al banco dei testimoni, con le gambe piantate come se fosse la
versione umana di un cavalletto da falegname.
«Dottor Alderman, torniamo alla sera in cui è stata
uccisa Anna. Nell’esame diretto, lei ha dichiarato di essere uscito
dal lavoro alle 18:30, non è vero?»
«Sì.»
«Ed è andato direttamente in palestra, non è
vero?»
«Sì.»
«Ha impiegato circa venti minuti ad arrivare in
palestra, è corretto?»
«Sì, è corretto.»
«E aveva con sé il suo cellulare, non è
vero?»
«Sì.»
«Mentre andava in palestra, non ha avuto alcuna
conversazione al telefono, giusto?»
«No, nessuna conversazione.»
«Ha provato a effettuare qualche chiamata mentre
andava in palestra?»
«Sì, ho provato a chiamare mia moglie. O meglio,
l’ho chiamata, nel tentativo di parlare con lei.»
Linda abbozzò un sorriso.
«Lei è un uomo preciso, non è
vero?»
Noah pensò che quella fosse
una domanda retorica. Era un allergologo pediatrico, ovvio che
fosse preciso. Non conosceva un medico che puntasse a essere
negligente.
«Ma sua moglie non ha risposto alla sua chiamata,
giusto, dottor Alderman?»
«Sì.»
«Lei non ha lasciato un messaggio a sua moglie,
giusto?»
«Sì.»
«Lei non viveva più con sua moglie in quel momento,
giusto?»
«Sì.»
«Lei se n’è andato di casa su richiesta di sua
moglie, non è vero?»
«Sì.» Noah ricordava
ogni singolo minuto, ma persino mentre succedeva, aveva pensato che
sarebbe riuscito a sistemare tutto. Sapeva che Maggie lo amava
tanto quanto lui amava lei, nel profondo. Noah sapeva che l’amore
di Maggie era ancora lì, offuscato da un sortilegio, come succede
nelle coppie sposate. Un amore radicato, che penetra nelle tue
stesse ossa. Cambiandoti per sempre, riconfigurando il tuo stesso
dna. Noah era un uomo diverso, dopo
Maggie.
Linda alzò la testa
perfettamente pettinata. «Quindi lei
è arrivato in palestra all’incirca alle 18:50, è
corretto?»
«Sì, esatto.»
«E lei ha lasciato l’auto nel parcheggio dietro la
palestra, è corretto?»
«Sì.» Noah aveva
affrontato questo punto con Thomas, il quale l’aveva avvertito che
si trattava di un terreno insidioso.
«Dottor Alderman, lasci che le mostri un elemento
classificato come reperto dell’accusa numero 42.» Linda gli mise davanti il suo iPhone, che la
polizia aveva sequestrato la sera dell’omicidio di Anna. Da allora
non l’aveva più visto e ora era turbato nel trovarsi davanti un
oggetto della sua vita precedente, con i suoi calendari, le foto, i
rilevatori di polline e le playlist piene di musica classica.
Linda indicò il telefono.
«La prego di esaminarlo per
accertarsi che sia proprio il suo. È completamente
carico.»
Noah prese il telefono e
premette il pulsante Home, che fece illuminare lo schermo con una
foto che ritraeva Maggie e Caleb che sorridevano felici. La
logopedista aveva dato a Caleb un diploma e un tocco per premiare i
suoi progressi.
«Non è il suo telefono quello?»
«Sì.» Noah lo posò.
Era la sua vecchia vita, scomparsa come i dinosauri. Estinta.
«Vada nei messaggi, mentre apro il reperto
dell’accusa numero 43 sullo schermo.»
Thomas scattò in piedi.
«Obiezione, Vostro onore. Rinnovo la
mia obiezione, fatta durante il caso dell’accusa; il messaggio di
testo è inammissibile in quanto non è adeguatamente autenticato
secondo la sentenza Stato contro Koch
e costituisce una testimonianza indiretta.»
Linda si rivolse al giudice
Gardner. «Vostro onore, come già
detto, Koch non preclude l’ammissione
di questo messaggio. La Corte Suprema e Koch chiariscono che i messaggi possono essere
autenticati dalle circostanze, come quelle presenti, dove altri non
utilizzano abitualmente il telefono e il cellulare non era stato
messo in un luogo accessibile. E non costituisce una testimonianza
indiretta in quanto non viene ammessa a provare la verità del fatto
asserito.»
Il giudice Gardner guardò in
basso verso Noah. «Dottor Alderman,
altre persone usano abitualmente il suo telefono senza il suo
permesso?»
«No, Vostro onore.»
«Grazie.» Il giudice
Gardner annuì. «Obiezione respinta, e
il messaggio è ammissibile.»
Thomas si lasciò cadere sulla
sedia e Linda fece un cenno al suo assistente. Sullo schermo
apparve un messaggio, ingrandito in modo vistoso.
Ciao Anna! Ti va di venire a
casa mia alle 21:15 stasera? Mi dispiace e voglio sistemare le
cose. Non dirlo a tua madre.
«Dottor Alderman, questo non è l’ultimo messaggio
sul suo telefono?»
«Sì, esatto.»
«E quel messaggio è stato inviato il 10 maggio, la
sera in cui è stata uccisa Anna, non è vero?»
«Sì.»
«Il messaggio è stato inviato alle 18:55, la sera in
cui è stata uccisa Anna, non è vero?»
«Sì.»
«E il nome in alto sullo schermo è ‘Anna’, a
indicare che il messaggio è stato inviato ad Anna, non è
così?»
«Sì.»
«Non ha ricevuto risposta al messaggio,
giusto?»
«No.»
«Lasci che le mostri il reperto dell’accusa numero
44, che è già stato ammesso ed è una copia dei dati dell’iPhone di
Anna.» Linda fece un cenno al suo
assistente e la schermata mostrò la cronologia dei messaggi di
Anna. «Dottor Alderman, riesce a
vedere che Anna ha ricevuto il messaggio partito dal suo telefono
all’incirca un minuto dopo l’invio?»
«Sì.»
Linda fece un cenno al suo
assistente, che tornò alla schermata precedente mostrando il
messaggio. «Dottor Alderman, lei non
ha inviato questo messaggio ad Anna per farla venire a casa sua in
modo che lei potesse farle altre avances sessuali?»
«No.»
«Ma nel messaggio non c’è scritto ‘Ciao Anna! Ti va
di venire a casa mia alle 21:15 stasera’?»
«Sì.»
Linda aggrottò la fronte.
«Glielo chiedo ancora una volta, lei
non ha inviato un messaggio ad Anna per farla venire a casa
sua?»
«No.» Noah sbatté le
palpebre, aspettando la domanda successiva. Non riusciva a vedere
Thomas perché Linda gli stava precisamente davanti, bloccando la
visuale. Noah sospettava che lo stesse facendo apposta.
«Allora che cosa voleva dire ad Anna quando le ha
scritto ‘Ciao Anna! Ti va di venire a casa mia alle
21:15’?»
«Non sono stato io a inviare quel messaggio. È stato
inviato dal mio telefono, ma non sono stato io a
mandarlo.»
«Come, scusi?» Linda rimase
a bocca aperta. Gli spettatori nella galleria erano sorpresi e la
disegnatrice in aula cominciò a scribacchiare. Thomas non voleva
che Noah parlasse di questo, ma non aveva altra scelta.
Maggie ancora non si
vedeva.