21
Noah, dopo
Processo, quinto giorno
Noah si stava preparando alla serie successiva di domande, quando vide aprirsi la porta in fondo all’aula ed entrò Maggie, che indossava un paio di occhiali da sole. Entrò di soppiatto e si sedette nell’ultima fila, dove lui non poteva vederla dietro agli altri spettatori nella galleria. I suoi capelli erano raccolti in una coda di cavallo, e indossava il giubbino di jeans che Noah aveva riconosciuto essere di Anna.
Noah sentì una stretta al petto, ma cercò di non far trasparire le emozioni. Non voleva attirare l’attenzione su Maggie. Probabilmente si era tirata indietro i capelli nel tentativo di camuffarsi, dal momento che i suoi ricci scuri erano molto riconoscibili dalle foto sui giornali. Quasi sicuramente indossava il giubbino di Anna come un ricordo, ma solo Noah poteva saperlo.
Il giubbino di jeans fece ricordare a Noah la prima sera in cui Anna si era trasferita da loro. Erano usciti a comprare un letto, poi lui aveva portato Anna e Caleb da Bed Bath & Beyond. Anna indossava il giubbino sopra un prendisole a scacchi celeste e Caleb era andato di corsa all’espositore delle caramelle alla cassa.
Noah aveva la lista delle cose da fare sul suo telefono ed era andato al negozio con Anna, facendosi spazio fra le corsie stipate di qualsiasi articolo immaginabile per la casa. «Anna, che cosa vuoi prendere per prima cosa?» le aveva chiesto lui. «Asciugamani o lenzuola?»
«Lenzuola.»
«Dove sono le lenzuola?»
«Là, in fondo.» Anna era già scattata davanti a lui, con i capelli raccolti in una coda di cavallo che oscillavano. Noah aveva pensato che fosse una cosa carina e semplice da fare, finché non si era reso conto, solo più tardi, che niente di ciò che faceva Anna era semplice. Al contrario, tutto quello che faceva era calcolato per produrre un effetto. Poteva anche avere diciassette anni, ma era la donna più manipolatrice che avesse mai conosciuto.
«Noah, eccole, e hanno anche un campione, così puoi sentire la consistenza.»
«Quali vuoi prendere? Lascio scegliere a te.»
«Voglio quelle più morbide. Queste sembrano morbide.» Anna aveva passato un dito sulla stoffa, le sue labbra si erano schiuse in un sorriso stranamente malizioso. Non vuoi sentire, Noah? Non vuoi sentire quanto sono morbide?
«Cosa?» Noah non era sicuro di avere sentito bene, sebbene l’espressione sul viso di Anna fosse diventata improvvisamente seducente, i suoi occhi azzurri brillavano.
«Noah, non vuoi vedere se sono morbida come pensi?»
Anche quella volta, Noah non era sicuro di avere sentito bene, ma Caleb arrivò di corsa scuotendo alcune scatole di caramelle e l’espressione di Anna si ricompose per indossare di nuovo la maschera dolce e innocente.
Noah provò una fitta a quel ricordo, un altro segnale che aveva ignorato. Col senno di poi, aveva intravisto chi fosse davvero Anna, si era accorto che stava manipolando tutti. La cosa più assurda era che lui si era chiesto davvero quanto lei fosse morbida. Non in modo consapevole, ma nella parte primordiale del suo cervello, dove non abitava il marito e il padre borghese di periferia, ma l’uomo. C’era stato qualcosa nel modo in cui il giubbino di Anna continuava ad aprirsi e chiudersi sopra il vestito, lasciando intravedere il decolleté. La pelle rosa dei suoi seni sporgeva dalla scollatura, e lei era così giovane, ed era sabato sera. Noah stava cercando delle lenzuola, ma quello che voleva davvero era fare sesso.
Avrebbe dovuto sapere che doveva restare in guardia, dopo quell’episodio. Ma non l’aveva fatto e quello era il motivo per il quale si trovava in quell’aula di tribunale con l’accusa di omicidio e Linda che si stava avvicinando al banco sfoggiando un sorriso che aveva assunto dopo la deposizione di Noah in merito al messaggio.
«Dottor Alderman, a che ora è uscito dalla palestra, lo sa?»
«All’incirca alle 21:15.»
«Lei non è tornato direttamente a casa dopo essere uscito dalla palestra, giusto?»
«No.»
«Che cosa ha fatto?»
«Sono tornato alla macchina per prendere il portafoglio e il telefono, poi sono andato al negozio di alimentari per prendere qualche piatto pronto per la cena.»
«A proposito, chiunque abbia inviato il messaggio non ha rubato il suo portafoglio, è corretto?»
«Sì.»
Linda fece un cenno al suo assistente, che fece comparire sullo schermo lo scontrino di un alimentari. «Dottor Alderman, le sto mostrando il reperto dell’accusa numero 45, che è stato ammesso in precedenza. Lei lo vede quello scontrino, non è vero?»
«Sì.»
«Lo scontrino mostra che lei è uscito dal negozio alle 21:03, non è vero?»
«Sì.»
«Dottor Alderman, a quel punto lei è andato direttamente a casa, non è vero?»
«Sì.»
«Dottor Alderman, quanto tempo ha impiegato per tornare a casa?»
«Circa venti minuti. Ho parcheggiato nel mio vialetto alle 21:30 dietro la macchina di Anna.»
«Non era sorpreso nel vedere la macchina di Anna nel suo vialetto, giusto?»
«Sì, ero sorpreso.»
«Perché era sorpreso se aveva inviato un messaggio chiedendole di vedervi a casa sua?»
«Non sono stato io a inviare il messaggio.»
Linda si diede un colpetto sulla fronte in modo teatrale. «Quindi quella è la sua versione e non la smentisce?»
Thomas si alzò. «Obiezione, Vostro onore. I commenti della procuratrice sono inopportuni e pregiudizievoli.»
«Accolta.» Il giudice Gardner fece a Thomas il gesto di sedersi. «Signora Swain-Pettit, lei è ammonita.»
«Grazie, Vostro onore.» Linda si girò verso Noah, incrociando le braccia. «Dottor Alderman, cos’è successo dopo che è tornato a casa?»
«Sono sceso dall’auto con la borsa della spesa e la macchina di Anna era nel vialetto. Ho guardato dentro la macchina ma lei non c’era.» Noah aveva descritto quel momento all’esame diretto, quindi ora aveva risposto in modo sintetico. «Ho proseguito verso casa, ed era buio. La luce della veranda era spenta. Mi sono guardato intorno perché sapevo che Anna non aveva le chiavi, quindi era sicuramente fuori.»
Linda rimase a braccia conserte, lasciandolo parlare senza interruzioni e Noah si rese conto che questa sarebbe stata la prima volta che Maggie avrebbe sentito la sua storia dall’inizio alla fine. Noah pregava che Maggie gli credesse, e che la giuria facesse altrettanto. Quando aveva parlato all’esame diretto, la giuria aveva ascoltato con attenzione, ma Noah sapeva che Linda gli avrebbe fatto raccontare tutto da capo in modo da poterlo distruggere.
«Ho visto che era distesa sul pavimento della veranda e ho pensato che si fosse addormentata, quindi ho appoggiato la borsa della spesa a terra e ho detto: ‘Che ci fai qui?’ Ma Anna non si è mossa, mi sono avvicinato a lei e mi sono accorto che era morta.»
«Come ha fatto a capire che era morta?»
«Non si muoveva e non rispondeva, poi le ho toccato il braccio e non c’è stata alcuna reazione, quindi mi sono avvicinato e l’ho guardata in faccia. I miei occhi si erano abituati all’oscurità e ho visto che aveva gli occhi aperti.» Noah si rese conto che stava dando informazioni non richieste, ma si sentiva scosso, sapendo che Maggie stava ascoltando ogni parola. «Ho provato a vedere se c’era battito sul collo, poi al polso, e non c’era battito, ma la pelle del collo era calda, quindi ho provato a fare il massaggio cardiaco. Ho iniziato con le compressioni toraciche e, contemporaneamente, ho tirato fuori il telefono dalla tasca e ho chiamato il 911, mettendo il vivavoce mentre facevo le compressioni.»
Linda aggrottò la fronte. «Come ha fatto a capire che era stata strangolata se era buio?»
«Oh, giusto. Avevo il telefono in mano e ho acceso la torcia puntandogliela in viso.»
«Perché parla della torcia solo adesso?»
«Me ne sono dimenticato. L’ho detto prima, durante l’esame diretto.»
Linda inarcò un sopracciglio. «Intende dire che ne ha parlato quando era il suo avvocato a farle le domande, ma non adesso?»
«Obiezione.» Thomas si alzò, corrucciato. «Quel commento è una testimonianza, Vostro onore.»
«Accolta.» Il giudice Gardner fece cenno a Thomas di sedersi. «Avvocato, riformuli la domanda.»
«Ritiro la domanda» disse Linda, ma aveva comunque ottenuto il suo scopo. «Dottor Alderman, sta dicendo che lei ha esaminato Anna sulla veranda?»
«Be’, non esaminata, ma l’ho guardata, e ho visto che era stata strangolata.»
«Lei non aveva visto il cadavere di una persona che è stata strangolata prima di allora, vero?»
«No, non l’avevo visto. Ma era evidente.» Noah disse a sé stesso di smettere di dare informazioni non richieste. Si era accorto che stava cercando di spiegare a Maggie, all’unico pubblico di cui gli importasse. Ma stava andando sempre più a fondo.
«Non è vero che lei sapeva che Anna era stata strangolata perché è stato lei a strangolarla?»
«No.»
«Allora come faceva a sapere nello specifico che era stata strangolata?»
Noah esitò. Non voleva dirlo davanti a Maggie. «Lo sapevo e basta. Era evidente. Il suo corpo era immobile, gli occhi sbarrati. Non si muoveva, come se fosse morta.»
«Ma se pensiamo solo all’immobilità, non poteva essere morta anche per un attacco cardiaco o un aneurisma?»
«No, sicuramente non era stato per quello.» Noah era consapevole di sembrare evasivo, perché in effetti era proprio così. Doveva dire qualcosa. «I capillari degli occhi erano rotti. Le petecchie, i capillari nel bianco degli occhi, erano esplosi.»
«Allora adesso sentiamo che la vittima aveva i capillari rotti, ma prima non l’ha detto, vero?»
«Ehm, no, penso di no.» Noah non riusciva a immaginare come si sentisse Maggie in quel momento.
«Dottor Alderman, non è che sta inventando tutto man mano che procede con il racconto?»
«No.»
«Ma lei non ne ha fatto menzione durante l’esame diretto, vero?»
«No.» Thomas non aveva pensato che fosse necessario. Non erano entrati nel dettaglio delle azioni di Noah sulla veranda. Non avrebbe giovato a Noah. «Perché prima non l’ha detto?»
«Io... devo essermene dimenticato.»
«Lei è molto smemorato oggi, non è vero?»
«Obiezione, Vostro onore.» Thomas si alzò in piedi. «È una domanda o un attacco?»
Linda sbuffò. «È un controesame, Vostro onore. Rientra nei limiti del consentito.»
Il giudice Gardner annuì. «Respinta.»
«Dottor Alderman, non ha notato nient’altro sul collo della vittima?»
«All’inizio no. Per prima cosa ho visto gli occhi, ma poi ho acceso la torcia del telefono e ho visto un rigonfiamento rosato intorno al collo e lì ho avuto la conferma che si trattasse di strangolamento.»
«Quindi, lei trova la sua amata figliastra strangolata sulla veranda e quello che fa è accendere la torcia e ispezionarla visivamente?»
«Sì.» Noah sapeva che, detta così, non dava una buona impressione. All’esame diretto era andata meglio. Thomas aveva dettato l’ordine cronologico per lui. Ora, invece, stava andando in confusione, e Maggie doveva essere a pezzi, nel sentire la sua deposizione.
«Ma non le è sfuggito un grido di orrore?»
«No.»
«Non ha gridato chiedendo aiuto?»
«No, sono un dottore. Sono io stesso l’aiuto.» Noah aveva pronunciato quella frase con sicurezza e per un istante vide un sorriso di approvazione da parte di Thomas.
«Dottor Alderman, lei ricorda che cosa ha detto al 911 oppure le devo rinfrescare la memoria facendole ascoltare la registrazione della conversazione con l’operatrice?»
«No, io... mi ricordo.» Noah si sentì vacillare, ma ricordava esattamente che cosa aveva detto. Non voleva dirlo di fronte a Maggie. Tese una mano per prendere il bicchiere di plastica e fare un sorso d’acqua. Gli tremava la mano e sapeva che i giurati se ne erano accorti.
Linda fece un cenno al suo assistente. «Farò partire la registrazione del 911 e le farò alcune domande al riguardo.»
«No... la ricordo bene.» Noah non voleva che Maggie la sentisse. Lei non ascoltava mai le registrazioni del 911 al telegiornale, pensava che fosse una cosa triste e invadente. Quella registrazione riguardava la morte di sua figlia. Sicuramente non l’aveva mai sentita prima. «La ricordo bene, non è necessario...» ripeté Noah.
Linda fece a Noah il gesto di tacere con la mano, mentre partiva la registrazione audio del 911.