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Maggie, prima
Maggie chiuse la vaschetta
della Tupperware nella quale aveva riposto gli avanzi della cena
indiana e Noah era di sopra a esercitarsi con Caleb sulle parole
target. Anna si era persa la cena e non aveva risposto ai messaggi.
Nel frattempo, Maggie aveva detto a Noah dei bigliettini e lui si
era detto d’accordo nel lasciare che fosse Maggie a parlare con
Anna dell’argomento, quella sera stessa.
«Anna, sei tu?» Maggie
sentì la porta d’ingresso che si apriva e andò in soggiorno, dove
Anna, raggiante, stava appoggiando lo zaino della scuola, con i
capelli sciolti che le cadevano sulle spalle.
«Ciao, mamma. Scusa il ritardo, ma indovina un po’,
penso di essermi fatta un’amica!»
«Benissimo!» Maggie non volle rovinarle subito la festa.
«Si chiama Samantha Silas, ed è nel club di Poesia.
E indovina un’altra cosa? Hanno detto che posso partecipare a
Phrases! Mi sono
inserita!»
«Bravissima, tesoro.»
Maggie arrivò al punto. «Ma perché
non sei tornata per la cena? Avevo preparato dei piatti
vegetariani.»
«Scusa.» Anna si morse
il labbro inferiore. «Mi sono
intrattenuta con Samantha, mi ha dato un passaggio a casa. Avrei
dovuto chiamare.»
«Sì, ma che non succeda mai più, okay? La prossima
volta, mi chiami.» Maggie non
aggiunse altro. C’era una questione più importante da affrontare
quella sera.
«Abbiamo mangiato in una pizzeria che si chiama
Morrone’s. Mi ci ha portato Samantha, si mangia benissimo. I
ragazzi sono molto più gentili da queste parti!»
«Davvero?» Maggie si
sedette, indicandole la sedia. «Raccontami tutto.»
«Okay, certo.» Anna si
illuminò in volto, si lasciò cadere sulla sedia, accavallando le
gambe nel lungo vestito. «Il club di
Poesia è molto più bello. È aperto a tutti. Non bisogna fare
richiesta. Samantha mi stava facendo vedere alcune delle sue
poesie, ed è veramente bellissimo.»
«Fantastico.» Maggie
era preoccupata per l’Isola dei giocattoli difettosi.
«È una delle ragazze che era nella mensa
ieri?»
«Sì, è una cazzuta. Ha le maniche!»
«Perché, non ce le hanno tutti le
maniche?» chiese Maggie,
confusa.
«No, intendo i tatuaggi
a manica» ridacchiò Anna.
«Conosce un vero artista
giapponese.»
«Non è che adesso ti fai un tatuaggio pure tu, no?
Ti prego, non farlo.»
«Non ti preoccupare»
sorrise Anna.
«Grazie a dio» sbottò
Maggie, ed entrambe scoppiarono a ridere.
«Mi dispiace molto per essermi persa la
cena.» L’espressione di Anna si
ammorbidì. «Avevi cucinato
vegetariano?»
«Sì, indiano, ma anche Ralph non è che abbia fatto i
salti di gioia.» Maggie sentì la
tensione allentarsi. «Anche Samantha
si è persa la cena?»
«No, lei si arrangia per mangiare. I suoi genitori
sono divorziati e sua madre non c’è mai a casa. Samantha
non ha regole,
praticamente.»
Fantastico, pensò Maggie ma
non disse nulla mentre Noah cominciò a scendere le scale.
«Ciao, Anna!» la
salutò con voce allegra. «Com’è
andato il primo giorno di scuola?»
«Benissimo.» Anna alzò
lo sguardo verso di lui. «Mi dispiace
essermi persa la cena.»
«Va bene, la prossima volta facci uno
squillo.» Noah attraversò la stanza e
si sedette sul divano accanto a Maggie, allentandosi la cravatta.
«Anna, ascolta, mi dispiace molto per
ieri sera. Mi sono comportato molto male. Ero fuori di me e me la
sono presa con te e tua madre.»
«Ti ringrazio.» Anna
sorrise, incerta. «E mi dispiace per
non avere chiesto il permesso, prima di comprare la
macchina.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire. E se hai bisogno di
un ripasso alla guida, sono a tua disposizione. Sarà
divertente.»
«Okay, perfetto.» Anna
sorrise, felice.
«Allora è tutto sistemato. Quando sarà la prima
lezione?»
«Giovedì sera?»
«Aggiudicato.» Noah
annuì, sorridendo a sua volta.
«Perfetto!» Maggie
pensò che avevano superato uno scoglio, ma ce n’era un altro da
affrontare. «Anna, c’è un’altra cosa
di cui volevamo parlarti. Si tratta della tua amica Jamie Covington
alla Congreve.»
«Certo, di che si tratta?» Anna raddrizzò la testa.
«Se ricordo bene, mi avevi detto che si era ritirata
dalla scuola, giusto?»
Anna esitò. «Sì, perché?»
«Non so se ‘ritirarsi’ significa scappare, ma se è
scappata sono sicura che i suoi genitori siano preoccupati per lei,
non credi? Mi chiedevo se tu sapessi dove si trova. Lo
sai?»
«No.» Il sorriso di
Anna cominciò a svanire.
«Ne sei sicura, tesoro?» Maggie cercò di addolcire il tono della voce, ma
Anna reagì quasi all’istante, con un cipiglio.
«Che cosa stai cercando di dire?»
«Se sai dove si trova, dobbiamo dirlo ai suoi
genitori. È scappata di casa. Potrebbe succederle qualsiasi cosa. È
pericoloso.»
«Non so dove si trova. Te l’ho detto che non eravamo
tanto amiche.»
«Ne sei sicura?»
«Che vuoi dire? Da dove salta fuori questa
cosa?» Anna sembrava frastornata, il
suo sguardo si spostava verso Noah. «Sei stato tu?»
«No, non lui» si
affrettò a rispondere Maggie. «Ti
racconto che cos’è successo. Stavo facendo vedere la tua camera a
Kathy...»
«Perché?»
«Volevo farle vedere il tuo letto e tutto il resto.
Avevamo intenzione di parlare dei colori per la parete. Lei è la
mia migliore amica, la tua madrina. Ricordi che ti ho parlato di
lei ieri sera?» «Okay» disse Anna
lentamente.
«Ho preso uno dei tuoi libri di testo ed è caduto
questo.» Maggie tirò fuori dalla
tasca il biglietto in cui Jamie parlava di lasciare la scuola e del
biglietto dell’autobus che le stavano comprando pg e Connie. «Dal
biglietto sembra che tu sappia dov’è andata Jamie, oppure lo sanno
pg e Connie, perché hanno
comprato...»
«Hai letto quel biglietto?» Anna era molto contrariata. «Sono cose mie, private.»
«Mi dispiace, l’ho solo trovato per caso, ma c’è un
problema a monte qui, tesoro. La sicurezza di Jamie.»
«Vuoi dire che sto mentendo, mamma?»
Maggie ebbe una stretta allo
stomaco. «Anna, se tu, pg o Connie sapete dov’è andata Jamie, allora i
suoi genitori hanno il diritto di saperlo. Non mi sentirei in pace
con me stessa nel nascondere loro questa informazione e anche tu
dovresti sentirti così.»
«Ma io non lo so dov’è
andata.» La pelle chiara di Anna era
rossa per l’emozione. «Jamie non ha
voluto dirmi dove andava perché sapeva che i suoi genitori
l’avrebbero chiesto a noi e non voleva mettermi in una brutta
posizione. Non sono brava a mentire. Mi innervosisco quando dico
una bugia e si capisce subito.»
Maggie non aveva preso in
considerazione quella possibilità. «Stai dicendo che Jamie non te l’ha detto apposta?
Ne hai parlato con lei?»
«Sì certo. Lei non l’ha detto a nessuno perché
sapeva che tutti avrebbero chiesto a noi, non solo i suoi genitori,
ma anche Ellen, il direttore del collegio e il preside. Lei sapeva
che sarebbe andata così, è per questo che non ce l’ha
detto.»
«Ne sei sicura, Anna?»
intervenne Noah.
«Ma certo» rispose
decisa Anna.
Maggie toccò la mano di Anna.
«Tesoro, io ci credo che tu non lo
sai, ma pg o Connie devono saperlo per
forza. Hanno comprato il biglietto dell’autobus per
Jamie.»
«Non so se l’hanno comprato. Hanno detto che
l’avrebbero preso, ma non so se poi l’hanno fatto.»
«Chi sono pg e
Connie?»
«Delle ragazze della scuola.»
«Non pensi che dovremmo chiamarle, o almeno dire ai
genitori di Jamie di parlare con loro?»
«L’hanno già fatto e loro hanno detto che non lo
sanno.»
«Allora, qual è la verità?» Maggie abbassò il tono della voce. «È che io penso alla madre di Jamie e a come deve sentirsi,
non sapendo dove si trova sua figlia.»
«Tu non conosci la madre di Jamie» sbottò Anna. «Jamie
è una Parker in tutto e per tutto, proprio come lo ero io. Suo
padre e sua madre si facevano vedere solo per il week-end dei
genitori.»
«Tesoro, però non mi piace comunque nascondere
questa informazione. Perché non chiamiamo pg o Connie e gli chiediamo se una di loro ha
comprato il biglietto dell’autobus? Se l’hanno preso loro, sapranno
sicuramente dov’è andata Jamie. Se non lo sanno, fine della
storia.»
«Non voglio.» Anna
arricciò le labbra. «Non voglio
chiamare quelle ragazze. Non chiedermi di chiamarle. pg e Connie non erano gentili con me comunque.
Sono ragazze cattive, a dirla tutta.»
Gli occhi di Anna iniziarono a riempirsi di lacrime.
«Mamma, vorrei tanto che tu non fossi
andata in camera mia. Sono affari miei.»
«Anna, avresti ragione se quello fosse stato l’unico
biglietto, ma non è così. Ce n’erano anche altri» intervenne Noah. Maggie si irrigidì, Noah le aveva
appena rotto le uova nel paniere.
Anna girò la testa verso
Maggie: «Ma di che sta parlando? Come
fa a saperlo lui?»
Maggie si sentì attaccata.
«In effetti ho trovato altri
bigliettini...»
«Cioè tu hai frugato in camera mia?» Anna balzò in piedi, ferita. «Perché l’hai fatto?»
«No, non ho frugato in camera tua. Ho guardato nei
tuoi libri di testo, preoccupata per Jamie.»
Intervenne Noah:
«Anna, non siamo nati ieri. Devi
sapere per forza dov’è Jamie. Non credo che lei te l’abbia tenuto
nascosto in modo che tu potessi chiamarti fuori. Quindi perché non
ce lo dici, così possiamo chiamare i suoi genitori?»
«Mi state accusando di mentire?» Anna afferrò lo zaino e la borsa, poi si diresse
verso la scala.
Maggie si alzò in piedi.
«Noah, Anna,
aspettate...»
«Anna, aspetta.» Noah
si alzò. «Non saresti la prima
persona a mentire per proteggere un’amica...»
«Non sto mentendo, Noah! Tu non mi hai mai voluta
qui!» Anna raggiunse la scala e
iniziò a salire al piano di sopra.
«No, voglio solo che dici la verità e
io...»
«Sei un bugiardo, Noah!» ribatté Anna, correndo di sopra. «Sei tu quello diceva di volermi qui, ma non è
vero!»
Maggie andò ai piedi delle
scale. «Anna, aspetta!»
«Non sono io, Noah! Sei tu il
bugiardo!» urlò Anna dalla cima alle
scale, prima di sbattere la porta della sua stanza.