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Maggie, prima
Maggie guidava verso casa di
ritorno dalla concessionaria con Anna, che guardava nello
specchietto retrovisore per vedere Simon, a bordo della Range Rover
nera, seguito da un’altra Range Rover nera, come un corteo di
diplomatici bulgari.
«Sei arrabbiata con me?» chiese Anna, timorosa. «Ti prego, non essere arrabbiata.»
«Non sono arrabbiata, ma vorrei che tu non l’avessi
fatto.» Maggie soppesava con cura le
parole. Stava cercando di gettare le basi del loro rapporto e non
voleva compromettere la loro nuova vicinanza.
«Pensavo di avere fatto una bella
cosa.»
«Perché?» Il tono
della voce di Maggie restava piatto. «Non mi hai detto niente.»
«Perché era una sorpresa.»
«Di certo non una bella sorpresa.»
«Perché no? Mi sto comportando da persona
responsabile. Avevo bisogno di una macchina, ho fatto una ricerca e
ne ho comprata una. Ho controllato l’assicurazione e se non ne
avessi avuta una mia, voi avreste dovuto mettermi sulla
vostra.»
«Quindi hai chiamato James e ti sei fatta dare i
soldi?» Maggie ricordava che James le
aveva detto che Anna voleva una macchina e che non usava quasi mai
i fondi del trust.
«No, gli ho mandato un messaggio.»
Maggie nascose la sua
reazione. Viveva in un mondo dove i ragazzini mandavano un
messaggio per comprare una macchina da ottantamila dollari.
«Gli hai detto per che cosa ti
servivano?»
«Certo.»
«Gli hai detto che io non ne sapevo
nulla?»
«No, non me l’ha chiesto.» Anna arricciò le labbra. «Ti prego, non licenziarlo. Non è colpa sua. È colpa
mia. Non volevo pesare su voi due.»
«Non sei un peso, è il nostro lavoro di
genitori.» Maggie si sentiva più
confusa che arrabbiata. «Ne abbiamo
parlato. Dovevamo prendere questa decisione in
famiglia.»
«Forse è questo il problema» disse Anna dopo un istante. «Non ho mai avuto una famiglia prima d’ora. Sono
stata sola tutta la mia vita. Non mi consulto mai con nessuno. Se
ho bisogno di qualcosa, la prendo e basta.»
«Forse hai ragione.»
Maggie provava compassione e senso di colpa. Anna aveva imparato a
cavarsela da sola perché era stata abbandonata da entrambi i
genitori.
«Non spendo mai soldi.
Ma volevo la macchina, te l’ho detto. Non sono una
mocciosa.»
«Non ho detto che lo sei.»
«Credevo che avresti pensato che mi stavo
comportando da adulta» disse Anna,
ferita. «Ricordi quando siamo andate
a cena a Congreve, e tu hai detto al cameriere di darti il conto?
Tu mi hai battuto sul tempo e io ho pensato che era una cosa
davvero carina. Allora mi sono detta, adesso sono io che voglio
batterla sul tempo. È per questo che ho fatto tutto da
sola.»
«Ho capito.» Maggie
era commossa al pensiero che Anna volesse essere come lei.
«Penso che ai ragazzi a scuola piacerà un sacco la
macchina.»
«Non voglio che compri una macchina perché pensi che
ti aiuterà a farti degli amici.»
«Non è questo il motivo per cui l’ho comprata, ma va
bene lo stesso, non ti pare?»
«No, non mi pare, tesoro» rispose Maggie, con delicatezza. «Non sono veri amici quelli a cui piaci perché hai
una bella macchina.»
«Ma ho visto delle Land Rover nel parcheggio degli
studenti a scuola e su facebook. Così mi inserisco.»
«Ti farai comunque degli amici. Avresti potuto
lasciare aperta almeno una possibilità. Avresti potuto dare una
possibilità a te
stessa.»
Anna sospirò. «Posso venderla, se davvero vuoi che io non abbia
quella macchina.»
«Non è che io non voglio che tu ce l’abbia, e se
provassimo a venderla ora, otterremmo una frazione del suo
valore.»
«Allora possiamo tenerla? Ti prego! Prometto che non
farò mai più nulla del genere. Veramente.»
«Solo se hai capito che cosa sto cercando di
dirti.» Maggie le lanciò un’occhiata
quando si fermarono al semaforo e Anna la guardò a sua volta, con
gli angoli della bocca rivolti verso il basso.
«Ma io ho capito. Capisco perfettamente e mi
dispiace tanto.»
«Okay.»
«Quindi non sei più arrabbiata?»
«No.»
«E vai!» Anna
sorrise.
Maggie si sentì meglio nel
vederla felice. «Hai mai guidato
un’auto così grande prima d’ora?»
«No, alla Congreve usavamo le utilitarie per passare
l’esame più facilmente.»
«Allora puoi andare a fare qualche guida con Noah,
ti va?»
«Sì.»
«Benissimo» disse
Maggie, anche se Noah le aveva mandato un messaggio mentre erano in
concessionaria. ‘Cattive notizie, torno tardi.’ Aveva provato a
chiamarlo, ma non aveva risposto.
In fin dei conti, non è che
Maggie morisse dalla voglia di affrontare la serata.