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Noah, dopo
Processo, quinto giorno
«È
stato un macello» disse Noah, quando Thomas entrò nella sala
degli avvocati.
«A quale dei tanti ti riferisci?» Thomas si sedette. La sua pelle era lucida sotto
la luce dei neon.
«Ce la sto mettendo tutta.»
«Lo so, ma sta avendo la meglio su di
te.» Thomas fece un grande sospiro.
«Ho cercato di guadagnare tempo per
farla rallentare, spezzarle il ritmo. È come una partita a
pallacanestro. Ci va giù pesante.»
«Non me n’ero accorto.» Noah non riusciva a pensare a un’aula di tribunale
come a un campo da gioco. «Che cosa
dovrei fare mentre voi parlate con il giudice?»
«Stai seduto in silenzio. È quando parli che ti
cacci nei guai.»
«Ah.» Noah si sforzò
di sorridere, sapendo che Thomas stava cercando di tirargli su il
morale.
«Non mollare.»
«È per
via di Maggie...» cominciò a dire Noah, poi s’interruppe.
Thomas non doveva sapere che era in aula.
«Che cosa c’entra Maggie?»
«Non l’ho ancora vista. E tu?»
«No, ma Tim sta dando un’occhiata, non
c’è.»
«Oh.» Noah penso che
il travestimento di Maggie stava funzionando, per un completo
estraneo. «Quello che mi dà fastidio
è che si stanno facendo un’idea sbagliata di Anna, come se lei
fosse stata perfetta e meravigliosa. E invece era tutto
l’opposto.»
«Noah, ne abbiamo già parlato...»
«Ma lei non era affatto dolce e
innocente.» Noah scosse la testa,
disgustato. «Hai presente la
testimonianza di quella sera in cui mi sono arrabbiato? Capisco
perché tu ti sia opposto, ma così non ho potuto spiegare. Quello
era il giorno in cui era morto il mio paziente. È stato
terribile.»
«È successo per una tua
negligenza?»
«Certo che no.» Noah
si ritrasse.
«Allora che differenza avrebbe fatto se quel giorno
era morto un tuo paziente?»
«Ero sconvolto quel giorno, non ero in me. Non pensi
che se loro sapessero che non sono il tipo che di solito alza la
voce, la giuria metterebbe in dubbio che sono un maniaco del
controllo con la fissa di tenere d’occhio Anna?»
«Vuoi dimostrare che hai urlato solo quella volta e
che Anna è una manipolatrice?»
«Sì.»
«Questo vuol dire dare la colpa alla vittima e non
funziona mai. Legalmente equivale a parlare male dei morti.
Inoltre, serve solo a dare un ulteriore movente per l’omicidio. Se
lei stava rovinando la tua famiglia, tu volevi vendicarti o mettere
fine a quella storia. Quando lei ha compilato e presentato
l’istanza per un ordine do protezione contro di te, ormai la
frittata era fatta per la tua felice vita familiare.»
«Eravamo felici finché non è arrivata
lei.»
«Non posso dimostrarlo se non mi permetti di
chiamare Maggie.»
«No.» Noah si sentì
frustrato, mentre cercava di fargli capire. «Loro non sanno quanto fosse egoista Anna. Per
esempio c’è stata quella volta in cui Maggie aveva pensato di
preparare questa bella cena indiana e io avrei chiesto scusa.
Eravamo seduti al tavolo ad aspettare e Anna non tornava a casa.
Maggie ha chiamato ovunque, anche in ospedale. Anna non chiamava né
rispondeva ai messaggi di Maggie.»
«E poi?» Thomas sbatté
le palpebre, indifferente.
«E poi lei è arrivata tardi a casa senza fare una
piega, dicendo che le avevano dato un passaggio a casa ed è finita
lì. Senza chiedere scusa per non aver risposto ai
messaggi.»
«Noah, questa è un’inezia.»
«Ma è indicativo di chi fosse davvero Anna. Era
sgarbata ed egoista.»
«A sentirti parlare così sembri proprio un maniaco
del controllo.»
«Non è una questione di controllo, è questione di
essere una famiglia. E ha dato fastidio anche a Caleb. Gli ha detto
di scendere dalla sua macchina quando lui ha toccato la
radio.»
«Mio nipote fa la stessa cosa. Mi fa
impazzire.»
«Anna ci stava usando.»
«Per cosa?» chiese
Thomas, scettico. «Di che cosa poteva
aver bisogno da voi? Aveva una marea di soldi. Non aveva bisogno di
niente da voi.»
«Non sono mai riuscito a capirlo.» Noah si tormentava. «Non ho una risposta.»
«Ed è per questo che non avrebbe senso parlarne
davanti alla giuria.»
«Loro non capiscono com’era vivere con lei. Lei
voleva dettare le sue regole.»
«In altre parole, un’adolescente come tutti gli
altri.»
«Può sembrare così, ma non lo era. L’unica persona
che ascoltava era Maggie. Litigavamo in continuazione per Anna.
Caleb è peggiorato per colpa dello stress. Anna ha rovinato le
nostre vite. Ha rovinato la nostra famiglia.»
«E tu volevi vendicarti di lei, quindi l’hai
strangolata a mani nude.»
Sbalordito, Noah non disse
nulla.
«Hai capito che cosa voglio dire? Quella non può
essere la nostra strategia di difesa perché ti dà un movente
valido, ancora più della seduzione fallita. Ed è coerente con
l’immagine che stanno dipingendo di te come dottor Jekyll e Mr
Hyde.»
A Noah tornò improvvisamente
alla mente un litigio ancora più grave con Anna, quando lei aveva
mentito a lui e a Maggie sulla sua amica Jamie, ma Noah non poteva
comunque dimostrare che quella fosse una bugia. Si chiedeva se Anna
fosse una bugiarda patologica o una sociopatica, ma ormai non
importava. Anna non poteva più fargli del male e dire la verità
avrebbe solo decretato la sua condanna.
«E una settimana dopo quell’episodio c’è stato il
barbecue, corretto?»
«Sì, quel barbecue infame.» Noah si rese conto che Maggie sarebbe
probabilmente tornata in aula, perché avrebbe voluto sentire che
cosa avrebbe detto Noah su quella sera. «Anche quella era stata un’idea di Maggie. Voleva
presentare Anna ai nostri amici. La maggior parte di loro non
sapeva nemmeno che lei avesse una figlia. Si vergognava a dirlo in
giro.»
«Perché aveva perso la custodia?»
«Sì, era un peso che la opprimeva» ricordò Noah, con dolore. «Maggie è una persona dolce, dal cuore grande. La
perdita di Anna l’aveva distrutta. L’unica cosa che voleva era
riavere Anna con sé, poi il barbecue ha mandato tutto
all’aria.»
«È questo il prossimo
argomento che Linda vuole affrontare.»
«Lo immaginavo.» Noah
tremava all’idea. «Ma poi ha finito
con me, giusto?»
«Non proprio. Avrà finito solo quando sarai
svenuto.»
Noah immaginò che fosse una
battuta. «Si accettano
consigli.»
«Qualsiasi cosa tu faccia, non ti
arrabbiare.»
«Okay» disse Noah, ma
era già arrabbiato.