39
Noah, dopo
Processo, quinto giorno
«È stato un macello» disse Noah, quando Thomas entrò nella sala degli avvocati.
«A quale dei tanti ti riferisci?» Thomas si sedette. La sua pelle era lucida sotto la luce dei neon.
«Ce la sto mettendo tutta.»
«Lo so, ma sta avendo la meglio su di te.» Thomas fece un grande sospiro. «Ho cercato di guadagnare tempo per farla rallentare, spezzarle il ritmo. È come una partita a pallacanestro. Ci va giù pesante.»
«Non me n’ero accorto.» Noah non riusciva a pensare a un’aula di tribunale come a un campo da gioco. «Che cosa dovrei fare mentre voi parlate con il giudice?»
«Stai seduto in silenzio. È quando parli che ti cacci nei guai.»
«Ah.» Noah si sforzò di sorridere, sapendo che Thomas stava cercando di tirargli su il morale.
«Non mollare.»
«È per via di Maggie...» cominciò a dire Noah, poi s’interruppe. Thomas non doveva sapere che era in aula.
«Che cosa c’entra Maggie?»
«Non l’ho ancora vista. E tu?»
«No, ma Tim sta dando un’occhiata, non c’è.»
«Oh.» Noah penso che il travestimento di Maggie stava funzionando, per un completo estraneo. «Quello che mi dà fastidio è che si stanno facendo un’idea sbagliata di Anna, come se lei fosse stata perfetta e meravigliosa. E invece era tutto l’opposto.»
«Noah, ne abbiamo già parlato...»
«Ma lei non era affatto dolce e innocente.» Noah scosse la testa, disgustato. «Hai presente la testimonianza di quella sera in cui mi sono arrabbiato? Capisco perché tu ti sia opposto, ma così non ho potuto spiegare. Quello era il giorno in cui era morto il mio paziente. È stato terribile.»
«È successo per una tua negligenza?»
«Certo che no.» Noah si ritrasse.
«Allora che differenza avrebbe fatto se quel giorno era morto un tuo paziente?»
«Ero sconvolto quel giorno, non ero in me. Non pensi che se loro sapessero che non sono il tipo che di solito alza la voce, la giuria metterebbe in dubbio che sono un maniaco del controllo con la fissa di tenere d’occhio Anna?»
«Vuoi dimostrare che hai urlato solo quella volta e che Anna è una manipolatrice?»
«Sì.»
«Questo vuol dire dare la colpa alla vittima e non funziona mai. Legalmente equivale a parlare male dei morti. Inoltre, serve solo a dare un ulteriore movente per l’omicidio. Se lei stava rovinando la tua famiglia, tu volevi vendicarti o mettere fine a quella storia. Quando lei ha compilato e presentato l’istanza per un ordine do protezione contro di te, ormai la frittata era fatta per la tua felice vita familiare.»
«Eravamo felici finché non è arrivata lei.»
«Non posso dimostrarlo se non mi permetti di chiamare Maggie.»
«No.» Noah si sentì frustrato, mentre cercava di fargli capire. «Loro non sanno quanto fosse egoista Anna. Per esempio c’è stata quella volta in cui Maggie aveva pensato di preparare questa bella cena indiana e io avrei chiesto scusa. Eravamo seduti al tavolo ad aspettare e Anna non tornava a casa. Maggie ha chiamato ovunque, anche in ospedale. Anna non chiamava né rispondeva ai messaggi di Maggie.»
«E poi?» Thomas sbatté le palpebre, indifferente.
«E poi lei è arrivata tardi a casa senza fare una piega, dicendo che le avevano dato un passaggio a casa ed è finita lì. Senza chiedere scusa per non aver risposto ai messaggi.»
«Noah, questa è un’inezia.»
«Ma è indicativo di chi fosse davvero Anna. Era sgarbata ed egoista.»
«A sentirti parlare così sembri proprio un maniaco del controllo.»
«Non è una questione di controllo, è questione di essere una famiglia. E ha dato fastidio anche a Caleb. Gli ha detto di scendere dalla sua macchina quando lui ha toccato la radio.»
«Mio nipote fa la stessa cosa. Mi fa impazzire.»
«Anna ci stava usando.»
«Per cosa?» chiese Thomas, scettico. «Di che cosa poteva aver bisogno da voi? Aveva una marea di soldi. Non aveva bisogno di niente da voi.»
«Non sono mai riuscito a capirlo.» Noah si tormentava. «Non ho una risposta.»
«Ed è per questo che non avrebbe senso parlarne davanti alla giuria.»
«Loro non capiscono com’era vivere con lei. Lei voleva dettare le sue regole.»
«In altre parole, un’adolescente come tutti gli altri.»
«Può sembrare così, ma non lo era. L’unica persona che ascoltava era Maggie. Litigavamo in continuazione per Anna. Caleb è peggiorato per colpa dello stress. Anna ha rovinato le nostre vite. Ha rovinato la nostra famiglia.»
«E tu volevi vendicarti di lei, quindi l’hai strangolata a mani nude.»
Sbalordito, Noah non disse nulla.
«Hai capito che cosa voglio dire? Quella non può essere la nostra strategia di difesa perché ti dà un movente valido, ancora più della seduzione fallita. Ed è coerente con l’immagine che stanno dipingendo di te come dottor Jekyll e Mr Hyde.»
A Noah tornò improvvisamente alla mente un litigio ancora più grave con Anna, quando lei aveva mentito a lui e a Maggie sulla sua amica Jamie, ma Noah non poteva comunque dimostrare che quella fosse una bugia. Si chiedeva se Anna fosse una bugiarda patologica o una sociopatica, ma ormai non importava. Anna non poteva più fargli del male e dire la verità avrebbe solo decretato la sua condanna.
«E una settimana dopo quell’episodio c’è stato il barbecue, corretto?»
«Sì, quel barbecue infame.» Noah si rese conto che Maggie sarebbe probabilmente tornata in aula, perché avrebbe voluto sentire che cosa avrebbe detto Noah su quella sera. «Anche quella era stata un’idea di Maggie. Voleva presentare Anna ai nostri amici. La maggior parte di loro non sapeva nemmeno che lei avesse una figlia. Si vergognava a dirlo in giro.»
«Perché aveva perso la custodia?»
«Sì, era un peso che la opprimeva» ricordò Noah, con dolore. «Maggie è una persona dolce, dal cuore grande. La perdita di Anna l’aveva distrutta. L’unica cosa che voleva era riavere Anna con sé, poi il barbecue ha mandato tutto all’aria.»
«È questo il prossimo argomento che Linda vuole affrontare.»
«Lo immaginavo.» Noah tremava all’idea. «Ma poi ha finito con me, giusto?»
«Non proprio. Avrà finito solo quando sarai svenuto.»
Noah immaginò che fosse una battuta. «Si accettano consigli.»
«Qualsiasi cosa tu faccia, non ti arrabbiare.»
«Okay» disse Noah, ma era già arrabbiato.