19
Noah, dopo
Processo, quinto giorno
«Non sono stato io a mandare quel messaggio ad Anna» ripeté Noah, fermamente.
Linda si avvicinò allo schermo, sul quale campeggiava la scritta:
Ciao, Anna! Ti va di venire a casa mia alle 21:15 stasera? Mi dispiace e voglio sistemare le cose. Non dirlo a tua madre.
«Dottor Alderman, lei intende davvero dichiarare di non essere stato lei a inviare questo messaggio ad Anna?»
«Sì.»
«Oh, lei sta cercando ancora una volta di fare il preciso? Lei ha scritto quel messaggio ma non l’ha inviato?»
«No. Non ho né scritto né inviato quel messaggio.»
Thomas balzò in piedi. «Vostro onore, obiezione sull’autenticità e sulla testimonianza indiretta. Era proprio questo il problema che si intendeva prevenire con la sentenza Koch. Il dottor Alderman sta dichiarando di non essere lui l’autore del messaggio.»
Linda si rivolse di nuovo al giudice Gardner. «Vostro onore, si tratta di due problemi distinti. È chiaro che, ai sensi della sentenza Koch e del diritto delle prove, il messaggio è autentico e, pertanto, è ammissibile. Il dottor Alderman è libero di affermare, come ha appena fatto, di non esserne l’autore. Ciò non ha nulla a che fare con la sua ammissibilità, quanto piuttosto con il suo peso.»
Il giudice Gardner annuì. «Obiezione respinta.»
Thomas si sedette e Linda si girò verso Noah, scura in volto.
«Dottor Alderman, le ricordo che lei è sotto giuramento e le chiedo di nuovo: è stato lei o non è stato lei a inviare quel messaggio?»
«Non sono stato io.»
Linda fece un passo indietro. «Se non è stato lei, allora chi è stato?»
«Non lo so» rispose Noah, ma stava mentendo, nel tentativo di non addentrarsi nella questione, come gli aveva consigliato Thomas.
«Lei sta cercando veramente di convincere questa giuria del fatto che non è stato lei a inviare un messaggio che chiaramente proveniva dal suo telefono?»
Thomas si alzò. «Vostro onore, obiezione, domanda posta e risposta. Il procuratore sta importunando il testimone.»
Linda si girò di scatto verso il giudice Gardner, la cui fronte rigata era deformata dalla confusione. «Vostro onore, il controesame è da sempre un motore di verità...»
«Obiezione respinta. Prego, proceda, signora Swain-Pettit.»
«Grazie, Vostro onore.» Linda si rivolse a Noah. «Dottor Alderman, lei sta cercando di suggerire che è stato qualcun altro a inviare quel messaggio dal suo telefono?»
«Credo che sia successo proprio questo.»
«Ma lei non ha appena detto al giudice Gardner che nessun altro utilizza il suo telefono?»
«Gli ho detto che nessun altro utilizza abitualmente il mio telefono.»
Linda socchiuse gli occhi. «Lei non aveva con sé il telefono nel momento in cui è stato inviato il messaggio?»
«No.»
«Dov’era il suo telefono nel momento in cui è stato inviato il messaggio?»
«Nella mia auto, nel parcheggio della palestra.»
«Lei afferma di avere lasciato il cellulare in macchina mentre andava in palestra?»
«Sì.»
Linda fece un cenno al suo assistente. «Lasci che le mostri il reperto dell’accusa numero 47 che è stato ammesso in precedenza. Si prenda un istante per esaminarlo.»
Noah fissò lo schermo, sul quale comparve un registro degli ingressi in palestra, con il suo nome accanto all’orario di timbratura. «L’ho esaminato.»
«Dottor Alderman, questo documento mostra che lei ha timbrato alle 19:10 la sera in cui Anna è stata assassinata, non è così?»
«Sì.»
«Lei ha dichiarato che il messaggio è stato inviato alle 18:55, la sera in cui è stata uccisa Anna, non è vero?»
«Sì.»
«Eppure lei ha dichiarato di non essere stato lei ad avere inviato il messaggio, sebbene ne abbia avuto tutto il tempo prima di timbrare in palestra?»
«Sì.»
Linda arricciò le labbra. «Perché ha lasciato il telefono in macchina mentre era in palestra?»
«Non ci sono mai armadietti liberi a quell’ora, non c’è motivo di rischiare che mi venga rubato in palestra.»
Linda socchiuse gli occhi. «Mi sta dicendo che lei non ha chiuso a chiave la macchina quella sera?»
«No, ho chiuso a chiave la macchina.» Noah non aveva bisogno di guardare i giurati per sapere che si stavano scambiando degli sguardi confusi, perché le persone in galleria stavano facendo lo stesso. Nessuno in aula aveva sentito quel particolare prima di allora perché nessuno dei testimoni precedenti aveva sentito la storia di Noah. Thomas non gliel’aveva chiesto nell’esame diretto perché pensava che fosse ridicolo. Maggie non era in aula, e gliene era grato.
«Dottor Alderman, le è stato rubato il telefono dall’auto quella sera?»
«No. Era ancora nel portaoggetti quando sono risalito in macchina. L’ho tirato fuori dopo essere uscito dalla palestra.»
«Ha controllato se non avesse ricevuto chiamate o messaggi?»
«Non c’era nessuna notifica, quindi ho pensato di no.»
«Ha controllato se il suo telefono non avesse inviato messaggi?
«No.»
Linda alzò le braccia al cielo. «Com’è possibile che qualcuno abbia inviato un messaggio dal suo telefono nel momento in cui questo si trovava nella sua auto che era chiusa a chiave?»
Thomas si alzò di nuovo. «Obiezione, Vostro onore. La procuratrice sta importunando il testimone. Il dottor Alderman è stato del tutto sincero...»
Linda si rivolse al giudice. «Sincero? Vostro onore, la deposizione del testimone è priva di senso, nella migliore delle ipotesi. Sto semplicemente cercando di capire. Ho il diritto di fargli pressione affinché dia spiegazioni. Il messaggio si è scritto e si è inviato da solo?»
«Signora Swain-Pettit, un momento.» Il giudice Gardner guardò in basso verso Noah, sporgendosi. «Dottor Alderman, lei sa come ha fatto il messaggio a finire nel suo telefono?»
«No, non lo so» rispose Noah al giudice. Si rese conto che l’ultima volta che avrebbe sentito parlare il giudice Gardner sarebbe stato nel momento in cui l’avrebbe condannato all’ergastolo o alla pena di morte, se fosse stato dichiarato colpevole.
Linda si schiarì la voce. «Vostro onore, posso procedere? Non ho ben capito quale sia la sua decisione in merito all’obiezione.»
«Respinta.»
«Grazie, Vostro onore.» Linda si girò verso Noah, drizzando le spalle. «Dottor Alderman, lei non ha la più pallida idea di come sia finito il messaggio nel suo telefono?»
«Posso avanzare delle ipotesi, ma non lo so per certo.»
«Obiezione!» Thomas scattò in piedi. «Vostro onore! A che serve chiedere al testimone di avanzare delle ipotesi? È inopportuno!»
Linda si voltò verso il giudice Gardner. «Vostro onore, questo messaggio è un elemento fondamentale per l’accusa. La giuria ha il diritto di sapere in che modo il dottor Alderman pensa che il messaggio sia arrivato nel suo telefono che si trovava all’interno di un’auto chiusa a chiave.»
«Avvocato, può procedere.» Il giudice Gardner si appoggiò allo schienale della poltrona. «Dottor Alderman, può rispondere.»
Noah non esitò. «Credo che Anna abbia scritto il messaggio e se lo sia inviato da sola.»
«Che cosa?» Linda spalancò gli occhi e li alzò al cielo, e Noah sentì il fruscio dei giurati sulle loro sedie e il mormorio degli spettatori.
«Ordine, ordine!» richiamò il giudice Gardner, prendendo il martelletto. Linda fece un respiro profondo. «Dottor Alderman, lei ha appena detto...»
«Avvocato, abbiamo sentito. Passi alla domanda successiva» la interruppe il giudice Gardner.
«Dottor Alderman, come può essere possibile che Anna sia entrata nella sua auto e si sia mandata da sola il messaggio?»
«Ho una chiave di riserva che tengo a casa, nel cestino in soggiorno.» Noah sentiva il fruscio della giuria, ma proseguì. «Forse aveva scoperto che ero andato in palestra. Potrebbe avere visto il mio codice di sbocco. Ce l’ho scritto in un taccuino. Il messaggio è stato inviato dopo che sono sceso dalla macchina ma prima che io entrassi in palestra. Dove ho timbrato. Credo che Anna abbia preso le chiavi di riserva della macchina, aperto l’auto e inviato il messaggio a sé stessa dal mio telefono.»
«Se questa storia folle è vera, come ha fatto lei a non vedere Anna che faceva tutto questo?»
Noah deglutì a fatica. Thomas l’aveva implorato di non raccontare quella storia. «Quando sono sceso dalla macchina quella sera, c’era una ragazza che stava attraversando il parcheggio dopo essere uscita dal negozio di alimentari che si trova all’interno dello stesso centro commerciale. Ha fatto cadere la borsa della spesa a terra e io mi sono fermato ad aiutarla a raccogliere il tutto, chinandomi. I limoni erano rotolati ovunque. Ero di spalle alla macchina. Non potevo vedere che cosa stesse succedendo dietro di me. Credo che sia stato in quel momento che Anna ha aperto la macchina, ha inviato il messaggio dal mio telefono e si è allontanata senza farsi vedere.»
Linda scosse la testa, incredula. «Che motivo poteva mai avere Anna di inviarsi quel messaggio da sola dal suo telefono?»
«Oh, be’, non lo so con certezza. So solo che l’ha fatto. Sono convinto che sia stata lei, forse per mettermi in cattiva luce o per incastrarmi.»
Linda aveva gli occhi spalancati, la sua incredulità era teatrale. «Quindi lei sta affermando che Anna sapeva che stava per essere uccisa e non ha fatto nulla per evitarlo tranne incastrare lei per il suo assassinio?»
«Sì, be’, non so tutto fino in fondo, ma credo che Anna abbia inviato il messaggio per mettermi in cattiva luce.» Noah si stava impantanando.
«Anna si è anche assassinata da sola per incastrarla?»
«No.» Noah sentì il mormorio dalla galleria.
«Ma per quale motivo Anna avrebbe dovuto incastrare lei per il suo stesso omicidio?»
«Non lo so.» Noah sbatté le palpebre, in difficoltà.
«Dottor Alderman, che cos’è più probabile, che sia stata Anna a inviare il messaggio per incastrarla per il suo stesso omicidio, o che sia stato lei a inviare il messaggio e ora stia mentendo spudoratamente?»
Thomas balzò ancora una volta in piedi. «Obiezione!»
«Ritiro, Vostro onore» Linda tirò su col naso, aveva comunque raggiunto il suo obiettivo.