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Maggie, dopo
Maggie guidava l’Honda presa a noleggio sulle strade innevate di Congreve, lungo la via principale che ricordava dallo scorso aprile. Allora era freddo, ma in quel momento si gelava, -16° C alle 18:23, secondo le cifre digitali rosse sull’insegna di una banca. Era già buio, e i fiocchi di neve erano in balìa delle raffiche di vento gelido. C’erano poche macchine in giro, fatta eccezione per gli spazzaneve e i camion spargisale, e i marciapiedi erano deserti, a parte una o due anime impavide. I negozi e i ristoranti stavano chiudendo, le luci delle vetrine erano ormai spente.
Maggie guidò con cautela nella tormenta, che aveva reso tutto più difficile all’aeroporto. I voli erano in ritardo oppure erano stati cancellati, con il Ringraziamento alle porte. Per fortuna, essendo vacanza erano rimaste delle camere libere alla Congreve Inn e Maggie aveva prenotato due camere, sebbene sarebbero andati direttamente alla scuola. Caleb dormiva sul sedile posteriore, stanco dopo l’emozione del viaggio in aereo.
«Che tempaccio!» disse Kathy meravigliata. «Gli abitanti del Maine ci sanno fare meglio di noi.»
«Che vuoi dire?» Maggie guardò Kathy con un sorriso.
«Sono più forti. Più resistenti. Io non potrei mai vivere qui. Morirei di indolenza.»
Maggie ridacchiò, continuando a guidare, con i tergicristalli che andavano su e giù all’impazzata, facendo fatica a tenere testa ai fiocchi di neve. Avevano superato alcune persone del posto intabarrate che stavano usando spazzaneve a turbina per pulire marciapiedi e vialetti prima che si accumulasse troppa neve.
«Quella alla fine della strada è la scuola?» indicò Kathy.
«Sì.» Maggie si sentì su di giri. Aveva mandato un messaggio a Ellen dall’aeroporto comunicandole a che ora sarebbero arrivate, ed erano in perfetto orario. Proprio davanti a loro si trovava il sontuoso cancello in ferro battuto della Congreve Academy, che era spalancato. Gli edifici a mattoncini della scuola avevano un aspetto pittoresco con la neve che cadeva, e i tetti erano ricoperti di un manto bianco. Non c’era nessuno fuori a parte gli addetti alla manutenzione che stavano togliendo la neve con gli spazzaneve a turbina e le pale.
«Ah, però» disse Kathy, mentre raggiungevano l’ingresso. «Questa è la scuola per figli di papà più figa che io abbia mai visto.»
«Lo so.» Maggie si fermò a una guardiola illuminata, anch’essa a mattoncini e con una finestra di lato.
Una guardia di sicurezza in là con gli anni aprì la finestra scorrevole. «Come posso aiutarvi, signore?» chiese sbattendo le palpebre contro la neve.
«Siamo qui per vedere Ellen Salvich, negli uffici amministrativi. Credo che si trovi lì insieme al preside Morris Whitaker e al vicepreside Jack Amundsen.»
«Bene, vada sempre dritta.» La guardia indicò con un gesto della mano e Maggie proseguì, vide un cartello e girò in quella direzione. Più avanti c’era un edificio in mattoni perfettamente rotondo, con una cupola ricoperta di neve. La facciata era dominata da finestre neoclassiche, le luci erano accese all’interno e sotto un piccolo portico bianco che copriva l’ingresso. Maggie entrò in un piccolo parcheggio che era già stato pulito dalla neve ed era vuoto, a eccezione di due bmw.
Kathy si guardò intorno. «Nessuna macchina della polizia? Pensavo che avremmo trovato i poliziotti.»
«Anch’io.» Maggie parcheggiò, poi si girò per svegliare Caleb.
«Tesoro, Caleb? Siamo arrivati.»
«Okay» disse Caleb assonnato, mentre si svegliava. «Dove siamo adesso?»
«Siamo alla vecchia scuola di Anna e dobbiamo parlare con alcune persone.» Maggie scelse con cura le parole, per non dargli troppe informazioni. «Puoi venire anche con noi, ma penso che sia meglio che tu rimanga nella sala d’attesa. Che ne dici?»
«Sì, posso portare il mio telefono?»
«Certo. Devi andare in bagno?»
«No.»
«Hai sete? Vuoi portare la bottiglia dell’acqua?»
«No.»
«Okay, andiamo.» Maggie e Kathy presero le rispettive borse, Caleb portò con sé il suo telefono e scesero dalla macchina correndo verso l’ingresso tenendo la testa bassa per ripararsi dai fiocchi ghiacciati. Aprirono la porta e si ritrovarono in una sala d’attesa circolare con i divani e le poltrone della tonalità azzurra tipica della Congreve, tavolini di ciliegio e un banco della reception vuoto.
«Salve, sono Morris Whitaker, il preside della scuola.» Whitaker sorrise mentre entrava nella sala da un ufficio adiacente. Era alto e magro, forse sulla sessantina, con un viso incorniciato da occhiali tartarugati. Indossava un abito in tre pezzi con un papillon azzurro Congreve, e degli scarponi da neve Sorel. Tese la mano. «Lei deve essere Maggie Ippoliti. L’ho vista arrivare.»
«Sì, salve, sono Maggie» disse stringendogli la mano e presentando Caleb, che strinse la mano a Whitaker, e Kathy si presentò da sola.
«Signore, prego, venite nel mio ufficio, vi presento alcune persone. Ho messo su un po’ di caffè.»
«Grazie. Caleb aspetterà qui.» Maggie indicò una poltrona a Caleb e lui si sedette.
«Bene.» Whitaker le accompagnò in un ufficio dove c’erano altri due uomini di mezza età che indossavano abiti scuri e cravatte a strisce. Entrambi indossavano occhiali con la montatura di metallo, ma uno era più basso e uno più alto. Ellen Salvich, la psicologa di Anna, non era presente e Maggie ne fu sorpresa. «Pensavo di trovare anche Ellen.»
Whitaker sorrise in modo cortese. «Non ce n’era bisogno. Ci ha già dato le informazioni che ci servivano.»
«Speravo di trovare anche la polizia. Ellen mi ha detto che stavate avvisando le forze dell’ordine.»
«Vogel, il capo della polizia di Congreve è stato qui, ma poi è stato richiamato. Disponiamo di un piccolo corpo di polizia e la tormenta sta mettendo a dura prova il personale e le risorse.» Whitaker indicò gli altri due uomini. «Vi presento Jack e Roger.»
«Benvenute, io sono Jack Amundsen» disse l’uomo alto, stringendo la mano a Maggie. «Vicepreside della scuola. Stasera resterò a controllare la situazione.»
«Roger Baxter» disse l’uomo più basso. «Consulente legale e membro del consiglio.»
«Piacere di conoscervi» disse Maggie e si strinsero la mano, si presentarono a Kathy, poi si sedettero sulle poltrone con il caffè intorno a un tavolo di ciliegio circolare, circondato da librerie piene di libri di consultazione, premi e riconoscimenti, e un gruppo di foto di famiglia. Sul lato più lontano dell’ufficio si trovava una grande scrivania abbinata agli scaffali.
«Allora, Maggie.» Whitaker si schiarì la voce, i suoi occhi nocciola socchiusi incrociarono quelli di Maggie con un’espressione preoccupata. «Per prima cosa, voglio dirle che mi dispiace per la situazione che si è venuta a creare. Abbiamo aperto un’indagine non appena Ellen ha portato questi fatti alla nostra attenzione.»
«Vi ringrazio.» Maggie sorseggiò il caffè, servito in una tazza della Congreve azzurra. «Ho cercato di riordinare le idee e penso di essere venuta a capo di qualcosa.»
«Davvero? E sarebbe?» Whitaker raddrizzò la testa, e Maggie iniziò la sua spiegazione, raccontando anche dei bigliettini scambiati con Jamie che avevano trovato in un libro di testo di Anna, di pg e Connie che dovevano comprare il biglietto dell’autobus per Jamie e persino della scomparsa di Samanta alla Lower Merion.
«Ovviamente,» concluse Maggie «la mia preoccupazione principale è la scomparsa di Anna e il fatto che manchi da aprile.»
«Questa è la preoccupazione principale anche per noi» si sbrigò a confermare Whitaker.
«Lei conosceva Anna?»
«Abbastanza. Era taciturna, quindi forse la conosco meno bene rispetto ad alcune studentesse più estroverse.»
«Conosce qualcuno del corpo studentesco che somiglia molto ad Anna?»
«Su due piedi direi di no.» Whitaker annuì questa volta in direzione dell’avvocato. «Roger, perché non prendi tu le redini del discorso?»
«Certo. Maggie, la ringrazio molto per queste informazioni.» Roger girò la pagina di un taccuino sul quale stava prendendo appunti con una scintillante penna Mont Blanc. «Ecco la cronologia che abbiamo ricevuto da Ellen.»
Maggie prese il telefono per prendere appunti, e Kathy fece altrettanto.
«Come sa, il suo ex marito Florian Desroches è morto in un incidente aereo l’8 marzo. Ellen ha visto Anna per i suoi appuntamenti settimanali, il lunedì, fatta eccezione per lunedì, 13 marzo, perché Anna era al funerale di suo padre in Francia. L’ultima volta che Ellen ha visto Anna è stato il 3 aprile, dato che c’era di mezzo la Pasqua e il Lunedì Santo. Ora non sappiamo quando è scomparsa Anna precisamente, ma deve essere successo per forza dopo il 3 aprile. Sospetto fortemente che sia scomparsa durante le vacanze di primavera.»
Maggie scrisse le informazioni nel telefono. «Okay, e per sua informazione, la truffatrice mi ha chiamato la domenica di Pasqua, il 16 aprile, e ci siamo viste a cena venerdì, 21 aprile, e l’ho portata a casa con me il 22 aprile.»
«Grazie, ne prendo nota.»
Maggie sbatté le palpebre. «Forse lei può darmi altre date. Quando è tornata Anna dal funerale in Francia?»
«Abbiamo ricevuto una chiamata il giovedì mattina, il 9 marzo, da un avvocato francese, che rappresentava il suo ex marito, il quale ci informava della sua morte.» Roger sfogliò i suoi appunti, quindi consultò una pagina. «Abbiamo convocato Anna fuori dall’aula e l’abbiamo messa al corrente dell’incidente. Anna ha lasciato la scuola il giorno stesso, giovedì 9 marzo, ed è tornata al campus il 15 marzo.»
«Ed è andata a lezione come al solito almeno fino alle vacanze di primavera, che erano dal 10 al 18 aprile?» Maggie aveva cercato il calendario della scuola sul sito web.
«Sì, e comunque durante le vacanze di primavera non sono previste lezioni.»
«Ma lei era rimasta in collegio, quindi era ancora qui. Avete chiesto alle altre studentesse?» Maggie si fermò a pensare per un istante. «La truffatrice mi ha detto che le studentesse del convitto vivono a Parker Hall e che vengono prese in giro perché sono praticamente parcheggiate lì. Quindi mi chiedo se qualcuna di loro è rimasta durante le vacanze di primavera, forse si ricorderebbe di avere visto Anna quella settimana, devono ricordarlo per forza. Avete parlato con loro?»
«Ci abbiamo provato, ma vogliamo mantenere la riservatezza, sono sicuro che lei capirà. Non c’è motivo di allarmare le studentesse né i genitori.»
Maggie sbatté le palpebre. «Io penso invece che un motivo ci sia, eccome. Dovrebbero sapere se qualcuno sta tenendo d’occhio il campus.»
«Ma non ci sono prove di questo.»
«Anna potrebbe essere stata rapita.»
«Oppure è scomparsa, e questo è successo quasi otto mesi fa, è in corso un’indagine e sicuramente non c’è un pericolo immediato.»
Maggie temeva che le stessero liquidando. «Sono scomparse altre studentesse dopo Anna?»
«No.»
«Studentesse che sono scappate di casa?»
«No, e questa settimana la maggior parte delle nostre studentesse è già tornata a casa per il Ringraziamento, le vacanze finiranno il 27 novembre. Il Ringraziamento sarà giovedì, il ventitré, e le lezioni sono finite oggi.»
«Ma quelle che non sono tornate a casa? Non credo che se ne vadano tutte per il Ringraziamento, di certo resteranno qui le studentesse che vengono dall’estero. O forse qualcuna non è riuscita a tornare a casa per via della tormenta. Magari i loro voli hanno avuto ritardi o sono stati cancellati.» Maggie aveva delle domande e aveva l’impressione di non ricevere le risposte. «E che cos’è successo a Jamie Covington? State cercando anche Jamie? Oppure è stata ritrovata? È tornata a casa? C’è stato un omicidio?»
Roger scosse la testa. «A quanto ne so, Jamie non è tornata. I suoi genitori ritengono che sia scappata di casa. Non sospettano alcun omicidio.»
«E pg e Connie, che hanno comprato il biglietto dell’autobus per Jamie? Potremmo rintracciarle? Lei sa chi è la persona che ha per soprannome pg?»
«No.»
«E Connie?»
«No.» Roger lanciò uno sguardo a Whitaker. «Lei conosce pg o Connie, o una certa Constance? Forse una studentessa dell’ultimo anno?»
«Dovrei controllare e lo farò sicuramente.»
Kathy aggrottò la fronte, spostandosi in avanti sulla sedia. «Noi pensiamo che un ottimo posto per iniziare le indagini sarebbe lo staff del The Zephyr. Avete parlato con quelle ragazze? È successo solo lo scorso anno, dev’esserci per forza qualche studentessa che non si è ancora diplomata e probabilmente avete ancora gli indirizzi delle ragazze che si sono diplomate.»
Roger annuì. «Abbiamo già cominciato a fare quelle domande, ma, come dice Morris, ci sono di mezzo le vacanze e molte studentesse sono tornate a casa.»
Maggie stava perdendo la pazienza. «Signori, mi sembra che non la pensiamo allo stesso modo. Mia figlia Anna è scomparsa dalla scuola lo scorso aprile, durante le vacanze di primavera. Potrebbe essere stata rapita, perfino sequestrata. Ed è possibile che quello che è successo a lei sia successo alla sua amica Jamie, anche lei studentessa in questa scuola. E voi ve ne state con le mani in mano? Perché siete così calmi? Perché non c’è la polizia qui?»
Roger alzò il palmo della mano, con freddezza. «Al contrario, siamo molto preoccupati. Come le abbiamo detto, la polizia locale e quella del Maine erano qui, ma gli agenti sono stati richiamati per via della tormenta.»
«E l’fbi?»
«Non abbiamo ritenuto che fosse necessario coinvolgere l’fbi. Abbiamo segnalato il caso alla polizia competente, sia locale sia statale.»
«Ma si tratta di un caso che potrebbe coinvolgere tre ragazze scomparse, una della Pennsylvania e due di qui. Perché non chiamare l’fbi?»
«Può farlo lei, se vuole. I loro uffici satellite più vicini sono a Bangor.» Il tono di Roger era diventato ufficiale. «A questo proposito, le ricordo che Morris ha ricevuto un’email da sua figlia alle 21:02 di lunedì, 10 aprile, in cui comunicava il suo ritiro immediato dalla Congreve.»
«Ma voi non sapete se quell’email è stata inviata da Anna o dalla truffatrice.»
«È completamente ragionevole per noi presupporre che l’email sia stata inviata da Anna e questa resta per noi un’ipotesi ragionevole.»
«Quindi?» A Maggie non piaceva quel cambio di atteggiamento, che era diventato chiaramente formale.
«Ho rivisto il caso, e nella mia opinione, la nostra responsabilità nei confronti di Anna Desroches è terminata a partire da quella email. Non abbiamo ritenuto, né possiamo ragionevolmente avere ritenuto, che l’email provenisse da un’altra persona che non fosse Anna Desroches, e da quel momento in poi Anna Desroches ha cessato di essere una studentessa della Congreve.»
«Sta dicendo sul serio?» chiese Maggie, sentendo montare dentro di sé la rabbia. «Sta dicendo che lei non è responsabile perché Anna non era più una studentessa qui, tecnicamente, dopo l’email?»
Intervenne Kathy: «Roger, a lei non importa il fatto che Anna sia scomparsa? Anche noi possiamo prendere degli avvocati. Lei vuole degli avvocati per una battaglia o vuole trovare Anna? E anche Jamie. Oppure volete essere un’altra scuola privata che non protegge le sue studentesse?»
Roger reagì con irritazione. «Signore, come ho già detto, la Congreve non aveva alcun controllo né era a conoscenza dell’allontanamento di Anna.» Si rivolse a Maggie. «Di fatto, la responsabilità della partenza di Anna è esclusivamente sua, signora, dal momento che lei era l’unica persona che è venuta a prenderla al campus e sebbene noi...»
«Aspetti, aspetti un attimo...»
«...comprendiamo la sua emotività dovuta alle circostanze...»
«Lei pensa che io sia emotiva?» lo interruppe di nuovo Maggie, arrabbiata. «Questa sono io, quando sono calma. Lei ancora non mi ha vista quando sono emotiva. Ma lei ce l’ha un cuore? Lei vuole addossare la colpa a me per il fatto che qualcuno ha preso mia figlia e si è fatta passare per lei? Lei vuole aggrapparsi a qualche cavillo legale in modo da non doversi occupare del caso?»
Kathy annuì. «Esatto, Roger. Io sono un’insegnante e so che lei ha la stessa responsabilità di un genitore in questo caso, in loco parentis. Lei è responsabile di Anna e dovrebbe vergognarsi di sé stesso.»
Roger prese il suo taccuino, alzandosi in piedi. «Noi abbiamo fatto tutto quello che era nostra responsabilità fare e continueremo a farlo.»
Whitaker si alzò in piedi, la sua espressione era più morbida. «Signore, sto facendo tutto quello che posso ragionevolmente fare e altrettanto sta facendo il mio staff, ma dovete capire, una tormenta come questa mette un po’ tutti alla prova. Il capo Vogel vi ricontatterà il prima possibile, ve lo prometto.»
Roger aggiunse: «Sì, sicuramente, anche se è bene ricordare che si tratta del caso di una persona scomparsa quasi otto mesi fa. Sicuramente non potrà essere risolto stasera. Il mio consiglio è quello di vedere se ci sono camere libere alla Congreve Inn, restare al chiuso durante la tormenta e, entro la fine della settimana, sono sicuro che avrete notizie del comandante. Gli abbiamo dato i vostri recapiti.»
Maggie si alzò, in collera. «Il Ringraziamento è nel fine settimana. Nessuno si darà da fare se non per comprare i tacchini. Nevica. È questo che mi sento dire da lei. Mi fa almeno il favore di chiamare il capo della polizia Vogel e passargli le informazioni che le ho dato? Forse lui ha qualche idea o qualche pista.»
«Lo farò sicuramente» annuì Roger.
«Stasera? Come se fosse una questione di vita o di morte? Perché potrebbe essere proprio questo il caso. Almeno l’ha fatta una denuncia di scomparsa o devo farla io? Mi dica a che punto stanno le cose.»
Roger arricciò le labbra. «Il processo è più informale rispetto alle grandi città, come quella da cui viene lei. Abbiamo parlato con il capo Vogel e può sentire lui, ma, come le ho già detto, può farlo più avanti. Tutti gli agenti della zona sono impegnati con l’emergenza neve, e potranno occuparsi del caso dopo la tormenta, fra uno o due giorni.
Kathy si alzò in piedi, toccando il braccio di Maggie. «Tesoro, senti una cosa. Forse hanno ragione. Forse dovremmo semplicemente tornare in albergo, prendere la stanza, farci una doccia e aspettare che finisca la tormenta.»
Maggie si girò verso la sua amica, confusa. «Perché dovremmo fargliela passare liscia? Loro hanno tutte le informazioni. Non alzano nemmeno un dito e a te sta bene?»
Kathy le passò un braccio intorno alle spalle. «Maggie, ascolta, la giornata è stata lunga e siamo tutti scossi. Possiamo chiamare il comandante dopo una notte di sonno ristoratore. Penso che abbiamo bisogno di riposare.»
«Davvero?» chiese Maggie, sconcertata.
«Certo, prendiamo Caleb e andiamo.» Kathy si mise la borsa a tracolla e cominciò a stringere le mani a tutti. «Signori, grazie di tutto. Sappiamo che farete del vostro meglio per trovare Anna e che resterete in contatto con noi.»
«Grazie.» Roger sorrise a denti stretti, mentre stringeva la mano a Kathy.
«Sì, grazie.» Whitaker strinse la mano a Kathy, poi offrì la mano a Maggie. «Maggie?»
«Che io possa andare all’inferno se le stringo la mano!» Maggie afferrò il telefono e la borsa.
«Signori, vi ringrazio, arrivederci.» Kathy trascinò Maggie fuori dell’ufficio, prese Caleb dalla sala d’attesa e li spinse entrambi fuori dell’edificio nel freddo e al buio.
«Vuoi davvero andare in albergo?» Maggie si fermò sotto il portico, mentre si tirava su la cerniera della giacca.
Kathy la guardò di sbieco. «Sembra che non mi conosci! Ho un’idea.»
«Cioè?»
«Facciamo a chi arriva prima alla macchina.»
«Arrivo prima io» urlò Caleb, partendo di volata.