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Victor si fermò un momento per riprendere fiato, poi aprì la porta della cabina ufficio e uscì fuori nella pioggia ghiacciata.
Ebbe un istante di avvertimento prima dell’arrivo del colpo, perché attraverso lo spazio vuoto vide le montagne di rottami e la gru di fronte all’ufficio. Conosceva abbastanza bene quelle forme da notare il contorno irregolare in cima alla cabina della gru; un uomo era sdraiato pancia in giù: Krieger.
Victor si gettò all’indietro attraverso l’ingresso, mentre la bocca del fucile lampeggiava.
Si trovava a un centinaio di metri di distanza, ma il proiettile impiegò comunque un decimo di secondo per coprire la distanza, e la testa di Victor era già fuori dal suo raggio.
Il proiettile bucò una delle scrivanie e attraversò il pavimento.
Non ci fu alcuno schianto perché la pallottola era subsonica, ma il silenziatore del fucile non poteva trattenere la fuoriuscita dei gas surriscaldati ed eliminare il rumore rivelatore dello scoppio dello sparo che arrivò un istante dopo.
Victor scattò velocemente verso il fondo della cabina, oltre i cadaveri, restando abbassato il più possibile perché la porta era completamente aperta e il suo nemico aveva una chiara visuale dell’interno dalla sommità della gru.
Un altro sparo. Questo si conficcò nel corpo di Zoca. Il cadavere tremò. Ne fuoriuscì uno spruzzo di sangue.
Victor afferrò uno degli AK e rispose al fuoco dal pavimento, usando i cadaveri come copertura. Non aveva un mirino per poter puntare meglio, ma aveva un fuoco automatico, e il suo nemico non aveva alcuna copertura.
Vide le scintille degli spari colpire la gru, e Krieger scivolò all’indietro fino al punto in cui l’acciaio massiccio della struttura della cabina gli impediva la visuale. Victor non riusciva più a vederlo, ma in compenso anche lui non poteva essere visto.
Victor saltò in piedi e tirò il corpo dal punto in cui era appeso alla finestra, trascinando via nel contempo la maggior parte dei vetri rotti, poi calò l’AK attraverso l’apertura prima di scivolare fuori a sua volta.
Si lasciò cadere nel fango, fuori dalla cabina ufficio, afferrò il fucile e corse attraverso lo spazio aperto.
I proiettili crivellarono il fango davanti a lui, ma riuscì a raggiungere un riparo dietro a un’impenetrabile montagna di rottami.
Aveva l’AK, ma non aveva trovato caricatori di riserva da afferrare. Aveva sferrato quattro raffiche da tre colpi contro la gru, quindi ne rimanevano diciotto.
Si rannicchiò il più possibile, e mentre il fango si rapprendeva sui suoi pantaloni e la pioggia gli inzuppava la giacca, valutava il campo visivo, e giunse alla conclusione che il suo nemico non sarebbe riuscito a vederlo da nessun punto di vedetta della gru. Sarebbe dovuto scendere, altrimenti avrebbe rischiato di perdere completamente Victor, il quale poteva usare tutti gli ammassi di metallo a suo vantaggio, restando riparato per tutto il tempo mentre fuggiva dal deposito.
Krieger era giunto alla stessa conclusione, e cominciò la sua discesa appena si rese conto che il suo bersaglio si sarebbe messo al riparo. La gru era di metallo e la pioggia la rendeva scivolosa, ma lui era forte e stabile sui suoi piedi. Raggiunse il fondo e rimosse il mirino dal suo fucile d’assalto Armalite.
Preferiva i mirini in ferro per uno scontro diretto.
Si tolse anche il cappotto, non voleva essere vincolato contro un avversario così veloce. Ciò che desiderava era giustiziare il suo bersaglio con proiettile da 5,56 x 45mm al cervello, ma l’istinto dell’uomo era molto acuto. Era in movimento nel momento in cui Krieger premette il grilletto del fucile.
Come sul treno, un altro tentativo non abbastanza valido. Krieger sapeva riconoscere una mano sfortunata.
Quindi, si sarebbe creato la sua fortuna da solo.
Victor si muoveva lentamente, restando vicino alla copertura, aumentando la velocità solo quando doveva attraversare lo spazio aperto. Non era da lui avventarsi verso l’uscita sperando che l’assassino non riuscisse a raggiungerla in tempo per intercettarlo. In ogni caso non poteva muoversi velocemente, perché la pioggia stava trasformando il terreno in un pantano fradicio che faceva sguazzare i piedi e li risucchiava. A ogni passo doveva strattonare le scarpe dalla sua presa.
Strizzò le palpebre per rimuovere l’acqua dagli occhi, la frequenza del respiro aumentava, mentre il freddo gli penetrava dentro e il corpo lottava per mantenersi caldo. L’aria era gelata e piena di umidità. Nuvole di vapore si sollevavano a ogni respiro. Si spinse verso l’uscita. Non era preparato a scalare la recinzione che circondava il deposito. Se avesse tentato di arrampicarsi a tutta velocità, il rumore della rete che sferragliava avrebbe sicuramente fatto avvicinare Krieger; se avesse tentato di arrampicarsi furtivamente avrebbe solamente dato al suo nemico più tempo per raggiungerlo e trovarlo indifeso.
Doveva essere l’uscita principale.
Anche Krieger lo sapeva. Si stava avvicinando a essa immaginando che il suo bersaglio stesse facendo lo stesso. Krieger era partito da un punto più vicino, e pertanto sarebbe arrivato per primo e avrebbe potuto attenderlo per tendere un agguato alla difficile preda. Non c’era da stupirsi che la taglia sulla sua testa fosse così alta. Krieger poteva razionalizzare l’interferenza dell’universo, che si era intromesso nell’incontro sul treno (derubandolo del suo legittimo successo come Zeus e Ade avevano negato agli antichi guerrieri le meritate vittorie), ma perdere l’occasione due volte sembrava andare oltre la crudeltà.
La pioggia scendeva rapida e violenta. Brillava e luccicava nella luce del tramonto. L’inarrestabile raffica ghiacciata aveva inzuppato i capelli e i vestiti di Krieger. Aveva la pelle d’oca. Il suo respiro accelerava e lui tremava mentre il suo corpo lottava per mantenere la temperatura corporea.
La pioggia limitava la visibilità e la sfilza di gocce che picchiettavano ripetutamente sulle migliaia di tonnellate di ferraglia intorno a lui sovrastavano gli altri rumori.
Attraverso l’offuscamento di pioggia e ombre, vide una figura in movimento. Krieger rimase abbassato, camminando senza bisogno di ridurre il rumore dei suoi passi, perché la pioggia lo faceva per lui.
Si fermò quando raggiunse il margine di un cumulo di rottami, la sua spalla sinistra premuta contro un condizionatore arrugginito, e attese che la figura riapparisse.
Lo fece, e Krieger aprì il fuoco.
Victor si muoveva a scatti, stando lontano dagli spazi aperti tra gli ammassi di ferraglia. Correva alla velocità massima che il fango risucchiante gli permetteva, muovendosi a zig zag da sinistra a destra, nel tentativo di essere un bersaglio difficile, mentre i colpi sibilavano e schioccavano attraversando l’aria. I colpi in arrivo penetravano nella ferraglia producendo un rumore sordo e metallico. Il movimento a zig zag aumentava le probabilità di scivolare, ma nonostante avesse perso l’equilibrio più di una volta, non cadde. Cadere avrebbe significato essere fermi, anche se per poco. Un bersaglio fermo era un bersaglio morto.
Si lanciò dietro alla copertura fornita dalle cataste di armi da fuoco abbandonate e demolite, rotolando e scivolando nel fango, rimettendosi in piedi velocemente e in modo controllato, sfruttando il riparo per rispondere al fuoco.
L’AK tuonava nella sua mano, la canna si sollevava a ogni fuoriuscita di gas bianco e rovente. L’ottone cadde nel fango che lo circondava con un tonfo, mentre il suo sguardo tentava di tenere traccia del suo nemico attraverso la pioggia.
Gli spari cessarono.
Victor mantenne la sua posizione. Non era riuscito a vedere quale punto avessero colpito i proiettili. La cessazione del fuoco in arrivo poteva essere determinata da un colpo mortale o da un graffio all’orecchio.
Victor non aveva intenzione di lasciare la sua copertura per scoprirlo.
Un grido nella pioggia non lo aiutò a convincersi del contrario. Continuò ad aspettare, scrutando dal mirino in ferro dell’AK.
Il bersaglio non si era bevuto la messa in scena di Krieger. Non lo sorprendeva, ma se il bersaglio fosse andato da lui anziché il contrario, gli avrebbe reso le cose più facili. Fingere non era mai stato uno dei punti di forza di Krieger.
Si alzò per riprendere lo scontro, ma fece una smorfia.
Le probabilità favorivano il suo bersaglio perché un colpo aveva scorticato il fianco di Krieger.
Krieger usò un dito per assaggiare il suo sangue per la seconda volta nella sua memoria.
Lo shock improvviso e il dolore sospesero il suo equilibrio, e dovette tenersi saldo su un ginocchio. Rimase dietro alla copertura per controllare la ferita. La pelle sopra il suo obliquo sinistro era lacerata e strappata in una corta linea orizzontale, ma il muscolo sottostante era indenne. Il sangue colava dalla ferita.
La ferita in sé non rappresentava un pericolo. A quella velocità ci sarebbero volute ore per dissanguarsi, e il sangue si sarebbe coagulato molto prima. Per il momento poteva ignorarla. Non stava sanguinando abbastanza per lasciare una traccia che avrebbe permesso al suo bersaglio di seguirlo.
Non era la prima volta che quel nemico lo feriva, e sapeva che non sarebbe stata l’ultima, quindi mise da parte il dolore e si alzò per fare fuoco.
Il bersaglio stava aspettando proprio quello, e i proiettili risuonarono vicino alla sua testa. Krieger sparò a sua volta e si abbassò per inserire un nuovo caricatore.
Una scarica di colpi sferragliò sul metallo vicino, un colpo alla cieca, uno spreco di proiettili, il bersaglio stava tentando la fortuna nella speranza di fare miracolosamente centro. Questa volta non fu così fortunato.
Krieger saltò fuori per rispondere al fuoco, senza prendersi il tempo sufficiente per mirare o essere preso di mira a sua volta prima di ritornare giù.
Raggiunse l’effetto voluto quando vide passare un’altra scarica di proiettili, aveva ingannato il bersaglio facendogli credere che fosse intenzionato ad attaccarlo. Era uno spreco equo di proiettili: uno suo contro la raffica di tre/quattro del tiratore.
Krieger, che nella sua imbracatura tattica era ben fornito di caricatori di scorta, non aveva visto il bersaglio fuggire dalla cabina ufficio con delle riserve.
Il caso favoriva le menti preparate.
Victor era a corto di munizioni. Non poteva sperare di uscire vincitore da uno scontro a fuoco prolungato con meno di una mezza dozzina di pallottole, anche se gliene serviva soltanto una, ben piazzata, per farla finita. Doveva spostarsi.
Corse il rischio di lasciare la copertura e si precipitò verso l’uscita. Di fronte a lui si aprivano due percorsi, uno per ogni lato di una montagna di lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie e forni a microonde. Victor scelse il percorso sulla sinistra, mantenendosi basso, restando vicino alla ferraglia.
Si affrettò attraverso la pioggia e il fango, zigzagando a sinistra, poi a destra, figurandosi l’assassino dietro di lui che usciva dal suo nascondiglio e lo avvistava.
Udì il primo colpo prima di quanto avesse previsto (il tedesco era impavido), ma Victor continuò a muoversi, senza cercare riparo perché si sarebbe trovato di nuovo bloccato. La velocità e la distanza erano la sua difesa. Il suono metallico degli spari risuonava dietro di lui.
Lottò per rimanere in piedi, le scarpe affondavano sempre di più nel fango, mentre la pioggia continuava a penetrare nel terreno.
Il sentiero si divideva di nuovo in due, e lui scelse il percorso più lungo, cercando la protezione dell’intersezione davanti a lui, la quale avrebbe offerto sia una copertura che una linea di fuoco affacciata sull’uscita e sullo spazio aperto di fronte a essa.
Il bersaglio aveva rinunciato alla battaglia ed era fuggito, ma Krieger avrebbe fatto lo stesso se fosse stato sopraffatto. Lo inseguì, affrettandosi, perché il suo bersaglio stava scappando per salvarsi la vita. Sparava qualche colpo quando poteva (aveva munizioni da sprecare) ma non poteva rischiare di fermarsi per mirare e aumentare il distacco del bersaglio. I sentieri che attraversavano il deposito erano troppo tortuosi; c’era troppa copertura a impedire la visuale.
Ricaricò in movimento, poi girò intorno a una montagna di macchine accatastate, aspettandosi di vederlo in lontananza mentre tentava di guadagnare l’uscita, invece il bersaglio si era fermato e si era voltato, e stava aspettando di sparare a Krieger non appena fosse apparso.
Una trappola.
Non funzionò, perché Krieger scivolò nel fango, muovendosi troppo velocemente e con troppo fervore.
Il bersaglio lo aveva mancato con la sua scarica di fuoco automatico, e mentre Krieger cadeva nel fango, perdendo la presa della sua arma, si preparò a morire, ma gli spari cessarono e vide che il bersaglio aveva terminato le munizioni, perché aveva gettato l’AK e stava correndo dritto verso Krieger.