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Erano persone. Il container aveva spazio sufficiente per quaranta persone ammassate in piedi, o quindici con lo spazio per stendersi a terra, o circa otto con un minimo di provviste e spazio per dormire e per usare un secchio posto in un angolo per le funzioni corporali.
Mentre osservava dalla sua zona d’ombra nelle vicinanze, vide in tutto sette donne portate fuori dal retro. Strizzarono gli occhi contro il bagliore delle luci artificiali e tennero le mani alzate per proteggersi gli occhi. Dovevano aver passato diversi giorni nella semioscurità, viaggiando attraverso il Mar Nero e lungo il Danubio. Salvo la sensibilità verso la luce, sembravano sane e illese. Erano tutte sotto i trent’anni, e la metà sembrava essere sotto i venti. Oltre alla giovinezza, nonostante fossero in uno stato di disordine, avevano in comune la bellezza. A giudicare dai capelli scuri e dal tono olivastro della carnagione, erano probabilmente una mescolanza di armene, georgiane e altre provenienti dal Caucaso meridionale. Se non fosse stato per il fatto che erano tutte donne e che chiaramente non avevano intrapreso quel viaggio di loro spontanea volontà, Victor avrebbe potuto scambiarle per profughe o immigrate illegali.
Nel dossier di Rados non era suggerito da nessuna parte che fosse coinvolto in qualcosa di diverso dal solito crimine organizzato di base. Gli MI6 non avevano idea che fosse un trafficante di esseri umani.
Uno degli uomini lacerò la pellicola che avvolgeva le confezioni e cominciò a distribuire le bottiglie d’acqua. Il gesto era privo di gentilezza. Era il modo in cui Rados si prendeva cura del suo prodotto. La disidratazione avrebbe fatto diminuire il valore delle donne.
Mentre le donne svitavano i tappi e bevevano, Zoca passeggiava avanti e indietro davanti a loro esaminandole. Facendo dei cenni indicò ai suoi uomini di separare le donne in tre gruppi (due da due, e uno da tre) basati sulla fascia d’età.
Le donne erano turbate e spaventate, ma non avevano altra scelta se non assecondarli. Il gruppo da tre poteva trovare conforto nel loro numero, e non era composto né dalle più giovani né dalle più grandi. Le due donne più giovani, poco più che ragazzine, erano maggiormente sconvolte. Victor notò che una delle donne più grandi sembrava essere più arrabbiata che spaventata. Era curioso di sapere perché anziché tentare di non farsi notare, mostrasse uno sguardo arcigno. Diversamente dalle altre i suoi capelli erano corti e ondulati. Si spostò per confortare una delle ragazze più giovani, ma fu trascinata indietro al suo posto.
Colpì l’uomo che l’aveva spostata con uno schiaffo in faccia.
Il suono riecheggiò e il tizio ricambiò con uno schiaffo dei suoi, facendo cadere in ginocchio la donna dai capelli corti.
Un’onda di terrore si diffuse nelle altre. Sussultavano, indietreggiavano e piangevano, mentre le facce della banda di Rados registravano un misto di shock e attesa. Zoca si avvicinò all’uomo che aveva schiaffeggiato la donna. Sapeva cosa lo aspettava e non reagì né tentò di proteggersi mentre Zoca gli afferrava il coppino, lo faceva piegare e gli dava una ginocchiata in faccia.
L’uomo cadde, sputando sangue.
Quindi Zoca aiutò la donna a rialzarsi, in segno di scuse, per poi tirarle un pugno nel plesso solare. Cadde di nuovo, annaspando per respirare.
«Non. La. Faccia» disse Zoca ai suoi uomini in un sibilo.
Se prima le donne erano spaventate, ora erano terrorizzate. Zoca si rivolse a loro mentre i suoi uomini le tenevano sotto controllo.
«Fate quello che vi chiediamo e non sarà necessario fare del male a nessuno» spiegò Zoca, la voce era calma e quasi dolce. Parlò in russo, una seconda lingua comune nella parte del mondo da cui le donne provenivano. «Noi siamo uomini buoni. Siamo gentili. Vi rispetteremo e vi tratteremo come nobildonne, a condizione che facciate lo stesso anche voi. Se siete sgradevoli con noi o irrispettose, noi ci comporteremo di conseguenza. Possiamo essere gentili o possiamo essere crudeli. Sta a voi scegliere come saremo. Ma sappiate una cosa: d’ora in poi siamo i vostri datori di lavoro. Lavorate per noi, e se svolgerete bene i vostri lavori sarete ricompensate bene. Starete qui stanotte, e domani vi daremo nuovi vestiti, trucchi e gioielli. Potrete fare dei bagni caldi e dormire in letti soffici. Alcune di voi resteranno qui a Belgrado. Altre viaggeranno verso terre lontane ed esotiche. Lavorate sodo e col tempo guadagnerete molti soldi. Col tempo sarete in grado di tornare a casa. Pensate che questa sia una vacanza.» Fece loro un gran sorriso, ma il sorriso non riuscì a nascondere la sua psicosi. «Pensate che questa sia una grande e fantastica avventura.»
Zoca fece di nuovo dei cenni e i suoi uomini iniziarono a condurre le donne verso i tre container, un gruppo per ognuno.
Prese il braccio della donna che aveva colpito, e la trascinò per rimetterla in piedi dal punto in cui era crollata a terra scioccata dal dolore e lottando per respirare.
Le sollevò il mento con un dito così da poterla guardare negli occhi. «È un piacere vederti di nuovo mia cara. Vedo che non hai imparato la lezione l’ultima volta che hai lavorato per me. Vedo che devo occuparmi personalmente di insegnarti a comportarti come una signora. Vedo che devo inculcare un po’ di buone maniere dentro...»
Gli sputò in faccia.
Zoca sbatté le palpebre, ma la sua espressione non cambiò. Lasciò che la salvia gli scivolasse sulla guancia e dentro la barba bianca. L’assenza di reazione suscitò terrore nella donna dai capelli corti. Si aspettava di essere colpita ancora, era disposta a farsi picchiare pur di mostrare quell’atto di sfida. Zoca disse: «Spero che ti sia piaciuto, mia cara. Sul serio. Voglio che assapori quel momento in profondità. Voglio che tu lo trattenga e lo senta. Tienilo lì,» le toccò il lato sinistro del petto con due dita «vicino al tuo cuore. Solo allora, quando saremo nuovamente soli, potrai davvero sapere se ne sarà valsa la pena.»