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Rados e lo slovacco si separarono e tornarono dai rispettivi gruppi. Rados sembrava calmo, ma Victor riusciva a percepire la rabbia che irradiava. Zoca cambiò posizione, anche lui come Victor riconosceva quella rabbia contenuta.
«In questa parte del mondo i criminali raccontano storie su di me. Sussurrano storie del dio-demone chiamato Milan Rados, colui che tormenta la notte. Io non sono né un dio né un demone, ma sono più potente di entrambi perché sono reale, come è reale il dolore che infliggo. Questo slovacco lo ha dimenticato. Ho bisogno di ricordargli chi sono» disse Rados.
«Non lo faccia» disse Victor.
Rados non gli prestò attenzione. «Hai sentito cosa mi ha detto?»
«Ho sentito tutto» rispose Victor. «Ma non lo faccia.»
«Quando ero un bambino non c’era niente fuori dalla mia finestra, quindi ho creato la mia vista personale. Mi sono immaginato un albero, imponente e maestoso; forte perché io ero debole; alto perché io ero piccolo. Ho dovuto immaginare il mio mondo. Ora, io possiedo il mio mondo personale. Lui cos’ha costruito? Vuole rubare quello che non è in grado di costruirsi da solo.»
«Non lo faccia» disse Victor di nuovo.
«Non fare cosa?» chiese Rados, come se non sapesse esattamente a cosa si riferisse Victor.
«Non faccia quello che vuole fare.»
«E tu sai cosa voglio fare, vero?»
Victor annuì. «Lo vuole uccidere.»
Rados scosse la testa. «No, non lo voglio uccidere. Voglio tagliargli il cazzo e ficcarglielo giù per la gola e chiedergli se sa di sporcizia. Questo è quello che voglio fare. Ed è quello che farò.»
«Questa sarebbe una cattiva idea.»
«Perché sarebbe una cattiva idea? Dimmi perché, per favore, visto che sembra che tu sappia assolutamente tutto. Dimmi esattamente perché ciò che voglio è una cattiva idea.»
La sua voce era calma, ma minacciosa, ringhiava a denti stretti.
«È una trappola» disse Victor.
«No, non lo è. Non è altro che una semplice rapina. Si sta prendendo tre ragazze al prezzo di una. È già questa una trappola.»
«La sta facendo irritare, il che era il suo obiettivo fin dall’inizio. Perché se lei è arrabbiato non vede la situazione per quella che è. Appena gli darà le donne, ci saranno molto rumore e molto sangue per circa quattro secondi e mezzo. Dopodiché, per noi, sarà tutto estremamente silenzioso e buio.»
Rados scuoteva la testa. «No, ti sbagli. È così stupido che pensa di stare facendo un grosso affare. Pensa che lo lasci andare a casa con tre ragazze e l’ottanta percento dei suoi soldi. Non cercherà di affrontarmi all’improvviso. Siamo armati. E siamo in parità numerica. Sarebbe un suicidio.»
«Concordo,» disse Victor. «Se decidesse all’improvviso. Ma questo è stato deciso in anticipo, quando ha scoperto che avrebbe avuto solo tre donne. È venuto qui oggi sapendo che lei non avrebbe potuto onorare l’accordo.»
«Come diavolo fai a...»
«Non posso averne la certezza» rispose Victor. «Ma se ho ragione, quel furgone non è stato portato qui per portar via cinque donne. In questo momento non sarà vuoto. Ci saranno dentro quattro o cinque uomini con armi automatiche, e nel preciso istante in cui le donne saranno fuori dalla linea di fuoco, salteranno fuori e ci faranno a pezzi. Quattro secondi e mezzo più tardi i loro AK saranno scarichi, e tra i duecentoquaranta e i duecentosettanta colpi ad alta velocità avranno attraversato lo spazio che stiamo attualmente occupando.»
Rados lo fissava. Zoca lo fissava ancora più duramente.
Zoca disse: «Non so perché lo ascolti. Lui è...»
«Sta’ zitto» disse Rados, lo sguardo ancora fermo su Victor. «Poniamo che tu abbia la mia attenzione. Ma io non posso agire in base alle congetture. Ho bisogno di qualcosa di concreto.»
«Non è difficile da ottenere. Tornerà indietro con i soldi, il venti percento, come concordato. Tutto ciò che deve fare è chiedere di vedere il resto del denaro.»
«E questo cosa dimostrerebbe?» disse Zoca.
Rados rispose al posto di Victor. «Dimostrerebbe che il nostro amico slovacco non ha altro denaro da mostrarmi. Se non aveva intenzione di darmi l’intera somma, non si sarà preoccupato di portarsela dietro, tutto quello che gli serve è il venti percento. Dimostrerebbe che la negoziazione, il forzato abbassamento del prezzo, stabilire delle condizioni così dure, è tutta una messinscena. Un diversivo, così non avrei sospettato che ci fosse qualcosa sotto.»
Victor disse: «Se ha portato l’intera somma, allora ho torto e lei non ha niente da perdere chiedendo di vederla.»
Guardò Zoca. «Giusto?»
Zoca alzò le spalle.
Rados disse: «Eccolo che arriva.»
Lo slovacco si avvicinò con un borsone. Sorrideva.
Rados disse «Niente da perdere» e si incamminò per incontrarlo a metà strada, facendo cenno ai suoi uomini di accompagnare le donne avanti.
Quando furono uno davanti all’altro, lo slovacco disse: «Spero che possiamo rimanere amichevoli anche se siamo in disaccordo.»
«Certo» disse Rados, rilassato e diplomatico: il camaleonte nel suo habitat. «Se negli affari fossero tutti d’accordo in ogni trattativa, non ci sarebbe profitto, giusto?»
«Precisamente» disse lo slovacco, offrendogli il borsone.
«Venti percento?» disse Rados, prendendolo.
Lo slovacco annuì. «Come abbiamo concordato.»
«Come abbiamo concordato qualche minuto fa.»
Lo slovacco annuì ancora.
Rados diede un’occhiata al contenuto della borsa. «Hai portato anche l’altro ottanta percento, vero?»
«Sì» disse lo slovacco mentre la sua espressione si inaspriva.
«Posso vederlo?»
Lo slovacco esitò. «Di cosa si tratta, Rados?»
«È una semplice richiesta, no? Non sto chiedendo di averlo. Un accordo è un accordo. Voglio semplicemente vederlo.»
«Perché vuoi vederlo?»
«Ha importanza?»
«È una richiesta strana, tutto qui. Mi innervosisce. Mi fa venire in mente il genere di pensieri a cui non voglio pensare» disse lo slovacco.
«Non è necessario» lo rassicurò Rados. Il serbo era talmente abile a mentire che se Victor fosse stato all’oscuro di tutto, avrebbe giurato che la sua rassicurazione fosse sincera. «Non devi portarmelo. Non voglio toccarlo. Voglio solo vederlo.»
«Questa cosa mi mette molto a disagio.»
«Okay» disse Rados. «Veniamoci incontro. Dov’è? Nel furgone?»
Lo slovacco non rispose, ma si strinse nelle spalle.
«Allora chiedi a uno dei tuoi uomini di sollevarlo. Non è necessario che lo mostri tutto. Immagino che tu abbia altre quattro borse come questa, giusto? Dato che il venti percento era già qui dentro. Voglio dire, non ho visto né te né nessun altro separare il denaro, e questa borsa non è abbastanza grande per contenerne altro, sbaglio?»
Lo slovacco era immobile.
«Come ho già detto» disse Rados. «Non c’è bisogno di essere nervoso.»
Lo slovacco disse: «Certo, qualsiasi cosa ti serva per sentirti rassicurato. Vado a prendere dell’altro denaro. Che ne dici?»
«Meraviglioso» disse Rados, porgendogli indietro il borsone.
«Ecco, cerchiamo di essere amichevoli nel disaccordo.»
Lo slovacco la prese senza dire nulla. Tornò indietro verso i suoi uomini. Rados si avvicinò a dove si trovavano Victor, Zoca e il variago solitario.
«Avrebbe dovuto aspettare,» disse Victor «finché non avessimo formulato un piano. A breve saremo in minoranza.»
«Hai avuto ragione fino a qui. Se avessimo aspettato, avremmo mostrato le nostre carte e gli avremmo dato il tempo di prepararsi. Non dimenticarlo, sono uno stratega tanto quanto te. Ora, loro hanno perso l’iniziativa.»
«Non ne sarei tanto sicuro.»
Rados seguì il suo sguardo fin dove si trovavano lo slovacco e i suoi uomini. Nessuno si stava azionando per prendere i borsoni richiesti; erano stretti in un cerchio, e stavano parlando. «Uhm. Non è un segnale incoraggiante, vero?»
«Prima» disse Victor ricordando «gli ha chiesto dove fosse il fratello. Cos’ha detto?»
«Una storia su una spogliarellista che gli aveva staccato a morsi un capezzolo.»
«Gli ha creduto?»
Rados alzò le spalle. «Al momento ho pensato che fosse troppo ridicolo per non crederci. Ora...»
«Cosa sa di suo fratello che potrebbe essere rilevante nella nostra situazione?» disse Victor.
«Sono soci» disse Zoca, come se Victor fosse stupido. «Conducono insieme i loro affari. Che importanza ha?»
«Era un mercenario, durante la guerra» disse Rados, cogliendo ciò che Victor intendeva, guardandosi intorno tra la foschia e gli alberi. «Era un cecchino.»