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Fletcher era calmo. Non tentò di fuggire o di attaccare. Se ne stava semplicemente lì seduto, guardando Victor per quasi un minuto, mentre elaborava il fatto che si trovava di fronte al suo assassino.

Fletcher si schiarì la gola e disse: «Posso sapere il perché?»

«La tua amante di Hong Kong riferiva le vostre conversazioni intime a Pechino.»

Ci pensò su, poi disse: «Questa non può essere la ragione. Non c’è alcuna ragione di farmi uccidere.»

«Londra pensa che tu sappia» spiegò Victor. «Credono che tu sia un complice. Credono che tua sia un traditore.»

Fletcher si guardò le mani. I palmi erano sul tavolino, le sue dita erano divaricate. Fece un respiro ed esalò l’aria lentamente.

«Non lo ero all’inizio» confessò. «Non quando la conobbi. Ero uno stupido che pensava che quella bellissima giovane donna fosse sinceramente interessata a me. Dio, era una trappola di seduzione così elementare. Così ovvia a posteriori. Mi ha avvicinato. Nel mio solito bar, tra tutti i posti possibili. Ci credi che ci sono cascato per questo? Beveva anche il mio stesso whisky. Che coincidenza. I cinesi utilizzano ancora le strategie di spionaggio degli anni Sessanta, eppure non me ne sono accorto perché non riuscivo a distogliere gli occhi dalle sue labbra. Non avevo mai visto delle labbra così meravigliose. Ovviamente, alla fine mi resi conto di quello che stava accadendo. Non era prudente come avrebbe dovuto nel farmi domande riguardanti il lavoro e i miei movimenti, il che, dato il suo approccio grossolano, non avrebbe dovuto stupirmi. Ma ci riuscì. Non potevo crederci perché ero già innamorato di lei. Be’, la desideravo quantomeno. È la stessa cosa dopotutto, giusto?»

«Non saprei» disse Victor. «Ma non mi serve sapere nulla di tutto ciò.»

«Be’, io te lo sto raccontando, quindi dovrai ascoltarmi. A meno che tu non abbia intenzione di farlo proprio qui in bella vista.»

«No» ammise Victor.

«Appunto, esatto.» Fletcher lo disse con un certo trionfo, godendo di ogni vittoria che poteva rivendicare mentre gli era ancora possibile. «Quindi, sì, nel momento in cui scoprii che era una spia, ero troppo preso da lei per farla finita. Semplicemente non potevo, anche se nel profondo ero consapevole che voleva solo raccogliere informazioni, andai avanti comunque. Avevo bisogno di quelle labbra sulle mie, a qualsiasi prezzo. Merda, sono un perfetto idiota.»

Victor concordava, ma gli sembrò scortese esprimerlo a parole. Allo stesso modo, gli sembrò sgarbato, in quella circostanza, dire a un uomo condannato di moderare il linguaggio.

Fletcher si distese sul sedile. «Ma anche se Londra ha scoperto di me e Ling, non può essere la sola ragione per cui hanno mandato te. Non è possibile. Non solo per questo. Non te

«Questo è ciò che mi hanno detto.»

«Allora ti stanno mentendo.»

«Non mi importa» disse Victor.

Fletcher si accigliò. «Non ti importa di essere stato ingannato e manipolato?»

«Nessuno in questo lavoro mi dice mai la verità. Ci passo sopra.»

Fletcher mostrò una smorfia di rabbia. «Quindi tu non sei altro che una pedina?»

«Sì.»

La smorfia si trasformò in un ghigno, che si dissolse in un triste sospiro.

«Farà male?»

«Neanche un secondo.»

«Immagino di doverti ringraziare per questa piccola indulgenza» disse Fletcher. «Come lo farai?»

«Vuoi davvero saperlo?»

Fletcher ci pensò per un istante e Victor lo vide vacillare più volte sull’idea, prima di annuire. «Sì, ho bisogno di saperlo.»

«Suicidio» spiegò Victor. «Tornerai alla tua cuccetta e prenderai un’overdose di antidolorifici. Scivolerai nel sonno e non ti risveglierai più. Silenzioso. Tranquillo. Niente disordine. Niente problemi. Niente dolore.»

Posò sul tavolino una boccetta di antidolorifici sotto prescrizione. Fletcher la fissò.

«Sono miei, per il mio mal di schiena.»

Victor annuì.

«Ci sono le tue impronte digitali sulla boccetta» disse Fletcher, spostando lo sguardo dalla boccetta alle mani di Victor.

«No, non ci sono.»

Fletcher fece scorrere la boccetta più vicino. «Non voglio essere un suicida. Non voglio morire così.»

Victor disse: «Non hai scelta. Ti riaccompagnerò alla tua cuccetta. Fidati di me quando dico che è nel tuo interesse prendere le pillole volontariamente.»

Fletcher deglutì. «No, non hai capito. Non ho intenzione di lottare o scappare.»

«Non mi preoccupa» disse Victor. «E non farebbe differenza se lo facessi.»

Fletcher sospirò. «Lo so. Come ho detto, ho letto il tuo fascicolo. Ho letto i rapporti. Ho persino visto il video di un massacro che hai commesso a Minsk. Sono un imbrattacarte con un’ernia al disco che ha il terrore di volare. So che non c’è niente che io possa fare per fermare quello che loro chiamano Cleric. Ma quello che voglio dire è: non voglio che mia moglie pensi che mi sono suicidato. Mia moglie è una brava donna. Non merita di addolorarsi per me e al tempo stesso di odiarmi perché l’ho lasciata. Solo perché non riesco a resistere a una bella donna non significa che non la ami. La amo, con tutto il mio cuore, malgrado ciò che pensi.»

«Non mi interessa se ami tua moglie o no.»

«E mia figlia» disse Fletcher, la sua compostezza cominciava a incrinarsi. «Dolce Ella. È troppo giovane per capire, ma un giorno scoprirà cos’è successo davvero a suo padre e penserà che non l’abbia amata abbastanza per restare vivo e guardarla crescere.»

Victor rimase in silenzio. Fletcher disse: «Non puoi spararmi o rompermi il collo? Qualsiasi cosa ma non un suicidio.»

«No. Pechino non deve sapere che è stata trovata la talpa. Londra vuole usare la tua amante a sua insaputa. Non può esserci nessun sospetto.»

«Allora un incidente, per amor di dio» disse Fletcher, le sue parole più veloci dei suoi pensieri. «Posso farmi investire da un treno in stazione. Posso allacciarmi le scarpe, scivolare e...»

«No» disse Victor di nuovo, insistente ma calmo e piatto.

«Sembrerai costretto nelle registrazioni delle telecamere a circuito chiuso. Non convincerà nessuno.»

«Deve esserci un altro modo. Deve semplicemente esserci. Farò qualsiasi cosa.»

Victor pensò per un momento. Sembrava quantomeno cortese considerare la supplica di un bersaglio di modificare il metodo della sua morte, finché accettava la morte di per sé come inevitabile.

In tutti i suoi anni da assassino professionista, non si era mai trovato in una situazione simile. Le persone lo avevano implorato altre volte, invano, ma sempre per sopravvivere, mai per scegliere loro stessi il modo di morire. Portare a termine un incidente che non destasse sospetti non era un’impresa semplice ‒ da qui l’overdose, con collaborazione o forzata ‒ ma un incidente con l’assistenza della vittima era un’altra questione.

«Vai alla carrozza ristorante prima che chiuda,» disse a Fletcher una volta che aveva ponderato i particolari «e ordina qualcosa per cena.»

«Cena?»

Victor disse: «La carrozza ristorante è ancora aperta, ma non per molto. C’è una bistecca come opzione nel menu.»

«Non capisco.»

«Quando avremo finito questa conversazione io resterò seduto qui e tu andrai a ordinare un bel pezzo di controfiletto. Chiedilo ben cotto. Tagliane un grosso pezzo. Non masticarlo troppo prima di ingoiarlo. Il resto verrà da sé.»

«Oh, capisco. Soffocherò fino a morire. Merda.»

Fletcher era pallido, come se avesse realizzato la realtà della situazione solo in quel momento. Le sue guance si espansero e le labbra si contraevano a ogni respiro. Si toccò la gola. Dopo qualche istante, pose l’inevitabile domanda:

«Quanto ci vorrà?»

Victor lo aveva già calcolato. «Hai circa trentacinque anni e sei fuori forma, quindi forse novanta secondi prima che tu perda i sensi e non ti svegli più.»

«Non sembra molto.»

Victor non disse a Fletcher che gli sarebbe sembrata un’eternità mentre i suoi polmoni bruciavano per l’ossigeno che non avrebbero mai ricevuto.

Scosse la testa. «Mia moglie non mi lascia mangiare carne rossa. Stiamo cercando di essere salutari.»

«Va bene» disse Victor. «Lo renderà più convincente. Non sei abituato a mangiarla.»

«Dio, quando penso a tutta quella fottuta quinoa che ho dovuto sopportare, e per cosa? Avrei dovuto mangiare solo bacon. Non avrebbe fatto alcuna differenza, dico bene?»

«Immagino di no.»

«Potrebbe addossarsi la colpa, vero? Mia moglie potrebbe pensare che sia stata colpa sua perché non ero abituato a mangiare bistecche.»

«Sì» ammise Victor. «Forse all’inizio, ma ci saranno persone che la aiuteranno a superare la cosa. L’asfissia uccide quasi lo stesso numero di persone degli incendi.»

«E molto meglio che pensare che mi sia suicidato, giusto? È come lasciarla morendo. In questo modo semplicemente muoio.»

Victor non lo sapeva. Non capiva, ma annuì perché si rendeva conto che Fletcher voleva essere rassicurato.

«Assicurati di sorridere al cameriere mentre ordini» disse Victor.

«Non mi va di sorridere. Sorridere è l’ultima cosa che voglio fare. Be’, la penultima.»

«È per questo che te lo sto ricordando. Non funzionerà se sembrerai un uomo condannato a morte.»

Fletcher fece un cenno con il capo, che significava che aveva capito ed era d’accordo. Rimase in silenzio per un momento.

«Sarà...?»

«Sì» disse Victor. «Sarà doloroso. Dopo i primi quarantacinque secondi senza ossigeno sarà brutto, quindi pensa al perché lo stai facendo; immagina tua moglie e tua figlia. Poco dopo non farà più male, te lo prometto. Tutto il dolore se ne andrà. Non avrai paura. La mancanza di ossigeno ti farà sentire euforico. Perderai conoscenza sentendoti bene.»

«Come l’asfissia autoerotica» disse Fletcher con voce piatta, gli occhi fissi su un punto da qualche parte al di là della testa di Victor. «Non credevo che fosse vero in realtà. Ho sempre pensato che fosse una sorta di leggenda metropolitana. Ora vorrei averlo provato. Vorrei aver provato tutto. Vorrei aver detto più spesso a mia moglie che la amavo.»

Victor non disse nulla. Guardava la faccia di Fletcher. Era invecchiato di dieci anni in dieci minuti.

«Sei mai stato strangolato? Sai com’è?»

«Sì» ammise Victor. «Diverse volte. Ma non ho mai raggiunto lo stadio dell’euforia, altrimenti non sarei qui ora.»

Fletcher disse: «Allora come fai a sapere con certezza che perderò conoscenza sentendomi bene?»

«Fa parte del mio lavoro capire come funziona il corpo» spiegò Victor. «E a volte, quando ho soffocato della gente fino a farla morire, sembravano quasi felici alla fine.»