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Non pioveva, ma le nuvole che sovrastavano Londra erano pronte per inzuppare la città. La contro sorveglianza di Victor lo portò attraverso tutta la città, sugli autobus e in metropolitana, a piedi e nei taxi. Non aveva una destinazione precisa quindi poteva concedersi di essere guidato dal caso (scendere da un autobus dopo quattro fermate perché era salito con quattro persone; chiedere a un tassista di colore di accostare dopo nove minuti e sette secondi perché la radio del veicolo era sintonizzata su 97 FM, e così via) e si ritrovò in una zona all’interno della quale una volta aveva operato.
Non era l’ideale, ma non era un grosso problema, anche perché non impiegò molto a trovare ciò che stava cercando.
Sotto l’ombra di un campanile, si trovava un piccolo mercato che occupava una piazza pavimentata, con bancarelle che vendevano abiti firmati contraffatti, libri tascabili sbiaditi e arrotolati, film duplicati in diversi formati, scarpe scadenti e prodotti alimentari. Era come qualsiasi altro mercato in una qualsiasi area povera di una qualsiasi città europea. I commercianti gridavano gli uni sugli altri, e i residenti locali si mescolavano tra le bancarelle, per dare un’occhiata e per contrattare. C’erano due bancarelle che vendevano ciò di cui aveva bisogno, e ignorò l’offerta esagerata mentre scorreva attentamente la gamma di telefoni cellulari che i proprietari originari avevano venduto a fronte di denaro contante per comprare il modello successivo, insieme a quelli rubati, sbloccati e messi in vendita per le sue esigenze.
C’era l’imbarazzo della scelta, andavano dai modelli più vecchi, che sembravano delle reliquie, ma che sarebbero sopravvissuti all’apocalisse, ai sottili smartphone usciti da pochi mesi, che si sarebbero distrutti se solo ci si fosse seduti sopra.
Victor comprò il più economico che riuscì a trovare, perché voleva un telefono che fosse solo un telefono e nient’altro, e maggiore era la funzionalità del dispositivo, maggiore era il rischio di compromettersi. Pagò un extra per un caricabatterie tenuto insieme da un nastro isolante, e acquistò la ricarica in un negozio vicino.
Caricò la batteria in una caffetteria mentre si gustava un doppio espresso bollente, circondato da giovani con i loro portatili.
Quando ebbe finito, il telefono aveva carica sufficiente per le sue necessità. Lasciò la caffetteria e digitò il codice di chiamata internazionale per la Germania, il prefisso di Amburgo, e un numero locale che aveva memorizzato in quella che gli sembrava una vita precedente.
Si sarebbe sbarazzato del telefono una volta terminata la chiamata. Un telefono di seconda mano con un credito prepagato era praticamente irrintracciabile. Victor non portava un telefono con sé a meno che non gli servisse per una ragione specifica. Nei migliori casi i telefoni erano dispositivi di localizzazione portatili; nei peggiori erano sistemi di registrazione portatili. Nonostante esistessero alcuni modi per bloccare il segnale del GPS e assicurarsi che nessun organismo esterno potesse violare il firmware, Victor non ne avrebbe utilizzato uno. Aveva visto l’effetto che avevano sulle altre persone. Si immaginava delle sottospecie future di umani con i muscoli del collo così indeboliti da millenni di atrofia, che i loro occhi non guardavano più in avanti, ma in basso.
Victor non aveva amici e pochi conoscenti. In ogni caso aveva accesso ai servizi di molti individui in giro per il mondo, che gli offrivano le loro abilità o la loro assistenza, in una scala tra l’utile e l’essenziale. Aveva usufruito di alcuni di loro per l’intera durata della sua carriera professionale; di altri conosceva l’esistenza e ciò che potevano offrire, ma non vi era mai ricorso; c’erano poi pochi prescelti che aveva incontrato durante i suoi incarichi o durante la loro preparazione, e che si era assicurato di ricordare per quando ne avesse avuto bisogno.
Il segnale era libero, dopo sette squilli sentì il clic che annunciava che il ricevente aveva risposto.
«Chi parla?»
Victor riconobbe la voce femminile che aveva risposto al telefono. Aveva passato con lei abbastanza tempo per sapere che era sulla cinquantina, ma una vita intera passata a fumare le aveva dato un ringhio dal suono avvizzito.
«Un uomo con cui hai un debito» le disse.
La donna rispose sbuffando. «Ti stai sbagliando. Non sono in debito con nessuno, nonostante là fuori sia pieno di gente che lo è con me.»
«Allora dovresti farti visitare da un neurologo perché la tua memoria ti sta tradendo.»
«Non ho tempo per questo» disse. «Sto per riattaccare, così puoi tormentare qualcun altro.»
«No, non riaggancerai. Resterai su questa linea e ascolterai quello che ho da dire.»
La linea restò connessa. «Perché dovrei?» domandò.
«Perché deduco dal tono della tua voce che il seme di un ricordo sta germogliando nella tua mente mentre parliamo, e le sue radici si stanno facendo strada nella tua memoria, richiamando il buio, la sofferenza, il rumore e la paura.»
Non rispose.
Lui continuò: «C’è un uomo a cui devi tutto. Gli sei debitrice per l’aria che stai respirando. Gli sei debitrice perché una volta ti ha messo in mano un telefono mentre giacevi in punto di morte.»
Si figurò il sangue che luccicava su un telo di plastica.
Ci fu un momento di silenzio, e tutto ciò che poteva sentire era un respiro accelerato prima di pronunciare una singola parola: «Tu.»
«Ciao, Georg.»
«Non uso più quel nome» rispose.
Victor disse: «Sei ancora Georg per me, e lo sarai sempre.»
«È stato molto tempo fa. Non mi aspettavo di sentirti di nuovo. Speravo di non sentirti di nuovo.»
«È davvero un modo strano di ringraziarmi per averti salvato la vita.»
Emise un grugnito. «Mi hai salvato la vita, questo è vero. Ma perché ora ho la sensazione che tu lo abbia fatto solo per creare un debito che avresti potuto riscuotere in un secondo momento?»
«Non devi credere molto nella bontà innata degli altri esseri umani.»
Grugnì di nuovo, più forte. «Che cosa vuoi? Perché mi stai contattando dopo tutto questo tempo?»
«Ti ho chiamata solo per sapere come stai.»
«Mi ero dimenticata del tuo strano senso dell’umorismo» disse Georg. «Ma se hai il minimo interesse per il mio benessere, allora dovresti sapere che posso quasi camminare di nuovo senza aiuto. Non sono morta, grazie a te, ma ho ancora bisogno di fisioterapia.»
Victor disse: «Mi servirebbe una consegna a Belgrado, e vorrei che fosse veloce.»
«Puoi ordinare una pizza online di questi tempi, non hai bisogno di chiamare.»
«Sono intollerante al lattosio.»
«Come fai a sapere che sono ancora in quel business?» chiese Georg.
«Perché la fisioterapia non è economica e le sigarette hanno quasi lo stesso costo.»
«Forse dovresti inviarmi una lista della spesa.»
«Stavo pensando la stessa cosa. Indirizzo email?»
Gliene diede uno, che si impegnò a memorizzare.
«Come hai intenzione di pagarmi? Sono sicura che non hai fretta di venirmi a trovare ad Amburgo dopo tutto questo tempo. E io viaggio con fatica ultimamente.»
«Mi piace pensare di aver già pagato il conto.»
«Davvero?»
Victor rimase in silenzio.
Si sentì di nuovo il suono del suo respiro. «Okay, diciamo ipoteticamente che sono d’accordo con il fatto di essere in qualche modo in debito con te, e sei autorizzato a incassarlo.»
«Ipoteticamente» concordò.
Georg disse: «Ma non so ancora che cosa vuoi. Non sono un ente di beneficenza.»
«Capisco» disse Victor. «Non sei un ente di beneficenza e io non sono uno a cui piace sentirsi preso in giro in uno scambio.»
«Va bene, capisco cosa vuoi dire. Molto sottile, come sempre. Ma se sarai ragionevole nella tua richiesta allora sarò ragionevole nell’onorarla. È accettabile per te?»
«Lo è» disse Victor. «Ti chiedo di fare del tuo meglio per accelerare la spedizione.»
«Offro un corriere speciale per i clienti importanti.»
Ignorò il sarcasmo e disse: «Apprezzo la tua cortesia.»
«E se la mia cortesia è sufficiente, saremo pari?»
Victor riagganciò.