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Lo fissavano entrambi senza battere ciglio. Il boato degli aerei che decollavano, e di quelli che si abbassavano per atterrare volteggiando in cielo, riempiva il silenzio. Non era il rombo calmo dei treni che andavano e venivano, era un suono arrabbiato. Gli inglesi erano tesi, temevano una reazione violenta, ma lui rimase seduto fermo e tranquillo. Voleva maggiori informazioni prima di fare qualsiasi cosa.
«Ah» disse Victor. «Certo che lo sono.»
«Puoi provare di non essere stato a Londra di recente?»
«Sono stato a Londra» rispose. «Come già sapete. Ero lì per incontrare Banik, e sapete anche questo. Ma da me non otterrete altro. Non illudetevi che io vi fornisca delle prove di qualsiasi cosa abbia fatto o non fatto.»
«Immaginavo avresti potuto dire qualcosa in tal senso.»
«Non potete arrestarmi. Questa non è Londra. Questa è Belgrado. Non avete giurisdizione qui in Serbia, e anche se l’aveste, non avete alcuna prova perché il killer sapeva cosa stava facendo. Sono sicuro che non sia necessario che vi dica che l’ultima cosa che vi conviene fare è tentare di prendermi in custodia.»
«So che non sei stato tu» disse la donna. «Non so niente di te, niente di reale intendo, ma so che non sei stupido.»
«L’adulazione ti porterà lontano.»
«Forse ho formulato male la frase, ma non spareresti al tuo contatto personale fuori dalla sua casa, sbaglio?»
Non c’era bisogno di rispondere o discutere il punto ulteriormente. Guardò entrambi. «Perché sono il sospettato principale?»
«Ci arriverò tra un minuto.»
«Allora perché siete qui?»
«Te l’ho detto» disse la donna. «Siamo qui per parlare della morte di Banik.»
«Che altro?»
Seguì un momento di silenzio. L’uomo dietro al volante evitava il contatto visivo.
Victor disse: «Avete messo in chiaro che non credete che io abbia ucciso Banik, quindi non avevate bisogno di venire fin qui per dirmelo. Non avevate nemmeno bisogno di dirmi che era morto, tantomeno che fosse stato assassinato. Potevate aspettare fino al completamento del mio lavoro, ma eccovi qui. Voglio sapere perché, e voglio saperlo adesso. Capisco perché mi avete detto di Banik e perché mi avete detto che non pensate sia stato io. Volete incoraggiare la fiducia. Volete che vi sia riconoscente. Mi volete dalla vostra parte quando mi comunicherete la vera ragione per cui vi trovate qui. Quelle lezioni MI6 di psicologia spicciola a cui avete dovuto assistere non saranno ripagate con me. Quindi non perdiamo tempo. Dimmelo ora.»
La donna aveva rivolto lo sguardo all’uomo davanti prima che Victor finisse di parlare.
Disse: «Abbiamo bisogno del tuo aiuto.»
«Ovviamente» disse. «E io sto ancora aspettando che arriviate al punto.»
Si sfregò le mani. Dentro l’auto faceva freddo quasi quanto ne faceva fuori. Il tizio aveva tenuto il motore spento per mantenere nascosta la sorveglianza, quindi non c’era alcun calore. Lui aveva dei vestiti più adatti alla temperatura e circa il doppio di isolamento termico naturale rispetto alla donna. Il suo finestrino era persino leggermente aperto, in modo da non far appannare il vetro mentre conduceva la sorveglianza. Victor sentiva il freddo, ma anche se il suo livello di forma fisica non gli avesse assicurato che il suo metabolismo veloce raddoppiasse come una fornace portatile, aveva una soglia di sopportazione molto alta.
«Londra vuole ancora che tu uccida Rados» spiegò la donna. «Capirei se tu fossi riluttante ora che il tuo contatto è morto.»
«Morto si intende quando qualcuno ha un attacco di cuore o viene investito da un autobus. Un doppio colpo al cuore seguito da uno alla testa è un’esecuzione.»
«Come ho detto, è comprensibile che tu voglia tirarti indietro.»
«Non ho bisogno di tirarmi indietro» disse Victor. «Sono già fuori.»
«Questo è il punto in cui ti faccio tornare indietro.»
Pensò alla donna armena del bordello di Rados, la donna con cui aveva fatto un accordo. ‘Se mi aiuti, io ti aiuterò. Può essere semplice se lo permetti’, le aveva detto, e diceva sul serio.
Monique notò un cambio nella sua espressione, quindi le disse: «Quando tenti di farmi tornare indietro.»
Sospirò. «Okay, capisco ciò che vuoi dire, e finora hai avuto ragione. Ma c’è ancora un lavoro da terminare che è separato dall’...esecuzione di Banik. Ti ha consegnato l’incarico, ma non era una sua decisione. Lui era solo un messaggero.»
«È maleducazione parlare male dei morti. Sei qui per portarmi un messaggio. Anche io sono un messaggero quando si arriva al dunque.»
Annuì in segno di intesa accomodante. «Banik ti avrà sicuramente detto di Leonard Fletcher. Ti avrà raccontato di come Fletcher stava vendendo segreti... la ragazza... la relazione... l’intelligence cinese. Giusto?»
Victor annuì e disse: «Okay» così avrebbe continuato.
«E scommetto che ti ha persino detto che Fletcher aveva venduto il tuo fascicolo.»
Aveva un’idea di dove volesse arrivare. «Va’ avanti.»
Scoccò un’occhiata al tizio e lui sembrò compiaciuto, come se fosse una conclusione ovvia che avessero Victor dalla loro parte. Poi lei disse: «Ma l’ultima parte era una stronzata. Era...»
«Puoi dire fesseria, se vuoi. O puoi dire errata, falsa o una bugia.»
Si accigliò, confusa. «Già» disse, ancora incerta su dove volesse arrivare. «Era una bugia. Fletcher non aveva venduto il tuo fascicolo, era stato Banik.»
«Dunque, sono il principale sospettato per il suo omicidio.»
Lei annuì. «Ovviamente. Banik ti vende al broker chiamato Phoenix e mette dei killer in cerca di un grosso compenso sulle tue tracce. Lo scopri, e lo uccidi. È logico. Ha senso. Alcuni di noi direbbero addirittura che è giustificato.»
«Banik stava lavorando con Fletcher?»
«Non lo sappiamo. Magari ha avuto l’idea da lui. Magari stavano collaborando.»
«Si sono uccisi a vicenda» disse Victor. «Banik mi ha mandato a uccidere Fletcher, ma Fletcher aveva già mandato qualcuno a uccidere Banik. Hanno solo impiegato più tempo per portare a termine l’incarico rispetto a me.»
«Sto vagliando questa ipotesi» gli disse. Pensò che stesse dicendo la verità. Era rassicurante avere a che fare con persone che riuscivano a pensare sempre un passo avanti. «C’è un incarico su di te, commissionato, come ha detto Banik, da un agente segreto chiamato Phoenix. L’incarico è aperto da almeno qualche mese. Banik però ha tentato di specularci a suo vantaggio. Fletcher lo voleva morto. Lui voleva Fletcher morto. Per nascondere la cosa, avrebbe fatto in modo che tu diventassi la vittima di un altro sicario a caccia della taglia sulla tua testa. Nessuno lo avrebbe messo in dubbio. Lui non ha inviato nessuno per ucciderti. Ha semplicemente messo a conoscenza le persone giuste dei tuoi movimenti, approfittando della tua, come possiamo chiamarla... popolarità? Sappiamo per certo che un sicario indipendente si trovava a Londra lo stesso giorno in cui tu e Banik vi siete visti.»
Victor non reagì.
«Sei stato fortunato a non incontrarlo.»
«Penso di sapere dove vuoi arrivare.»
«Non avevo alcun dubbio.»
«Stai per minacciarmi» disse Victor.
Lei scosse la testa con un solco tra le sopracciglia. «Non lo farei mai. Sono qui per aiutarti.»
«No» disse Victor. «Sei qui per offrirmi aiuto. Stai per dirmi che se continuo l’incarico di Rados mi aiuterai con i miei problemi.»
«Possiamo aiutarci entrambi, sì.»
«Ad esempio, offrendomi informazioni su questa professionista alle mie calcagna, suppongo.»
Annuì. «Abbiamo un intero fascicolo su di lei. È una tosta. Non ti accorgerai di lei in tempo.»
«Bruciate pure il fascicolo» disse Victor. «Si trova sul fondo del Tamigi in sei pezzi netti.»
La donna lo fissò, cercando la menzogna.
«Stai mentendo.»
«Non mi avevi detto che era di sesso femminile. Controlla la lista degli ospiti del Covent Garden Hotel. Una donna corrispondente alla sua descrizione si è registrata lì circa due settimane fa ma non ha mai fatto il check out. Svanita nel nulla, in effetti.»
«Lo sai che controllerò.»
«Che altro hai da offrire?» disse Victor.
«Okay, supponiamo che tu stia dicendo la verità, il tuo fascicolo è ancora lì fuori tra le mani di un potente broker, a caccia di un grosso compenso. Uno ha provato e ha fallito, quindi il merito va a te. Ma sappiamo entrambi che ce ne potrebbero essere altri.»
Victor pensò al tedesco dai capelli brizzolati sul treno per San Pietroburgo. L’assassino che era riuscito a ingannarlo e lo aveva pugnalato. L’assassino era ancora lì fuori. Il dolore residuo alla coscia sembrò peggiorare per un istante. La ferita non era ancora guarita completamente. Avrebbe avuto un’altra brutta cicatrice.
«Prima il fascicolo sarà recuperato, prima riuscirai a dormire tranquillo.»
«Come faccio anche solo a sapere che sei in grado di trovare Phoenix?»
«È quello che faccio.»
C’era abbastanza gravità nella sua voce che quasi le credeva. Era sicura di sé.
«Fin quando non troveremo Phoenix, faremo del nostro meglio per guardarti le spalle. A me sembra un buon compromesso.»
«Un compromesso di cui non avrei bisogno se la vostra organizzazione non soffrisse di corruzione endemica. Ognuna delle vostre persone con cui ho avuto a che fare o in cui mi sono imbattuto negli ultimi anni, ha sempre giocato secondo le proprie regole. È una percentuale persino più alta della CIA, il che la dice lunga.»
«Mi dispiace per la tua situazione, se può esserti d’aiuto» gli disse.
«Non lo è.»
«Non ti dirò che puoi fidarti di me. So che un’affermazione del genere sarebbe priva di significato in questo momento. Non ti dirò che sono quella diversa dagli altri. Insulterei la tua intelligenza. Ma non era necessario che ti informassi della morte di Banik. Avrei potuto farti continuare il tuo incarico e tu non ti saresti accorto di nulla, giusto?»
Victor rimase in silenzio perché aveva ragione. In qualunque modo guardasse la cosa, non aveva senso dirgli dell’assassinio di Banik se in quel momento non stesse dicendo la verità.
«Quindi,» gli disse dopo qualche istante «farai il lavoro?»
«Resterete a Belgrado?» chiese Victor.
«Sì, fin quando non sarà tutto finito. Ma questo è il campo di Dennis. Lui è assegnato all’ambasciata, quindi può assisterti. Conosce bene questa parte di mondo. Conosce il territorio. Conosce la gente. Sa come ottenere le cose. Se hai un problema, lui può aiutarti a risolverlo.»
Victor guardò il grosso tizio fuori forma che aveva perso il controllo per una memory card vuota. «Non riesce nemmeno a risolvere i suoi di problemi. No, grazie.»
«Come ti pare» disse Dennis.
La donna scrollò le spalle. «È una tua scelta. Sappi che se avrai bisogno di qualcosa, sarò qui per aiutarti.»
«Cosa mi stai offrendo?» disse Victor.
«Tutto» disse Monique. «Qualsiasi cosa ti serva.»
«Qualsiasi cosa mi serva?» le fece eco Victor.
Lei annuì. «Esatto. Posso agire da supporto, posso fare sorveglianza, posso occuparmi degli aspetti logistici e posso raccogliere informazioni. Farò tutto quello che ti serve, devi solo dirmelo.»
«Informazioni?» disse Victor. «È buffo che tu lo dica quando l’SIS mi ha dato delle pessime informazioni sin dall’inizio. Rados non è un trafficante di droga. È un trafficante di esseri umani.»
La donna guardò il tizio seduto davanti, che rispose con un’alzata di spalle.
«Come fai a saperlo?» chiese a Victor.
«Perché sto facendo il mio lavoro. Le donne sono più preziose dell’oro, per usare le stesse parole di Rados.»
Lei si accigliò. «Aspetta, cosa? Le sue stesse parole? Le hai sentite da lui o hai sentito che questo è ciò che dice?»
«Questo è quello che mi ha detto Rados in persona» disse Victor. «Non ve l’avevo detto? Sto lavorando per lui.»
I suoi occhi erano spalancati. «Tu stai facendo cosa?»