45
Londra, pensò Krieger, non era come la dipingevano. Non gli piaceva un granché. Non era per via del clima, che non era poi così terribile come qualcuno sosteneva. Non era per la gente, rigida ma non aspra. Era per la mancanza di carattere. Londra era una città di storia e cultura, di civilizzazione, ma la sua identità era proprio la sua completa mancanza di coesione. Per strada aveva sentito una dozzina di lingue diverse. Aveva visto degli splendidi edifici storici adombrati da grattacieli mostruosi. Era un indescrivibile caos di persone, culture e architettura.
Krieger si sentiva come intrappolato in un labirinto di specchi sporchi.
Si trovava lì per lavorare e non per scoprire, ma non vedeva l’ora di andarsene. L’adeguata preparazione di un professionista prevedeva il dover percorrere la città in lungo e in largo per ragioni di contro sorveglianza, e lui nel farlo si sentiva come se in realtà avesse attraversato un centinaio di Paesi diversi, in nessuno dei quali sarebbe tornato volentieri.
Il suo bersaglio viveva in una strada tranquilla e verdeggiante, sul lato nord del fiume, ben lontano dall’intenso traffico del centro città, in una zona in cui l’aria era frizzante e le persone pungenti. Quello si avvicinava di più all’ambiente che preferiva Krieger. Poteva persino fantasticare di sistemarsi in un posto come quello, una volta appeso il fucile al chiodo. Se la sorte fosse stata dalla sua parte, a breve ci sarebbe riuscito.
Krieger attese all’interno della sua auto rubata (un elegante veicolo tedesco), fino a quando il suo bersaglio si infilò nel suo vialetto con la sua MG coupé vintage, e si fermò vicino a una grossa monovolume. Krieger avanzò con l’auto rubata in modo da essere di fianco al vialetto del bersaglio nell’istante in cui l’uomo usciva dalla MG.
Era sufficiente premere tre volte il grilletto ultraleggero in modo calibrato. L’arma di Krieger era una pistola calibro 22 dotata di un silenziatore di alta qualità. Sincronizzò i primi due colpi in modo da farli coincidere con la chiusura della portiera della MG, il debole bam bam non fece nemmeno abbaiare un cane. Krieger sparò un terzo colpo, per sicurezza, mentre faceva sgasare il motore. Aveva sparato da dentro il veicolo, quindi i bossoli espulsi erano confinati nel poggiapiedi.
Il lavoro era finito, si allontanò di buon umore. La semplicità del compimento lo aiutò a lenire la ferita ancora aperta del fallimento sul treno per San Pietroburgo. Ora poteva focalizzarsi nuovamente sul suo incarico incompiuto.
‘Ci rivedremo presto’ aveva detto all’uomo che chiamavano Cleric.
Krieger era un uomo di parola.