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Victor incontrò Rados nel suo club per combattimenti. Mentre Victor si apriva un varco tra la folla, gli scontri erano già a buon punto. I combattenti precedenti si stavano riprendendo in un angolo, sanguinanti e ammaccati, comportandosi da migliori amici. Altri si stavano preparando per combattere più tardi. Tutti gli altri erano intenti a guardare due degli uomini di Rados nella piscina vuota. Si prendevano a pugni. Nessuno tentava di tirare calci o di cimentarsi in un corpo a corpo.
«Lo hanno concordato in anticipo» spiegò Rados. «Solo colpi di box. Un accordo da gentiluomini tra due uomini che non hanno niente di gentile.»
«Non c’è onore nel combattimento.»
«Forse» disse Rados. «Ma può esserci una volta che lo scontro è terminato.»
«Voleva vedermi» disse Victor.
«No, non voglio vederti. Non voglio avere a che fare con uomini come te. Senza offesa.»
«Nessun’offesa.»
«Ma devo. Ne ho bisogno, se vuoi. La consegna di quella spedizione di cui ti ho parlato è stata confermata.»
«Per quando?»
«Ti dirò i dettagli appena prima di andare» disse Rados. «Ma domani.»
Victor avrebbe voluto più preavviso per ideare un piano e per prepararsi, così da poter sfruttare l’occasione. Meno di ventiquattro ore non era un tempo sufficiente.
Annuì. Voleva chiedere dove sarebbe avvenuto, ma capì che Rados non era intenzionato a dirglielo, e se avesse insistito nel fare domande quando non avrebbe avuto bisogno delle risposte, lo avrebbe solo incoraggiato a essere diffidente. Il successo non dipendeva dall’ottenere la fiducia di Rados (il che non si sarebbe mai verificato), ma nell’attenuare la sua naturale sfiducia fino al punto in cui avrebbe abbassato la guardia, anche solo per un momento.
Un momento era tutto ciò di cui Victor aveva bisogno.
Dare prova di sé nella supervisione della consegna del giorno successivo era un passo necessario. Se Rados prevedeva un problema, allora lo prevedeva anche Victor. L’istinto di Rados sembrava acuto, messo alla prova in battaglia e affinato durante gli anni nel crimine organizzato. Voleva portare Victor con sé per una ragione, valeva a dire che non si aspettava che Victor rimanesse a osservare in modo passivo.
I due combattenti nella piscina erano esausti ma continuavano a tirarsi pugni. Alcuni venivano bloccati. La maggior parte mancati. Altri andavano a segno, dolorosi e letali, ma nessuno dei due uomini aveva né l’abilità né la resistenza per trarre vantaggio da quei successi.
Rados, guardandoli intensamente, disse: «Lo sai cosa fai se non hai la forza, le competenze o l’intelligenza per farcela? Ci lavori sodo. Ti impegni. Compensi la tua debolezza con lo sforzo. Non serve altro che pioggia e tempo per far crollare il più possente dei castelli.»
«La perseveranza vince su tutto.»
«Ti piace assumerti dei rischi?» chiese Rados.
Victor pensò ad Abigail nell’albergo di Covent Garden.
«A volte.»
«Un giocatore d’azzardo?»
«Occasionale. Blackjack o poker.»
«Niente roulette? Niente slot machine?»
Victor scosse la testa.
«Quindi non ti piace il puro caso. Preferisci mantenere le probabilità in tuo favore.»
«Non è quello che preferiscono tutti?»
«Non tutti sanno come farlo. Penso si chiamino persone stupide.»
«Se sei stupido, come fai a saperlo?»
Rados sorrise. «Mi piace la tua evasività. Mi piace che tu mi costringa a impegnarmi per ottenere ciò che voglio.»
«Ovvero?»
Il sorriso si allargò. «Ah, temo che anche tu dovrai lavorarci. Ti voglio al mio fianco domani» continuò Rados. «Ti voglio perché non credo ci si possa fidare degli acquirenti slovacchi.
«Sono fratelli. Anche per essere dei criminali, loro sono una coppia nettamente disgustosa. Individualmente, non vorresti passarci del tempo. Insieme, non attraverseresti la strada per evitare di respirare la stessa aria. Loro sono, letteralmente, il peggio del peggio.»
«Come si chiamano?»
«I loro nomi non sono importanti. Dovresti saperlo meglio di chiunque altro.»
Victor annuì. «Ha già avuto a che fare con loro?»
«Sì, certo.»
«Allora perché è preoccupato riguardo alla loro affidabilità?»
«Perché noi ragioniamo nel breve termine. Chiedi a un uomo di scegliere se farsi tagliare le dita ora o se farsi tagliare la mano domani, sceglierà sempre la seconda opzione. Perché?»
«Sopravvivenza. Istinto. Non abbiamo altra scelta se non ragionare nel breve termine, perché il domani è incerto.»
«Hai familiarità con la gerarchia dei bisogni? È qualcosa in cui credo fermamente. Noi non siamo progettatati per il mondo moderno. Siamo progettati per la vita selvaggia. Prendiamo pillole per la depressione perché i nostri cervelli non sono occupati a trovare una soluzione su come procurarci il cibo, come trovare l’acqua, o come evitare il pericolo, allora a cosa rimane da pensare? Cose irrilevanti. Estrai un uomo da ciò che chiamiamo civilizzazione, e lascialo su un’isola deserta, vedrai se si preoccupa ancora dell’aumento del suo giro vita e di come passerà il suo tempo una volta in pensione.»
«Non sono sicuro di quello che vuole dire» disse Victor.
«Voglio dire che questa sarà la mia terza operazione commerciale con gli slovacchi» spiegò Rados. «Le prime due operazioni sono state amichevoli, ma se il loro scopo è stato quello di guadagnarsi la mia fiducia, in modo da potermi tradire per un profitto maggiore, agiranno adesso. Solo dei dilettanti avrebbero cercato di fregarmi al primo accordo.»
«Ed è ancora in guardia per il secondo accordo.»
Rados annuì. «Ovviamente, ma è più una questione di ciò che pensa l’altra parte. Sono dei criminali, quindi sono pigri, se non stupidi. Invece di cercare di capire come agisco, nella loro pigrizia credono che io non sia diverso da loro. E alla terza operazione si fideranno della persona con cui hanno avuto a che fare, e di conseguenza le loro difese si adageranno sugli allori.»
«Invece, porterà me come ulteriore livello di difesa.»
«Quasi. Tu sei nuovo. Non eri presente durante le prime due operazioni. Questo li infastidirà. Si chiederanno chi sei e perché sei lì, e questo interferirà con i loro piani. Non solo, tu sarai utile come secondo paio d’occhi. Come me, tu vedi le cose prima che accadano. Hai incastrato la Bestia in modo perfetto, hai fatto ciò che nessuno aveva fatto prima di te, e senza versare una goccia di sudore. Riconosco l’importanza di questa cosa, anche se hai messo in dubbio la tua lealtà contro il mio volere. In ogni caso, perdonerò quella trasgressione, se darai prova delle tue capacità durante l’operazione. Mentre io gestisco gli slovacchi, tu potrai tenere d’occhio i loro uomini. Se questo accordo è falso, tu te ne accorgerai.»
«I suoi uomini non sono in grado di farlo?»
Rados considerò la sua risposta. «I miei uomini sono fedeli e senza paura, sacrificherebbero volontariamente le loro vite per me, esattamente come l’imperatore di Costantinopoli si fidava dei variaghi per proteggerlo notte e giorno. Ma non affidava a loro la sua strategia militare. Conosco anche io i limiti dei miei variaghi.»
«Le guardie variaghe erano dei mercenari» disse Victor. «Erano leali solo perché la loro lealtà era comprata con l’oro.»
«Sì, erano mercenari» concordò Rados. «E la lealtà, come qualsiasi altro bene, ha il suo prezzo. Ma i miei variaghi mi sono fedeli non solo perché li pago, ma per amore. Mi vogliono bene e io voglio bene a loro. Loro vogliono la ricchezza che io gli fornisco, ma hanno anche bisogno di amore, come tutti. E dove altro potrebbero trovarlo? Perché chi potrebbe mai amare veramente un mostro se non un altro mostro?»
Victor restò in silenzio per qualche momento, poi disse: «Sta riponendo molta fiducia in me.»
Rados scosse la testa. «Io non credo nella fiducia, credo nelle probabilità, come fai tu. E con te durante lo scambio, mantengo le probabilità in mio favore. Tu puoi contribuire affinché tutto vada bene e io esca di lì tutto intero.»
Non se posso evitarlo, pensò Victor.