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Mangiò con le altre donne, quelle che erano lì da settimane o mesi, e che non le parlavano perché lei portava guai. Le avrebbe messe nei guai. Era sempre disponibile del cibo nutriente per mantenerle in salute e per farle apparire al meglio. Cucinava tutto il ragazzino con la pelle rovinata, e sebbene non fosse uno chef, se la cavava abbastanza bene ai fornelli da preparare pietanze discrete. Non aveva appetito ultimamente. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che aveva desiderato del cibo. Mangiava perché se non lo avesse fatto se ne sarebbero accorti. Quelle che non seguivano le regole venivano rimesse in riga da Zoca.

Non si faceva conversazione a tavola. Fu scambiata qualche parola, ma nessuna conosceva l’altra, e ognuna aveva troppa paura di dire qualcosa di sbagliato che potesse innescare la collera di Zoca.

Dopo mangiato lavò i piatti e riordinò, cacciando chiunque volesse aiutarla, così rimasero solo lei e il ragazzino.

«Era buono» disse. «Non sei niente male in cucina.»

Lui scrollò le spalle, impacciato e timido.

«Potrei insegnarti qualche trucchetto un giorno o l’altro» gli disse. «Se ti va.»

Lui annuì. «Certo.»

«Posso farti una domanda?»

«Che genere di domanda?»

«Una domanda facile. Sono solo curiosa nei tuoi confronti, tutto qui.»

Lui si accigliò, nervoso e insicuro su come rispondere.

«Cosa ci fai qui? Sembri un bravo ragazzo. Sembri normale.»

Scrollò le spalle. Non poteva rispondere.

«Sei anche carino.»

Lui arrossì. «Cosa?»

«Hai capito bene. È un peccato non esserci incontrati nel mondo normale. Anziché qui.»

«Perché?»

«Lo sai perché.»

Non riusciva a guardarla. Trovò un piatto da asciugare.

«Dovresti farti crescere i capelli» gli disse. «Ti starebbero meglio.»

Armeggiò goffamente per mettere via il piatto.

«Perché lavori per Rados?» gli chiese. «Vuoi diventare un gangster? Vuoi essere un tipo duro?»

Il ragazzino scrollò le spalle. «Credo di sì.»

Allora era un idiota, ma tenne il pensiero per sé.

«Ti piace Rados?»

«È il capo.»

«Sono due cose diverse. Non preoccuparti, non dirò niente a nessuno. Sto solo facendo conversazione. Non ti annoi a parlare sempre e solo con Zoca? Non deve essere molto divertente.»

Rise sotto i baffi.

«Cosa è successo alla sua faccia? Era brutto comunque, ma ora...»

Ridacchiò. «Rados era arrabbiato con lui.»

«Perché? Cos’ha fatto?»

«Ha fatto un casino. Ha perso i soldi di Rados.»

Tentò di non pensare a quale fosse il significato reale di quelle parole. «L’altra donna che non era stata presa per gli slovacchi, quella che è andata da un’altra parte. È andata all’altro centro massaggi, giusto?»

Era riluttante nel rispondere.

«Non preoccuparti se non lo sai.»

Lui si accigliò. «Questo è l’unico.»

Gli colpì scherzosamente il braccio con il gomito. «Rados la tiene tutta per sé?»

«No, lui è sposato» disse il ragazzino, come se Rados fosse una sorta di cittadino virtuoso. «Tiene alcune ragazze per le sue feste speciali.»

Lei si comportò come se fosse irrilevante. «Le feste sono divertenti. Tu ci vai?»

Conosceva la risposta prima che scuotesse la testa. «Sono solo per i suoi amici. Non ci sono mai stato.»

«È un peccato,» disse lei, fingendosi solidale «sono sicura che prima o poi sarai invitato a una, come Zoca.»

Scosse la testa prima ancora che finisse di parlare. «Nemmeno Zoca è autorizzato ad andarci. Consegna solo lo champagne all’edificio.» Fece ancora un sorrisetto, felice di parlare male del suo superiore.

«Quanto spesso Rados dà queste feste?»

Scrollò le spalle. «Non lo so.»

Il ragazzino si irrigidì, e lei si sentì inquieta. Si voltò e vide Zoca in piedi sulla porta. Non sapeva da quanto tempo fosse lì.

«Perché stai facendo tutte queste domande?» chiese.

«Sto facendo conversazione. Non c’è altro da fare.»

«Dovresti avere tempo solo per lavorare.»

«Quando non ci sono clienti?»

Zoca si avvicinò e lei si irrigidì, incerta sulle sue intenzioni e persino del suo umore. Fece cenno al ragazzino. «Vai fuori di qui.» Quando se ne fu andato, Zoca disse: «Il tuo nuovo amante è venuto di nuovo per vederti, capisco.»

«Non è il mio amante.»

«Gli piaci.»

Lei sospirò. «Be’, a me non piace lui.»

«Io penso di sì.»

«Pensa quello che vuoi.»

«Penso che tu stia facendo domande sotto suo ordine» disse.

Fece tutto ciò che poteva per non reagire.

«Non so chi sia o cosa stia cercando» disse Zoca. «Ma non renderti la vita più difficile del necessario. Non farti prendere in giro da lui. Non farti ingannare dai suoi completi e dalla sua aria di superiorità. A lui non interessa di te. A breve si stancherà di te. Passerà a qualcun’altra. Per quanto ti possa sembrare gentile, non lo è. È esattamente come tutti noi.»

«Lo so» disse, perché lo sapeva.