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Stava correndo un rischio nel dirglielo, ovviamente. Ma lo considerava un rischio calcolato. Lei era una prigioniera, una schiava, era stata rapita, maltrattata e stuprata. Odiava i suoi carcerieri e ne aveva legittimamente paura. Non avrebbe avuto molto tempo per stare con lei, e aveva bisogno di guadagnare la sua fiducia subito. Doveva trasmetterle la sua idea velocemente e fare in modo che ci credesse. Non poteva andare via da lei finché non fosse stato sicuro di averla dalla sua parte. Non poteva rischiare che rivelasse qualcosa a Rados o ai suoi uomini, magari come strumento di negoziazione per ottenere un trattamento migliore. Non avrebbe fatto alcuna differenza, ma poteva essere abbastanza disperata da provare. Quindi doveva catturare subito la sua attenzione.

Lo fissò a lungo: analizzò i suoi occhi; indagò la sua espressione; esaminò ogni singola parola, alla ricerca di significati sottintesi e messaggi nascosti, e qualsiasi segnale di ambiguità o inganno. Lui non aggiunse altro, permettendole di elaborare l’informazione.

Alla fine, non riuscì a trovare nulla, quindi la sua risposta fu un semplice: «Perché?»

«Non c’è un perché,» rispose «non proprio. La maggior parte delle volte, la scelta tra chi vive e chi muore è una pura questione di convenienza. Vale lo stesso in questo caso.»

«E che tipo convenienza trarrai dalla morte di quel bastardo?»

«Mi è conveniente solo perché risulterà molto più conveniente ad altri.»

Vide che aveva capito, ma tentava di nasconderlo. Lo vedeva ancora come un nemico, niente di diverso, qualsiasi cosa dicesse. Aveva bisogno di essere convinta.

«Le altre donne» cominciò «che sono state trasportate con te. Parlami di loro.»

«Perché?»

Attese.

«Che c’è da dire? Sono tutte giovani. Crolleranno. Non ce la faranno» disse lei.

«Non sopravvivranno?»

Si spostò e scrollo le spalle. «Non intendo dire che moriranno, non posso saperlo, ma questo le farà a pezzi. Non saranno mai più le stesse, anche se un giorno venissero liberate o riuscissero a scappare come ho fatto io.»

«Perché dici così?»

«Sono troppo giovani. Le loro vite sono state troppo facili. Non hanno mai conosciuto le avversità. Non sanno quanto sia crudele questo mondo. Non saranno in grado di cavarsela.»

Victor annuì. Sembrava sapesse ciò che diceva, nonostante lui avesse attribuito la sua provenienza a un contesto benestante. «E tu hai conosciuto quella crudeltà al di fuori di questa?»

Non rispose. Non lo avrebbe fatto. Lasciò passare un momento prima di dire: «Hai detto che quelle altre ragazze sono troppo giovani.»

«Sì.»

«Più giovani di te?»

«Sì.»

«Più belle?»

Esitò, poi disse: «Sì, molto più belle. Che importanza ha?»

«Importa perché avrei potuto scegliere una di loro al posto tuo» spiegò Victor. «Una qualsiasi di loro. Magari anche due di loro. Ma non l’ho fatto. Ho scelto te.»

Sogghignò. «Non me ne frega un cazzo del tuo senso di carità.»

«Non l’ho fatto per un senso di carità. Fidati quando ti dico che non ho una natura caritatevole. Ho scelto te perché tu puoi aiutarmi. E in cambio del tuo aiuto, io aiuterò te. Ti ho già detto che era semplice, e lo è.»

Era ancora sospettosa, ancora confusa. «Come posso aiutarti? Non sono nessuno. Non sono niente.»

«Ti ho già detto anche questo» disse Victor. «Ho intenzione di uccidere Rados. Ma so troppo poco delle sue operazioni. Sono nuovo qui. Non ho il tempo né la possibilità di apprendere quello che ho bisogno di sapere. Anche tu sei all’interno. Potresti scoprire qualcosa che posso usare come scorciatoia.»

Non rispose.

«Voglio che tu scopra su Rados qualsiasi cosa possibile. Se viene qui, voglio sapere a che ora è arrivato e per quanto si è fermato. Voglio sapere se ha altre attività e dove sono. Ho bisogno di sapere dove andrà per poterci arrivare prima. Ma stai attenta. Non fare niente che possa esporti.»

Lo stava fissando, mentre aggrottava le sopracciglia, le linee sulla fronte creavano delle crepe nella cipria che aveva sulla pelle. «Lo ucciderai sul serio, non è vero?»

«È l’unica ragione per cui sono qui.»

«E se ti aiuto» disse, circospetta, mettendolo alla prova «cosa farai per me in cambio? Hai detto che mi avresti aiutata. Come puoi aiutarmi?»

«Se mi aiuti, ti tirerò fuori di qui» disse Victor.

«Come?»

«Non lo so ancora, e se lo sapessi non te lo direi. Non ancora. Non fin quando non mi avrai aiutato. Una volta che avrò maggiori informazioni sulle operazioni di Rados, mi inventerò il modo migliore per liberarti.»

«Tu sei solo uno. Cosa puoi fare da solo?»

«Questa è una buona domanda. Dovrai accontentarti della mia parola che sono in grado di fare quello che dico.»

«Cosa sei?»

«Un uomo con un lavoro da portare a termine.»

«Sei un killer?»

Annuì.

«Se acconsento» disse, sempre insicura e circospetta «come posso fidarmi di te? È il motivo per cui sono qui. Mi sono fidata di qualcun altro. Ci sono cascata per il suo bell’aspetto e per il suo sorriso amichevole, per le sue lusinghe e per il suo fascino. Era tutta una messinscena, ma un briciolo di attenzione è sempre meglio che essere completamente soli, no?» Victor non disse nulla. «Nel profondo sapevo benissimo che mi stava dicendo esattamente quello che volevo sentirmi dire, ma ero disperata. Avevo perso la speranza da così tanto tempo, avevo bisogno di credere che mi si stava presentando una via d’uscita, la possibilità di una vita migliore. E guarda dove sono finita! Come posso anche solo essere in grado di scoprire qualcosa che possa aiutarti?»

«Non preoccuparti di questo,» disse Victor «tieni solo gli occhi e le orecchie ben aperti. Potrebbero esserci dei piccoli dettagli che a te sembrano irrilevanti, ma che per me potrebbero fare una grossa differenza.»

«Anche se mi stessi dicendo la verità sulle tue intenzioni, questo significherebbe solo che sei un pezzo di merda esattamente come Rados. Come posso fidarmi di quello che dici?»

«Non puoi» disse Victor. «E nemmeno io posso fidarmi di te. Ma questo è il motivo per il quale possiamo aiutarci a vicenda. Entrambi abbiamo tutto l’interesse nell’aiutare l’altro, e molto da perdere in caso di tradimento. Ti ricordi cos’è successo la notte in cui siete state portate a Belgrado?»

Esitò come se stesse per dire qualcosa, invece annuì.

«Bene» disse Victor. «Non mi dirai niente di quella notte e non mi hai detto niente prima che te lo chiedessi. Ma io so molte cose di quella notte. So che hai sputato in faccia a Zoca. So che eri in un container con un’altra donna mentre le altre erano state messe in altri container. So che hai sentito degli spari. So che, quando siete state portate qui il giorno dopo, una delle ragazze più giovani aveva il naso rotto e una che era stata portata a Belgrado insieme a voi qui non ci è arrivata.»

«È stata uccisa. Ha provato a fuggire.»

«Sono stato io ad aprire il container. Ho detto loro di correre.»

«Perché lo hai fatto?»

«Stavo improvvisando» spiegò. «Ero lì per sabotare le attività di Rados, per farlo uscire allo scoperto. Non sapevo come arrivare a lui diversamente.»

«Be’,» disse lei sottovoce «ha funzionato.»

Victor annuì. «Sì, Rados ha picchiato Zoca a sangue e ha ucciso i suoi uomini come punizione per il loro fallimento. A quel punto mi ha assunto per rimpiazzare le sue perdite.»

«Esattamente come avevi pianificato.»

Ignorò il disdegno nella sua voce. «No, non era mai stato questo il piano. Non avevo intenzione di avvicinarmi a Rados così tanto. Non avrebbe dovuto nemmeno sapere della mia esistenza. Ma ora sono qui, e devo stargli vicino, altrimenti non avrò mai un’altra opportunità. Come ho detto: sto improvvisando.»

Gli occhi di lei erano semichiusi in un’espressione di disgusto. «Quindi lei è morta per colpa tua. L’hai fatta uccidere.»

«Sì.» Victor tenne i piedi ben saldi sul pavimento. «È stata colpa mia.»

«Hai già fatto uccidere una donna. Come faccio a sapere che non farai uccidere anche me?»

«Non posso darti alcuna garanzia» disse, e lei si irrigidì per la sua onestà. «Ma se mi aiuti, ti prometto che farò tutto quello che posso per restituirti il favore. Non sono uno che fa promesse con leggerezza. Uomini come me si contano sulle dita di una mano.»

Era la verità, e vide che lei gli credeva. Ma rimaneva in silenzio perché ora doveva decidere se rischiare di aiutarlo. Poteva sentire la sua indecisione vibrare nell’aria tra loro.

«Non hai chiesto il mio nome» disse lei.

Stava temporeggiando, ma Victor glielo concesse. Doveva essere una sua scelta. Non poteva costringerla a diventare una sua alleata sperando che l’accordo funzionasse.

«Non ho il diritto di chiederti qualcosa di così personale. Puoi dirmelo se e quando sarai pronta.»

«Non ancora.»

Lui annuì. «Vedi la mia offerta in questo modo: puoi tentare la sorte qui con Zoca e Rados, o puoi tentare la sorte con me.»

Vide di nuovo l’effetto delle sue parole. Distolse lo sguardo. «Se resto sono morta comunque.»

Aveva un forte istinto di sopravvivenza. Poteva sfruttarlo, ma era anche qualcosa che rispettava. «Aiutami e potrai tornare a casa.»

«Te l’ho detto: sanno da dove vengo. Mi riporteranno indietro se torno lì. Non ho intenzione di ripetere lo stesso errore.»

«Ucciderò Rados. La sua organizzazione finirà in pezzi senza il suo comando. Si formeranno delle fazioni distaccate. Sarà un caos e sarà sanguinoso. Non avranno i mezzi né la propensione per preoccuparsi di una risorsa persa.»

«Supponiamo che tu abbia ragione, non vorrei tornare a casa nemmeno se potessi. Non ne ho una, non più. Solo il ricordo di un posto che conoscevo un tempo.»

«Puoi andare ovunque vuoi» disse. «Viviamo in un piccolo pianeta, ma il mondo è grande.»

Stava scuotendo la testa ancor prima che finisse. Non riusciva a capire come una cosa del genere potesse essere possibile.

«Conosco delle persone. Persone intelligenti. Persone influenti. Posso procurarti una nuova identità se lo vuoi. Io stesso ne ho diverse. Puoi rifarti una nuova vita, in qualsiasi luogo ti venga in mente. Scegli un Paese che avresti sempre voluto vedere. Puoi vivere lì. Puoi diventare una cittadina. Un nuovo inizio, lasciandoti alle spalle questa parte di te.

«Sei ancora giovane. La tua nuova vita è là fuori, in attesa che tu la prenda e costruisca una nuova casa. E io posso assicurarmi che tu sia al sicuro. Farò in modo che nessuno ti faccia più del male.»

Lo fissò per un momento, durante il quale lui fu insicuro di lei come lei lo era stata di lui, ma poi il labbro inferiore le tremò e un’espressione illeggibile vacillò. I suoi occhi si inumidirono e le lacrime le rigarono le guance.

Annuì, in segno di accordo, e pianse.

Victor non sapeva cosa fare, quindi restò immobile e la guardò piangere.