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Victor si diresse verso il centro massaggi. Non aveva svolto la solita contro sorveglianza perché c’era poco tempo. Se i poliziotti lo stavano ancora seguendo allora sapevano già dove era diretto. Se l’assassino tedesco, Krieger, era riuscito in qualche modo a rintracciarlo, allora prendere la donna armena e andare via da Belgrado il più velocemente possibile era la priorità.

Parcheggiò nelle vicinanze, e camminò rapido lungo il vicolo sul retro, verso il cortile fuori dall’entrata posteriore del centro massaggi, confidando più nella velocità che nella circospezione, nel caso ci fosse stato un fucile puntato su di lui da una delle finestre sovrastanti.

Era stata solo colpa sua se erano riusciti a metterlo in trappola. Era stato troppo concentrato sul suo bersaglio e sulla minaccia rappresentata da Krieger per notare le loro intenzioni prima che fosse troppo tardi.

Lo stavano aspettando fuori dal centro massaggi, Zoca e quattro dei suoi uomini, apparentemente bighellonando fuori dall’entrata posteriore, fumando e passando il tempo.

Zoca aveva un’aria disinvolta, ma i suoi uomini erano diversi. Erano eccitati. Non riuscivano a nascondere la loro aspettativa.

Victor fu in mezzo a loro prima di rendersene conto.

«Hai fretta di vedere tua moglie?» disse Zoca.

«Di cosa si tratta?» chiese Victor.

Zoca alzò le spalle. «Cosa intendi? Ce ne stiamo solo qui.»

«Ad aspettare me» concluse Victor.

«Cosa ti fa credere di essere così speciale? E comunque, chi diavolo sei?»

«Sono la sola ragione per cui non sei morto nella foresta.»

L’odio grondava dal sorriso di Zoca mentre diceva: «Te ne sarò eternamente grato. Lascia che ti offra una birra.»

«Credo che passerò.»

«Insisto» disse Zoca. «Diventiamo amici. Puoi vedere la tua signora più tardi. Ti aspetterà. Non credo se ne andrà in giro, giusto?»

«Ho già fin troppi amici. E so come tu tratti i tuoi.»

Il sorriso di Zoca svanì. «Glielo hai detto, non è vero?»

«Dell’accordo che avevi con gli slovacchi? No. Come ti ho già detto, non metterebbe la mia parola sopra la tua. Lo sappiamo entrambi.»

«E grazie al tuo intervento nei boschi non lo saprà mai, giusto? Dovrei davvero offrirti due birre.»

«Non ho sete.»

«Avanti» lo supplicò Zoca. «Sarai l’ospite d’onore.»

«Allora perché non mi sento il benvenuto?»

Zoca fece cenno con il mento. «Per favore, andiamo a fare un giro in macchina.»

«Preferisco camminare.»

«Non hai scelta.»

«Pensavo stessimo evitando l’argomento» disse Victor.

«Sono stanco di giocare» disse Zoca. «Sali in macchina o ti spariamo qui.»

Mostrarono le loro pistole.

«Rados è al corrente di questo?»

Zoca sorrise. «Pensi che ti salverebbe? Non sei niente per lui. Sai cosa sei? Sei il suo nuovo cucciolo. Sei carino e adorabile e lo fai sorridere, ma sei un cagnolino. Sei un animale. Presto si stancherà di te.»

«Quindi è un no» disse Victor.

«Lo saprà» rispose Zoca. «Quando sarà il momento giusto, quando mi avrai detto chi sei veramente, allora lo saprà. Allora vorrà saperlo. Allora mi sarà grato per sempre.»

Gli uomini di Zoca si avvicinarono. Uno di quelli davanti tirò fuori la mano da sotto la lunga giacca sportiva. Stringeva il calcio di un fucile a canna mozza. Gli altri avevano delle pistole. Era circondato da cinque uomini armati, Zoca compreso. Non c’era modo di ucciderli tutti evitando che almeno uno degli uomini armati sparasse. E da quella distanza, nemmeno un dilettante avrebbe sbagliato.

Victor aveva un caricatore pieno in tasca, ma non aveva la pistola. Quella si trovava al piano di sopra con la donna armena.

«Prendetelo» disse Zoca.

Due dei quattro uomini gli si avvicinarono. Victor diede un’occhiata a entrambi, decidendo di attaccare quello alla sua sinistra, più basso e più debole; lo avrebbe fatto crollare in fretta e si sarebbe posizionato dietro l’uomo a destra, impedendo agli altri due uomini di avere la visuale libera. Dopo aver messo fuori uso l’uomo più grosso e averlo trasformato in uno scudo umano, si sarebbe impadronito della sua pistola e avrebbe eliminato gli altri due.

Invece lasciò che i due uomini in avvicinamento gli afferrassero le braccia, perché mentre si accostavano gettarono via le loro armi. Il suo piano non era più attuabile. Non poteva perdere tempo tentando di prendere la pistola da qualcun altro e posizionarsi per sparare abbastanza rapidamente da cogliere gli altri di sorpresa.

Doveva aspettare un’altra opportunità.

«Andiamo» disse Zoca.

Fece un cenno con la canna della pistola, e i due che stringevano Victor lo portarono via. Esercitavano una forte pressione, uno gli serrava l’avambraccio mentre l’altro lo teneva fermo dai tricipiti.

Zoca e gli altri due camminavano dietro. Dal punto di vista di Victor, era la posizione peggiore che potessero tenere. Se avessero camminato davanti a lui, avrebbe potuto guadagnare un secondo o due prima che reagissero al rumore dietro di loro e si voltassero per intervenire. Da dietro, potevano vedere tutto. Ma non era stato fatto secondo una considerazione tattica.

Qualsiasi cosa facessero, non c’era alcuna considerazione tattica. La loro euforia faceva presagire a Victor che avessero pianificato dell’altro oltre a sparargli. C’era in ballo qualche sorta di intrattenimento. Il che era un errore. Non poteva fare molto contro cinque armi puntate contro di lui, quindi qualsiasi altra situazione avrebbe rappresentato un grosso miglioramento in termini di probabilità.

Permise loro di condurlo verso la Land Rover di Zoca e di spingerlo sul sedile posteriore. Due degli uomini di Zoca si unirono a lui sul retro, uno per ogni lato. Il quarto uomo rimase al centro massaggi. Li salutò con la mano con un sorriso beffardo.

Mentre la Land Rover curvava per uscire dal cortile, Victor scorse una sagoma da una delle finestre del centro massaggi. Un uomo.

«Dove mi state portando?» chiese.

Zoca fece un ampio sorriso mostrando quasi tutti i denti gialli. «Dove ci si diverte.»

«Come mai ho l’impressione che non sarò io quello che si divertirà?»

Stavano andando al deposito rottami. Victor capì dopo pochi minuti che erano diretti lì. Stava seduto in silenzio, fingendo ignoranza e passività. Se lo avessero posizionato dietro al guidatore avrebbe agito, ma bloccato da due individui massicci, qualsiasi cosa avesse fatto sarebbe stata immediatamente pregiudicata.

Si immaginò di tirare gomitate e testate laterali ai due tizi sul retro, ma durante il tempo necessario per mettere fuori gioco il primo, il secondo lo avrebbe attaccato. Senza spazio di manovra, Victor sarebbe inevitabilmente rimasto intrappolato. I variaghi non erano dei professionisti, ma erano tosti.

La Land Rover avrebbe inchiodato e Zoca e il terzo serbo sarebbero intervenuti. A quel punto forse Victor sarebbe riuscito a strangolare l’uomo rimasto sul sedile posteriore, ma sarebbe stato impotente contro gli spari di Zoca.

Doveva aspettare. Quanto più a lungo non avesse agito in loro presenza, tanto minore sarebbe stata la loro percezione di lui come una minaccia.

Poi, al momento giusto, li avrebbe uccisi tutti.

«Non avere paura» disse Zoca quando arrivarono al deposito rottami. «Tutto ciò che voglio è capire chi sei veramente.»

«Lo capirai» gli assicurò Victor.