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Il negozio di ricambi era silenzioso. Si poteva sentire il debole rombo di un motore mentre un’auto passava nelle vicinanze, poi un tenue stridio metallico mentre l’uomo con la camicia in denim prendeva dal tavolo la Beretta con la piastra in acciaio cromato. Gli uomini di Rados non parlavano se il loro capo non parlava; in parte per una questione di riverenza, in parte per paura, ma uno di loro non riusciva più a tenere la bocca chiusa.

L’uomo con la camicia in denim disse: «Non mi piace.»

Rados reclinò la testa per prendere atto dell’osservazione, ma non rispose. Invece rifletteva. Ponderava.

L’uomo dalla camicia in denim continuò: «È pericoloso.»

Questa volta Rados scelse di rispondere. «Spero bene che lo sia.»

L’uomo di Rados sapeva quando era nel suo interesse stare zitto.

«Andiamo a vedere come se la cavano i nostri ospiti» disse Rados.

Si incamminò, attraversando lo spazio vuoto, verso una porta che conduceva a un corridoio, il quale a sua volta conduceva a un ripostiglio. L’interno era freddo e l’arredamento consisteva in scaffali d’acciaio sui quali erano riposte lattine d’olio e di vernice spray, attrezzi e parti di ricambio. L’odore di olio per motori era forte e nascondeva il puzzo di sangue e urina.

Quattro degli uomini di Rados erano rannicchiati contro la parete più lontana. Erano nudi, feriti e sanguinanti. Uno di loro si era urinato addosso. Un altro aveva la faccia viscida di lacrime. Quelli erano gli uomini che lo avevano deluso al deposito rottami.

«Mi spiace di avervi fatto aspettare» disse Rados, il suo tono calmo e quasi ragionevole. «Spero che abbiate trovato questa struttura di vostro gradimento. Spero che non siate rimasti insoddisfatti dal livello del servizio. Teniamo conto di tutte le recensioni.»

Nessuno rispose. Soltanto uno degli uomini, Zoca, era abbastanza coraggioso da guardare Rados negli occhi.

«Ho riflettuto su come gestire la cosa» disse Rados, le sopracciglia aggrottate in un’attenta considerazione. «Una ragazza morta. Un’altra ragazza rovinata. Inoltre, è stato necessario pagare dei poliziotti affinché ignorassero le segnalazioni sugli spari. Questa è la parte che ho odiato di più. Non perdere quasi un quarto della spedizione. Non il vostro fallimento. Ma aver dovuto corrompere degli agenti di polizia. Loro rubano da me e io devo lasciarli fare. Devo sorridere mentre mi rapinano.»

«Ci dispiace» urlò uno degli uomini.

«Le parole sono prive di significato» rispose Rados. «Voltaire diceva che utilizziamo le parole per nascondere i nostri pensieri. Penso che Voltaire avesse torto. Usiamo le parole quando siamo troppo pigri o incompetenti per agire. È ciò che facciamo, non ciò che diciamo, che definisce chi siamo. Le tue parole di scuse non sarebbero necessarie se le tue azioni fossero state ineccepibili.»

Rados fece un cenno, e l’uomo con la camicia in denim gli passò la Beretta con la piastra in acciaio cromato, la pistola questa volta era carica. La studiò, considerandone il peso sulla sua mano, mentre ascoltava i respiri affannati e i singhiozzi.

«Sai come un generale romano puniva i suoi soldati quando lo deludevano?» chiese Rados all’uomo che gli aveva passato la pistola.

L’uomo in denim disse: «Con la morte.»

Rados sospirò, amareggiato dal fatto di dover spiegare ogni cosa ai suoi barbari. «Era chiamata decimazione. I soldati che erano fuggiti dal campo di battaglia venivano divisi in due decine. Ogni decimo uomo veniva poi picchiato a morte dal nono. Sfortunatamente, non abbiamo qui i numeri sufficienti per poterlo fare. Dobbiamo improvvisare. Apri le mani, per favore.»

L’uomo con la camicia in denim era confuso, ma fece come gli era stato chiesto. Rados estrasse il caricatore della Beretta, e con il pollice tirò fuori i proiettili fino a quando non ne tintinnarono dodici nei palmi dell’uomo. Rados lasciò cadere il caricatore ai suoi piedi. Emise un rumore metallico sul pavimento in cemento.

«Ecco» disse all’uomo nudo rannicchiato nel lato opposto della stanza. «Tre proiettili tra voi quattro e una sola pistola.» Sollevò la Beretta vuota. «Aspetterò fuori che uno di voi me la riporti.»

Rados fece cenno agli altri suoi uomini di lasciare la stanza. Li seguì a sua volta, finché non raggiunse l’ingresso, quindi si voltò e lanciò la pistola a Zoca, il quale la prese velocemente con entrambe le mani.

Gli altri tre uomini guardarono Zoca, il terrore negli occhi.

Zoca mostrò solo confusione. Essendo stato a capo della spedizione, il fallimento maggiore era il suo.

«Perché hai incrociato il mio sguardo» spiegò Rados, e richiuse la porta dietro di sé.

Per un momento i quattro uomini rimasero fermi e in silenzio, poi Zoca scattò per afferrare il caricatore dall’altra parte della stanza, e gli altri tre uomini si precipitarono a fermarlo.