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La foresta era silenziosa, a eccezione del fruscio rilassante della vegetazione mossa dalla brezza. Dietro Rados, gli slovacchi sembravano rilassati perché detenevano il vantaggio.

«Preferirei che avessero altri cinque uomini al posto di un cecchino» disse Victor.

«Non può funzionare» disse Rados. «Al rumore degli spari i miei uomini saranno qui in meno di due minuti.»

«Non se il cecchino ha un silenziatore e munizioni subsoniche. Ci troviamo ad almeno trecento metri da loro, con in mezzo un migliaio di alberi ad assorbire il suono.»

«Se non avesse un’arma con silenziatore?»

«Allora gli uomini armati sul retro del furgone ci darebbero il colpo di grazia.»

«Quattro secondi e mezzo» disse Rados.

«Esattamente» disse Victor. «In ognuno dei due casi non riceveremmo aiuto in tempo. Siamo soli.»

«Abbiamo tempo. Come hai detto, siamo al sicuro fin quando non portiamo le ragazze fuori dalla linea di fuoco» disse Rados.

«Ma non abbiamo molto tempo» rispose Victor. «Se tardiamo troppo, perdiamo nuovamente l’iniziativa.»

Rados annuì, era d’accordo. «Se tu fossi là fuori tra gli alberi con un fucile, come agiresti? Dove saresti?»

Victor guardò senza farsi notare. «Non c’è rischio di riverbero con questa luce, e non c’è rischio di essere accecati dal sole, quindi partirei con molte opzioni a disposizione.»

Rados annuì. «Dipende tutto dal campo visivo, giusto?»

Victor annuì a sua volta. «Gli alberi sono ampiamente distanziati, ma non sono stati piantati. Non ci saranno linee rette attraverso la foresta.»

«Non sono mai stato un cecchino. Quindi devo rimettermi al tuo giudizio. Riesco a vedere a sessanta o settanta metri di distanza, poi non vedo altro che foschia.»

«Non c’è bisogno che sia così lontano. Se fossi in lui, sarei il più vicino possibile. Le felci arrivano ad altezza ascellare in alcuni punti. Potrei essere a una distanza di dieci metri e non mi vedrebbe. Potrei essere a venti metri e non mi vedrebbe nemmeno se sapesse esattamente dove sono accovacciato.»

«Non sarebbe sdraiato a pancia in giù?»

«No, non con questo livello di vegetazione. Ha bisogno di libertà di movimento. Deve essere reattivo in base a dove siamo noi. Non può mettersi sdraiato e aspettarsi che restiamo immobili. Se ci muovessimo di un metro in qualsiasi direzione perderebbe la sua visuale.»

«Sinistra o destra?» chiese Rados. «Cinquanta e cinquanta.»

Victor guardò in entrambe le direzioni. Gli alberi e la vegetazione al suolo sembravano identici nella loro casualità. Nessun lato dello sterrato offriva un particolare vantaggio o svantaggio. Erano entrambi piatti.

«No» disse. «Non cinquanta e cinquanta. Ci sono tre opzioni. Due delle quali sono praticamente uguali e meno probabili.»

«Spiegati.»

«Dove ci troviamo?»

«In una foresta» disse Zoca, incredulo.

«Su uno sterrato» disse Rados. «Quindi è anche lui sullo sterrato, o leggermente spostato su un lato, accovacciato tra le felci, senza alberi a intralciare la sua visuale. Dannazione, siamo morti. Ma, aspetta. Fin quando suo fratello e gli altri slovacchi sono di fronte a noi, non rischierebbe di sparare, giusto?»

«No» concordò Victor. «Ma loro sanno cosa sta per accadere. Tutto ciò che devono fare è entrare nei loro veicoli.»

«Quindi possiamo condurre lo scambio. Possiamo posizionarci anche noi.»

«Non funzionerà» spiegò Victor. «Perché mi sono reso conto che non è più avanti lungo lo sterrato di fronte a noi, è dietro di noi.»

«Come fai a saperlo?»

«Perché sto pensando come un cecchino. È stato qui fuori tra gli alberi mentre parlava con suo fratello, e ha passato tutto il tempo muovendosi in cerchio intorno a noi. Non guardi perché non lo vedrebbe, e non lo vedrei nemmeno io. Ma è lì, a trenta o quaranta metri di distanza, nascosto tra le felci. Noi non possiamo vederlo, ma lui sta guardando esattamente verso di noi in questo momento. E il suo reticolo attualmente è stazionato sulla sua testa.»

Rados la prese bene, calmo e attento. «Mancheresti il bersaglio?»

«Da questa distanza?» disse Victor. «Nemmeno se si mettesse a correre.»

«Cosa facciamo?» chiese Rados. Non c’era traccia di preoccupazione nella sua voce, nessun panico, ma c’era urgenza, perché il pericolo era reale e imminente.

«Lei» cominciò Victor «porterà avanti lo scambio. Io andrò a cercare il cecchino. Non ho tempo di dilungarmi nei dettagli.»

«Come farò a sapere se hai avuto successo?»

«Perché gli slovacchi cominceranno a cedere, uno per uno.»

«E se invece non avrai successo?»

«Non lo saprà mai.»

«E questo cosa vuol dire?» disse Zoca.

Rados lo spiegò per Victor: «Significa che sarò morto prima di sentire lo sparo. Poi sarà il tuo turno, caro Zoca.» Zoca fu colto da un momento di confusione, non sapeva come reagire. Aveva teso una trappola al suo capo, senza dubbio aveva intenzione di prendere il suo posto nel business, ma si stava chiedendo se gli slovacchi lo avrebbero risparmiato, o forse era preoccupato di rimanere ucciso durante il fuoco incrociato, oppure era addirittura preoccupato che Victor avesse successo e Rados sopravvivesse. Alla fine, prese una decisione, e scelse con chi schierarsi, offrendo a Victor il suo AK. Victor fu abbastanza veloce da mettere una mano sul braccio di Zoca per fermarlo (un gesto innocente per un cecchino che osservava). «No» disse. «Per quanto preferirei la tua arma, non possiamo fare niente che li metta in allerta.»

«Iniziativa» disse Rados. «È la nostra unica possibilità di sopravvivenza se riusciamo a mantenerla.»

Victor annuì. «Lo slovacco sta tornando. Gli dia le donne, ma si prenda il suo tempo.»

«Quanto tempo ti serve?»

«Qualsiasi secondo riesca a darmi senza scoprire le nostre carte.»

Rados comprese. «Cercherò di darti più tempo possibile.»

«Io cosa faccio?» disse Zoca.

«Tu hai fatto abbastanza» disse Victor. «Per ora, stai al gioco e non fare niente. Poi, quando sarà il momento, non mancare il bersaglio.»

«Qualsiasi cosa tu abbia intenzione di fare» Rados chiese a Victor «funzionerà?»

«Si ricorda di cosa abbiamo parlato in precedenza?» iniziò Victor. «Riguardo al fatto che sono le nostre azioni a definire chi siamo?»

Rados annuì. «Ricordo.»

«Questo è ciò che sono.»