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Doveva scoprirlo. Non era nella sua natura ignorare le minacce, e anche se quei tre non erano degli assassini, potevano essere una banda locale che lavorava per conto di un killer. Il che avrebbe avuto un senso se Victor avesse già incontrato quel killer avesse conosciuto la sua faccia. Ingaggiare una banda locale per sorvegliarlo era meno rischioso che farlo di persona.

Il traffico si muoveva lentamente. Persino Victor, con la sua andatura disinvolta, era più veloce. Continuò a camminare, ancora insicuro su come procedere. Si fece da parte per far passare una donna minuta con in mano delle buste marroni della spesa, la quale gli sorrise per riconoscenza.

Raggiunse la fine dell’isolato. Il traffico era bloccato nei pressi di un incrocio a quattro strade. I guidatori si stavano spazientendo perché uno dei semafori era guasto, e nessuno voleva essere quello gentile che faceva passare prima gli altri.

Victor attraversò, muovendosi lateralmente per passare tra due taxi fermi. Avvistò di nuovo l’uomo con gli occhiali, il quale rimase indietro mentre gli altri due uomini dall’altro lato della strada avevano accorciato la distanza e camminavano fianco a fianco.

L’uomo alto indossava una giacca di pelle lunga fino ai fianchi. Era pelato e aveva una barbetta grigia. Il secondo uomo indossava una giacca sportiva blu, aperta su una camicia a quadretti. Camminavano vicini senza parlarsi e senza gesticolare, il che era raro per due uomini, soprattutto se camminavano alla stessa andatura lenta di Victor, nonostante il freddo e la pioggia fine.

Le cose erano due: o avevano deciso preventivamente uno scambio dei ruoli, oppure temevano che si fosse insospettito dell’uomo dietro di lui.

Dopo mezzo isolato capì che si trattava della seconda ipotesi, perché l’uomo alto con la giacca in pelle si era staccato dall’uomo con la giacca sportiva blu e ora era in testa. L’uomo con gli occhiali era tornato indietro ed era fuori dal campo visivo. Se Victor si fosse voltato, era sicuro che lo avrebbe visto, ma fino a quel momento le occhiate fugaci e i riflessi non rivelavano la sua posizione.

La luce si stava affievolendo e i fari brillavano nelle strade rese scivolose dalla pioggia. Un uomo anziano avvolto da un impermeabile maleodorante chiese a Victor se aveva qualche spicciolo. Victor continuò a camminare. Svoltò a un angolo e attraversò la strada, guadagnandosi una raffica di colpi di clacson dai guidatori che avevano rallentato ulteriormente per lasciarlo passare.

Nel parabrezza di un furgone per traslochi parcheggiato, vide l’uomo con la giacca sportiva blu che accelerava il passo. Erano disposti a correre dei rischi pur di mantenersi vicini a lui.

Vide una fila di telefoni a gettoni, tutti inutilizzati. A Victor piacevano i telefoni a gettoni, e rimpiangeva i giorni in cui potevano essere trovati ovunque. Le grandi masse utilizzavano principalmente i cellulari, ma per lui erano praticamente inutili. Si avvicinò alla fila di telefoni, scelse quello apparentemente più pulito, inserì le monete nella fessura e digitò i tasti in modo casuale con una nocca.

Con il ricevitore all’orecchio recitò il Padre nostro per fare in modo che le sue labbra si muovessero in modo naturale mentre lui si voltava, si girava e si guardava intorno come facevano solitamente le persone mentre parlavano al telefono. Vide l’uomo alto con la giaccia di pelle aggirarsi nei pressi di una fermata dell’autobus. L’uomo con la giacca sportiva blu si era fermato per allacciarsi una scarpa. L’uomo con gli occhiali e la sciarpa marrone chiaro stava ancora camminando per recuperare la distanza.

Stavano operando secondo un classico (sebbene mal eseguito) scambio periodico; alternando chi si manteneva vicino a Victor per evitare che lui li notasse. Non avevano idea che lui li avesse scoperti già da un pezzo. Questo gli forniva un vantaggio, e aveva intenzione di sfruttarlo appieno.

Si allontanò dal telefono a gettoni e cominciò a passeggiare, mantenendo i suoi movimenti lenti e prevedibili mentre attendeva il momento giusto. Voleva che procedessero stancamente. Non c’erano stati segnali a indicare che fossero in possesso di poteri di vigilanza eccezionali. Più rendeva loro le cose facili, più velocemente sarebbe calata l’attenzione.

Si diresse verso Knez Mihajlova, una lunga strada pedonale nel centro di Belgrado. Partiva dalla piazza principale, Trg Republike, fino ad arrivare all’imponente fortezza di Belgrado e al Kalemegdan Park. Era affollata, nonostante la pioggia, lui continuò a percorrerla fino a quando vide una fitta folla intenta a guardare un mago di strada esibirsi nei suoi trucchi. Victor mantenne il passo lento mentre si dirigeva verso la folla, come se non fosse interessato a vedere il mago e stesse semplicemente proseguendo il suo tragitto passando attraverso la folla. Non voleva che i suoi inseguitori accelerassero.

Una folla significava numeri. I numeri significavano anonimato. Victor diventò il singolo frammento di un intero molto più grande. Gli osservatori esterni vedevano la folla, non le parti che la componevano. Quelle parti erano difficili da identificare come individui, l’identificazione era resa ancora più difficile dalle limitazioni della visuale e la natura mutevole della massa. Questo era il motivo per cui gli piacevano le folle. Si vestiva per mescolarsi al loro interno (colori spenti; indumenti comuni). In una folla composta da un numero discreto di individui, lui era quasi invisibile. Si comportava in modo ordinario, per scomparire sullo sfondo. Le falcate sempre più lunghe riducevano a poco a poco la sua altezza. Attese finché non si fu addentrato il più possibile nella folla, e a quel punto smise di camminare.

Gli inseguitori stavano cercando un uomo in movimento; un uomo che manteneva l’andatura e il tragitto usati fino a quel momento. I loro occhi erano programmati per scorgere quei segnali rivelatori. Cercavano qualcuno della sua altezza. Avrebbero ignorato gli uomini fermi. Non c’era tempo per considerarli tutti.

Ignorarono Victor.

Quella era una delle ragioni per cui preferiva affrontare i professionisti. Sapeva come si comportavano tali avversari. Era in grado di prevedere una reazione sensata nella maggior parte delle situazioni. Era più difficile anticipare le azioni dei dilettanti. Erano inclini all’irruenza, tendevano a essere impulsivi ed erano felici di improvvisare. I professionisti avevano la formazione e l’esperienza; avevano protocolli e modus operandi.

L’uomo alto con la giacca di pelle e l’uomo più basso con la giacca sportiva blu gli passarono accanto.

Victor attese un momento e si spostò nella direzione opposta, finché non avvistò l’uomo con gli occhiali e la sciarpa marrone chiaro. Victor lo seguì.

Uscirono dalla folla e proseguirono seguendo il tragitto che Victor sembrava aver intrapreso. Li condusse in un vicolo.

Era il momento, perché Victor sapeva che tutti e tre lo avevano perso di vista. Avrebbero dovuto comunicare.

Ci vollero altri quindici secondi, il che sorprese Victor (l’uomo sembrava ancora meno paziente di quanto avesse immaginato), ma il passo falso sull’autocontrollo ci fu comunque.

L’uomo sospirò, infilò una mano nella tasca dei pantaloni e tirò fuori un cellulare, il telefono con il quale Victor lo aveva visto giocherellare (far finta di giocherellare) sull’autobus. Toccò lo schermo per inserire un codice di sblocco.

Ci fu una breve conversazione.

‘No, nemmeno io... non è possibile che abbia... continuo a cercare...’

Victor era dietro di lui quando terminò la chiamata.

Gli diede dei colpetti sulla spalla sinistra mentre lui faceva un passo a destra, in modo tale che quando l’uomo si girò Victor era fuori dalla sua visuale. Victor gli avvolse il collo con un braccio, serrandogli la gola, e lo trascinò dietro la copertura di alcuni cassonetti e una scala antincendio.

Il telefono gli scivolò dalle mani nel momento in cui scattarono in alto per afferrare quelle di Victor e diminuire la pressione, ma Victor era forte e l’uomo era troppo lento e troppo poco qualificato per sperare di salvarsi.

Diventò un peso morto mentre la mancanza di ossigeno convinceva il cervello che stava morendo e gli suggeriva di spegnere le funzioni non essenziali come l’essere cosciente, nel tentativo di rimanere in vita il più a lungo possibile.

Victor lasciò andare l’uomo e lo lasciò cadere a terra. Non era una minaccia, e non c’era motivo di ucciderlo. Almeno per il momento.

Fece un passo e raccolse il telefono da terra. Aveva retto la caduta, ma aveva delle crepe sullo schermo. Funzionava ancora. A causa dell’inattività la luminosità si era attenuata, ma sarebbe rimasto ancora sbloccato alcuni secondi.

Usò le nocche per azionare lo schermo, e scoprì che l’uomo stava usando il suo telefono personale. Era pieno di applicazioni e notifiche. Non ne era sorpreso. Quei tizi non erano abbastanza bravi da operare senza lasciare tracce.

Victor navigò tra le impostazioni del telefono e da lì tra le impostazioni di posizione e infine tra la cronologia di posizione.

Un calendario e una mappa riempirono lo schermo. Sulla mappa c’era una linea rossa e un certo numero di punti che segnavano ogni luogo in cui il telefono era stato quel giorno. Victor usò il pollice e un dito per ingrandire la mappa, e vide il punto da cui l’uomo aveva cominciato a camminare fino al punto in cui aveva iniziato a seguire Victor. Rimpicciolì la mappa e vide dove aveva passato il resto della giornata. Victor memorizzò l’indirizzo.

Controllò l’accesso dei giorni precedenti. L’uomo aveva viaggiato avanti e indietro dalla stessa posizione. Qualsiasi cosa ci fosse lì era rilevante.

Victor rimise il telefono dentro la giacca dell’uomo, e cercò il portafoglio. Ce n’era uno, consumato dall’uso, ma conteneva solo contanti. Le fessure per carte e biglietti erano vuote.

Non c’era nemmeno una ricevuta. Un tentativo di operare in modo sterile, sebbene debole, considerando il telefono personale.

Controllò il battito dell’uomo per assicurarsi di non averlo ucciso accidentalmente (a volte succedeva) ma sentì il tonfo della pressione sanguigna attraverso la carotide. Una volta sveglio sarebbe stato bene, senza segni di lesioni. Probabilmente non si sarebbe nemmeno ricordato di essere stato strangolato.

Victor si guardò intorno, nel caso i suoi compagni fossero venuti a controllarlo, e se ne andò.

L’indirizzo corrispondeva a un bellissimo vecchio edificio in pietra, disegnato da un vero artista e costruito da artigiani. Sembrava un maestoso edificio risalente al XIX secolo, che ospitava degli uffici, il tipo di posto commissionato da un ricco commerciante per far mostra del suo successo, e che era stato venduto a causa delle controversie tra gli eredi. Gli interni, un tempo sfarzosi, erano con tutta probabilità stati sventrati decadi prima durante il periodo comunista. I massicci tavoli in quercia, i lampadari in ottone e i tappeti persiani d’un tempo ora erano sicuramente stati sostituiti da rivestimenti in truciolato, plastica macchiata e linoleum.

Le persone che andavano e venivano attraverso l’entrata erano lavoratori in divisa, insieme ai civili dei quali si occupavano.

Anche senza l’insegna, Victor riconosceva una stazione di polizia quando ne vedeva una.