innamorata bambina. Perbacco: ma questa era la sua storia! Una storia coi fiocchi, una storia da vendere: come mai non ci aveva pensato? Poteva farne un libro, oltre che un film. Vediamo: per un libro ci vuol troppo tempo e poi è più difficile. Per il film invece se la cavava in un mese e senza sudare. Non era già tutto pronto? Il particolare del Gordon's Gin che si accende e si spenge, ad esempio, è molto sfruttabile cinematograficamente. Il personaggio di questa donna che non sa piangere, è mica male per un'attrice che conosca il mestiere. Il personaggio di Richard va benissimo per uno di quei giovanotti che frequentano l'Actor's Studio. Quello di Bill sembra inventato per un Lancaster. Gomez ne sarà felicissimo. Certo dovrò modificare l'intreccio: altrimenti la censura interviene: forse al posto di Bill è meglio ficcarci una donna oppure farne una specie di padre. E il finale? Ecco, quello magari lo cambio: al pubblico le storie tristi non piacciono e poi mi par di sentirlo il commendatore: "Cusa l'è chela storia? L'è mica possibile, certe cose non accadono mica. E poi, topolino, non capisce che a questo modo non si salva nessuno? Li faccia sposare!" E va bene: io li faccio sposare. Ora vediamo: se mi alzo alle sette, preparo un abbozzo di dieci cartelle per mezzogiorno, poi lo porto al commendatore e magari dopo questo soggetto me ne torno pure in America, vo ad Hollywood, mi piglio un bel bungalow sul mare e guadagno un bel mucchio di soldi. "Qui conta solo il denaro, mia cara. Il denaro è il nostro dio, la nostra fede, la nostra speranza." Giusto, giustissimo. quanti soldi ci guadagnerò? Dieci, quindici, venti milioni? Anche di più, se son furba. Però dovrò vendere fino in fondo me stessa, e coloro che ho amato come me stessa, tradire, mentire, confessare senza vergogna, ricostruire come se fosse capitato ad un'altra, questo inevitabile autunno... E chi se ne frega? Lo faccio: "L'importante, baby, non è esistere ma far sapere agli altri che si esiste." E poi me la vedo io con quegli idioti che mi criticano perché sono una donna. Io sono più brava di un uomo e le Penelopi non usano più. Io faccio la guerra e seguo una legge da uomini: o me o te. O me o te. O me... Spense la luce e il solito singhiozzo le salì dal fondo del ventre fermandosi, come sempre, alla gola. Avanti, purissima donna latina, perché non piangi? Siete così brave a piangere, voi: più brave di Dick. O forse non ti riesce? Le tue ciglia sono asciutte come le foglie di un albero su cui non è mai piovuto. Scommetto che non sai nemmeno quale sapore abbia una lacrima. Dimmi: è dolce o salata? Inghiottì, decisa a non piangere. Non lo sapeva, non voleva saperlo. Non aveva tempo da perdere in pietà per se stessa o considerazioni ormai inutili. Non era lei che aveva scelto il vestito da uomo... Non era lei: però lo indossava e non avrebbe potuto cambiarlo perché non si può andare contro ciò che decide il Giocatore Invisibile senza chiederti se sei o non sei d'accordo con lui. Via, Giò, quante storie! Neanche il feto può dire la sua quando è nel grembo materno. Magari gli piaceranno le gambe lunghe e gli vengono corte, gli occhi azzurri e gli vengono neri. E il peggio è che non te lo chiedono nemmeno, questo permesso, per metterti al mondo. Ti ci mettono e basta: se addirittura non pretendono che tu ne sia grato perché "la vita è un dono di Dio". Oh, Dio! Dio! Dio! Perché non esisti? Ecco: arrivava la lacrima. Ed aveva un sapore di sale.

FINE.

Oriana Fallaci.

INSCIALLAH.

Da una lettera del Professore: «L'ho

incominciato, cara, ci lavoro! Ogni notte mi chiudo in ufficio e lavoro,