marito. Broadway era un pantano di carta strappata, stelle filanti, pagine di elenchi telefonici sacrificati al corteo della regina che andava a fare merenda col sindaco. La folla si assiepava strillando lungo le transenne e i poliziotti picchiavano chiunque tentasse di attraversare la strada: di lontano avanzava un cappello arancione che era il cappello della regina affogata in una automobile nera. Giovanna era appena uscita dal parrucchiere e stava dirigendosi all'appuntamento con Richard. Gettò uno sguardo privo di interesse sul cappello arancione e tentò di farsi largo tra la folla. Fu subito chiusa dentro una morsa di giacche e di gomiti. Tentò allora di tornare indietro: la morsa era un muro compatto. Tentò di arrivare alla transenna e di scivolar lungo di essa: la frenò, all'improvviso, una strozzatura allo stomaco. Dinanzi a lei c'era Bill con una signora. Bill le voltava le spalle ed anche la signora le voltava le spalle: non c'era quindi pericolo che la vedessero. Se poi l'avessero vista, pensò, non ci sarebbe stato nulla di strano: l'ultimo incontro con Bill s'era svolto in modo abbastanza cordiale e la signora era soltanto una schiena alta e diritta, con una nuca di riccioli neri. Tuttavia la strozzatura allo stomaco si fece più acuta; v'era qualcosa, nell'atteggiamento dei due, di familiare ed inesorabile insieme: che metteva addosso uh desiderio di fuga. Si girò per scappare: ma la regina stava per giungere e nessuno era disposto a cedere di mezzo centimetro. Spinse con tutto il suo corpo, chiese a bassa voce permesso, ricevette in risposta uno spintone che quasi la buttò addosso a Bill. Pigiò ancora, fu ancora respinta, nell'urto rischiò di cadere, nel riprendersi colpì leggermente una gamba della signora. Leggermente, leggerissimamente. Ma subito la punta di un tacco le morse il piede colpevole e poi, veloce come una scudisciata, la testa di riccioli neri si volse, due occhi marroni le bucarono il volto e una voce di metallo la agghiacciò. "Come osa? Come osa?" Giovanna non rispose. Ammutolita da una certezza, terrorizzata dall'idea che Bill si girasse, spezzò il muro di giacche e di gomiti, si tuffò selvaggiamente in avanti, corse lungo i muri, le strade, a gettarsi spettinata e sconvolta tra le braccia di un Richard più smarrito del solito. "Cos'hai fatto, Funny Boy?" "Niente... Temevo di arrivare in ritardo." "E quel piede? Chi è stato?" Giovanna si guardò la calza smagliata, il livido gonfio. "Non so. C'era una tal confusione in Broadway. Dovrò comprare un paio di calze." "Non preoccuparti per questo, mammy non è formalista; e le donne non guardano mai le gambe delle altre donne. Ti fa male se corriamo un pochino?" "Ma no!" Le faceva male, invece: un male rabbioso come quella certezza. E camminava stringendo i denti, soffocando improperi, addirittura bestemmie quando si accorse qual era il ristorante scelto da Florence: una specie di tana con le tovaglie sudice, i fiaschi di vino che penzolavano giù dal soffitto, il golfo di Napoli che stagnava ricostruito da un inesperto pittore sopra una parete, infine una ragazza sbracata che serviva la pizza asciugandosi il naso sul dorso della mano. "Be', non è molto elegante ma mammy ha certamente creduto di farti piacere," disse mortificato Richard. "Certo, Richard." "Be'... vogliamo entrare?" "Certo, Richard." Entrarono in un puzzo di pomodori e di acciughe, lui sempre più mortificato, lei zoppicante. Tenendosi per mano si insinuarono tra i tavoli a quadretti bianchi e rossi. Furono al tavolo dove Florence aspettava. Richard tossì. "Mammy, ecco Giò. Giò, ecco mammy." Giovanna porse lentamente la mano e mentre i due occhi marroni le bucavano il viso mormorò senza sorpresa: "Buonasera signora Baiine." Una volta, nello studio del nonno, Giovanna aveva assistito al combattimento tra un pappagallo e una scimmia. La scimmia era giovane e graziosa, il pappagallo era vecchio e bellissimo. Sia l'una che l'altro erano innamorati del nonno e per questo si odiavano: di un odio talmente profondo che per mesi e mesi avevan vissuto nel proprio angolo evitando ogni approccio. Ma un giorno il nonno, che sperava di metterli d'accordo, posò il pappagallo vicino alla scimmia: e il combattimento ebbe inizio. Le due bestie si guardarono fisso, poi il pappagallo vibrò una beccata nell'occhio destro della scimmia. La scimmia rispose con un morso alla testa del pappagallo