Igor. Giovanna aggrottò la fronte. "Sputnik," ripetè Igor buttando un giornale con gesto quasi sprezzante. Era il New York Times di sabato 5 ottobre 1957 e in prima pagina portava un titolo minaccioso: "La Luna Rossa Sopra l'America". Fra il titolo e l'articolo in neretto c'era il disegno di una palla di ferro: quasi uguale alle mine che durante la guerra galleggiavano in mare o approdavano dolcemente alla spiaggia per ammazzare qualcuno. Nell'articolo era scritto che il giorno avanti, venerdì 4 ottobre, i russi avevano lanciato alle stelle un satellite artificiale di ottantatré chili e seicento grammi, cinquantotto centimetri di diametro: che ora viaggiava migliaia di miglia sopra la terra a raccontare il trionfo di un grande paese che non era l'America. Una grande palla di ferro, lucida e liscia, con quattro aculei di ferro, lucidi e lisci, un marchio sopra, made in URSS: che se ne andava leggera nel vuoto e passando sopra l'America faceva beffarda: «Bip! Bip!" "E' uno scherzo," disse incredulo Richard. "Hai fatto comporre la pagina al negozio degli scherzi in Times Square." "Non è uno scherzo. E' l'inizio della sconfitta," disse Igor continuando a fumare tranquillamente la pipa. "Davvero non è uno scherzo?!" gridò Richard senza cogliere la parola sconfitta. "Ma allora è la notizia più fantastica che abbia udito da che sono al mondo! Pensa, Igor: il sogno che diventa realtà! Navigare dentro gli spazi, salire lassù tra le stelle, tuffarsi nell'infinito come raggi di luce. Igor, non è travolgente?" Sventolava il giornale come un aquilone. Igor continuò a fumare la pipa. "E' l'inizio della sconfitta, ti dico." "Igor, sei pazzo? Cosa importa se il satellite è russo, americano o cinese? L'hanno lanciato degli uomini, Igor: uomini come te e come me, con due braccia e due gambe. E andranno sulla luna, andremo sulla luna. Igor, non ti fa impazzir d'entusiasmo? Giò, diglielo tu." Giovanna restò immobile, con la fronte ancor più aggrottata. Igor smise di fumare la pipa. "E' l'inizio della sconfitta, ti dico. Quanto all'andare sulla luna, la sola idea mi riempie di immenso fastidio poiché l'uomo avrà sempre gli stessi problemi: sulla terra, sulla luna, o su qualsiasi altro pianeta. magari sulla luna non si può nemmeno pescare perché non ci sono né mari né fiumi né pesci." "Igor, non mi ascolti," disse Richard chinandosi verso di lui come si fa coi bambini cocciuti. "Ascoltami, prego..." "Ascoltami tu, piccolo idiota!" urlò Igor sbattendo la pipa sul tavolo mentre il tabacco schizzava in faville. "Ascoltami tu! Non c'è nulla di travolgente in questa palla di ferro poiché essa dimostra soltanto che loro sono più forti di noi. Manderanno altri sputnik, nel vuoto, e altri ancora. Manderanno le bestie, nel vuoto, e poi gli uomini. Andranno sulla luna e su Marte e su tanti pianeti, e forse ci andremo anche noi: ma a rincorrerli, sempre a rincorrerli, perché loro sono più forti, più poveri e più forti, più crudeli e più forti, più pazzi e più forti. E mentre li rincorreremo tra i pianeti e le stelle costruiranno le bombe, costruiremo le bombe, o una bomba sola: lucida e liscia come questa palla di ferro, con la morte concentrata in un chicco di rena. E guai al giorno in cui essi saranno tanto più forti, più poveri, più crudeli, più pazzi e più forti da lasciar cadere quel chicco di rena, micidiale come un bruscolo nell'occhio di Dio. Forse quel giorno è lontano, molto lontano: ma io sento già l'ululare delle sirene, quel lamento straziante che annuncia un aereo, due aerei, venti aerei col chicco di rena, quell'urlo impotente che avverte che tra cinque minuti, quattro minuti, tre minuti, due minuti, un minuto, il chicco di rena cadrà. E i pochi che si salveranno saranno costretti a vivere sotto la terra, nel buio come i topi: e così diventeremo una nazione di topi con pallidi occhi che vedono solo nel buio perché un filo di luce li acceca, con gracili membra che non possono trascinarli su dalla tana a guardare il desolato paesaggio di città frantumate» dissolte, grattacieli ridotti a una manciata di sassi. Sei tu il pazzo, Richard Baiine! Sei pazzo perché non capisci. Sei pazzo perché non vuoi vivere lo spazio di tempo che ci resta da vivere. Ah, Dio! Ce l'avete voi il tempo. Usatelo per dormire insieme e ridere insieme ed amarvi. Cosa state qui a parlar dello sputnik? Fuori c'è il sole e i vostri occhi non sono pallidi." Richard