angolo, un signore ubriaco aveva catturato una bottiglia di whisky che teneva piegata e il whisky si versava lentamente sopra i calzoni, poi gocciolava in un rivolo triste per terra, e gli invitati restavano fermi a guardare. La sua paura cresceva. Una paura ingiustificata, irragionevole, che le piegava le gambe, le paralizzava il cervello, le imbiancava la faccia. "Ma baby, cos'hai?" "Niente, Gomez. Niente. Forse son stanca." "Vuoi bere, baby?" "No, grazie." "Allora parla, collabora. Questi dormono da quando Cristoforo Colombo sbarcò dalla nave. Sei tu che devi svegliarli. Ah! Ecco un produttore che devi conoscere." "Howdoyou do?" "How do you do." Il produttore era un bel giovanotto che tornava da un safari nel Kenia. Si informò genericamente sulle sue qualità di scrittrice e poi le raccontò tutto su un certo Leone che aveva colpito all'orecchio ma non voleva morire. Lei ascoltava annoiata, guardandosi in giro, e la paura cresceva. "Va meglio, baby?" "Va meglio,
grazie," mentì. "Ora voglio presentarti il signor Hultz. Il signor Hultz è l'uomo che ti pagherà i duemila dollari al mese." "Va bene." "Cerca di essere gaia, gentile. Non capisco che cosa ti prenda, stasera. Raccontagli una barzelletta. Adora le barzellette." "Va bene." Si avvicinarono al signor Hultz che era grasso, rosso, e si reggeva con entrambe le mani al bicchiere nell'evidente illusione che ciò servisse a non farlo cascare per terra. "Hultz, ti presento l'ospite d'onore: la mia nuova scoperta. Non farla scappare." La mano sinistra del signor Hultz lasciò il bicchiere e agguantò un polso a Giovanna: consapevole che quel sostegno fosse un po' più sicuro. "Bella ragazza. Le facciamo un provino?" "Ma no, Hultz. Giò non vuole fare l'attrice. Ha scritto quel film sui borsaneristi in Germania. Quello che ti è piaciuto tanto, ricordi?" "Perbacco! E' lei?!" Il signor Hultz strinse più forte il polso a Giovanna che di nuovo avvertì il nemico invisibile e girò lo sguardo, smarrita. "Gomez, questa è la preda migliore che tu mi abbia portato. Le hai dato una segretaria, un ufficio? Voglio che abbia tutto quello che vuole." Poi si rivolse a Giovanna: "Pardon, miss Talento. Ho dimenticato il suo primo nome. Come si chiama?" "Giò," rispose Giovanna.
"Joan?" chiese il signor Hultz. "Non Joan: Giò," disse secca Giovanna. La misteriosa presenza cresceva, cresceva. Ora le mani di Giovanna erano ghiacce e il suo umore cattivo. "Giò come John?" chiese, stupito, il signor Hultz. "Giò come John," disse secca Giovanna. "Ma è un nome d'uomo!" esclamò il signor Hultz. "E' un nome di donna." "Baby, t'ho chiesto d'esser gentile," sussurrò Gomez. "Ti prego, Gomez, andiamo via." "Ma baby! Sei impazzita?" "Andiamo via." "Parla piano: finirà col sentirti." Il signor Hultz, invece, rideva benigno: senza seguire i loro sussurri. "Scommetto che John mi ha portato una barzelletta, da Roma." "Avanti, raccontagli una barzelletta," supplicò Gomez. Giovanna strinse le mascelle. "Conosce la storiella del napoletano che sta al sole, signor Hultz?" "No, no!" "Bene. Un napoletano sta al sole senza far nulla. Passa un signore ricco e gli chiede: 'Perché stai al sole senza far nulla anziché lavorare?'" "Ah, ah!" rise il signor Hultz lasciando il polso di Giovanna. "Il napoletano chiede al signore ricco per quale ragione egli lavori invece di starsene al sole. Il signore ricco risponde: 'Per mettere i soldi da parte e starmene al sole quando son vecchio'." "Ah, ah!" rise il signor Hultz e riagguantò il polso a Giovanna. "Allora il napoletano risponde: 'Ecco, io ci sto già'." "Ah, ah, ah!" Il signor Hultz rideva e Giovanna pensava quanto fosse cretino il signor Hultz quando, nel fondo della sala, scorse due occhi che vagavano nel vuoto con malinconia conosciuta, poi un volto secco, come di uno che ha fame, poi una testa rossa: così familiare. Di colpo abbassò lo sguardo sul signor Hultz. Lo rialzò. La testa rossa era ancora lì. Lo riabbassò, impietrita. Lo rialzò. La testa rossa era ancora lì. Lo riabbassò. certo passò molto tempo prima che capisse quant'era inutile star ferma a guardarlo invece di correre verso di lui. Quando lo capì, fece il movimento di lanciarsi in avanti: ma il signor Hultz rideva e stringeva il suo polso. Tentò di liberare il suo polso.