compravano: voraci, violente, sorelle. Sissignori, sorelle! pensò. Avevano forse bisogno degli uomini queste sorelle nate in una terra dove una qualsiasi Giovanna guadagnava duemila dollari al mese? A mezzogiorno, quando gli uffici si vuotavano per la pausa del lunch, gli uomini coi pantaloni uscivano pei marciapiedi a cercar tristemente una boccata di " aria o sedevano stanchi a recuperare energie, ma le donne dai polmoni già gonfi di ossigeno si dirigevano nei negozi privi di aria e non v'era traccia in esse di stanchezza. Fermi dinanzi a un negozio udivate i loro passi batter l'asfalto come zoccolate di bufali, poi le zoccolate diventare galoppo, più forte, sempre più forte, finché la mandria appariva: inesorabile, nera, e a testa bassa piombava su di voi, sulle cose da comprare: e se eravate un uomo vi coglieva il terrore ma se eravate una donna vi esaltava la gioia. Tagliò a gomitate la mandria. Salì su un ascensore manovrato da una donna - che la sputò, insieme a un gorgo di donne, ad un settimo piano gonfio di donne. Si inoltrò per saloni dov'erano appesi migliaia e migliaia di vestiti da donna, tutti identici, tutti catalogati per misura e colore, tutti da comprare in uno sventolare di dollari. Poi, come un frate trappista che a lungo ha soffocato i suoi desideri di viscere ma all'improvviso si trova dentro un'orgia di corpi e con cupa delizia li vuole, si gettò sui vestiti. li palpava, li stringeva, li strappava dalle zampe dei bufali che a loro volta palpavano, stringevano, strappavano dalle sue mani: in un rito sessuale ed immondo. Questo rosso? No. Questo azzurro? No. Questo bianco? No. Questo d'oro? Sì! Un abito d'oro per celebrare i suoi duemila dollari al mese. "Che taglia, prego?" domandò la commessa indicando con gesto annoiato un corteo di abiti d'oro. "Taglia dodici," disse Giovanna. "Da questa parte, prego" disse la commessa

introducendola in uno sgabuzzino foderato di specchi. Tremando Giovanna lo indossò. Negli specchi si rifletté all'infinito una fila digradante di donne con l'abito d'oro, una identica all'altra, una più piccola dell'altra: più piccola, sempre più piccola, finché in fondo il volto spariva, ed anche le braccia, le gambe. della donna restava una goccia di oro: gelida e lucida come un marengo. "Lo prendo," disse Giovanna. "Lo incarto," disse la commessa. "Quanto costa?" chiese Giovanna. Costava solo ventisei dollari e novantanove centesimi, escluso il sovrapprezzo per le correzioni da fare. Ma non c'era nessuna correzione da fare.

CAPITOLO III.

Appena entrò, col suo abito d'oro, una paura le chiuse lo stomaco: come se qualcosa d'illogico, di inevitabile insieme, dovesse accaderle; o un nemico invisibile fosse lì ad osservarla. Preoccupata, girò gli occhi e cercò, ma non vide nulla che giustificasse una tal sensazione: il cocktail era un cocktail qualsiasi e la gente era lì per renderle onore. Spaventata, si aggrappò a Gomez, quasi a chiedergli aiuto, e Gomez scambiò quel gesto per timidezza: "Su, su. Sono soltanto imbecilli cui devi dimostrare che esisti". Poi la spinse tra gli invitati che gremivan la sala spiegando a ciascuno chi era, da dove veniva, e cosa faceva. Gli invitati si dividevano in gruppi e ciascuno aveva nella mano destra un bicchiere di whisky. Al suo avvicinarsi, il bicchiere di whisky passava dalla mano destra a quella sinistra ed incominciava un dialogo assurdo, carico di sorrisi assurdi, di festosità ipocrita. Raramente qualcuno intavolava un discorso che andasse più in là di complimenti generici o di considerazioni sul bollettino meteorologico. "How do you?" "Howdoyoudo." "Lei viene dall'Italia?" "Sì, vengo dall'Italia." «Bel paese, l'Italia." "Grazie." "How do you

do?" "Howdoyoudo." "Bella giornata, oggi." "Sì, bella giornata." "Le piace New York?" "Sì, mi piace New York." "Howdoyoudo?" "Howdoyoudo." Nessuno sembrava accorgersi del suo abito d'oro: come se vestirsi di oro fosse una cosa assolutamente normale. Nessuno si curava di nulla: in un