un nauseabondo odore di grasso. La cosa aveva permesso a Bill di fare un brillante discorso sulla perfidia delle donne: cui Giovanna aveva risposto con battute velenose. Finalmente e tra il sollievo di tutti le due coppie s'eran divise: Bill e Martine a casa di Bill, Giovanna e Richard sopra un taxi diretto a Washington Square. "Cosa volevi dirmi, Richard?" ripetè Giovanna. "Quando?" chiese Richard spalancando la bocca nella più innocente sorpresa. "Quando eravamo al Monocle, prima che arrivassero Bill e Martine," disse Giovanna fingendo di credere alla sorpresa di lui. "Non ricordo. Sarà stata qualche sciocchezza che m'è venuta in mente a vedere quel musical. Ti è piaciuto? Eh? Ti è piaciuto?" "Sì, Richard: non divagare. Cosa volevi dirmi al Monocle?" Richard osservò con attenzione le unghie mangiate e poi alzò le spalle: con l'aria di non ricordare davvero. L'irruzione di Bill e Martine aveva eliminato in lui l'unico momento di coraggio e quel coraggio non sarebbe tornato mai più. Dannato Bill! Glielo aveva detto di non venire a seccarlo, "se vieni non ce la fo". Con un'altra alzata di spalle, tentò di mettere insieme una risposta esauriente. "Vedi, Giò. Ci sono tre tipi di persone: quelli che vivono la propria vita, quelli che discutono la propria vita, quelli che scrivono la propria vita. Bill la scrive, tu la discuti, io la vivo. A cosa vale spiegarci come se fossimo personaggi di una commedia? Son tornato, ecco tutto. Autista, stop." L'autista fermò quasi all'angolo della Quinta Avenue con Washington Square. Giovanna e Richard scesero. "Ti accompagno," disse Giovanna. Affettuosamente, Richard la spinse verso la casa di Mattine. "Tocca a me accompagnarti." "Io accompagno te e poi tu accompagni me," tentò di scherzare Giovanna. "Giò, sono stanco. Pensa che stamani ero a San Francisco." "Non ci avevo pensato. Buonanotte, Richard." "Buonanotte, Giò." La baciò come si bacia una sorella: sopra la tempia. Sorrise con imbarazzo. "Giò, come dicono nei melodrammi? 'Ho bisogno di te.' Ecco: ho bisogno di te. Perciò dormi bene, riposati." Poi si allontanò tentennando: un'ombra smilza sul muro. E lei corse in casa, felice. Che importava se questa seconda serata era stata un disastro? Richard aveva detto: "Ho bisogno di te": nient'altro contava. Chiuse gli occhi, si toccò la fronte caldissima, appoggiò le labbra sopra il guanciale: immaginando che non fosse un guanciale ma Richard. Sorrise alla sua eccitazione, pensò che le sarebbe piaciuto ripetere al più presto la Cosa. Dicono che la seconda volta sia molto più bello: domani lo avrebbe saputo. Domani sarebbe entrata al di là della porta smaltata di verde e avrebbe saputo, ripetè a se stessa. E fiduciosamente si addormentò per svegliarsi sopra un mattino carico di promesse. Non erano una promessa, quei platani verdi? Non erano una promessa quelle campane che suonavano dalla chiesa di fronte? Non erano una promessa quei ragazzi e quelle ragazze che camminavano con la mano nella mano e i libri nell'altra? E non era bello vivere al Village, questo quartiere colorito, bizzarro, con le villette elisabettiane e le scalinate esterne, dalla ringhiera di ferro arrugginito? Chiamò Martine con un urlo gioioso, le rispose un grugnito di sotto il guanciale. Martine emerse dai lenzuoli viola mostrando un broncio gonfio di sonno, due occhi pesti: da persona che ha pianto. "Cosa vuoi, Giò?" «Oddio, Martine! Che hai fatto?" "Cosa vuoi che abbia fatto? Sono tornata alle sei del mattino. Dammi una sigaretta e procurami un succo di pesca con lo champagne." Le dette la sigaretta, ordinò alla cameriera di preparare il succo di pesca con lo champagne. "A quest'ora, Martine! Non sarebbe meglio un caffè?" "Non mi seccare." "Ho capito. Ce l'hai con me per ierisera. Martine, io devo chiederti..." "Ho litigato con Bill. Puoi tenerti le scuse." "Oh, no! E' colpa mia." "Non è colpa tua." "Sì, invece. Quanto mi addolora, Martine." "A me neanche un pochino." "Ma se eri tanto innamorata di lui!" "Non più." "Martine, cosa è successo?" "E tu dove sei stata?" I capelli sciolti lungo le spalle, il volto seminascosto dal fumo della sigaretta, Martine la fissava con attenzione. "In nessun posto. Sono venuta immediatamente a dormire. Richard era stanco." "Ben fatto. Lo rivedrai?" "Certo che lo rivedrò. Sapessi quant'è caro, Martine. Io non ho mai conosciuto uno come Richard." "Su questo non ho dubbi." "Oh! Ti sei proprio svegliata