"L'uragano è una cosa seria, Giò. Molto più seria." "Figurati!" "Te lo racconterò, un giorno. E allora capirai che è una cosa più seria." "Raccontalo subito. E' un mese che mi citate tutti e due l'uragano. E fatti raccontar l'uragano. E non sai l'uragano. E l'uragano a destra, e l'uragano a sinistra. Cosa sarà mai, questo uragano?" "E' la cosa peggiore che tu possa vedere in America. La prova di Dio." "Figurati!" Giovanna inghiottì un bel boccone. Richard, invece, respinse il piatto. "Tu non ammetti, vero, che si possa credere nell'uragano?" "No davvero." "E nemmeno che si possa credere in Dio, vero?" "Dio! Non ho voglia di pormi problemi metafisici. Me li posi a sedici anni, naturalmente non mi riuscì di risolverli, e da allora evito un tal rompicapo. Diciamo, se ciò non disturba, che credo solo in me stessa. E' più comodo e più sbrigativo." "E non credi nemmeno nell'America, vero?" "Nell'America, sì." "Non credi nemmeno nell'America: perché non credi nel business, nel conformismo, nella religione civile. Dell'America ti piace ciò che piace a me: la magia, la gloria, la follia. Sei ribelle più di quanto tu creda, sei cristiana più di quanto tu voglia, sei romantica più di quanto tu neghi: e perciò sei miscredente nei riguardi di Dio e degli Stati Uniti d'America." "Cambiamo discorso, Richard." Richard scosse lentamente la testa, come se non avesse udito ciò che essa diceva o non gliene importasse un bel nulla. Poi si passò le mani sul volto: il medesimo gesto di quella sera al Monocle. Continuò. "Chiunque sia miscredente nei riguardi di Dio e degli Stati Uniti d'America, deve aspettar l'uragano perché solo quando viene l'uragano egli può credere." "Lascia perdere, Richard." "La radio, che è la voce del dio americano, lo annuncia molti giorni prima: affinchè tu sappia che l'uragano giungerà e scoppierà per punirti e per distruggerti. La radio ti dice l'ora esatta e il minuto esatto, affinchè tu sia pronto a difenderti e fuggire. Ma tu ridi perché sei miscredente e non ti prepari né a difenderti né a fuggire. Ridi della tua segretaria che dice: 'Devo affrettarmi perché arriva l'uragano'. Ridi degli americani che con la loro transistor all'orecchio seguono l'incedere dell'uragano. Ridi di tutti quelli che corrono a pigliar l'ascensore e quando l'ascensore è partito e tu resti solo nel corridoio ad aspettare un altro ascensore, non ti sfiora neppure il sospetto che sia troppo tardi: che fosse meglio prendere l'altro ascensore. Scendi, tranquillo. Arrivi alla subway, tranquillo. Guardi con ironia i credenti che sono già tutti in fila, per correre a casa. I credenti stanno lì, zitti e grigi, con la loro transistor all'orecchio, e nessuno muove un muscolo, né si distrae, quando il treno arriva vi salgono in fila compatta, partono tutti nella stessa direzione come dannati nella valle di Giosafat: e tu, che credi di non essere dannato perché sei miscredente, resti sul marciapiede a vederli partire. Tanto, l'altro treno verrà..." "Ti prego, Richard." "L'altro treno però non arriva e tu incominci a sentirti colpevole d'esser rimasto sul marciapiede che è vuoto. Poi arriva e tu salti dentro ma ti senti ancor più colpevole perché è un treno vuoto che ti porta, in ritardo, nella valle di Giosafat. Cerchi di non pensarci, provi a ridere e la risata non viene, non viene nemmeno un sorriso, sicché scendi, esci dalla subway che è più vuota del tuo treno vuoto e sali all'aperto, per sorprenderti solo in una strada dove non c'è proprio nessuno. Nessuno, capisci? Né un uomo, né una donna, né un taxi, né un autobus, è tutto vuoto come quando eri ragazzo e giocavi a nascondino con gli altri ragazzi, vorresti gridare: 'Un due tre, fuori tutti!' Cerchi un caffè e i vetri son chiusi, le insegne son spente. Cerchi un portone e i portoni son chiusi, con i battenti coperti da lenzuoli imbottiti: come cadaveri ritti dentro un sudario. Cerchi un filo di vento e trovi un pesante calore. Fa caldo: perché sei solo e hai paura. Fingi di non avere paura: alzi lo sguardo e un tappeto nero si srotola in cielo. La paura ti annienta. Fingi di ignorare che aumenta, ti incammini lungo una avenue e guardi la strada che taglia la avenue come se dietro l'angolo tutto fosse finito. Raggiungi l'angolo, ti accingi ad attraversare: e ricevi uno schiaffo." "Richard, stai zitto." "Ricevi uno schiaffo, ti guardi intorno, smarrito, e ti