non fosse esistito, e da quella volta essa aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai stirato le camicie e non avrebbe mai pianto. "Mai, Giò!" ripetè ad alta voce. "Come hai detto, Giovanna?" chiese Francesco. "Ho detto mai." "Mai cosa, Giovanna?" "Mi chiamo Giò, non Giovanna." "Sì, Giovanna." "Non riuscirai mai a chiamarmi Giò?" "No, Giovanna." "Su, prendi queste valige." Francesco si alzò, con affettuosa tolleranza. Alzò un sopracciglio, con sospetto. "A volte ho l'impressione che tu mi detesti." "Non ti detesto. Mi irrita soltanto che tu mi chiami Giovanna." "Che tu mi odi." "Non ti odio. Mi infastidisce soltanto che

tu mi veda per ciò che non sono. " "Che non te ne importi nulla di me. Stai partendo e invece d'essere triste scoppi di gioia." "Francesco!" Gli agguantò i polsi che erano larghi, impellicciati da una peluria scimmiesca. Lo guardò nelle pupille che erano pazienti, immalinconite dalle lenti degli occhiali a stanghetta. Sorrise pensando quanto egli fosse invidiabile, solido come un albero con profonde radici, forte come un maschio cui è toccato lo squisito privilegio di nascere maschio. Lo abbracciò. "Mi sei caro, Francesco: lo sai. Mi piaci, Francesco: sai anche questo. E prima o poi, se ne ho voglia, ti sposerò. Ma ora parto. E parto volentieri. Cerca di capire, Francesco." "Andiamo, Giovanna. Ci vuole mezz'ora per raggiungere l'aeroporto" rispose serio Francesco. Poi sollevò le valige, quasi non pesassero nulla, le caricò sull'automobile, sedette al volante, partirono. Roma bruciava di sole, quel giorno, e le cupole sembravano più tonde che mai dentro il sole, le foglie più verdi, la dolcezza più dolce. Ma lei partiva senza rammarico perché erano ventisei anni che mangiava cupole e verde e dolcezza e ormai aveva fame di grattacieli, di grigio, di guerra. "Francesco, come credi che sia l'America?" "Come nei libri e al cinematografo." "Io, no. Io credo che l'America sia molto diversa da quello che dicono i libri o si vede al cinematografo. Chissà perché, ma io penso all'America con la stessa fiducia di chi debba trovarci un miracolo. Dev'essere una terra divorante, da guardare con gli occhi di Alice nel paese delle Meraviglie: con la gente che vola come le rondini tra i grattacieli, le case che sfiorano le nuvole, i ponti sottili come aghi d'argento..." "Chi ti ha raccontato queste sciocchezze?" "Un americano che conobbi tanti anni fa. Perché sciocchezze? Potrebbe anche essere vero." "Sai, Giovanna: ogni paese è bello o brutto a seconda dello stato d'animo con cui lo vedi. Se sei felice, anche Abadan ti sembra un'opera d'arte. Se non lo sei, perfino Venezia ti sembra volgare. E poi, ricordalo: l'America non è esattamente un paese. E' uno stato d'animo, un'epoca. Tutt'al più, l'espressione di un'epoca." "Francesco, come credi che siano gli americani in America?" "Come qui. E come noi. Belli, brutti; coraggiosi, vigliacchi. Socialmente parlando la mia teoria è molto semplice: noi siamo un popolo di intelligenti guidati da un gruppo di mediocri, loro sono un popolo di mediocri guidati da un gruppo di intelligenti." "Sarà. Però pagano bene le idee. Lo sai quanto guadagnerebbero, in America, due soggettisti come noi? Né più né meno quanto guadagna in Italia una diva del cinema. Gli italiani pagano bene la carne e gli americani pagano bene le idee." "Perché ne hanno poche. Il prezzo sale, sul mercato, quando un prodotto scarseggia. Ecco un'altra piccola differenza tra noi e loro: noi siamo un popolo con pochi muscoli e molte idee. Loro sono un popolo con poche idee e molti muscoli." "Francesco! Perché ce l'hai con l'America?" Francesco restò un poco assorto, come teso a riordinare i pensieri. E gli alberi verdi scappavano sollevando la polvere, dai campi aridi veniva un monotono frinire di grilli, un sapore di terra, lo spettacolo triste di cani randagi, vigne basse, rovine, un'aria di povertà. "Vedi, Giovanna: anche se l'America è la espressione di un'epoca, io non ne sento il richiamo poiché è la sostanza di quest'epoca a non interessarmi, malgrado sia quella in cui sono nato e in cui vivo. Io sono un europeo che non grida allo scandalo se vede installare negozi di frigoriferi sotto i portici del Vignola e del Sansovino ma che ha sempre bisogno di un termine antico cui appoggiarsi: come esigenza sentimentale ed estetica, come