in un pomeriggio d'attesa. Parlano, bevono, poi salgono in una casa accogliente la cui proprietaria ha avuto il buongusto di andarsene e la cui cameriera ha avuto il buonsenso di lasciar libera; dimenticando perfino di custodire il telefono. L'uomo e la donna hanno buoni motivi per detestarsi, tuttavia è evidente che non si dispiacciono. Lei si scosta come punta da lui se lui le accomoda un ricciolo e lui le accomoda volentieri quel ricciolo. Conclusione? Potrebbero passare piacevolmente quel tempo: andando l'uno alla scoperta dell'altro o, che so io?, facendo l'amore..." Si abbottonò la giacchetta, spense la pipa rovesciando il tabacco nel posacenere vicino al telefono, e ridacchiò in modo ambiguo: difficile indovinare se si divertisse o parlasse con convinzione. "Non che metta conto, intendiamoci, fare l'amore: il brivido di un minuto che è il medesimo sia tu vada con una sgualdrina, sia tu vada con la donna che adori. E per quel brivido, quanto spreco di sentimenti, quanti legami, quanta ansia prima, quanta noia dopo. Comunque, visto che il Padreterno non ha inventato nulla di meglio, potevamo provare. E invece lei dice: vattene, caro, lavoro. E lui se ne va. Lui è americano, rispetta il lavoro. Chi lavora ha successo. Lui è americano, rispetta il successo. Eh, sì, cara Giò. Oggigiorno tutti parlano di sesso ma ne parlano e basta. Stiamo diventando ermafroditi come le lumache. Lo sai, no?, qual è il privilegio di quelle fortunate creature: contengono in sé gli organi necessari a riprodursi senza contatti d'amore. Prima o poi anche gli uomini e le donne si riprodurranno senza contatti d'amore: dalle lumache ci distingue una sola differenza, corriamo di più. Ma dove corriamo? In ufficio, a teatro, ovunque ci aspetti il successo: siamo pronti a vendere la nostra vita per un po' di successo. Ecco un soggetto che nessuno ti comprerà mai: La Corsa al Successo delle Lumache." Suonò il telefono. Entrambi tesero svelti la mano ma Bill fu più svelto ed acchiappò il ricevitore portandolo al cuore, beffardo. "Dammelo, Bill." "Hallo? Yes." "Dammelo, Bill!" "Hallo? Hallo?" "Bill! Dammelo, ho detto! Chi è?" Con forza, Bill tenne il ricevitore che Giovanna tentava di afferrare. "E' la cameriera, Giò. Solo la cameriera. Vuol sapere se deve comprare lo yogurth. Deve comprare lo yogurth?" Giovanna non rispose. "Niente yogurth," disse Bill. Poi depose il ricevitore. Si avviò verso la porta. "Ciao, mia graziosa lumachetta: questa attesa diventa ridicola. Me ne vado davvero. E, se Dick chiama, salutalo da parte mia. Hai portato a letto Dick, vero? Ma sì: te lo leggo negli occhi. E poi lo hai fatto scappare, vero? Ma sì: te lo leggo negli occhi. E se tu non fossi così virtuosa o rientrasse nei tuoi romantici piani porteresti a letto anche me, vero? Altro che lumachetta: sei una medusa. Una graziosa medusa che brucia chi si avvicina." "Vai all'infernooo!" gridò Giovanna. E con una pedata chiuse la porta. Ermafroditismo, lumache, meduse! E lei che lo ascoltava a bocca aperta! Lei che se lo beveva con gli occhi! Schifoso! Come si permetteva di prenderla in giro, ficcare il naso nelle sue faccende, insultarla, forse insidiarla? Che rabbia! Solo a pensarci le veniva una fame terribile. Così scese in cucina, si preparò un bel sandwich e lo divorò. Poi aprì una bottiglia di champagne che Martine riservava per le grandi occasioni e ne bevve metà. Infine salì in camera, sedette alla scrivania, mise un foglio nella macchina da scrivere. "Caro

commendatore, si ricorda di Martine? Bene: incontrando Martine, qui a New York, m'è venuta un'idea. Costruire il personaggio femminile intorno a un tipo come Martine. E' divertente, imprevedibile, si muove in un mondo umoristico. Le storie umoristiche piacciono in quest'epoca senza apparenti tragedie..." La notte dormì malissimo. Sognò le lunghe estati noiose di quand'era bambina, le onde che si rompevano in cilindri bianchi come lumache, il mare che srotolava sulla spiaggia un tappeto trasparente di meduse. All'alba il bagnino arrivava con un'asse di legno, alzava l'asse come una sciabola e con un tonfo sordo tagliava in due le meduse ancora vive. Poi il bagnino usava l'asse a mo' di cucchiaio, prendeva quella pappa di gelatina, la'rovesciava in un bussolotto che avrebbe seppellito lontano, dentro la sabbia. Lo chiamava il funerale delle meduse e lei lo seguiva, compunta, perché le sembrava