scommetterlo, solo un particolare era esatto: la cena col biondo. Certamente più che una cena: Martine non era tipo da vagare su e giù per New York come una poetessa romantica, poi entrare in un bar
mattutino per risolvere con un gesto definitivo la crisi. II colloquio con la direttrice di Harper's Bazaar, anche questo era pronta a scommetterlo, risaliva a moltissimi giorni: come i fogli firmati. Ma cosa le aveva detto, Bill, oltre agli insulti che l'avevano tanto ferita? "Martine..." incominciò Giovanna. "Mon petit chou, niente interrogatori. Ora faccio un bel bagno e vado a dormire. Voglio dormire fino a lunedì mattina: mi fotografano, sai? Devo essere fresca come una rosa. domani non mi svegliare, ti prego. Tu, domani, che fai?" "Esco con Richard." "Christian Dior! Quando ti deciderai a piantare quel Richard?" "Non ho nessuna intenzione di piantarlo, Martine." "E nemmeno di metterti in testa che non è fatto per te?" "Nemmeno. Il mio parere sull'argomento è diverso." "Tesoro, ascoltami bene: in certe cose io la so più lunga di te. Dick non è ciò che credi. Lo hai vestito delle tue passioni infantili, della tua suggestione dell'America. Non ami lui: ami l'America. E comunque Dick non è l'America: anche in quel senso non avresti potuto scegliere peggio. Dick è l'anti-America, direbbe Bill. Ah! Bill! Che questo nome non sia più pronunciato qui dentro!" Quella notte Giovanna ebbe un tormentato dormiveglia: gli urli dei
rimorchiatori accompagnarono fino all'alba il suo girarsi nel letto. Giungevano nitidi dallo Hudson e non suggerivano in lei nessuna idea di grandezza o magia: ma un sollevarsi maleodorante di acqua, un fetido puzzo di nafta. Cominciavano, senza che lei lo sapesse, i primi dubbi, le prime incertezze. E la attendeva, senza che lei lo intuisse, una giornata difficile. Alle dieci del mattino, quando Richard chiamò, si sentiva stanca come se avesse fatto tardi a ballare; accettò senza entusiasmo il programma che lui proponeva: "Prima andiamo in Harlem, alla messa dei negri, poi al Museum of Modern Art. Vieni subito: Harlem è all'altro capo della città. Ci vorrà almeno mezz'ora per arrivarci". La voce di Richard suonava un po' isterica e nel ricevitore
rimbombava un rumore di passi: ma non i soliti passi leggeri che la prima notte piovevano giù dal soffitto. Giovanna si vestì in fretta, nascose i capelli spettinati sotto un foulard e corse da lui. La opprimeva un presentimento sgradevole, allo stesso tempo un'ansia di vederlo ed abbracciarlo. Chiuse la porta piano piano per non svegliare Martine. I negri erano tutti vestiti di bianco: scarpe bianche, calze bianche, camice bianco; le donne avevano una cuffietta bianca. Da quel bianco che doveva significare purezza i volti e le mani spiccavano ancora più neri, più tragici. Gli uomini stavano da una parte e le donne dall'altra. Tra il gruppo degli uomini e il gruppo delle donne c'era un palco con la bandiera americana, un grammofono, e un sacerdote in borghese che segnava il tempo con la bacchetta. La chiesa si chiamava Church of the Heir e si trovava al secondo piano di un vecchio edificio. Più che una chiesa era uno stanzone con le panche e l'inginocchiatoio dinanzi alle panche. Non c'erano immagini religiose né fiori né statue né crocifissi: solo uno striscione di stoffa su cui era scritto a gran lettere: "Iddio ti guarda con l'orologio in mano. Confessati!" Sulla soglia si era ricevuti da due ministresse di Dio: anche loro nere e vestite di bianco, una fascia viola intorno allo stomaco. Sulla fascia era scritto: "Iddio ti guarda con l'orologio in mano. Confessati!" Le ministresse di Dio avevano il compito di asciugare il sudore ai fedeli e di distribuire loro un ventaglio perché, spiegavano, presto avrebbe fatto caldo là dentro. Sul ventaglio era scritto: "Iddio ti guarda con l'orologio in mano. Confessati!" Li fecero sedere, tutti e tre, dalla parte delle donne: nell'ultima fila. Bill stava a sinistra, Giovanna nel mezzo e Richard a destra. Nessuno dei tre parlava né si scambiava occhiate: l'incontro a casa di Richard era stato poco cordiale. "Ciao, mia graziosa lumachetta. Vieni anche tu alla messa dei negri?" "Non con te, Bill." "O.K. Dick: la tua Giò non mi vuole. Meglio me ne vada." Ed ecco Richard guardarli con la solita espressione smarrita, colpevole, poi tentare un accordo che gli