"Christian Dior, che dolore mi dai! Perché vuoi darmi questo dolore?" "Lasciamo perdere, Martine. Incominciavo a darti fastidio: non si può aver sempre un'ospite tra i piedi, prima o poi avrei dovuto sloggiare." "Christian Dior, mi annoierò da morire." "Non ti annoierai, hai un lavoro. New York è ai tuoi piedi." "Chérie, lo sai bene che non continuerò a lavorare: certe follie non sono da me. Senti, perché non andiamo a farci un viaggetto in Florida, eh?" "Scherzi, Martine. Io devo consegnare un soggetto, non ho nessuna intenzione di farmi licenziare. Poi voglio tornare a casa. A casa perdio!" E con gesti irosi cacciava i vestiti nelle valige che non bastavano più, porgeva a Martine il suo abito d'oro. "Lo vuoi, Martine? A casa non mi serve, è troppo vistoso. Spenderò un capitale nell'eccesso bagagli se non mi disfo della roba più inutile." "Oh, grazie!" "E questa la vuoi? Si chiama Povera Perla Pietosa." Porse a Martine la bambola regalata da Richard. "Questa no, Giò. Questa la devi tenere." "Perché mai? Me l'ha ordinato il dottore? A casa non tengo giocattoli." "Non è un giocattolo, Giò." "E' un giocattolo, e la festa è finita. Guarda, in valigia non c'entra." "Non c'entra neppure questo pezzettino di carta?" Martine porgeva la fotografia fatta con Richard a Times Square. "Non c'entra," rispose Giovanna. E la strappò. "Sei meschina, masochista e cattiva." "Niente di tutto questo. Sono pratica. E vado a casa. A casa, capisci? A casa!" Solo a ripetere quelle due brevi parole, a casa, si sentiva un po' meglio. La casa era il rifugio, la consapevolezza di sentirti al sicuro in un posto che conosci perché ci sei nato ed è tuo. Era la gente come lei, che parlava come lei, che pensava come lei. Erano i tetti ed i vicoli che aveva tradito per i grattacieli e le avenues. Era l'uomo che aveva tradito per una donna. Era Francesco. Francesco? Ma sì. Perché no? "Florence ha telefonato di nuovo," insistette Martine. "Davvero?" "Gradirebbe vederti." "No." "Gradirebbe almeno parlarti." "No." "Dice che Richard..." "Vuoi passarmi quelle scarpe, Martine?" "Giò, la tua storia con Richard mi è sempre piaciuta pochissimo. Ma ora mi chiedo: è umano, è normale, che tutto possa finire in due giorni?" "Vuoi passarmi quella vestaglia, Martine?" "Io non capisco. Perfino Bill è rimasto stupito. Bill ha telefonato ancora, stamani, e vorrebbe..." "Vuoi passarmi quei pantaloni, Martine?" Erano i pantaloni che indossava il giorno dello sputnik. E per un attimo restò tremante a fissarli: era dunque stato un amore così piccolo,, il suo, se già poteva comportarsi con tanta freddezza? O era stato piuttosto l'allucinazione di un amore inventato? Ma a questa domanda, irritata, scaraventò i pantaloni nella valigia. Allucinazione! Realtà! Che differenza passa tra allucinazione e realtà se nella allucinazione vedi e soffri le medesime cose che vedi e soffri nella realtà? Tutti gli ipocriti che hanno amato qualcuno ed ora non lo amano più si difendono dicendo che non si trattava di vero amore: quasi che rinnegare qualcosa di morto sia più dignitoso che ammettere la propria sconfitta. Aveva amato Richard, ecco tutto. E con lui aveva amato l'America. Aveva amato l'America, ecco tutto. E con lei aveva amato Bill. Poi di colpo aveva cessato di amarli. Di colpo, come quando la febbre ti passa: ma ciò non toglie che la febbre esistesse davvero. Chiuse la valigia, pensosamente. Di colpo? Aveva davvero cessato d'amarli di colpo? Peggio: aveva davvero cessato d'amarli, d'amare Richard? A questo non sapeva trovare risposta. Lasciò New York in un'alba di ghiaccio, insieme a Martine. Il taxi imboccò velocissimo la Quinta Avenue e, nell'attimo che impiegò ad attraversare la strada di Richard, non fece neppure in tempo a girarsi per gettarvi un'ultima occhiata. Erano press'a poco le sei: l'ora in cui, quella prima mattina, aveva lasciato Richard e l'autista s'era messo a scherzare: "Bella nottata, eh, baby?" Se ne accorse quando il taxi aveva passato l'angolo e per un momento, un breve momento, ebbe la tentazione di inventare una scusa, dire a Martine che aveva dimenticato il passaporto, il biglietto: tornare indietro, come quella mattina, riveder le finestre e l'atrio coi leoni di pietra, come quella mattina. Per un momento, un breve momento, desiderò salir quelle scale, spalancare la porta smaltata di verde, abbracciarlo nel sonno, confessargli che aveva