annichilito. "Oh là là! Allora sei proprio un uomo, Giò cara. Un ometto vestito da donna e molto feroce. Meriteresti la lezione che detti a mia moglie. Minacciò di pigliarmi a cazzotti se non le compravo il visone. Io la licenziai e mi foderai di visone il cappotto. Come vedi, anch'io adoro il visone." "Lasciami andare. Non sono tua moglie, non ho voglia di diventarlo e non chiedo visoni: né per le coperte né per i cappotti. Lasciami andare perdio!" "No, mia graziosa lumachetta. Con questo braccio ti ho preso e con questo braccio ti tengo. Ora andiamo a bere un whisky e parliamo un pochino: da amici. Devo spiegarti alcune faccende." La spinse verso la scala rotante. Giovanna si torse, rabbiosa. "Nemmeno per sogno." "Stai ferma, Giò." "Lasciami!" "Non essere sciocca, Giò." "Lasciami, ho detto! " E si divincolò. Lui scosse piano la testa. "Peccato. Vedi quanto è difficile seguire il Vangelo? Dar da bere agli assetati, dar da mangiare agli affamati, informare i male informati: come si può seguire il Vangelo se gli assetati vogliono aver sete, gli affamati vogliono aver fame, i male informati vogliono restare nella loro ignoranza? Peccato, peccato. E io che credevo... Quando parti, Giò?" "Non parto, mi dispiace per te. Sto per firmare un contratto con Gomez, mi dispiace per te. Resto in America, signor Supertitano." "Ah, che piacere! Questa sì che è una bella notizia! Dimmi, Giò: resti per fare carriera o resti per Dick?" Erano ormai giunti al marciapiede. Stavano l'uno davanti all'altra e, con l'indice destro, Bill spostava il solito ciuffo che ricadeva, ostinato, su un occhio di Giovanna. Giovanna strinse le labbra di nuovo pensando, ma stavolta con ira, che il suo profumo di tabacco era buono, insinuante. "Avanti Giò: resti per fare carriera o resti per Dick? Perché, se resti per Dick..." "Non ti riguarda," rispose Giovanna. E voltò le spalle fingendo di non aver visto la mano tesa di Bill.
CAPITOLO XII.
L'estate di San Martino esplose all'improvviso come una bolla di sapone. Una mattina Giovanna si svegliò con l'idea di avere un gran caldo e, malgrado le proteste di Martine che
non sopportava nel sonno il più innocuo spiraglio di luce, spalancò tutte le finestre scoprendo il miracolo: l'aria aveva un profumo di erba sbocciata, le ragazze passeggiavano in camicetta e, per un attimo, sembrò a Giovanna di vedere perfino una rondine. Allora telefonò a Richard e Richard rispose ridendo che non era un miracolo giacché ogni anno si rinnovava in America come la cartella delle tasse. "Noi la chiamiamo estate indiana. Ci prepara all'inverno che qui è molto rigido. Dovresti vedere il Connecticut di questa stagione. Vuoi andare in campagna?" "Oh sì!" "Bene. Tanto oggi è sabato, non ho nulla da fare. Se partiamo subito possiamo star via fino a domani sera. Che dici, chiedo l'automobile a Bill?" "Ma sì, chiedila a Bill," rispose Giovanna con una alzata di spalle. Poi si vestì compiacendosi, una volta tanto, della sua immagine riflessa allo specchio: i pantaloni stavano bene sui suoi fianchi scarni, il pullover maschile le dava un tono spiritosamente equivoco, l'assenza di trucco la faceva assomigliare a un ragazzo. "Sto bene, Mattine?" "Come no? Sembri un efebo." "Piacerà a Richard?" "Anche troppo." "E tu cosa fai oggi, Martine?" "Assisto impotente al disastro." "Come hai detto?" "Ho detto che sto in casa. Il sabato è consacrato al Signore. A che ora torni?" "Non torno. Richard è libero fino a domani." "Oh, Dio!" "Martine non essere sempre catastrofica, ti prego," disse infastidita Giovanna. Poi, con impazienza, aspettò il colpo di clacson, si precipitò giù per le scale, salutò Richard esibendo spavalda i suoi pantaloni. "Ti va?" Sentì subito lo sguardo goloso di lui. "Funny boy! Dovresti sempre vestire così." "Anche tu. L'aria trasandata ti si addice più di quei funerei completi all'inglese. Dove andiamo, Richard?" "Da Igor, un mio amico. E magari, stanotte, dormiamo in un motel. Sei mai stata in un motel?" "No! Andiamoci, Richard!" Non