inghiottì. "Sono cresciuta, Richard." Di nuovo Richard si girò a guardar Bill. Poi gridò: "La piccola Giovanna!" E Giovanna si trovò con la faccia sulla sua giacca, sentì un acuto odor di lavanda, due braccia ossute che la stringevano forte, riconobbe, senza emozione, quella voce malcerta che a momenti si rompeva in stecche come in uno che canta, e ora diceva "Incredibile, davvero incredibile, ma lo sai che

incontrandoti per strada non ti avrei riconosciuto? Sei una donna, ormai". "Ho ventisei anni." "E io trentaquattro." Le prese una mano, poi l'altra. Le strinse. La fece sedere sulla seggiola accanto alla sua. "Giovanna! Cosa fai a New York?" "Lavoro. Per il cinema." «Con chi?" "Con uno che si chiama Gomez." "Gomez? Lo conosco!" E stavolta fu Giovanna a girarsi verso Martine, quasi a chiederle aiuto. Martine non capì. "Tesori, questo ritrovamento è delizioso ma io sono stufa di stare qui dentro. Voglio andare a El Morocco, voglio ballare. Su, vi farete le feste a El Morocco. Dico bene, Bill?" Bill annuì, con degnazione. Poi si alzò e mise la stola di pelliccia sulle spalle nude di Martine, restò un attimo fermo a sollecitare con gli occhi Richard e Giovanna. Richard e Giovanna non risposero. "Via, ragazzi," mugolò Martine. Richard e Giovanna non risposero. "Voglio andarmene," strillò Martine. Richard e Giovanna non risposero. "O.K. Fate quel che vi pare. Ci vediamo più tardi a El Morocco," concluse Martine e se ne andò, un po' stizzita, mentre Bill la seguiva in silenzio. Sulla porta, Bill si voltò: la pipa puntata verso Richard. Sembrò sul punto di dirgli qualcosa. Ma non la disse. Uscirono. La porta sbattè. Giovanna e Richard si fissarono imbarazzati. "Richard, non dirmi che eri al cocktail di Hultz." "Sì, c'ero. Qualcuno mi trascinò senza dirmi nemmeno di che si trattasse. Andai via quasi subito. Perché?" "Ti ho visto." "Cristo! Dov'eri?" "Lì. Era un cocktail in mio onore." "Cristo! Non dirmi che eri la ragazza con l'orribile abito d'oro. Cristo, sì! Eri tu! Cristo, perché non mi hai chiamato?" "Eri in fondo alla sala. Quando sono arrivata in fondo alla sala non c'eri più. E ho creduto che tu fossi un fantasma. Ti sapevo morto, lo sai?" "Morto?!" Rabbrividì. "Morì Joseph. Volle scappare, unirsi a una banda di partigiani, e morì. Io non volevo scappare, nemmeno mettermi coi partigiani: ma non si poteva non ubbidire a Joseph. Vi mandai un messaggio, appena passate le linee. Non ve lo portarono?" "Sì, ma sbagliato. Cose che capitano." "Davvero ricordi queste cose? Davvero ti ricordavi di me?" "Come no? Ho anche tentato di telefonarti, dopo il cocktail. Ma non ho trovato il tuo nome sull'elenco." Richard rise, un po' doloroso. "Ci sono tremilacentosedici Smith nell'elenco di New York, duemilaquattrocentoquarantaquattro Williams,

duemilaottocentotrentacinque Brown. E nemmeno un Baiine. Ciò mi distingue dagli altri americani, ti pare? Sono sotto il nome di mammy. E' lei che paga il telefono. Oregon 4..." Le dette il numero. "Scrivilo subito." Giovanna lo scrisse, con gesto meccanico. A poco a poco l'assurdità dell'incontro, la sua inevitabilità, le diventava chiara alla mente: irrigidendola tutta in un compresso terrore. "E... vivi solo, Richard?" "Certo, con chi dovrei vivere?" "Non... ti sei sposato?" "Io?!" Rise di nuovo, ancor più doloroso. "E tu?" "No. Vivo sola." Ora il terrore lasciava posto a una gran tenerezza. "Sai, Richard, ricordo proprio tutto di te: che volevi studiar pianoforte, che... Hai studiato pianoforte?" "No, era troppo tardi. Mi ritrovai queste mani." Tese le mani che Giovanna rammentava pallide, lisce, ed ora apparivano scure, nodose. "Faccio il fotografo: soprattutto di moda. Non hai mai visto le mie fotografie su Harper's Bazaar ed Esquire?" "...e poi le cose che mi dicevi su New York: le case che toccano il cielo, le dita che grattano la pancia alle stelle..." "Cristo, che memoria! Ti ho raccontato tante bugie, vero?" "Non erano bugie., New York io l'ho vista così." Richard ebbe un lampo di gratitudine poi guardò l'orologio. "Hai sonno, Giovanna?" "No, davvero." "Benissimo. Sono le dieci e mezzo ed io non mi addormento mai prima dell'alba: mi pare che il sonno rubi tempo alla vita. Andiamo a cercare New York." Si fermò, spaventato. "Naturalmente non voglio obbligarti. Ho detto così... Forse preferisci raggiungere Martine... Ti porto da Martine." "Non voglio andare da