male, Martine. Ciao. Io scendo in cucina a bere un caffè." "Giò, vieni qua." "Sì, Martine. Cosa c'è?" Martine spense la sigaretta, bevve una lunga boccata di succo di pesca e champagne, si riaccucciò sotto i lenzuoli. "Nulla. Volevo dirti che sta suonando il telefono." "L'ho sentito." "Allora rispondi: che aspetti? Non capisci che mi spacca le tempie, che non lo sopporto? Rispondi, perdio! Forse è il tuo carissimo Richard." Giovanna si strinse nelle spalle, senza capire. "Hallo?" Era Richard. Allegro, anche lui. E la sera lo fu ancora di più. La portò a cena in un ristorante ungherese, la divertì aggiustandosi un crek al formaggio sopra una palpebra a mo' di monocolo poi fingendo di fumare un grissino. Le fece mangiare crauti alla kolozsva, le fece bere Chàteau-ueuf-du-Pape. "Odio le uova al prosciutto, il pop corn, la coca cola. Ah, Giò: come amo la buona cucina europea!" Dette mance esagerate ai due tzigani che suonavano il violino, la portò in un raffinato night club dove quattro artisti di sconosciuto talento prendevano in giro l'America. "La New York che tu conosci," diceva, "non è quella vera. E' quella di Bill: fatta di cemento, fiocchi d'avena ed orgoglio. Io ti mostrerò la vera New York che è spiritosa, elegante, internazionale come nessuna metropoli. Dimmi: dove trovi in Europa la vecchia Ungheria, la vecchia Russia, la vecchia Francia, la vecchia Italia? In Europa tentate di copiare l'America, siete quasi americani. Ma qui trovi gli europei che emigrarono cento anni fa: e non li abbiamo sciupati. Ah, Giò! Devi capire perché amo New York. Perché c'è il mondo intero, a New York: Londra, Parigi, Pietroburgo, Tokio, Beirut, Shangai. C'è tutto: perfino il senso di humour. Guarda questi mascalzoni: non sono squisiti?" Le raccontò dei duecentomila gatti che vivono dentro la subway, dei cinquemila falchi che vivono sui grattacieli: "Sì, li abbiamo contati, uno per uno. Siamo irraggiungibili nelle statistiche, sai? Riusciamo a fare il censimento dei gatti e dei falchi". Le raccontò la favola del signor Roosevelt Zanders, autista di Rolls Royce e tanto ricco che per andare al lavoro ha il suo autista. Uscendo per strada, si mise a ballare il tip tap intorno a un passante infastidito e, quando costui gli fece un urlaccio, esclamò: "Non ci badare, è arrabbiato perché non ce l'ha fatta a diventar presidente degli Stati Uniti. Tutti gli americani sono arrabbiati perché non ce l'hanno fatta a diventar presidente degli Stati Uniti". "E tu non vuoi diventarlo?" "Io me ne frego: faccio il fotografo. Ah, Giò! Conosci la gioia sublime che esalta ogniqualvolta racconti una storia attraverso una immagine? L'immagine è durata solo un secondo, una frazione di secondo: ma tu l'hai catturata lo stesso, ed è stato come mettere il tempo in bottiglia. Quando metto il tempo in bottiglia io mi sento un mago, un alchimista, una strega. Verrai nel mio studio a vedere i miei reportages? Eh, verrai? " "Anche subito. Andiamo." "Subito?... Impossibile... Non c'è nessuno a quest'ora... Non sarebbe corretto." "Che male c'è a stare soli? E' tutta la sera che stiamo in posti pieni di gente." "Sì, hai ragione: ma m'è venuta una terribile fame. Ah, perché ho sempre fame? Giò, permettimi un'apostasia: ti offro due uova al prosciutto in questo snack bar." Entrarono nello snack bar, sedettero tra la gente sola che beveva malinconicamente il caffè, mangiarono le uova al prosciutto, il suo farneticare riprese. Pretesto: una reclame trasmessa alla radio. "La senti, eh? La senti questa voce che piove e non si sa mai da dove piove? E' la voce del dio americano che non si vede ma esiste e quando non canta ti comanda qualcosa: di prendere un aereo, di bere un succo di pomodoro, di non recare offesa al Congresso. Ah, Dio! Dammi un po' di silenzio." "Andiamo a casa, Richard. Lì c'è silenzio." "Andiamo, andiamo. Voglio camminare un pochino." La campana del Villaggio suonava le tre quando finalmente raggiunsero Washington Square. Così, quella notte, Giovanna non osò nemmeno domandargli di accompagnarlo al di là della porta smaltata di verde: e ciò fu l'inizio di una serie inebriante ed assurda di serate inebrianti ed assurde. Richard chiamava generalmente al mattino: per decidere dove sarebbero andati la sera. La sera veniva a prenderla verso le sette e insieme andavano a mangiare in qualche ristorante costoso ed esotico, poi a far le ore piccole in