New York: nel caso che torni e mi chiami." "Tanto non ti trova lo stesso, se chiama. Per il signorino sei ancora al Park Sheraton." "Ho distribuito mance ai portieri perché gli diano il mio nuovo numero." "Peggio per te: ognuno è padrone d'essere fesso. Però togliti da quel telefono, per carità! Mi fai venir voglia di diventare una suoneria e fare drin drin." "Lo stavo spolverando, Martine." "Christian Dior! C'è la cameriera per questo. Ma insomma, Giò, dove sono finite le tue belle considerazioni sul dente noioso che dovevi pur toglierti?" "Ho cambiato idea." "Perdonala, San Luca, perdonala!" "Sta zitta, Martine!" Erano passati ormai quattro giorni da quando aveva spedito la lettera, pensava Giovanna, e la situazione doveva risolversi in un modo o nell'altro entro le prossime quarantott'ore. Meglio non rischiare in viaggetti e restare sola a New York. Appena Martine fu partita tutta festosa per il suo garden party, tornò a sfogliare riviste accanto al telefono e, quando questo suonò, la sua mano sollevò velocissima il ricevitore. "Ciao, Giò. Ti ricordi di me? Sono Bill" "Ah! Certo!..: Ci siamo conosciuti l'altra sera da Peter. Martine non c'è. Sta viaggiando verso il New England." "Non ho chiamato Martine. Ho chiamato te. Posso vederti?" "Se vuoi." "Sono al Monocle, a bere un whisky. Hai voglia di scendere?" "Veramente... Sì, certo." Raccomandò alla cameriera di chiamarla subito nel caso che il signor Baiine telefonasse, scese le scale chiedendosi per quale ragione Bill l'avesse cercata proprio in assenza di Martine. Cercò di ricordare, senza riuscirvi, com'era fatto Bill. Pensò che, di sicuro, non lo avrebbe neanche riconosciuto: la presentazione era stata troppo frettolosa ed in seguito non aveva avuto occhi che per Richard. Lo riconobbe prima che lui si voltasse. Bill sedeva su uno sgabello del bar, deliberatamente voltando le spalle alla porta, e beveva reggendo il bicchiere di whisky tra il pollice e il mignolo della mano sinistra: il pollice sul bordo del bicchiere e il mignolo sul fondo. Indossava un abito scuro, di taglio perfetto, ed aveva la nuca spruzzata d'argento. Quando lei entrò si voltò con studiata lentezza, con studiata lentezza si alzò, emerse dalla penombra offrendo lo spettacolo di una roccia dal volto grave, irritante, appena indurito dalle rughe di una maturità già avanzata, appena alleggerito dai baffi odiosi. Ogni cosa in Bill provocava, infatti, rispetto ed antipatia al solo guardarlo: la statura eccessiva, le spalle robuste, la bocca sdegnosa, infine l'autorità con cui si muoveva e diceva le cose: quasi che niente e nessuno contasse all'infuori di lui. Aveva l'aria di un uomo che non si è mai messo in ginocchio e, tanto Richard appariva facile a rompersi, tanto Bill appariva indistruttibile: il simbolo stesso di un'America orgogliosa dei suoi grattacieli, delle sue mastodontiche zucche, del suo popolo gonfio di vitamine e di sangue. "Salve, Giò. Posso chiamarti Giò, suppongo: abbiamo alcuni affetti in comune." «Salve, Bill." Giovanna si arrampicò su uno sgabello e sostenne, da pari a pari, lo sguardo di quegli occhi spietati, che scrutavano di sotto le palpebre semichiuse ed esaminavano ogni segreto di chi gli stava di fronte. "Che piacere, vederti. Abbiamo avuto così poco tempo per diventare amici dopo il tuo travolgente incontro con Dick. Travolgente, io? Vi siete dimenticati perfino di raggiungere Martine e me a El Morocco." "Non ci vedevamo da quattordici anni ed io lo credevo morto. Incredibile, no?" "Affatto. Le cose che accadono non sono mai incredibili dal momento che accadono. E la realtà, mia cara, supera sempre la fantasia.. Quando scrivo io seguo sempre questa regola: raccontare personaggi e situazioni reali, mai cedere all'invenzione. E dove siete stati? Se non stono indiscreto, s'intende." "Qua e là, come i turisti. Al cinema, sul ferryboat, a sparare." Di colpo arrossì e si odiò per avere arrossito. Non le succedeva, del resto, da moltissimo tempo. Bill finse di non averlo notato e le ordinò un whisky con un breve movimento dell'indice. "Oh, sì: New York di notte. Dick la adora. Dick è come un bambino: si diverte con nulla, salvo cadere subito dopo in depressioni apocalittiche. Conosci quella frase di Camus? 'Quanto è duro, quanto è amaro diventare un uomo!' Sembra scritta per Dick. Infatti non diventerà mai un uomo: la fatica di crescere gli è