Non le riuscì. Tentò di chiamare, di gridare quel nome. Dalla gola non le uscì alcun suono. Liberò finalmente il suo polso. Si tuffò nella folla. Si tuffò ma la folla era diventata un'asse di legno, gli invitati pezzi di legno che un Dio divertito e sprezzante si sollazzava a non spostare di un solo millimetro. Stavano lì, coi loro bicchieri e i loro sorrisi di legno, ed avanzare era come avanzare in un incubo: quando sogni che qualcuno ti uccide e vorresti scappare ma le tue gambe rimangono ferme, vorresti chiedere aiuto ma la tua lingua è tagliata. "Richard!" gridava in silenzio. "Richard!" La testa rossa restava immobile. Poi spariva. Poi riappariva. Rispariva, riappariva come un miraggio: e mentre Giovanna si insinuava dolorosamente in quell'asse di legno almeno sei volte lo perse di vista, lo rivide, lo perse ancora di vista, lo rivide. Finché fu in fondo al salone e non c'era più. "Baby, cerchi qualcuno?" La voce di Gomez suonò preoccupata. Giovanna si ricompose. "No, grazie. Mi sembrava d'aver visto un amico. Evidentemente ho bevuto un po' troppo." "Non hai bevuto nemmeno una goccia di acqua." "Avevo bevuto prima." "Niente aguzza la vista come il whisky. Posso aiutarti?" "No. Era un fantasma." "Ha un nome, questo fantasma?" "Non lo ricordo nemmeno." "Allora andiamocene. Tanto, Hultz è crollato." Chiamarono l'ascensore, Giovanna alzò di scatto la testa. "Gomez, esiste una lista degli invitati a questo cocktail?" "No, figurati. A volte ci si invita per telefono. Spesso si viene per caso, senza sapere nemmeno perché c'è il cocktail. Ma non temere, baby. Il mondo è piccolo e New York è più piccola del mondo. Se hai perso qualcuno ed è scritto che tu lo ritrovi, lo ritroverai. Io ho sangue spagnolo: credo ai fantasmi." "Ma io non ho perso nessuno, Gomez." "Tanto meglio." Gomez la squadrò, tentò di farla sorridere. "Su, su. Dove è andato a nascondersi il tuo bell'abito d'oro?" "Sotto il cappotto." "Ti sta bene, quell'abito. Dovresti esibirlo anche per strada, così la gente direbbe: ecco, finalmente, una ragazza tutta d'oro." Giovanna sorrise: impenetrabile. "Molto gentile." "Ti accompagno all'albergo, baby?" "No, grazie. Preferisco camminare un pochino." "Allora ciao. E lavora, mi raccomando." "Ciao, Gomez," disse Giovanna ma non pensava al lavoro, pensava a Richard. E con lo sguardo interrogava i passanti, lo cercava, le sembrava di riconoscerlo in tutti. Le sembrò di riconoscerlo in un uomo che comprava l'Herald, poi in un altro che fischiava ad un taxi, infine in uno che le voltava le spalle e al suo avvicinarsi esclamò: "Andiamo, bellezza?" Frugava, frugava, e inutilmente ripeteva a se stessa quanto ciò fosse buffo: se fosse stato Richard, l'uomo del cocktail, sarebbe stato lui a correrle incontro e comunque Richard era morto. Giusto, Ma non poteva riconoscerla: era una bambina, a quel tempo. Discorsi. Chiunque sapeva che il cocktail era in suo onore: il suo nome non era mica cambiato. Giusto. Però Gomez aveva detto che spesso la gente va ad un cocktail senza sapere perché c'è il cocktail, e per chi. Doveva cercarlo: se non altro per liberarsi da un incubo. E come cercarlo? Al telefono: chiaro. Tutti gli americani hanno un telefono. Entrò in uno snack bar. Le cabine erano tutte occupate. Entrò in un altro snack bar. Un uomo sgusciò nella cabina libera prima che essa avesse avuto il tempo di tagliargli la strada. Si appoggiò al metallo del bar, chiese una coca cola, aspettò che l'uomo uscisse dalla cabina. L'uomo non usciva. Parlava e parlava. Attese. L'uomo uscì. Lei si precipitò nella cabina. Cercò l'elenco telefonico. Non c'era. Uscì dalla cabina. Prese l'elenco. Ma che elenco! Erano sei libri, l'elenco di New York. Ne aprì uno a casaccio. Era l'elenco per professioni. Che professione faceva Richard? Il pianista: non aveva detto che da grande avrebbe fatto il pianista? Come si dice pianista in inglese? Ma che sciocca: cercasse piuttosto la lettera B. B come Baiine. Ecco la lettera B. C'erano sette pagine di nomi con la lettera B. Accidenti! Come si fa a cercare una creatura dentro chili di carta stampata? "Baia... Baie... Bali... Balinoski." No. Più su. "Balifort." No... Più giù. "Balimas. Balian. Balin!" No. Doveva esser Baiine. Baiine con la e finale. Questo lo ricordava benissimo perché un giorno lo aveva scritto sul suo quaderno. Il dito scivolò d'un millimetro, una frazione di millimetro: a