sei mai detta che l'amore è gratuito e non uno scambio di merce?" Martine stava per portare la sigaretta alle labbra. La gettò via e i suoi occhi si accesero di un lampo feroce, le sue mani si tesero come per la voglia di prendere a schiaffi. Poi balzò in piedi, riprese a camminare su e giù mentre la vestaglia di trina si gonfiava in ventate, si ributtò a sedere sul letto, dove ricominciò a parlare ma con voce tristissima. "Ascoltami, Giò. Cosa credi che sia? Una collezionista di amanti e di gioielli? Povera Giò: se tu non fossi abituata a catalogare la gente secondo schemi banali, capiresti che anch'io ho avuto un Richard Baiine. E Dio sa se lo amavo: perché anch'io sentivo il bisogno di inventare Iddio in terra, a costo di inventarlo in un piccolo uomo. Ascoltami, Giò: te la immagini Martine che stira camicie e prepara la cena? Te la immagini Martine che vuole i figli del piccolo uomo per farne tanti piccoli dèi? E sopportavo tutto perché una donna, dicevo, deve essere tale in umiltà e devozione. Ma chi è l'imbecille che per primo fece questo discorso? Abbiamo due braccia e due gambe ed un naso e un cervello: come gli uomini. Ma fin da bambine ci sentiamo ripetere che dobbiamo loro rispetto e ubbidienza. Perché? Abbiamo un ventre e desideri: come gli uomini. Ma loro possono far ciò che vogliono appena nati e noi fino a sessant'anni ci sentiamo ripetere che la verginità è il capitale più prezioso che una donna possa portare ad un uomo. Perché?" Riaccese la sigaretta, fumò una boccata rabbiosa, inghiottì le lacrime che le scendevano in bocca. "Lo persi il piccolo uomo. E persi anche il mio piccolo dio. Era il giorno di Pasqua e di fronte alla clinica c'era una chiesa con le campane che suonavano, suonavano, suonavano. Entrò un vecchio abbronzato, con le mani gonfie di vene, e mi disse: 'Sono il chirurgo. Andiamo, mia cara. Un piccolo taglio e tra un mese è guarita'. Io avevo un pigiama rosso. Scesi dal letto, con quel pigiama rosso, e lui mi portò dentro una stanza con tre uomini dal volto coperto di garza. Mi legarono a un tavolo, per le caviglie ed i polsi. Sopra di me c'era una lampada: accecante, cromata. Un uomo dal volto coperto da una garza si avvicinò con una siringa. Aveva gli occhi azzurri, ricordo, e vedevo soltanto i suoi occhi azzurri sopra la siringa e la garza: ma non mi dicevano nulla. Infilò l'ago in un braccio, sentii un gran sonno e poi fu come morire. Il chirurgo lavorò due ore e tre quarti sopra il mio ventre. Poi mi svegliai con un gran dolore nel ventre, un gran vuoto nel ventre, e le campane suonavano perché era giorno di Pasqua. Entrò il chirurgo e disse che era andato tutto benissimo, il taglio era talmente minuscolo che avrei potuto portare il bikini e magari far lo striptease se ero stripteaser. Risposi che non ero stripteaser. Poi entrò una infermiera. Era piccola e grassa, teneva in mano un bicchiere. Dentro il bicchiere c'era l'alcool e dentro l'alcool c'era una noce di carne che era mio figlio. Mi disse: 'Vuole vederlo?' Risposi di no. Allora lei disse quant'ero sciocca, dovevo vederlo: se non altro per curiosità. Si avvicinò e mi fece vedere il bicchiere, dove c'era una noce di carne. " Martine chiuse gli occhi, inghiottì. "Era proprio una noce, con un bassorilievo nel mezzo. Aveva gli occhi e la bocca e le gambe e le braccia, le braccia sugli occhi, le gambe contro la bocca: e quello era mio figlio. Era giorno di Pasqua e le campane suonavano, ed io pensavo che quello era mio figlio e non avrei potuto averne mai più. E c'era gente che aveva un figlio, ma nato, e faceva un mucchio di storie: mio figlio ha detto la prima parola, mio figlio ha messo il primo dente, mio figlio ha mosso il primo passo, mio figlio va a scuola, mio figlio ha messo la barba, mio figlio s'è innamorato, mio figlio si sposa, mio figlio aspetta un figlio. E mi sentivo morire di disperazione. Ma non dar retta; non si muore di disperazione. Con la disperazione si mangia, si beve, si dorme, e una mattina ti alzi e ti accorgi che la disperazione è finita e la cicatrice non si vede nemmeno: puoi davvero portare il bikini. Puoi perfino sposare un altr'uomo che non può darti piccoli dèi ma può darti figli più preziosi e più comodi: figli che non crescono, che non si ammalano, che non vanno alla guerra, che non diventano uomini e donne per far soffrire, che non muoiono mai. I miei cari, adorati gioielli. No,