Oriana Fallaci
PENELOPE ALLA GUERRA
Introduzione dì MICHELE PRISCO.
Proprietà letteraria riservata.
© 1962,1976 RCS Rizzoli Libri SpA, Milano. © 1994 RCS Libri & Grandi Opere SpA, Milano. © 1998 RCS Libri SpA, Milano.
Prima edizione BUR Opere di Oriana fallaci: giugno 1998. Terza edizione BUR Opere di Oriana Fallaci: febbraio 2001.
Chi si chiede chi sia la protagonista di "Lettera a un bambino mai nato, cioè il volto misterioso che nel suo libro la Fallaci non ha dipinto, può concludere che sì: almeno dieci anni prima esso sarebbe potuto essere il volto di Giò, la protagonista di Penelope alla guerra. La storia si svolge a New York ed è la storia di una Penelope che non si rassegna al ruolo domestico di chi tesse la tela aspettando il ritorno di Ulisse ma, Ulisse lei stessa, viaggia alla ricerca della sua identità e della sua libertà.
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INTRODUZIONE.
il lettore ha ormai da tempo acquisito il concetto d'una giornalista dotata di profonda passione civile e geloso rispetto della dignità della persona umana, e certamente fra le più attente e indomite e vivaci di fronte agli avvenimenti internazionali come ai fatti del costume: non soltanto a leggere i suoi articoli o le sue interviste, ma anche a ricordare i libri nati dall'esperienza giornalistica: Il sesso inutile o Se il sole muore, Niente e così sia o Intervista con la storia, tanto per citare qui i più noti. Certo, se un giorno vorremo capire più in profondità qualcosa della società di questo nostro tempo, attraverso quelli che dal costume alla politica e dalla cronaca alla storia ne sono stati più o meno i consapevoli protagonisti, dovremo fare innanzi tutto i conti con i libri in cui la Fallaci ha raccolto le sue «interviste -», apparse sempre inizialmente su settimanali, ma organicamente concepite ogni volta in funzione del volume e sempre scritte con una straordinaria indipendenza di giudizio. Sul genere «intervista» si potrebbe avviare un lungo discorso. Certi nostri rotocalchi ne fanno il loro punto di forza, ed a ragione. Tuttavia si ha molto spesso l'impressione, a non dire il sospetto, che a questo particolare tipo d'inchiesta o di servizio giornalistico presieda ormai un altro particolare rituale di convenzioni e regole così rigidamente fissate e applicate che finiscono col renderle se non anonime quasi intercambiabili. Se ci si fa caso, l'attore (nome comune di genere maschile che abbraccia anche la donna), il medico alla moda, l'industriale del momento, il politico sulla cresta dell'onda, quando vengono intervistati e si abbandonano a raccontare l'infanzia dura e triste o la scalata al successo o le reazioni alla raggiunta ricchezza eccetera, rispondono tutti più o meno allo stesso modo, con certi identici stilemi, e insomma non solo provocano la sensazione d'essere docilmente manovrati dall'intervistatore a dare sempre certe determinate risposte in un determinato modo ma, peggio, sembrano esprimersi con la tecnica e lo stile che userebbe proprio
l'intervistatore se fosse lui l'intervistato. Con i pezzi di Orfana Fallaci tutto ciò non avviene, per fortuna, e forse proprio questo è uno dei segreti primari delle sue capacità di giornalista. Perché un'intervista della Fallaci uno potrebbe anche ingegnarsi a scomporla