Capitolo 59

A nord del lago Trasimeno, confine tra lo Stato pontificio e il Granducato di Toscana, mercoledì 16 febbraio 1763.

All’alba.

Le due torri, dai singolari nomi Beccati questo e Beccati quello, svettavano una di fronte all’altra in mezzo alle campagne. Si sbeffeggiavano reciprocamente da trecento anni, da quando i guelfi eressero la più piccola a seguito della vittoria sui ghibellini. Per tutta risposta, i perugini, per deridere i rivali senesi, costruirono in territorio umbro la seconda torre, più alta e tozza.

Pur avendo l’aspetto da fortilizio difensivo, erano utilizzate come stazioni di gabella e normalmente erano dotate di un contingente di guardie alquanto sguarnito. Non quella mattina però: Altieri era arrivato il giorno precedente nell’avamposto e aveva portato con sé una lettera per il capitano delle guardie. Il marchese Antoniotto Botta Adorno, reggente di Toscana in quei giorni a Roma, grazie al vescovo Marazzani aveva preso a cuore la sua vicenda. Aveva così vergato di suo pugno un messaggio per i doganieri e l’aveva posto nelle mani di Altieri.

«Vi forniremo l’aiuto che chiedete, bargello», aveva annuito l’ufficiale dell’avamposto, dopo aver rotto il sigillo di Botta Adorno e letto il messaggio. La missione era semplice sulla carta, ma Altieri sapeva bene che presentava diverse incognite. Marazzani aveva acconsentito a utilizzare le maniere forti con Aldobrandini, i cui piani erano molto pericolosi per la Santa Sede. Era quindi stato deciso che il cardinale dovesse essere tolto di mezzo. Non potendolo uccidere a Roma senza inimicarsi i suoi molti alleati, il lavoro doveva essere fatto lontano dalla città. Meglio se in territorio straniero.

«Ho chiesto che il cardinale venga da solo», aveva aggiunto Altieri a indirizzo della guardia. «Ma immagino non sarà così ingenuo».

«Sapremo comportarci di conseguenza», aveva concluso con accento toscano il capitano dei doganieri.

Il giorno successivo a quel colloquio, la mattina del 16 febbraio, Altieri era sulla torre a scrutare verso sud. L’alba tingeva le nuvole di viola e diffondeva i suoi raggi sul sentiero che serpeggiava tra i crinali e le distese verdeggianti al di là della valle, in territorio pontificio.

Improvvisamente, una nuvola di polvere si alzò oltre gli alberi e poco dopo comparve una carrozza rossa trainata da due andalusi.

Altieri si calò il tricorno dall’orlo dorato sulla fronte e prese un respiro profondo. Da solo si incamminò a mezza strada tra le due torri e si fermò sul manto erboso.

La carrozza si avvicinò lentamente e si arrestò di fronte a lui, ancora in territorio romano.

Il bargello si aprì la redingote e ne estrasse un documento piegato in quattro parti. Era la cedola che aveva promesso di consegnare ad Aldobrandini. Non era sua intenzione dargliela realmente, tuttavia per rendere credibile lo scambio l’aveva portata con sé.

Trascorsero alcuni interminabili istanti senza che succedesse nulla.

Il bargello lanciò un’occhiata di sottecchi verso le colline. Le guardie di confine erano acquattate nell’erba, invisibili ma con i moschetti pronti a far fuoco.

Controllò ancora la carrozza. A giudicare dalle effigi dorate sugli sportelli, era chiaramente quella del cardinale. Le tende di velluto all’interno dell’abitacolo erano però tirate e non si riusciva a scorgere gli occupanti.

«Ho quello che vi ho promesso», urlò Altieri.

A dieci passi di distanza i cavalli sbuffarono nel freddo, ma la carrozza rimase immobile.

«Eminenza, avevo garantito che ve l’avrei consegnata di persona, ma voglio potervi vedere in faccia». Una goccia di sudore ghiacciato gli luccicò sulla fronte. Cosa doveva fare? Doveva avvicinarsi alla vettura, sconfinando in territorio papale?

Decise di muovere alcuni passi verso il confine, segnato da una corda tirata sul terreno. Poggiò la mano sul calcio in osso della sua pistola a pietra focaia e finalmente, quando fu a un paio di tese, lo sportello si aprì.

Tutto successe così velocemente che lo stesso Altieri dovette affidarsi solo al suo istinto.

La portiera si spalancò all’improvviso, ma all’interno della carrozza, invece del cardinale, si palesarono tre mercenari con moschetti alla mano.

Senza pensarci, il bargello scattò di lato come una lepre e si acquattò a terra nell’esatto momento in cui una palla venne sparata verso di lui. L’odore acre della polvere investì l’abitacolo, che si riempì di fumo. Nello stesso istante, due aggressori scesero dalla vettura per immobilizzarlo.

Ma non fecero in tempo, perché una pioggia di palle di piombo proveniente dalla collina colpì la fiancata del veicolo. Il legno si frantumò, diffondendo schegge nell’aria.

Uditi i primi spari, gli uomini di Viviani appostati dietro un filare di pioppi spronarono i cavalli.

Risalirono l’altura alle spalle della torre Beccati quello e, una volta raggiunta la cima, scesero al galoppo nella vallata.

La carrozza, sistemata nel punto più basso, esattamente a metà tra le due torri, fungeva da riparo per i mercenari che avevano teso il tranello ad Altieri. Questi, a turno, caricavano le armi e sparavano verso i doganieri appostati sul pendio.

Viviani ordinò ai suoi cavalieri di dividersi, posizionandosi a tenaglia, e unitosi a uno dei due gruppi percorse un lungo semicerchio.

Seguì una gragnola di palle, che sibilarono sopra le loro teste. Uno dei suoi tangheri, sul lato opposto dello schieramento, venne colpito e cadde bruscamente da cavallo, che issò le zampe.

Gli altri suoi uomini puntarono le pistole e risposero al fuoco.

Altieri, nel frattempo, sgattaiolò all’indietro, tornando in territorio toscano, verso la torre.

Come aveva immaginato, Aldobrandini gli aveva teso una trappola. Se davvero era andato all’appuntamento doveva essere oltre il crinale dal quale era sbucata la carrozza.

A testa bassa, si mosse in quella direzione. Raggiunse il cavallo che ancora girava attorno al mercenario disarcionato e montò in sella.

Spronò l’animale e si allontanò al galoppo mentre il campo di battaglia si riempiva di fumo e scoppi.

Quando superò la collina dietro la quale si erano presumibilmente radunati gli scagnozzi di Aldobrandini, individuò uno sparuto capannello. Erano in pochi, intorno a un carretto carico di bauli. Sopra, vi era accomodato il cardinale.

Viviani punzecchiò con gli speroni il suo andaluso e lo lanciò verso le retrovie.

Tutt’intorno imperversavano spari e urla.

Le guardie toscane avanzavano a spron battuto, proteggendosi a vicenda e facendo fuoco in direzione della carrozza, ancora sistemata al centro della battaglia.

I suoi uomini, in netta inferiorità numerica, si stavano ritirando.

Con la coda dell’occhio individuò un movimento nel lato sud del campo. Da quella parte, a ridosso degli alberi dove uno dei tangheri era stato colpito, vide un’ombra montare sulla sella.

Era Altieri. L’aveva perso di vista allo scoppiare dei primi spari e adesso ricompariva come un fantasma. Imprecò e, tirando le briglie, provò a raggiungerlo.

Altieri smontò da cavallo e si avvicinò di soppiatto al carretto.

Le due guardie che il cardinale aveva tenuto a sua protezione erano occupate a osservare la collina oltre la quale imperversava la battaglia. Evidentemente la reazione armata dei doganieri doveva averli presi alla sprovvista, se erano rimasti solo in due a difesa del religioso.

Accanto ad Aldobrandini, seduta al suo fianco, Altieri riconobbe madonna Rita, immobile e spaurita.

Avanzò ancora, nascosto tra i lunghi fili d’erba e quando fu sufficientemente vicino estrasse il coltello. Prese la mira e lo lanciò a una delle guardie. Il colpo andò a segno nella schiena dello sfortunato, che si accasciò sulla nuda terra.

Il compare non fece in tempo a reagire che Altieri era già in piedi con la pistola puntata al viso del cardinale.

«Non muovere un muscolo o il tuo padrone muore subito». Con il mento, il bargello fece cenno alla guardia di buttare la sua pistola. «Madonna Rita, vi dispiace prenderla?».

La vedova si guardò intorno, incerta. Oltre la collina gli spari erano ancora cruenti, ma da quella parte si respirava un’insolita aria tesa e silenziosa.

Si alzò dal carretto e si chinò per afferrare l’arma della guardia.

«Cardinale», ruggì subito dopo Altieri con la pistola puntata tra i suoi occhi. «Vi avevo chiesto di venire da solo. Se non avevate intenzione di incontrarmi, perché vi siete disturbato a fare tre giorni di carrozza?».

Aldobrandini non mostrò il minimo timore. Sperava che i suoi uomini accorressero in suo aiuto in pochi istanti, quindi decise di guadagnare tempo. «Siete un ingenuo, Dalmata. Siete davvero convinto che io sia venuto qui per voi?»

«Speravate che con me ci fosse la contessa, non è così?»

«Siete perspicace».

«Mi dispiace deludervi, ma questa amichevole festicciola è tutta farina del mio sacco». Altieri agitò il braccio con l’arma. «La contessa non c’è e non verrà, semplicemente perché non mi sono preso il disturbo di informarla».

«Se volevate uccidermi potevate risparmiarvi la fatica di venire fin quassù».

«Per poi essere fermato dai vostri amici?».

Aldobrandini sorrise. «Avete ragione, da qui vi era più comodo scappare come siete abituato a fare».

«Chiudete gli occhi, cardinale. Non la facciamo più lunga di quanto serve», tagliò corto Altieri.

Il cardinale rimase impassibile. «Se avete davvero in animo di uccidermi, forse dovreste almeno spiegarmi la ragione… siete ancora arrabbiato per essermi fatto beffe di voi a casa vostra?»

«Ora siete voi l’ingenuo, cardinale. Non è me che dovreste temere, ma Nostro Signore, a causa delle vostre pericolose idee. Della vostra impudicizia».

«Quindi voi siete la mano mossa da Nostro Signore… Chi vi manda, quel vigliacco di Marazzani?»

«Chiudete gli occhi, se volete», ordinò di nuovo Altieri.

«Io suggerirei a voi di chiuderli». La voce era profonda e proveniva da dietro le sue spalle. Altieri sentì il freddo della canna di una pistola sulla sua nuca e poi udì un singhiozzo sommesso e femminile. Intuì cosa poteva essere successo.

Si voltò quel tanto da riuscire a scorgere la guardia che aveva disarmato al suo arrivo e madonna Rita dolorante a terra.

«In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti», lo schernì nuovamente Aldobrandini. Si fece il segno della croce, come per dargli l’estrema unzione. «Salutatemi Nostro Signore».

Inaspettatamente, però, lo scoppio che seguì le sue parole lasciò il bargello indenne. La guardia barcollò e il tintinnio dell’arma che cadeva a terra fu subito seguito da una voce maschile con accento veneziano.

«Cardinale, alzate le mani».

Il capitano Van Axel si avvicinò di un passo e, con la mano ancora fasciata, affiancò il bargello. Adesso Aldobrandini aveva non una, ma due pistole puntate alla testa.