Capitolo 41

Palazzo pontificio al Quirinale, rione Trevi. Venti minuti dopo.

Prima mattina.

La Coffee House del Quirinale era un’elegante palazzina con fregi dorici, costruita sul lato nord-ovest dei giardini del Quirinale. Era costituita da un portico a tre arcate e da due ali prospettiche, i cui finestroni erano affacciati su una terrazza panoramica.

Il papa, in compagnia di Aldobrandini di Carpi e di Camillo Marazzani, si era accomodato nella raffinata sala che utilizzava per i suoi incontri privati. Nel caminetto di marmo scoppiettava il fuoco, lanciando riflessi vermigli sugli stucchi e sulla volta affrescata. Alle pareti campeggiavano dipinti di Jan Frans van Bloemen. Il salottino con poltrone dalle gambe a sciabola su cui si erano sistemati era proprio di fronte alla finestra.

«Dicevate quindi», ricominciò il papa, sorseggiando una cioccolata fumante da una chicchera di Boemia, «che a causa dell’inflazione, non è opportuno che lo Stato pontificio emetta direttamente cedole, è così?».

Aldobrandini annuì. Per esperienza sapeva che papa Clemente XIII era un decisionista, e per quanto la presenza del vescovo di Parma lo infastidisse doveva giocarsi le sue carte. Se avesse trovato l’appiglio giusto con lui, era certo che avrebbe ottenuto ciò che gli serviva. In barba a tutti i dubbi che erano stati di Colonna di Sciarra e che ora sembrava fossero stati ereditati da Marazzani.

«Vengo subito al punto, santità», proclamò, ignorando il vescovo. «Per evitare che le cedole perdano il loro valore, lo Stato dovrebbe emettere uno strumento diverso dalla cedola: quello che i germanici chiamano obbligazione».

«Un’obbligazione non è un debito?»

«Proprio così: invece di nascondere i risparmi sotto il materasso, il popolo li presterebbe allo Stato, che si impegnerebbe a restituirli con gli interessi».

«Quindi per garantire il risparmio, lo Stato dovrebbe indebitarsi?». A dispetto dei desiderata di Aldobrandini, Marazzani intervenne di getto. La sua voce si fece acuta. «Ma il debito non è un problema?».

Domanda scontata.

«No, se l’interesse è pari all’inflazione. Nessuno ci rimette: non il cittadino, che dopo un anno ha perso il dieci percento del valore, ma ha incassato il dieci per cento di interesse; e neanche lo Stato, perché alla scadenza, a causa proprio dell’inflazione, la cifra che avrebbe dovuto restituire sarebbe stata del dieci per cento più modesta».

Ci fu un istante di silenzio in cui il papa scambiò un’occhiata con il vescovo. «E quindi, ricapitolando: per garantire il risparmio, dovremmo emettere obbligazioni invece di cedole. Il Banco che ruolo avrebbe in tutto questo?»

«Il Banco si impegnerebbe ad acquistare parte del debito emesso dallo Stato, con lo scopo di mantenere il tasso d’interesse basso».

Il papa si alzò in piedi, andando alla finestra. Aveva un’aria piuttosto perplessa. «Ho un dubbio: cosa succederebbe se l’interesse del debito fosse superiore all’inflazione? Ad esempio, perché il Banco richiede un interesse più alto?».

Aldobrandini sorrise. «Questo non può succedere, santità… il Banco è al servizio dello Stato pontificio».

«Avrei un dubbio anch’io». Marazzani fece schioccare il palato. «Il sistema prevede che in cambio delle obbligazioni… del debito pubblico, insomma, lo Stato pontificio dia ai cittadini un interesse, pagandolo con le vostre cedole. Ma avete detto che le cedole, seppur stampate in eccesso rispetto all’oro, hanno un limite fisiologico… oltre un certo numero, per sicurezza, non è opportuno stamparle».

Ecco, la domanda che Aldobrandini si aspettava stava per arrivare. Il cardinale inspirò e, per la prima volta da giorni, oltre gli alberi dei giardini gli parve di vedere un raggio di sole affacciarsi dalle nuvole.

«Ma se l’oro scarseggia», continuò il vescovo, «come farete a emettere altre cedole?»

«Questo è proprio il cardine del mio progetto». Il cardinale protettore si fregò le mani. «Perché il sistema si regga, e ci siano sufficienti cedole in grado di far fronte a tutti gli scambi, serve un passaggio in più: servono quelle che ho chiamato cedole a vuoto».

Il papa alzò un sopracciglio, incuriosito. «Cedole a vuoto, avete detto?»

«Sì, ciò di cui abbiamo bisogno è essere autorizzati a emettere cedole non sulla base dell’oro depositato, ma sulla base di qualcos’altro: ad esempio un credito verso lo Stato pontificio».

«State dicendo che voi potreste emettere il vostro denaro solo sulla base di una semplice promessa di pagamento?»

«Si tratterebbe di un credito che lo Stato prometterebbe di pagare a una certa scadenza… A prescindere dall’esistenza o meno dell’oro per ripagarlo, nessuno metterebbe in dubbio la parola del pontefice». Aldobrandini tacque, pronto al colpo di teatro finale, quello che era convinto avrebbe persuaso il papa. «Così facendo si risolverebbe il problema del denaro in circolazione. La Chiesa, pagando un piccolo interesse, otterrebbe tutti gli scudi di cui ha necessità e la carestia finirebbe di colpo».

Il papa si voltò, passandosi la lingua sulle labbra. Era sicuro di non aver compreso tutte le implicazioni della proposta ed era altrettanto sicuro che ci fosse un trucco. Di una cosa più importante però era certo: con una semplice promessa avrebbe avuto tutti gli scudi di cui c’era necessità per porre fine alla carestia. Non era forse quello il compito di un buon pastore? Pensare al benessere del suo gregge?

Quando Marazzani e papa Clemente XIII furono rimasti soli, poco dopo che Aldobrandini fu congedato, il pontefice si rivolse al vescovo. «Voi non siete convinto, non è vero?»

«Voi lo siete, santità?». Marazzani apparve incerto. «In sostanza, ci sta chiedendo di affermare che la banca ha un credito nei nostri confronti».

«Dopo ciò che mi avete detto su questo Altieri, sono sicuro che ci sia sotto qualcosa. Tuttavia…».

Marazzani annuì. «Io sono convito che Girolamo Colonna di Sciarra fosse a conoscenza del progetto. La conoscenza cambia ogni cosa e quindi, in un modo o nell’altro, sono persuaso che sia morto a causa di questo».

Il papa socchiuse le labbra, come se avesse intenzione di dire qualcosa ma fosse restio a farlo. Alla fine si decise: «D’altra parte, rebus sic stantibus, se autorizzassimo l’emissione di cedole a vuoto, la carestia finirebbe».

«Questo è quello che ha sostenuto Aldobrandini con il suo profluvio di parole, santità». Gli occhi di Marazzani esplorarono il pontefice fin nei più profondi recessi dell’anima. Per quanto lo ritenesse improbabile, ebbe l’impressione che fosse intenzionato ad accontentare Aldobrandini.

«Rischiamo di regalare le chiavi del palazzo a una banca, santità», sciorinò. Prese un respiro e rincarò la dose. «Se lo autorizzaste a stampare più cedole, dareste al protettore un’autorità straordinaria: creare il denaro dal nulla per poi prestarlo allo Stato. Si tratta di un potere per il quale qualcuno potrebbe anche uccidere».